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Autore: OpunziaEspinosa    20/11/2011    29 recensioni
E se Isabella Swan fosse la ragazza più popolare della scuola? Se fosse Edward Cullen il ragazzo nuovo in città? Chi dice che non sia LEI a doversi prendere cura di LUI? Breve FF su una semplice storia d'amore.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Bella/Edward
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Ecco a voi l'ultimo capitolo... Buona lettura!



Capitolo 14
 
Febbraio. È passato un anno da quando sono arrivato a Forks. Mi sono trasferito in questo minuscolo paesino del nord America assieme ai miei genitori, due ricercatori botanici dell’Università di Chicago, affinché potessero lavorare a un importante progetto di sfruttamento sostenibile dei boschi dello stato di Washington.
All’inizio è stato difficile ambientarsi. Ad essere del tutto onesto credevo che non ce l’avrei mai fatta a superare indenne questa parentesi in un luogo così diverso e così lontano da casa. Un gruppo di teppistelli mi aveva preso di mira, e non passava giorno senza che mi umiliassero, rubandomi i soldi, costringendomi a fare i loro compiti e, nel peggiore dei casi, picchiandomi e scaraventandomi nei cassonetti dell’immondizia della mensa. Uno di loro, il capo, un certo James, la scorsa primavera mi ha quasi ammazzato piantandomi un coltello nello stomaco. E se la mia buona stella non mi avesse protetto, ora non sarei qui.
Ma a distanza di un anno è tutto diverso. Io sono diverso. Ho conosciuto dei ragazzi davvero in gamba, che sono diventati i migliori amici che potessi trovare. E poi c’è Bella, la mia fidanzata. Stiamo insieme da dieci mesi, ormai, e non potrei essere più felice. Malgrado abbia superato gran parte delle mie insicurezze, e non abbia alcun dubbio sul fatto che Bella mi ami sul serio, ci sono ancora dei momenti in cui fatico a non stupirmi di come la ragazza più popolare della scuola ‒ la bellissima cheerleader e la studentessa modello ‒ voglia stare con me, Edward Cullen, re di Nerlandia, e non con il capitano della squadra di football. Ma Bella è così. Non gliene è mai importato molto delle apparenze. Fin da subito ha visto in me cose che nessuno era mai riuscito a vedere, neppure io. Si è innamorata di me, e con enorme pazienza mi ha aiutato a crescere, a uscire dal mio guscio, e a diventare l’uomo che sono oggi. Bella è la cosa migliore che mi potesse capitare. Non mi ha cambiato, mi ha solo fatto capire chi sono veramente. E quella persona ‒ quell’Edward ‒ non è davvero niente male.
So che è irrazionale e da ragazzini. So che nessuno può essere tanto sciocco o arrogante da pretendere di sapere cosa accadrà. Nessuno può leggere il futuro. Eppure sono certo che io e Bella staremo insieme per sempre. So che ci sposeremo, che avremo dei figli, e che invecchieremo insieme. E anche se tutto questo non dovesse accadere, se le nostre strade, disgraziatamente, un giorno dovessero dividersi, in un modo o nell’altro continuerò ad amare Bella per sempre. Perché è stata lei a rendermi ciò che sono oggi ‒ a rendermi felice ‒ e per questo non posso non esserle riconoscente.
Purtroppo, da un paio di settimane, le cose tra di noi non vanno benissimo. E ne conosco anche la ragione. Il progetto di studio dei miei genitori è ormai giunto a termine, e tra una decina di giorni ci trasferiremo di nuovo a Chicago.
Un anno fa non vedevo l’ora di tornare a casa. Di rivedere i miei amici, i miei nonni, i miei parenti. Riprendere la vita di sempre, insomma. Una vita un po’ insipida, magari, ma tranquilla e rassicurante.
Oggi no. L’idea di tornare a Chicago mi devasta. Non riesco neppure più a chiamarla casa. Qui a Forks ho trovato me stesso, e andarmene è quanto di peggio potesse capitarmi. Mi mancherà tutto. Persino il cielo grigio e la pioggia.
Bella prova lo stesso dolore, credo. Non abbiamo mai parlato seriamente del fatto che un giorno me ne sarei andato, che non avremmo vissuto l’ultimo anno di liceo assieme, e che non ci saremmo diplomati assieme. Sapevamo che sarebbe accaduto, e che sarebbe stato difficile, ma questo non ci ha impedito di innamorarci e di vivere la nostra storia, senza preoccuparci eccessivamente del futuro. Eravamo troppo impegnati a vivere il momento.
Ora che il giorno della mia partenza si avvicina, però, sento un peso sul cuore. Ancora di più perché l’umore di Bella sta cambiando in peggio. Bella non è semplicemente triste, come lo sono io. La sento distante. E la cosa mi terrorizza.
Non solo è diventata stranamente silenziosa e malinconica, ci sono dei momenti in cui si arrabbia per delle sciocchezze, e solo la mia enorme pazienza ci impedisce di litigare.
L’altro giorno, per esempio, stavamo recuperando alcuni libri dai nostri armadietti. Quando ho aperto lo sportello una busta rosa profumata è caduta a terra. L’ho presa e l’ho aperta, pensando fosse un pensiero di Bella. Di tanto in tanto lo fa. Mi lascia dei bigliettini con piccoli messaggi d’amore.
Lo sai che oggi sei bellissimo? <3
Ah, dimenticavo: ti amo da morire! ♥♥♥
Non vedo l’ora che arrivi stasera. Tu sai perché ;D
Certe volte me li infila in tasca senza che me ne accorga. E io, magari, li trovo una volta a casa, e non posso fare a meno di sorridere e ringraziare tutti i santi in paradiso per avermi fatto incontrare Bella.
Ma quella busta profumata non era da parte sua. Era una dichiarazione d’amore firmata da un’Ammiratrice Segreta.
Benché la cosa mi abbia stupito parecchio, mi ha pure riempito d’orgoglio. Insomma: non ho mai avuto ammiratrici anonime, io! Qualche mese fa ‒ la sera orribile in cui, per la troppa ansia,  non sono riuscito a baciare Bella, e poi James mi ha accoltellato ‒ Jake mi aveva confessato di sapere per certo che piaccio sia a Vanessa Young che a Sally Winters, due studentesse del liceo di Forks. Ad essere del tutto onesto Vanessa ancora mi fa gli occhi dolci quando ci incontriamo in mensa, e si è pure iscritta al Club di Letteratura per cercare di entrare nelle mie grazie. Bella la detesta, malgrado non abbia alcun motivo di essere gelosa. Certo, sapere di piacere a qualcuno oltre alla mia ragazza è bello, ma io Vanessa proprio non la considero, e non ho mai neppure cercato di flirtare con lei. È vero, sono cresciuto, e sono meno impacciato di un tempo, ma fare il cascamorto con una ragazza che non sia la mia ragazza davvero non è roba per me.
Ho mostrato la lettera a Bella. L’ho fatto senza rifletterci troppo, con il sorriso sulle labbra. Uno, lei è la mia migliore amica, e sono abituato a raccontarle tutto. Due, so che se le avessi tenuto nascosta quella dichiarazione mi sarei sentito in colpa, un po’ come se l’avessi tradita.
Credevo che Bella ci avrebbe riso sopra. Invece no. Mi ha lanciato uno sguardo gelido, e senza dire una parola ‒ ma chiudendo con eccessiva forza l’anta dell’armadietto ‒ s’è voltata e si è allontanata ad ampi passi.
Io sono rimasto lì, con la mia busta tra le dita, a chiedermi che diavolo fosse successo. Bella non mi aveva mai trattato in quel modo, prima. Non mi aveva mai guardato con tanto astio. Quando l’ho raggiunta e le ho chiesto quale fosse il problema mi ha risposto che se non ci arrivavo da solo era inutile che lei me lo spiegasse. Sapevo che c’entrava con il biglietto lasciato dall’Ammiratrice Segreta, e mi sono scusato, non capendo però fino in fondo la ragione per cui lo stavo facendo. Mica l’avevo voluta io quell’ammiratrice segreta, e neppure ricevere una lettera d’amore! E perché non apprezzava la mia onestà nel mostrargliela?
La cosa peggiore di tutte, però, quella che mi fa più paura ‒ ancora più degli sbalzi d’umore ‒ è il fatto che Bella, ultimamente, quasi non si lascia toccare. E non perché sono un pervertito e mi importa solo del sesso. Io e Bella non facevamo l’amore tutti i giorni (beh, trascurando un paio di settimane meravigliosamente folli, lo scorso dicembre, in cui lo abbiamo fatto ogni singolo giorno, in alcuni casi più volte al giorno). Però lo facevamo spesso, molto spesso.  Il nostro rapporto, con il tempo, è diventato sempre più serio, ed esprimere anche fisicamente quello che proviamo l’uno per l’altra non è mai stato un problema, soprattutto per Bella. A dire il vero la più  espansiva dei due è sempre stata lei, fin dall’inizio. È stata lei a darmi il primo bacio. È stata lei a prendere l’iniziativa e a trasformare i nostri semplici baci in qualcosa di più intimo e di più serio. Ed è sempre stata lei a chiedermi di fare l’amore per la prima volta. E in quanto al sesso… Beh, Bella è l’unica ragazza con cui io sia mai stato, e so di non poter fare paragoni. Ma Bella è una ragazza espansiva. Che ha studiato danza. E sa come muoversi. Davvero esiste qualcosa di meglio? Non credo.
Da qualche giorno, però, Bella evita accuratamente di rimanere sola con me. Usciamo sempre in gruppo, e quando mi riporta a casa blocca qualunque mio tentativo di intimità sul nascere.
Sinceramente non so come affrontare quello che ci sta capitando. Suppongo che la cosa migliore sarebbe parlarle, fronteggiarla a viso aperto. Chiederle cosa sta succedendo, perché si sta comportando in modo così scostante, e se si rende conto che mi sta facendo male. Ma ho paura. Per quanto la cosa mi sembri irreale e priva di ogni logica, non riesco a non pensare che, forse, Bella sta cercando di lasciarmi.
L’idea di non poterla vedere tutti i giorni per i prossimi cinque mesi non mi piace per niente. Ma si tratta pur sempre di cinque mesi, non di un’eternità. Cinque mesi passano in fretta. Tornerò a trovarla, oppure lei verrà a trovare me. Ci sentiremo tutti i giorni, per telefono, per e‒mail o tramite sms. Le ho installato una webcam così ci video‒chiameremo tutte le sere. Dopo il diploma, Bella mi raggiungerà, passeremo insieme l’estate, e poi frequenteremo la stessa università in cui lavorano i miei genitori. Forse è prematuro anche solo pensarlo, ma anziché trovare una camera al dormitorio magari cercheremo un appartamento e ci andremo a vivere. E se Bella non vuole più trasferirsi a Chicago, se ha cambiato idea e ora è interessata a un altro ateneo, non deve fare altro che dirmelo. Ci sono un sacco di ottime università in tutto il nord America. Troveremo insieme il posto giusto per noi.
 
Al termine delle lezioni Bella mi riporta a casa. Come al solito parcheggia di fronte al vialetto di ghiaia, e come accade da qualche giorno a questa parte non spegne neppure il motore. Molto bene, andrò in bianco anche stavolta.
“Vuoi tornare subito a casa?” azzardo timidamente. “I miei genitori sono alla serra…”
Bella mi regala un sorriso di circostanza. “Sì.. sì, credo di sì… sono piuttosto stanca. E poi devo terminare la relazione di storia…”
“Ti posso dare una mano,” le propongo.
“Non ho il materiale con me…”
“Vengo a casa tua… non è un problema…”
Guardo Bella con timore e speranza. Sinceramente non mi importa nulla di andare in bianco o meno. Voglio solo stare un po’ con lei, parlarle, capire che sta succedendo, colmare questa odiosissima distanza.
Bella scuote la testa e fa una smorfia. “Edward, ti ho detto che devo studiare… lo sai come va a finire…”
“Va a finire che ti aiuto a terminare la relazione di storia,” le spiego paziente. Non voglio che lei pensi che ci sto provando. “Hai detto che sei stanca, che hai bisogno di riposare… voglio solo darti una mano…”
“Sì, certo… una mano…” Bella sbuffa, scuote la testa e guarda fuori dal finestrino.
Io la fisso inebetito. Ma che sta succedendo? Perché si comporta così?
“Bella…”
Lei si volta, e il suo sguardo è freddo, totalmente estraneo. “Edward,” mi dice. “Si sta facendo tardi…”
Io continuo a fissarla senza dire nulla. Mi sento esattamente come mi sentivo dieci mesi fa: insicuro e sbagliato, inadeguato e fuori posto. Mi sento come se il tempo non fosse mai passato. Come se quel codardo che si faceva buttare nei cassonetti perché non sapeva difendersi, e temeva che ribellarsi avrebbe solo peggiorato le cose, non mi avesse mai abbandonato.
“Ok… me ne vado…” mormoro con il morale sotto i piedi.
Apro la portiera e scendo dall’auto. Non le dico ciao, non mi allungo neppure verso di lei per darle un bacio ‒ tanto mi porgerebbe solo la guancia, e non so cosa è peggio, francamente: non baciarla per niente, o farlo come se fossi suo fratello.
Mi allontano con la testa bassa e quella fastidiosa sensazione di panico che tanto spesso mi prendeva lo stomaco, e che non sentivo più da molto tempo.
Quando raggiungo casa non entro, mi fermo sul portico, lascio cadere lo zaino a terra e poi mi siedo sul dondolo. Sto così male che non riesco neppure a pensare lucidamente. So solo che faccio quasi fatica a respirare, che una morsa mi attanaglia la gola, e che vorrei piangere.
Non capisco cosa sta succedendo. Non capisco perché Bella si comporta così freddamente. Perché sta cercando in tutti i modi di allontanarmi? Si è forse stancata di me? Ho fatto qualcosa di male? L’ho forse offesa in qualche modo? Sta reagendo male al fatto che devo partire, oppure c’è dell’altro?
Lo sapevo che per lei non ero abbastanza. Per tutto questo tempo mi sono illuso di poterla rendere felice, anche se sono solo l’insignificante e ordinario Edward Cullen. Il fatto è che lei sembrava essere davvero felice con me. Proprio come io lo sono con lei. Cos’è successo? Perché, di punto in bianco, è cambiato tutto?
E perché non sono in grado di affrontare Bella? Ero sicuro di poterle parlare di qualunque cosa. Evidentemente non è così.
Infilo una mano in tasca e ne estraggo una scatolina di velluto blu. La porto con me da giorni, ormai, ma non sono ancora riuscito a darla a Bella. Non sono riuscito a trovare il momento adatto. Se andiamo avanti di questo passo, però, credo che non gliela darò mai.
Soppeso la scatolina per un po’, poi la apro e comincio ad osservarne il contenuto: due fedine d’argento con una piccola incisione nella parte interna. B&E per la fede più grande, quella destinata a me. E&B per la fede più piccola, quella che ho scelto per Bella.
Le guardo e improvvisamente mi sento uno scemo. Pensavo fosse un gesto romantico, un segno del mio amore, del fatto che credo in noi, che tengo a lei e sono pronto a impegnarmi, anche se siamo solo due ragazzini, e staremo lontani per cinque mesi. Ora, invece, mi sento solo un idiota ipersensibile, incapace di affrontare la propria ragazza, e da vero uomo quale sono sento gli occhi riempirsi di lacrime.
Richiudo la scatolina e la infilo nuovamente in tasca, poi tolgo gli occhiali e mi asciugo gli occhi con il dorso della mano.
“Je ne sais où va mon chemin, mais je marche mieux quand ma main serre la tienne.”
Alzo lo sguardo, gli occhi ancora lucidi. Bella è in piedi, di fronte a me, e cerca di sorridere, anche se la sua espressione è infinitamente triste. “È una frase di Alfred de Musset,” continua.
Io scuoto la testa. So chi è Alfred de Musset, ma non parlo il francese, al contrario di Bella. Ho sempre preferito il corso di spagnolo.
“Che significa?” le chiedo.
“Che non ho la più pallida idea di cosa sto facendo,” mi spiega, la voce che trema. “E neppure di dove sto andando. So solo che riesco a camminare solo quando mi stai vicino e mi tieni la mano.”
“Allora perché mi stai allontanando, Bella? Perché…” Non riesco neppure a terminare la frase.
“Perché ho paura,” risponde lei con un filo di voce.
“Di cosa?”
Bella alza le spalle e scuote appena la testa, senza abbandonare quell’aria infinitamente triste che mi lacera.
Un solo passo ci separa, ma improvvisamente la distanza tra di noi, per quanto breve, mi sembra infinita. Ho bisogno di lei, di toccarla, di stringerla, di sapere che c’è.
Mi alzo, le prendo una mano e l’attiro a me, affondando la testa tra il suo collo e la sua spalla. Sono terrorizzato dall’idea che mi possa respingere e allontanare, ma non lo fa. Bella si solleva in punta di piedi, mi getta le braccia intorno al collo, e si aggrappa a me come se fossi l’unica cosa a tenerla in vita.
“Mi dispiace… mi dispiace…” continua a ripetere, accarezzandomi i capelli. “Sono una stupida… mi dispiace, Edward…”
“Che c’è Bella?” le chiedo, scostandomi un poco e cercando i suoi occhi. “Che cosa ti ho fatto? Perché mi stai allontanando?”
“Non voglio perderti, Edward… Non voglio…”
“Non mi perderai…” le dico, scuotendo la testa con fermezza. Ma Bella non smette di tremare.
“Io non ce la faccio senza di te, Edward… non ci riesco… non…”
“Bella, si tratta solo di cinque mesi,” tento di rassicurarla. “Cinque mesi passano in fretta…”
“Lo so,” mi spiega, mentre gli occhi le diventano lucidi. “Ma ogni volta che ci penso sto male… non riesco a respirare… ho paura… io ho paura che… che tu…” Ma non finisce la frase.
“Cosa, Bella? Di cosa hai paura?”
Bella distoglie lo sguardo, quasi si vergognasse dei suoi stessi pensieri. Poi nasconde il viso tra le pieghe del mio giubbotto, incrociando le braccia dietro la mia schiena. Stringe così forte che quasi fatico a respirare.
“Bella…” la incoraggio, iniziando ad accarezzarle i capelli nel tentativo di tranquillizarla.
Bella tira un lungo sospiro e, senza abbandonare il suo piccolo rifugio contro il mio petto, mi confessa la sua più grande paura. “Non voglio che trovi un’altra…” borbotta.
Io sono senza parole. Davvero Bella crede che io possa dimenticarmi di lei e gettarmi tra le braccia della prima che passa? Dopo tutto quello che abbiamo passato insieme? Santo cielo, mi sono quasi fatto ammazzare per lei!
Forse la confessione di Bella dovrebbe farmi arrabbiare, ma non è così. La trovo molto dolce, in fondo. E mi sento anche un po’ lusingato.
“Tu credi che io possa innamorarmi di un’altra?” le chiedo, prendendole il viso tra le mani e costringendola ad alzare lo sguardo su di me. La sua espressione è triste, e gli enormi occhi neri sono velati di lacrime, eppure non l’ho mai trovata così bella.
“Il mondo è pieno di Vanesse Young e Sally Winters e Ammiratrici Anonime…” si giustifica, visibilmente imbarazzata e cercando di guardare altrove.
Non posso fare a meno di sorridere. Dovrei essere io ad aver paura di lasciarla qui da sola. Teoricamente sono io quello facilmente rimpiazzabile. Eppure mi rendo conto solo ora che non ho mai temuto di perdere Bella. Non ho mai smesso di avere fiducia in lei, in noi. Anche in questo Bella mi ha cambiato. “Bella, cosa vuoi che me ne importi delle altre?” le chiedo. “Io sono tuo. Mi hai sentito? Io sono tuo…”
Bella azzarda un sorriso, dolce e timido. “Allora perché non rimani? So che Jasper ti ha proposto di restare, me l’ha detto Alice. Perché hai rifiutato?”
La domanda più che legittima di Bella chiarisce ogni mio dubbio. Sapevo che c’era dell’altro. Sapevo che qualcosa la tormentava, che quel nervosismo latente che ci rovinava le giornate era frutto di qualcosa di più serio e concreto che non l’irrazionale paura che io potessi trovare un’altra ragazza.
Tre settimane fa Jasper è venuto da me e mi ha detto che lui e i suoi genitori sarebbero stati felici di ospitarmi fino al giorno del diploma. Il fratello maggiore di Jasper frequenta il college e avrei potuto prendere la sua camera.
Conosco bene i genitori di Jasper, so che mi vogliono bene, e che per loro non sarebbe stato assolutamente un peso accogliermi nella loro casa. Così non ho declinato subito la loro proposta, ci ho riflettuto per qualche giorno, evitando però di raccontarlo a Bella: non volevo che si facesse delle false speranze, e neppure che influenzasse la mia decisione. Non avevo messo in conto che Alice le avrebbe spifferato tutto, però.
“Bella, non posso… Non sarebbe giusto, e poi non voglio approfittare della gentilezza dei Signori Whitlock.”
“Ma loro ne sarebbero felici!” continua Bella, quasi implorante. “Davvero, a loro sta bene. Loro ti vogliono be‒”
“Bella, no,” insisto, staccandomi da lei e facendo qualche passo nella direzione opposta. “È meglio così, credimi.”
Mi giro e vedo Bella che mi osserva con un’espressione stranita. “Come fa ad essere meglio così ?” mi domanda incredula. “Te ne andrai, vivremo separati per i prossimi mesi, non ci diplomeremo insieme. Io sto male e tu stai male. Come può essere meglio così ?”
Già. Come può essere meglio così? Come faccio a spiegarglielo senza che lei creda che non la desidero più e che non ho più bisogno di lei?
Mi avvicino e le prendo entrambe le mani, stringendole nelle mie. “Bella, io ti amo da morire, e non voglio che tu fraintenda quello che ti sto per dire…”
“Cosa? Cosa dovrei fraintendere?” mi chiede lei, la voce leggermente velata di panico.
Tiro un lungo sospiro e poi glielo dico, guardandola negli occhi. “ Bella, io ho bisogno di passare un po’ di tempo lontano da Forks, lontano da te…”
Bella spalanca gli occhi. Più che ferita o spaventata sembra incredula.
“Lo‒lontano da me?” ripete, come ad accertarsi di aver capito bene.
So cosa sembra. Sembra che io voglia prendermi una pausa da noi, ma non è così. Per niente.
“Bella, io ti amo. Ti amo davvero. Tu mi hai fatto capire chi sono veramente, mi hai reso la persona che sono oggi, e ogni singolo giorno ringrazio il cielo per averti incontrata. Se non fosse stato per te… io… Io non ci voglio neppure pensare. Non voglio pensare a come sarebbe stata vuota e insignificante la mia vita. Non voglio pensare a tutto quello che avrei perso, e solo perché ero un codardo. Ma ho bisogno di sapere che posso farcela anche senza di te. Quando tu mi sei vicino mi sento forte, e so di poter affrontare tutto. E mi chiedo se sarei in grado di farlo anche da solo. Il problema è che non lo so. Io non so se da solo ce la posso fare. E voglio farcela. Per me stesso e per noi. Per te. Voglio che tu sia fiera di me, voglio che tu possa contare su di me, voglio essere forte per te. Tu mi hai dato così tanto. Sei la ragazza più generosa che io conosca. Sei una forza della natura ed io vorrei solo essere alla tua altezza.”
Le confesso tutto in apnea, senza respirare. Le mie parole escono veloci, una dopo l’altra, e prego di aver scelto quelle giuste, di non essere frainteso.
Bella rimane in silenzio per un po’. Fissa il mio giubbotto, ma non sfila le mani dalle mie, e neppure si allontana da me. Spero sia un buon segno.
“Bella,” dico, interrompendo i suoi pensieri. “Riesci a capirmi? Ti prego dimmi che riesci a capirmi…”
Bella risponde con una domanda. “E se fossi io a non farcela?” chiede con un filo di voce. “Se mi accorgessi che da sola non ci riesco?”
“Bella,” tento di rassicurarla, stringendola a me. “Tu non sei sola. Ci sono Alice, Rose, Jasper, Jake e Emmett. Ci sono i tuoi genitori. E  ci sono io. Il fatto che non sia qui con te, non significa che il mio cuore non ti appartenga.”
“Se non mi dovesse bastare, tornerai?” mi chiede cercando il mio sguardo. “Ho capito quello che mi hai detto, Edward. Ho capito perché hai bisogno di tornare a Chicago. Hai bisogno di affrontare il tuo passato e buttartelo definitivamente alle spalle. Io ti aspetterò. Ma se non ce la dovessi fare, tu tornerai? Non mi lascerai sola, vero?”
Le sorrido. Bella è la ragazza più forte che io conosca, eppure di tanto in tanto, emerge un lato di lei infinitamente fragile. È disarmante.
“Basta solo che tu me lo dica, Bella. Una parola e io tornerò da te.”
Bella annuisce e l’espressione del suo viso si fa più distesa. Poi abbandona la testa sul mio petto. “Scusa se sono stata così odiosa in questi giorni, Edward,” mi dice. “Avrei dovuto parlarti, dirti cosa mi faceva stare male, invece che provocarti e allontanarti da me. Mi dispiace. Sono così stupida, a volte.”
“No,” scuoto la testa. “Non è vero, Bella. Non lo sei. Sei meravigliosa.” E così dicendo estraggo la scatolina di velluto blu dalla tasca e gliela porgo. Se non ora quando?
Bella spalanca gli occhi prima sulla scatola, poi su di me, e il suo volto si illumina di una luce calda e radiosa, una luce che ho visto spesso da quando sta con me, e sapere di essere io a renderla così felice mi riempie di una gioia che non so neppure descrivere.
“Aprila,” le dico, la salivazione azzerata per l’emozione.
Bella lo fa. Apre la scatolina e poi comincia a fissarne il contenuto, completamente rapita.
“Non è un vero e proprio anello di fidanzamento,” borbotto, iniziando a grattarmi la nuca, perché mai in vita mia sono stato così nervoso. “Non fraintendermi… non ti sto proponendo… Però… Tu sei importante per me… Io non riesco a immaginare il mio futuro senza di te… Io ti amo Bella.”
Bella estrae l’anello più piccolo dalla scatola. “C’è un incisione…” dice, la voce appena udibile.
“Sì,” le confermo, prendendo l’altro anello. “Le nostre iniziali. Vedi?”
Bella stringe la sua piccola fede d’argento tra le dita. L’osserva senza dire nulla per qualche istante. “Edward Anthony Cullen,” dice poi, guardandomi negli occhi e sorridendo. “Voi infilarmi questo anello o devo fare da sola?”
Non me lo faccio ripetere due volte. Prendo la fedina e istintivamente miro all’anulare sinistro. Poi mi blocco, improvvisamente nervoso al riguardo. Sto esagerando?
“Credo sia il dito giusto,” dice lei, percependo la mia titubanza.
Le infilo l’anello, e lei fa lo stesso con me. È strano: eravamo soli, non c’è stata alcuna promessa, e di sicuro non c’era un prete, ma mi sento come se ci fossimo appena sposati. Non fa per niente paura.
“Allora,” dice lei in tono languido, incrociando le sue braccia intorno al mio collo e premendo il suo corpo contro il mio. “A che ora dovrebbero rientrare i tuoi genitori?”
Io le sorrido, le poso le mani sui fianchi e l’attiro a me. “Abbiamo tutto il pomeriggio,” mormoro poco prima di darle un lungo, lunghissimo bacio.
“Stiamo perdendo tempo, qui fuori,” mi provoca lei, facendo scivolare la sua mano lungo il mio torace e poi oltre.
Bella è così. È il diavolo e l’acqua santa. Non esiste nessun’altra come lei. È la cosa migliore che mi potesse capitare.
L’amerò sempre.
Per sempre.

 
 
Fine

 
 

Grazie, mille volte grazie, a tutti coloro che hanno letto e commentato. E anche a chi ha letto senza commentare. Spero che questa storia vi sia piaciuta e che vi abbia fatto sognare. Io ho amato molto scriverla.
A presto!
Opunzia

p.s.  qualcuno di voi ha visto Breaking Dawn Part I ?  Mi piacerebbe sapere che ne pensate... Se vi va mandatemi un msg privato (per non spoilerare con chi non l'ha ancora visto!)
ri-ciao!!! =)


 

   
 
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