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Autore: NekoShadi    20/11/2011    3 recensioni
Noel e Imizu sono due adolescenti qualunque che un giorno si trovano coinvolte in una missione incredibile.
Il destino le ha scelte come Poker Protettrici, e il loro compito sarà quello di difendere lo Shaku Kessho, un gioiello dotato di straordinario potere e quattro ragazzi, principi di un mondo favoloso, Kizuna.
La storia vede l'intreccio di 3 racconti diversi; due amori contrastanti dai mille problemi della vita che seguono la storia principale e cioè la missione delle due ragazze.
Genere: Fantasy, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Ormai era tardi e Himitsu ci propose di restare a cena con i quattro principi, anche perché quello che era successo poco prima sarebbe stato un argomento importante di cui parlare con Shirai e Kairi che non erano presenti al momento dell'assalto di Yoshiro.
-Hanno attaccato?!- Himitsu si preparò per spiegare: -Dunque, quel mago, Yoshiro Nagazuki, ha creato un campo illusorio attorno alla casa, io sbadatamente ho chiesto a Keiichi di andare a controllare cosa ci fosse di strano ed è stato rapito. Per fortuna Imizu è arrivata a casa e ha trattenuto il mago e infine con l'aiuto di Noel, è stato liberato..-
Shirai sembrò preoccupato: -Ci hanno già trovato a quanto pare.. ora dobbiamo per forza alzare la guardia, e lo devono fare soprattutto loro due- ci guardò e poi continuò: -Diamine, non pensavo che avrebbero fatto così in fretta; dopotutto ci siamo mescolati alla gente comune per cercare di passare inosservati..- intervenne Himitsu: -Non è questo Shirai; voi avete gli amuleti e probabilmente il potere racchiuso in essi è stata una traccia indelebile di cui i nemici si sono serviti per scovarci..- Imizu si alzò dal tavolo: -C'è anche un altro problema; finora solo Noel è riuscita a evocare il suo potere, io no; quindi Kairi e Shirai sono più vulnerabili!- Ayomi cercò di calmarla: -Calma Imizu. Non è che non sei riuscita ad evocarli, è solo che ti manca ancora di scoprirli, ma se sei riuscita a trasformarti è già qualcosa- io stetti ad ascoltare, così come faceva Keiichi, e distrattamente mi cadde del cibo sui pantaloni: -Oh caspio! Hehe mi son sporcata!- Kairi si mise a ridere mentre io mi avviavo verso il bagno per ripulirmi.

Chiusi la porta e una volta davanti allo specchio cominciai a fissarmi. Mi ricordai della forza prorompente che mi aveva travolto quando sapevo che era ora che compissi il mio dovere, il dovere di salvare il mio protetto, Keiichi.
Mi ricordai della luce fioca, di quella calda luce, fioca ma potentissima, lieve ma intensa allo stesso tempo che mi aveva avvolto e mi aveva regalato quello scettro blu scintillante. Quello scettro che con l'energia che aveva sprigionato era stato in grado di distruggere i rovi che imprigionavano Keiichi.
-Ma guarda che pasticciona!- mentre mi pulivo sentivo il rumore dei piatti, probabilmente stavano sparecchiando.
Uscii dal bagno in fretta per andare ad aiutare. Sulla scala incrociai Keiichi che stava salendo; non ci feci troppo caso, era già capitato altre volte, ma quella fu diversa: quando ci incrociammo mi sfiorò il braccio con una mano: -Grazie per prima..-
Mi girai di scatto e feci in tempo a vedere i suoi occhi scuri coperti dai capelli biondi; si era voltato verso di me. Riuscii solo a balbettare un “prego” quando egli sparì nella sua stanza.
Era la prima volta che mi sfiorava, la prima in assoluto; non aveva mai toccato né me né Imizu, nemmeno quando doveva presentarsi (cosa che non ha fatto).
Se fosse stato qualcun altro, di certo non mi sarei accorta di questo piccolo dettaglio quasi insignificante.
Mi imbambolai a metà scala ripensando a quell'istante appena vissuto, a quel piccolo gesto che, anche se in modo molto relativo, forse mi aveva avvicinato di più a lui, ripensai a quel ciuffo di capelli biondi che ricopriva il suo sguardo intenso generato da quei meravigliosi occhi nocciola.
All'improvviso una voce mi svegliò: -Beh che stai facendo?!- feci un sobbalzo che mi fece perdere l'equilibrio finendo direttamente tra le braccia di Shirai.
-Heheh Shirai! Nulla, non faccio nulla!- lui sogghignò: -Noel, sei piuttosto furba! Fare finta di cadere per abbracciarmi, notevole! Mi piacciono le ragazze grintose come te!- io arrossii: -Ma che diavolo dici?! Sono scivolata!!- lui rispose: -Sisi, tutte scuse!- arrivai a fine scala, ma per quell'affronto mi alterai: -Non credere di essere il più figo del mondo! Ti ricordo che in questa casa ci sono ben altri 3 principi altrettanto se non più belli di te!- sbattei la porta della cucina dietro di me, lasciando Shirai di stucco sulle scale.

Il giorno dopo la scuola era chiusa per un'assemblea sindacale, e io e Imizu ne approfittammo per andare di nuovo all'appartamento e stare in compagnia dei principi ed essere così pronte ad un nuovo attacco nemico.
Fortunatamente nessuno di loro aveva impegni e non dovevamo fare i salti mortali per non perderli di vista.
Kairi e Shirai stavano guardando un canale sportivo, Ayomi era impegnato ad aiutare Himitsu nelle faccende di casa e Keiichi stava, come al solito, solo nella sua stanza.
La “governante” continuava a richiamare me e Imizu dicendo che non dovevamo lasciare che Ayomi pulisse la casa e che dovevamo farlo noi.
-Noel pulisci qui; Noel fai questo; Imizu prendi la scopa; Noel vai di là-
Risultato? Quella che lavoravo ero solo io perché giustamente Imizu se ne stava beata sul divano in mezzo ai suoi due protetti.
-Hem Hem mi scusi principessina, potrebbe darmi una mano?- lei sbuffò: -Dai Noel non mi va! Non sei costretta nemmeno tu, suvvia!-
Tutto quello sfacchinamento mi dava sui nervi, ma Himitsu aveva ragione, quello non era un lavoro degno di Ayomi, però caspita, esagerava, continuava a chiamarmi.
-Noel!- non mi trattenni più: -Insomma! Che diavolo c'è?! Fai questo, fai l'altro! Non sono fatta di ferro, non sono un robot, cosa devo fare ancora?!?!?-
Himitsu indicò vicino a lei: -Veramente volevo chiederti di accompagnarlo in biblioteca per intervenire in caso di un attacco nemico- spostai leggermente lo sguardo; vicino a lei stava immobile Keiichi con dei libri in mano: -Va bhe, vorrà dire che chiederò a Imizu!- mi accorsi del mio errore: -Nono! Scusa! Ho e-esagerato! Ci p-penso io!!- Himitsu sorrise: -Oh beh perfetto!-

Lungo la strada io e Keiichi non spiccicammo parola: cercavo un qualcosa che potesse dar vita ad un discorso, ma non mi veniva in mente nulla di sensato da proporre a parte “visto che freddo fa?”, e quindi pensai che fosse meglio tacere.
Arrivammo alla biblioteca; non c'era molta gente e quei pochi presenti erano intenti nella lettura del proprio libro. C'era un inusuale silenzio, che poi non era così diverso da quello che avevo appena passato.
Dentro quell'edificio c'erano degli scaffali altissimi pieni zeppi di libri di ogni genere e tempo. Keiichi sembrava sentirsi a suo agio e ripose i libri che aveva riportato in posti ben precisi, quasi volesse evitare di sconvolgere quell'ordine incredibile che c'era.
Io mi fermai ad osservarlo per qualche istante, come facevo spesso: era davvero affascinante e la sua bellezza sfuggente era la cosa che di sicuro lo rendeva più attraente di tanti altri bamboccioni che conoscevo. Esteriormente sembrava la perfezione fatta persona; non aveva un difetto fisico, era elegante e con un'andatura precisa; era alto e slanciato, perfettamente proporzionato e il biondo selvaggio dei suoi capelli contrastava armoniosamente con i suoi occhi scuri; erano proprio quelli il portale più facile da cui una persona attenta e osservatrice come me, poteva cercare di indagare nell'interiorità di una tale imponente perfezione.
Essi trasmettevano un senso di mistero e di vuoto, lo avevo intuito sin da subito; mi facevano un certo dispiacere, ma d'altro canto mi ci rispecchiavo, perché un tempo anche io ero come lui, persa nel vuoto di un'anima stanca, delusa dalla gente, e irrimediabilmente sola. Keiichi non si era ancora aperto molto con noi, eppure io sapevo già di avere molte cose in comune con lui, molte emozioni, e sentivo che continuando a stargli vicino forse avrei riscoperto il vero Keiichi, che di certo non era quello pacato e taciturno, ne ero sicura; chissà, magari era anche lui un Don Giovanni come Shirai, anche se lo ritenevo poco probabile, magari era raffinato come Ayomi, magari pazzo come Kairi, o forse nessuna di queste, forse era un ragazzo semplice senza troppi grilli per la testa, ma con grandi ambizioni come le mie; tutto ciò non potevo saperlo, no, perché quello che avevo davanti a me ora, non era altro che un anima schiava del baratro terribile del vuoto e molto probabilmente della sofferenza.
   
 
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