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Autore: Callie_Stephanides    20/11/2011    20 recensioni
Quando si incontrano per la prima volta, in occasione della finale della Coppa del Mondo di Quidditch, Draco Malfoy e Hermione Granger devono ancora compiere quindici anni.
E' un rapido sguardo, il loro; la curiosità di un momento.
Qualche settimana più tardi, tuttavia, quando l'unico figlio di Lucius Malfoy arriva a Hogwarts con la legazione di Durmstrang per il Torneo Tremaghi, il Destino stringe il nodo di cui saranno gli estremi.
Puoi innamorarti della ragazza che ha rubato il cuore dello Czar di Durmstrang?
Se è tanto forte da sciogliere la prigione di ghiaccio in cui ti sei nascosto, forse sì.
Genere: Dark, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Severus Piton, Sirius Black, Viktor Krum | Coppie: Draco/Hermione, Vicktor/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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- Questa storia fa parte della serie 'Dum spiro, spero'
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Il salottino ha l’odore polveroso di vecchi ricordi dimenticati; un aroma dolciastro, non sgradevole ma triste, che dice di mille memorie inghiottite dal tempo.
La Stanza delle Necessità è una clessidra che oppone l’immobilità di un istante all’emorragia della vita.
Hermione si chiede quanti, prima di lei – di loro – ne abbiano violato la porta, per chiudersi in una bolla d’irrealtà. Il suo sguardo accarezza ogni angolo, si perde negli interstizi e insegue le ombre: tutto, pur di evitare quegli occhi.
Draco ostenta ancora le linee esili di un efebo, ma la crisalide esausta sa di una guerra già vinta; l’acciaio delle iridi pallide racconta di un’infanzia morta e di ambizioni adulte.
È un giovane predatore, Malfoy: quando nelle vene ti scorre il freddo sangue dell’ambizione, tuttavia, l’età rende solo più imprudenti e crudeli.

“Come sei rigida!” ironizza, strappandole un grugnito frustrato. “Sai come chiamavano il valzer a Parigi?”
“No, e non m’interessa.”
Malfoy sorride e stringe la presa contro i suoi fianchi.
Sono così vicini da scambiarsi l’odore, ora: troppo, perché parlare di controllo e razionalità abbia senso.
Indecenza colpevole,” le sussurra Draco all’orecchio – e sente il calore di quelle labbra; un brivido tiepido, come quel sospiro tentatore.
Hermione deglutisce a fatica, ma solleva lo sguardo. “Poetico,” articola con discreta freddezza. “Forse un po’ stucchevole ma poetico.”
L’espressione di Draco non cambia, né si allenta la stretta. Se lo sente addosso, Hermione. Una minaccia che non fa male.
“Dicevano che era un ballo tentatore, perché si balla abbracciati.”
“È evidente, insomma, che non c’erano dame come la sottoscritta.”
“Perché?”
Hermione si concede una smorfia di divertito sarcasmo. “Fossi nel mio cavaliere, terrei d’occhio i piedi ed eviterei un contatto troppo ravvicinato!”
Draco scioglie la stretta e ride di gusto. “Non esagerare. Il ballo non sarà di sicuro la cosa che ti riesce meglio, ma non sei poi così male!”
Hermione gli concede un grazioso inchino, prima di guadagnare il divano d’angolo.
“Sei stanca?”
“Un po’. L’hai detto: il valzer non fa per me.”
Draco rotea gli occhi e sospira. “Sarà un duro lavoro!”

C’è qualcosa di teatrale, in lui; qualcosa che odora dell’esperienza consumata del vecchio stratega.

“Cosa c’è?”

Hermione socchiude le palpebre, senza smettere di fissarlo.
L’attrazione sfoca lo sguardo e distorce la prospettiva; ora che sono lontani, invece, le invisibili crepe di una splendida maschera le paiono evidenti.
Non ha paura e vuole che lo sappia.
Non è un pulcino indifeso, ma una leonessa che morde.

“Detesto tuo padre, lo sai? Lo detesto al punto che avrei dovuto evitarti fin dalla prima volta in cui ci siamo incontrati.”

Draco serra le labbra, attonito.

“E sai perché? Perché è un pessimo attore. È un opportunista disonesto e arrogante; sicuro, tuttavia, di farla sempre franca.”

La sua voce è ferma. L’incertezza di Malfoy le dà la forza di proseguire.

“A un Purosangue aristocratico, nessuno dice mai di no. O sbaglio?”

Draco non reagisce: la fissa, anzi, con uno stupore autentico, che le comunica una sensazione di straordinario potere.
Se fosse più vecchia e scaltrita, saprebbe quanto pericolosa sia la sicurezza che nasce da un affondo riuscito, ma deve ancora limare le unghie, Hermione.
Deve ancora assaporare l’amaro residuo di una tazza chiamata ‘illusione’.

“Quando mi hai chiesto aiuto, quella notte… Be’, ho pensato che tu fossi diverso. Lo pensavo fino a non molto tempo fa, a dire il vero. Ecco, mi dicevo, il figlio di Lucius Malfoy non è un damerino arrogante e falso come suo padre.”

Draco schiude le labbra, ma lo anticipa.

“Non ho ancora finito. Volevo fidarmi di te, perché… Un po’ mi piacevi, ecco tutto.”

Arrossisce, Hermione, eppure non cede.
Quando il Cappello ha sfogliato il suo cuore, oltre il superficiale squallore della secchiona, ha trovato un fiume di lava.
È uno degli eroi di Hogwarts, miss Granger, non un’invisibile pedina.

“Te lo dico, perché sono una persona onesta, io. Mi piacevi e questo mi ha distratto. Ora che…”

L’espressione di Draco è cambiata, ed è una luce rabbiosa, quella che gli oscura lo sguardo; una collera che potrebbe grandinarle addosso impietosa.
Hermione, tuttavia, non si arresta.

“Ora che ti ho visto per quello che sei, però, posso darmi della stupida e basta. Pensi davvero che non mi sia accorta che stai recitando una parte?”
“Quale parte?”

La voce di Draco suona bassa e rugginosa: c’è in lui una violenza latente che molto dice del suo ascendente.
È curioso ma Hermione ne è sollevata.

Non posso innamorarmi di un Malfoy. Se lui mi odiasse, tutto sarebbe più facile.

È un pensiero lineare, persino rassicurante.
È un’ipocrisia di comodo, cui si ancorano entrambi: la Leonessa e il Serpente.
Vorrebbero comandare ai sentimenti, ma quella del cuore è un’anarchia che ammette solo rivoluzioni.
Non c’è legge, in amore: solo punti di vista.

Hermione abbandona il divano e si alza.

“Vuoi vendermi a Krum? Perché? Vuoi che ti racconti di Harry? Vuoi che tradisca il mio migliore amico? Be’, non accadrà. Credi di potermi sedurre? Abbassa il tiro, Malfoy.”

Malfoy.
È un sibilo sprezzante, offensivo come non sarebbe un insulto diretto.
Draco sorride – una smorfia fredda e feroce.

“Tu sei pazza!”
“Credi?”
“Secondo te ha senso il modo in cui…”
“Ti ho dato una chance; molto più di una chance, anzi. Ti ho chiesto solo di essere onesto con me, e tu cosa fai? Giochi al seduttore, come se fossi una Lavanda Brown qualunque!”

Draco schiude le labbra, ma non riesce a replicarle.

“Sono brutta, ma non sono stupida. Pensi che non mi abbia fatto piacere sentirmi al centro dell’attenzione, per una volta? Ovvio che ne ho goduto! Era scontato! Scommetto che faceva parte del piano, no? Però vivo nel mondo reale, Draco, e nel mondo reale, chissà perché, il figlio di Lucius Malfoy…”
“Piantala di tirare in ballo mio padre!”

È un grido rauco, che non trasuda senz’altro controllo o calcolo.
Privo di maschere, piuttosto, Malfoy è un bambino sull’orlo delle lacrime.

“Io non sono mio padre. Io…”
“Tu hai provato a usarmi, come avrebbe fatto lui!”

Non lasciarti impietosire, Hermione.
Ricordati cosa è capitato a Ginny.
Ricordati che per quanto bianco sia il Serpente, il suo cuore è nero.

“Io non ti sto usando… Volevo solo una scusa per stare con te.”
“Che? Ma non…”
“Adesso sta’ zitta e lasciami finire. Tu sei convinta di avere sempre ragione, no? Be’, ne conosco un altro come te; un altro che non sbaglia mai, che ha una ricetta e una risposta per qualunque problema.”
“Ora non provare a…”
“Tu e Florian vi somigliate più di quello che vorreste e sai una cosa? Entrambi pensate di conoscere tutto di me, e invece non capite niente!”

Hermione apre la bocca, ma non trova parole da spendere.
Non questa volta.
Draco è furioso; macchie rossastre gli sfregiano la pelle esangue e un velo opaco rende più liquidi che mai gli occhi mercuriali.

“Se c’è una cosa che non sopporto… Una cosa che non capisco, è perché dobbiate pensare che io sia stato… Fortunato? Oh, sì: fortunato ad avere come padre Lucius Malfoy. Io sono un buono a nulla raccomandato da…”
“Non ho detto questo!”
“Ti ho detto che ora parlo io!”

Meno di un passo a separarli.
La paura e il desiderio e la rabbia sanno ora delle lacrime che Draco nasconde.
Sono lì, da qualche parte: Hermione riesce a sentirle.

“Mio padre mi ha mandato a Durmstrang! Eccolo, l’amore di mio padre. Hai idea di come si viva in quel posto? No, non ce l’hai. Hai idea di quanto sia duro andare avanti, se non sei…”
“… Se non sei?”

Ho perso il controllo, Draco, e se n’è accorto troppo tardi.
Hermione non lo sa, ma è vicinissima alla verità.
Le basterebbe afferrarlo per un polso, scoprirne l’avambraccio sinistro, e tutto sarebbe chiaro.
Le basterebbe pronunciare quel nome e un orribile castello di carte collasserebbe su se stesso.
È quel coraggio, però, che le manca.
Il coraggio di toccare con mano un dolore onesto.

“Niente… Fa’ conto che non sia successo niente,” le sibila Malfoy. “A Viktor piaci lo stesso, anche se non sai ballare. Perciò…”
“A me piaci tu.”

Hermione respira a fatica, ma non rinuncia alla verità.

“Mi piaci quando sei… Vero? Quando non ti preoccupi di sembrare meraviglioso. Quando non reciti il brutto copione scritto da qualcun altro.”

Draco non reagisce.

“Per l’ennesima volta, Draco… Dimmi la verità… Quella vera.”

Malfoy si morde le labbra.
Nel silenzio incantato di una stanza inaccessibile, la lezione di ballo è diventata una terribile lezione di vita.
Cosa chiami ‘rivelazione’? Una pezza pietosa lanciata sull’ennesima menzogna, perché la realtà non piace a nessuno, se non agli ipocriti.

“È vero, credevo di poterti usare.”

Le parole escono a fatica e fanno male.
Me l’aspettavo, si dice Hermione, e già pensa a come rammendarsi l’orgoglio.

“… Ma è successo prima che mi salvassi la vita.”
“E ti aspetti che io ci creda?”
Draco scuote il capo. “No, non mi aspetto niente, a questo punto. Se volevi la verità, però, adesso ce l’hai.”
Hermione non parla, né smette di fissarlo.
“Non doveva capitare; non proprio a me,” articola Malfoy con un filo di voce. “Tu saresti stata solo una pedina, ma…”
“Ma?”
“Non potrei mai farti del male.”

Lo direbbe, Lucius?
Ti guarderebbe mai così?

“Viktor, allora? Che senso avrebbe…”
“C’era anche Krum, la notte dell’ippogrifo. Ho pensato che facendogli un favore, avrebbe tenuto la bocca chiusa. La verità, però, è che…”
“Cosa?”
“Mi piaci, Hermione. Anche se andassi a quel maledetto ballo con Astoria, finirei per guardare te. Viktor mi ucciderebbe, ma…”

Hermione si morde le labbra, divisa tra felicità e sospetto.
Sarebbe bello se il Principe Azzurro potesse davvero amare Cenerentola ma Hermione non perde mai nulla: non le scarpe. Non la testa.

“Basta così. Basta. Hai ragione: non somigli a tuo padre. Quelli di Lucius Malfoy sono bluff penosi, mentre questo… Wow… Saresti un attore fantastico, Draco. Peccato che io sia…”
“Stupida! Stupida, cieca, cos’altro? Ti preoccupi tanto di essere brutta, ma non è di sicuro per quello che i ragazzi ti girano al largo.”
Malfoy l’afferra per un polso – e non è una stretta gentile, quanto una pretesa. “Pretendi di controllare tutto e tutti. Pretendi persino di dire a me come dovrei sentirmi in questo momento! È umiliante! Io mi sto umiliando per te.”
“Sono commossa,” replica fredda Hermione. “Mi chiedo quale ragazza non vorrebbe ricevere una simile dichiarazione d’amore. Mi sto umiliando per te… Tipico di un Malfoy!”
“Piantala!”
Malfoy!”
“Piantala di usare il mio nome come se…”
Malfoy!”

E poi succede.
Capita che realizzi d’aver finito le parole e che non ti avanza il tempo di cercarne altre.
Capita che ti fidi dell’istinto e del desiderio.
Capita che scommetti al buio.
Tutto.
Capita che lei ti piace, e te la prendi.

È un primo bacio che somiglia quasi a uno schiaffo, pensa Hermione, perché la bocca di Draco sa di rabbia e di risentimento.
Sono labbra piene di rancore, eppure morbide e caldissime.
Sono la prima carezza che riceve come donna; la prima pretesa di possesso e di appartenenza.
Malfoy bacia con gli occhi chiusi e la goffa intraprendenza dei ragazzini; sua è l’urgenza dei desideri repressi, delle voglie inconfessabili e dell’inesperienza che morde il freno.
Se è un bugiardo, un ammaliatore, un manipolatore, la sua lingua l’ha dimenticato.
Sei dolce, pensa Hermione. Sei dolce e bello da far male.
Chiude gli occhi.
I loro respiri s’inseguono nel silenzio della Stanza che non c’è, ironica metafora di quello che sono.
Di quello che potrebbero essere.

Una nata Babbana e un Malfoy?
Esistono ossimori più credibili.

“Ora ci credi?”
La voce di Draco somiglia a un sussurro.
“Non lo so,” sospira Hermione, prima di sollevare le palpebre.
Occhi negli occhi, cercano qualcuno che l’incanto di un istante ha cancellato.
“Non so se posso fidarmi di te.”
“Non ti sto chiedendo questo.”
Hermione sorride. “Puoi risparmiare il tuo tempo, allora, perché già conosci anche la risposta all’altra domanda.”
“Forse no. Forse vorrei sentirla da te.”
Hermione gli accarezza lo zigomo, poi cerca di nuovo quella bocca temuta e desiderata, nemica, eppure dolce.
Esistono verità che solo la pelle grida e il cuore ascolta: in momenti come questi, la lingua non serve.
Non a parlare, almeno.

***

Lo studio di Severus Piton non è un ambiente che diresti mai accogliente, ma alla debole luce delle candele è spettrale come pochi altri luoghi.
Florian Von Kessel, nondimeno, sa che non deve guardarsi dall’ombra, quanto dall’uomo – forse.
La verità è che il pozionista non scopre le carte.
Suo è un alambicco opaco, che non lascia cogliere l’opus.
“Potete passarmi quel frammento di Drago Rosso?”
Florian individua la scheggia di cinabro e la porge al richiedente senza esitazione.
Piton lo ringrazia con evidente apprezzamento. “Ammetto che è un piacevole lusso avervi qui. Se avessi formulato la richiesta all’indirizzo d’uno qualunque dei miei studenti, eccetto forse qualche eccezione, avrei ottenuto uno sguardo perplesso.”
La pietra brilla nelle dita di Severus e proietta diorami sanguigni sulla parete.
“Sapete anche qual è il ruolo del Drago Rosso nell’Alchimia?”
“So che è la pietra simbolo della ‘via umida’ e la fonte dell’Azoth.”
“Corretto. La vostra preparazione continua a sorprendermi… Peccato che la ‘via umida’ non sia di vostro interesse. O sbaglio?”
Florian sussulta. Gli occhi di Severus non lo abbandonano.
“Delle vie che conducono alla conoscenza, avete già scelto quella che vi somiglia.”
Piton si concede qualche istante: una pausa più dolorosa di ogni accusa.
“La ‘via secca’. Voi siete un privilegiato: siete di quelli che riusciranno comunque, quale sia il tempo che dedicheranno all’Opera. Voi non avete la pazienza che occorre ad abbracciare la strada più nobile, poiché non vi serve l’esperienza. L’avete già.”
“Io… Io studio molto,” balbetta Von Kessel.
“Ὁ μὲν βίος βραχύς, ἡ δὲ τέχνη μακρά. Conoscete questa sentenza?”
“No. Non comprendo il greco.”
“È un aforisma d’Ippocrate. Vuol dire che la vita è breve, mentre il tempo che occorre ad apprendere è lungo.”
“Non capisco.”
“Oh, al contrario: avete compreso tanto bene il senso di questa legge, da fare il possibile per abbreviare il vostro apprendistato. Alla vita e all’alchimia.”
Florian si morde le labbra, muto.
“Conosco qualcuno che si è macchiato della vostra stessa arroganza, signor Von Kessel. Qualcuno che potrebbe dirvi come e perché sia umida la via che conduce alla sapienza, all’autentica eccellenza.”
“Voi, signore?”
Il pozionista sorride, ma è una smorfia senza calore.
“È umida la via che solve con il fuoco segreto; e voi sapete cosa definiamo tale, vero?”
“Una materia liquida e salina e…”
Sangue, signor Von Kessel. Ecco cosa ci hanno insegnato i Grandi del passato: che l’ingrediente segreto dell’Opera è la Vita stessa. Solo chi si è misurato con il costo della conoscenza, impara a temerla. La ‘via secca’ è una via comoda, perché asciutta.”
Florian deglutisce con difficoltà.
“Ma la grandezza vuole sangue: il nostro e quello di chi amiamo. Siete sicuro che, prima o poi, non sarete costretto a bagnarvi?”

   
 
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