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Autore: Agrifoglio    20/11/2011    4 recensioni
Una Crisscolfer story che riprende tutti i momenti che Chris Colfer e Darren Criss involontariamente ci hanno regalato (quelli che hanno fatto impazzire Tumblr e, principalmente, hanno fatto perdere la testa a me) raccontati dal punto di vista di entrambi. Con qualche aneddoto aggiunto da me!
" C’erano cose che non riusciva a capire, cose che per lui non erano così ovvie, ma forse solo perché dentro di sé era ancora un ragazzino ingenuo. Non riusciva davvero a capire perché alcune delle sue fans credessero fermamente che lui avesse una cotta per Chris Colfer. "
Genere: Fluff, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Chris Colfer, Darren Criss
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Gola secca e capogiri. Come ogni cosa, anche le sbronze hanno il loro lato negativo. E adesso, all’alba dei suoi ventun’anni, anche Chris ne era al corrente. Così si svegliò, nel letto di una camera d’albergo presa per l’occasione, premendo i palmi delle mani contro le tempie per cercare di alleviare un mal di testa atroce. Forse aveva esagerato la sera prima; tutto quell’alcool, la tequila di cui non faceva altro che parlare negli studi televisivi… Che ne sapeva lui, di quello che poteva succedere? Un’altra sciocchezza, pensava, odiando quella sua voglia di sperimentare, e di strafare, e di non pensare alle conseguenze. Cercava qualcosa da indossare nella confusione del suo trolley e ripercorreva con la mente la serata appena passata. L’arrivo alla festa in tutta segretezza, gli amici dentro ad aspettarlo, la musica, le luci, qualche regalo, la torta… nessuna foto. Così era stato imposto agli invitati: niente foto. Chris e la sua fissazione per la privacy. Continuavano a rimproverargli quanto fosse esagerato, ma Chris sapeva che il suo era un bisogno di proteggersi, di tenere una parte di lui al di fuori delle telecamere, nascosta ai fan, ai media; aveva bisogno di tenerla per sé, e di aggrapparsi ad essa quando a volte si sentiva un po’ perso. Doveva essere lui a decidere quale lato di sé era giusto mostrare, e in quale misura. La sera della festa però non era riuscito a tener fede al proprio obiettivo e, purtroppo, l’alcool aveva fatto sì che si lasciasse andare completamente. Eppure, pensava guardando fuori dalla finestra, qualcosa che mi sfugge c’è. E non si sapeva dire esattamente cosa. Era una di quelle sensazioni brutte che però è difficile ricollegare ad una situazione o ad un avvenimento in particolare. Si sforzava, si spremeva le meningi Chris, mentre indossava una comoda t-shirt, ma non gli veniva in mente niente. Prese il telefono, nessun messaggio strano, nessun “Oddio, cosa hai fatto ieri?” oppure “Non pensavo fossi quel tipo di ragazzo”, e questo lo tranquillizzò di non poco. Quindi, dicendosi in tutta calma che non aveva nulla di cui preoccuparsi, si recò alle prove.

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Come ebbe modo poi di scrivere in un tweet, se c’era una cosa che gli organizzatori del tour avevano imparato era che non bisognava mai lasciare Chris con un microfono acceso fra le mani. Il Glee Live stava avendo un successo strepitoso, le arene erano sempre gremite di gente, e non c’era niente al mondo che lo divertiva di più che improvvisare scenette comiche sul palco. E questo andava sempre a discapito di Darren, che doveva tenergli testa ogni volta. E ci riusciva! La cosa più buffa era che, con il passare del tempo, l’obiettivo di Chris si spostò dal “divertire il pubblico” a “far capitolare Darren”, che era sempre impeccabilmente pronto a cogliere la battuta in tempo, stando al gioco. Chris non sapeva perché per lui fosse così importante, forse non se lo chiese nemmeno, eppure continuava ad inventare situazioni sempre più assurde per farlo cedere, e ogni volta che non ci riusciva quasi se la prendeva con se stesso e si chiedeva se non fosse un po’ troppo prevedibile. E subito ad inventarne un altro. D’altro canto, Darren non batteva ciglio, e mai, mai, si era lamentato o aveva detto che no, non ci stava, era il momento di smettere. Semplicemente, quando scendevano dal palco, gli lanciava un sorriso, o gli faceva un gesto con la mano per dire che aveva apprezzato. Però, se doveva essere sincero, Chris aveva notato un certo comportamento strano da parte di Darren, qualcosa che non poteva spiegare. Non gli rivolgeva quasi mai la parola, se non per questioni di tipo pratico, che riguardavano le prove o lo spettacolo in generale, e questo Chris poteva ben capirlo. Un tour del genere, con tutte quelle tappe, due esibizioni a giornata, era estenuante. A volte avevano solo il tempo di mangiare qualcosa prima di riprendere a provare. Ma il punto era che Chris aveva la sensazione che lui volesse parlargli. Ma non semplicemente parlargli, ma dire qualcosa di veramente importante. Glielo leggeva in faccia, in quel sorriso accennato che non lo lasciava mai, glielo leggeva negli occhi, uno sguardo preoccupato ma allo stesso tempo curioso. E il modo poi in cui cercava di attirare la sua attenzione… C’erano delle volte in cui, proprio sul palco, durante le esibizioni, invece di seguire gli altri, guardava proprio lui o, addirittura, mollava il resto del gruppo per seguirlo, dargli una pacca sulla spalla, fargli una smorfia o cose del genere. Chris non ne era infastidito, questo era ovvio, era solo che, per quanto fosse abituato ad attirare l’attenzione di una grande massa, di un grande pubblico, non era avvezzo all’idea di poter attirare l’attenzione di un singolo, di una sola persona. Soprattutto di una persona come Darren, altamente interessante, mentalmente stimolante, uno di quelli che faceva simpatia a chiunque incontrasse, e che di certo non aveva bisogno di lui o delle sue attenzioni. Fu anche per questo che Chris decise di fare finta di nulla, e di continuare nel suo intento come se nulla fosse. E fu così che, una mattina a Londra, gli venne in mente un’idea perfetta per il loro sketch. Senza dubbio Darren sarebbe rimasto spiazzato.
 
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Il camerino di Chris era abbastanza comodo questa volta, rispetto alle precedenti. Grande, luminoso, e c’era anche lo spazio per un tavolo in ferro con qualche sedia attorno. Era proprio seduto a quel tavolo che Chris stava lavorando alla sua ultima trovata. Aveva recuperato una serie di piatti in carta a cui aveva incollato le foto ufficiali di Kurt Hummel e Blaine Anderson, con qualche cuore ritagliato su cartoncini colorati e l’immagine di un canarino, il loro Pavarotti, destinato ad una tragica fine. Certo, ci aveva perso su almeno due ore ma era molto soddisfatto del suo lavoro. Mentre era intento a passare la colla sulle foto, qualcuno bussò alla porta.
« Sì? »
« Ehi Chris, sono io, Darren »
Chris sgranò gli occhi, non si aspettava certo di vederselo presentare in camerino, e cercò di mettere tutti i piatti di carta e i ritagli e le forbici e tutto il resto dentro la sua borsa.
« Se disturbo, vado via »
« Un momento, un momento… »
Diede un’ultima sistemata al tavolo e poi « Prego, entra pure ».
Darren aprì la porta e con discrezione si fece avanti. « Ehi Chris… Ehm, che stavi facendo? »
Chris non era riuscito a nascondere il tutto perfettamente: una pila di piatti di carta era rimasta per dov’era, e a terra, vicino al tavolo, si vedevano ancora striscioline di carta colorata, rimasugli di cartoncini di vario genere.
« Uhm, beh, lo scoprirai », disse con un sorriso. Darren si avvicinò a lui ridendo. « Tu pensi di potermi mettere in difficoltà, Christopher? Guarda che non è facile »
« Mi stai sfidando, DC? Non ci provare! »
Si guardarono e scoppiarono in una risata. Poi lo sguardo di Darren si rabbuiò un tantino. E Chris lo guardava, ma lo guardava distrattamente, perché mai aveva visto i suoi occhi in quel modo, e in fondo poco gli importava perché di certo non poteva essere lui la causa di questo. E in più escludeva che Darren fosse venuto per parlare dei suoi problemi con lui o cose di questo tipo. Chris si sedette sul tavolo, una gamba sull’altra, e Darren, prendendo posto sulla sedia di fronte allo specchio, inizio a parlare.
« Bene, sono venuto qua, fondamentalmente, per chiederti una cosa, cioè, per meglio dire, per togliermi una curiosità »
Chris lo stava ad ascoltare con poco interesse, mentre pensava che forse era il caso di aggiungere un suo autografo su quei piatti di carta, visto che li avrebbe tirati dal palco. Una sua firma e magari una faccina sorridente…
« Mi ascolti, giusto? »
« Sì, sì, certo, certo »
« Bene, perché volevo sapere il motivo per cui mi hai baciato il giorno del tuo compleanno »


Chris ebbe la sensazione che la sua mente si fosse fermata per un black-out totale. Qualcosa tipo un cortocircuito proprio dentro il suo cranio che si diffuse brevemente per tutto il corpo. Congelò lo sguardo su Darren, le pieghe del suo sorriso cedettero, e a poco a poco inizio a ricordare. Prima venne Lea, a cui raccontò tutto il suo amore per i Reali di Inghilterra, mentre la teneva stretta con un braccio. E poi, proprio mentre stava per spiegarle il perché, secondo lui, sarebbe potuto diventare erede al trono, vide Darren. E in fondo voleva solo ringraziarlo per gli auguri, ma c'era la musica, e quella luce strana gli faceva gli occhi di miele, e poi le sue labbra si muovevano lentamente, e lui… Sì, lo aveva baciato davvero. Come aveva potuto fare una cosa del genere, non se ne capacitava. Esporsi in questo modo, con un collega poi. Stupido Chris, stupido tu e tutto quello che fai, si ripeteva nella testa, cosa avrà pensato tutto questo tempo? Che sono un idiota, che bacio chiunque mi dia un po’ di attenzione? Sentì il bisogno di fare un respiro molto profondo prima di parlare, e nel momento in cui la voce gli uscì dalla bocca, il suo sguardo si abbassò quasi automaticamente.
« Non dobbiamo parlarne mai più. »
« Chris, io… »
« Non sto scherzando, Darren. Non dobbiamo parlarne mai più. Non è mai successo niente, io non ti ho mai... quello che è, e ti prego, ti prego, dimenticalo. »
« Oh… Ok. »
« Esci da questa stanza adesso »
« Ok, sì, scusami se ti ho messo in imbarazzo. Mi dispiace ». Darren aprì la porta con lentezza, quasi si aspettasse di essere fermato come succede nei film d’amore strappalacrime. Ma Chris non lo fermò, perché non voleva fermarlo. E guardandosi allo specchio non riuscì ad evitare che una lacrima gli scivolasse sulla guancia.
  
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