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Autore: MauMau    17/07/2006    24 recensioni
Bulma è incinta per la seconda volta. Trunks sta crescendo. Vegeta... bè, Vegeta è sempre Vegeta. Nove mesi di incomprensioni fra padre e figlio, pensieri di un bambino e di un uomo, ecografie di una donna, fino all'arrivo di una bambina, che ruberà il cuore al principe dei saiyan più di quanto Bulma non abbia già fatto...!
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bra, Bulma, Trunks, Vegeta
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Una bambina per Vegeta Una bambina per Vegeta

Salve a tutti! Spero che questa ff vi piaccia! Recensite, mi raccomando... Inoltre, 'La principessa e il pirata' non è ancora finita! Baci baci!

Un giorno, Vegeta si stava allenando con Trunks. Il ragazzo aveva ormai 14 anni, da un po’ di tempo si allenava più col padre che col miglior amico, Goten. Bulma era incinta di tre mesi, e in casa c’era un’aria di festa. Per lo meno, lei e il figlio erano eccitati all’idea di un altro bambino, mentre Vegeta non aveva dato segni di cambiamento.
Quel giorno, Bulma portò da mangiare ai suoi uomini.
“Tesoro? Dov’è tuo padre?”
“È andato dentro mamma… ma tu non dovresti affaticarti, non ti preoccupare, veniamo noi a mangiare in casa!”
“Ma che sciocchezze dici, Trunks? Non possiamo perdere tempo andando a casa a mangiare…!”, lo interruppe il padre.
“Ma papà, la mamma…”
“Tua madre se la sa cavare benissimo. Non è vero?”, si rivolse alla moglie.
“Certo!”, abbozzò un sorriso lei.
“Ma grazie per esserti preoccupato, Trunks!” e gli diede un bacio sulla fronte.
Per tutto il giorno, il ragazzo rimase a pensare. Perché il padre non si preoccupava mai di lei? Adorava sua madre, le era molto affezionato, e gli riusciva intollerabile che lei soffrisse. Non ne era sicuro, ma gli stava molto a cuore. Vegeta avrebbe dovuto pensare a lei specialmente ora che aspettavano un bambino, e invece… Trunks non sapeva che mentre Bulma era incinta di lui, il principe dei saiyan non c’era.
Qualche tempo dopo, Trunks si offrì di preparare lui il pranzo, ma, quando Vegeta si trovò il figlio con un vassoio in mano, lo sgridò.
“Che diavolo ti è saltato in mente?!”
“Ho pensato di…”
“Che cosa? Che cosa hai pensato? Sei solo un rammollito! Queste non sono tue competenze! Ti devi solo vergognare! Vai immediatamente a casa, e fa’ cucinare da tua madre!”
“Ma papà…”
“Non voglio sentire repliche!”
Poi arrivò Bulma. “Ehi…che sono queste grida?”
“Mamma…” “Te lo dico io cosa sono! Tuo figlio è uno stupido mammone! Pensi che non dovrei arrabbiarmi? Fa’ cose da donne, pretende che tu non debba muovere un dito in questa casa! Non ha neanche un briciolo di temperamento saiyan nelle vene!”
“Vegeta, calmati…”, cominciò lei.
“No! Io non mi calmo affatto! È colpa tua se è solo uno stupido terrestre!”
Entrambi, madre e figlio furono profondamente feriti da quell’affermazione. Lei vide scorrere davanti ai suoi occhi tutta una vita con lui, si mise una mano sul collo dove c’era un piccolo succhiotto che lui le aveva fatto due sere prima, ed ebbe voglia di piangere. Il periodo della gravidanza la rendeva molto emotiva, e questa volta, il suo morale era a terra. Trunks, vedendo gli occhi lucidi della madre, guardò con disprezzo suo padre, che non aveva cambiato espressione, ma che dentro di sé sapeva di essere stato duro.
“Trunks. Andiamo”, disse Vegeta.
“No.”, rispose fermo il figlio. Il saiyan si sentì profondamente offeso da quella risposta.
“Vieni, mamma, andiamo.”, disse poi alla donna il giovane. Vegeta guardò la moglie e il figlio allontanarsi. Pensò a come dovesse sentirsi Bulma. Poi si ricordò che era anche incinta. Tornò ad allenarsi. Da solo.
“Io lo odio!”
“Non parlare così di tuo padre, Trunks.”
“Mamma, non può permettersi di parlarti in questo modo.”
“Sono cose che accadono.” Poi sorrise. “Io so come dargli filo da torcere.”
“E allora perché non lo fai?”
“Perché sono stanca. Perché il mio bambino è stanco. E perché tu devi ancora imparare tante cose. È giusto che lui ogni tanto ti rimproveri, lo sai?”
“Ma io… volevo solo aiutarti. Perché devi andarci di mezzo tu?”
“Non preoccuparti di me.”
Guardò sua madre. Quant’era bella. Poi riflettè. Solo una cosa poteva far parlare in quel modo la petulante Bulma. L’amore. Ma il ragazzo non poteva capire perché lei lo amava. Quante frecciate aveva subito Bulma da quel saiyan. Le aveva sopportate tutte. A volte rispondendogli, altre volte soffrendo come non mai. Ma lei continuava a ripetersi che era riuscita a portare in grembo Trunks senza Vegeta al suo fianco. Nulla sarebbe stato più duro di quella prova, mentre il principe dei saiyan era lì con lei. Questo però, Trunks non poteva e non doveva saperlo. Avrebbe odiato suo padre più di quanto credesse di odiarlo ora.
Quel pomeriggio, Trunks era a fare un giro in giardino, quando si trovò nelle vicinanze dell’area in cui lui e suo padre si allenavano. Sentì la voce di sua madre.
“Non so se riesci a capirlo, ma cerca di ascoltarmi una buona volta. Trunks…sta crescendo, e… capisco tu voglia che lui diventi forte anche nel carattere, ma… evidentemente non ha ereditato la tua durezza in ogni cosa… Questo… è un bene, perché con due teste dure così in casa non ce l’avrei mai fatta… In ogni modo, lui… cerca di trattarlo meglio. Io sono felice che lui sia dolce con me.”
“Lo sai che non ti darò ragione. Ma in quel momento non ci ho visto più. Sul mio pianeta avrebbero riso di lui per anni, l’avrebbero trattato come un perdente. Tu mi somigli abbastanza in questo per darmi ragione: vuoi che venga preso in giro?”
“Ma qui non sei sul tuo pianeta, Vegeta, qui sei a casa tua, sei sulla Terra. Qui non lo deriderà nessuno se vorrà fare un favore a sua madre.”
“A me non sta bene.”
“Come vuoi. Volevo solo dirti di trattarlo meglio, se puoi.”
“Perché, che ti ha detto?”
“È un modo per chiedermi se ci è rimasto male?” Vide il padre che abbassava gli occhi. Bulma lo guardava con durezza. “Sì.” Poi si mise una mano sulla bocca… “Adesso scusa, ma devo vomitare.”
Lui si alzò. “Usa questo bagno… è più vicino.”
A modo suo, le aveva dato una mano. Rimase per un po’ impalato mentre sua moglie andava in bagno. Poi vide accanto a sé un asciugamano pulito, lo prese, e la raggiunse.
Quella scena fece sorridere Trunks. Allora papà vuol bene alla mamma. E lei stava facendo di tutto perché Vegeta cambiasse atteggiamento nei confronti del figlio.
In quel momento Vegeta uscì dal bagno, e scorse Trunks.
“E tu che ci fai qui?”
Il bambino non seppe cosa dire.
“Stavi origliando?”, la figura di suo padre si fece molto grande di fronte al bambino.
“Io… No, papà…” Ovviamente, Vegeta non gli credette e pensò che se aveva ascoltato, aveva anche capito il motivo del suo rimprovero. Non gli piaceva farsi sentire ‘buono’ nelle parole davanti a suo figlio, ma ormai il danno era fatto. Però aveva imparato ad azzerare la sua aura per non farsi sentire, constatò, compiaciuto. Poi, decise di rincarare la dose.
“Sei venuto a sostenere tua madre?”
Prontamente, il figlio rispose: “No!…”
Finalmente venne fuori Bulma che alla vista del figlio assunse un’espressione felice.
“Ti saluto, Vegeta.”, disse al marito con distacco. Poi si rivolse al figlio: “E tu? Vieni con me o resti qui?”
Il bambino fu tentato di andare via con la madre, ma ripensò a quello che aveva visto, che dopotutto papà non odiava la mamma; inoltre, non voleva farsi disprezzare da suo padre, che lo stava guardando esaminandolo.
“Resto qua, mamma, se non hai bisogno.”
Lei sorrise, inconsapevole che il bambino avesse ascoltato. Guardò trionfante il marito, diede un bacio sulla fronte al piccolo e se ne andò.
La mamma era la persona che amava di più al mondo. E, a quanto pareva, lo stesso valeva per Bulma. La vena di cattiveria di Trunks ereditata da suo padre era molto nascosta, mentre il bambino si rivelava dolce e affettuoso con tutti. Era questa caratteristica per la quale Vegeta ogni tanto era un po’ geloso del figlio. Bulma gli dava amore, e ne riceveva altrettanto in cambio. La donna sapeva che anche suo marito l’amava, solo che non lo dava a vedere. E Vegeta non si sarebbe mai sognato di farle regali, o di baciarla in pubblico, o di dire cose come ‘ti amo’. Un altro bambino? E va bene, aveva pensato il principe dai saiyan quando l’aveva saputo. Ma la sua paura, era che potesse ancora di più limitare il suo posto nei pensieri di Bulma. Per questo paventava molto l’arrivo della sua nascita anche se, se quel marmocchio era stato concepito, un motivo doveva esserci. ‘Certo che c’è, avete fatto sesso, ed è arrivato questo bambino!’, gli diceva la sua parte più superficiale. ‘Certo, hai fatto sesso con lei perché la ami, e dal vostro amore è stato concepito un nuovo bambino’, diceva invece la  parte più profonda e remota del suo cuore.
E Trunks? E le attenzioni che sua madre aveva per lui? Il bambino non si dava pena, perché la mamma in mille modi gli aveva dimostrato che lo amava, e avrebbe amato il nuovo arrivato tanto quanto lui, solo che avrebbe avuto bisogno di più attenzioni perché era piccolo.
Arrivò il giorno in cui Bulma, nell’ecografia, si sarebbe fatta rivelare il sesso del bambino.
“Allora, signori…”, disse il medico osservando lo schermo. Bulma era andata assieme a Vegeta, ma ci erano voluti giorni per convincerlo.
“Vediamo… Siete sicuri di volerlo sapere?”
“Sì!”, rispose lei piena di gioia. Il marito guardava quello strano affare in bianco e nero con aria annoiata.
“Congratulazioni, sarà una bambina!” A Bulma si illuminarono gli occhi, mentre Vegeta li spalancò, incredulo. Era convinto che sarebbe stato un maschio.
“Tesoro non sei contento…?” senza farsi vedere, Bulma gli diede una pacca sulla schiena che in quel momento, deconcentrato, fece male anche a lui.
“Ouff! Sì, sì!”, disse, costretto.
Mentre tornavano a casa, non faceva che ripetere: “Una femmina. Una femmina!”
Appena arrivati a casa, erano soli, perché era mattina.
La donna lo spinse: “Avanti, che c’è che non va?!”
“Come ho potuto generare una femmina?”
“E cosa ne so io? Perché non ti sta bene? Eh?”, rispose lei in preda a uno sbalzo d’umore del quinto mese. Vegeta era spaventato da quella reazione. Ma non lo diede a vedere.
“Impossibile: il principe dei saiyan che genera… una femmina!”
“Quante storie fai! Se non sbaglio, il tuo primogenito è stato un maschio, no? L’erede al trono sarà lui, no?”, disse, deridendolo.
“Ma quale trono? Il mio pianeta non c’è più…”
Bulma sorrise. Era in trappola.
“Comunque, se non ti va bene, penso che stanotte potrai anche dormire sul divano.” Vegeta non riusciva a credere alle proprie orecchie. Rise.
“C-cosa? Stai scherzando, vero, donna?”
“Mai stata più seria…”
Che diavolo le era preso? Dormire sul divano? Lui? Vegeta non riusciva a darsi pace. Ma lei sembrava inflessibile. Se fosse venuto a mettersi a letto accanto a lei quella sera, la donna sarebbe anche stata capace di urlare come una pazza. Sapeva che ne era in grado, in quanto l’aveva già sentita.
Quando Trunks tornò da scuola, Bulma gli disse: “Tesoro, avrai una sorellina!”
Con la tipica, innocente espressione da bambino delle elementari, il giovane rispose: “Che cosa? Una sorellina…? Uffa…”
La madre lo guardò sorridendo: “Avanti, non è poi così tanto male…”
“Ma io speravo di avere un fratellino… Una sorella… Bleah!”, rispose disgustato.
Bulma lo accarezzò: “Su, adesso va’  a lavarti le mani, è quasi pronto.”
Vegeta era incredulo. “Ma…ma… a lui non dici niente?”
“Cosa dovrei dirgli, tesoro?”, rispose lei con una cordialità a lui tanto estranea quanto irritante.
“Se non sbaglio nemmeno lui voleva una femmina!”
Bulma fu stupita. “Ma Vegeta! Trunks è un bambino! È assolutamente ovvio che non dice sul serio!”
Tutto ciò gli sembrò incredibile. Lui doveva dormire sul divano per aver detto la stessa cosa di suo figlio?
“Ma perché con me ti sei arrabbiata e con lui no??”
“Oh, su, non essere infantile!”
Il saiyan si alterò: “Cosa? Qui dentro l’unico bambino è lui… e io sarei infantile?”
Lo guardò con severità. Quel pancione, invece di darle un’aria indifesa, le dava ancora più forza. Ancora una volta, Trunks aveva dimostrato di essere più importante, nei pensieri di Bulma. Si scoprì geloso di suo figlio.
Bulma non si rese conto di quanto Vegeta si stesse irritando, e non diede peso alla cosa. Quel pomeriggio, dopo i compiti, Vegeta combattè contro il figlio come se fosse stato un suo pari, sconfiggendolo varie volte. Il  bambino non diede peso alla rabbia di suo padre, poiché lui era sempre arrabbiato! Ma non poteva certo capire che lo invidiava per il rapporto che aveva con sua madre.
Quella sera, Bulma andò a mettersi a letto, scordandosi completamente di Vegeta, e non dandosi la minima pena del perché lui non fosse venuto a dormire con lei. Il saiyan aveva aspettato che Trunks fosse andato a letto e che si fosse bello e che addormentato, dal momento che non voleva farsi vedere dal figlio che dormiva sul divano. Non riuscì a resistere per più di un’ora. All’una di notte, salì in camera sua.
Bulma, che in quel periodo aveva il sonno leggero, si svegliò non appena sentì aprire la porta. Sotto la camicia da notte la piccola saiyan che portava in grembo sembrava vigilare su tutta la stanza da dentro il pancione. Vegeta provò fastidio nel vederlo.
“Sei tu, Vegeta?”, disse Bulma sottovoce.
Il saiyan rimase sulla porta. “Bè? Che fai, non ti scagli contro di me come una scimmia impazzita?”, chiese lui, che si era aspettato una ramanzina.
La moglie si mise a sedere. “Perché dovrei?”
“Come? Te ne sei dimenticata? E io che come un idiota sono andato davvero a dormire sul divano!”
Lei sembrò cadere dalle nuvole. “Ah già! Me ne ero completamente dimenticata…! Figurati!”
Scoprì la sua parte di letto, gli sorrise e disse: “Vieni!”
Ma Vegeta rimase fermo. Non la capiva. “Perché fai così?”
“Così come?”
“Io non ti capisco! Prima ti infuri con me perché non volevo una femmina, poi fai la carina con Trunks per lo stesso motivo… Poi ti dimentichi quello che dici, e io che ho fatto di tutto per non farmi vedere dal marmocchio a dormire sul divano…!”
Bulma provò tanta tenerezza per lui. Sorrise, sapendo che lui si sarebbe alterato ancora di più, ma non le importava. Si alzò, e gli andò incontro. Lo accarezzò.
“Tesoro… scusami… è che… vedi, quando una donna… Quando una donna aspetta un bambino, fa molte cose che magari non pensa, o non vorrebbe fare… (anche se a dire il vero oggi mi sono comportata nello stesso modo in cui mi sarei comportata se non fossi stata incinta) Mi dispiace che tu ci sia rimasto male… ma davvero, avevo dimenticato d’averti mandato a dormire sul divano…”
Se lei fosse stata Goku, o peggio ancora Crilin, l’avrebbe fatta fuori senza batter ciglio. Ma era lei, la sua donna, era Bulma, e questo bastava.
Proprio in quel momento, lei si mise una mano sulla pancia: “Ah!”
“Che c’è?”
Sorrise. “Mi ha… La bambina mi ha tirato un calcio!”
Era stupefacente come quelle cose accadessero nel momento giusto. Forse i bambini sentivano davvero quando c’era bisogno di loro, e davano un segno della loro presenza. Bulma gli prese una mano e se la mise sul pancione. A quel punto anche Vegeta sentì dei movimenti sotto la sua mano. Era sua figlia che faceva sentire la sua presenza ai suoi genitori. Il saiyan sentì uno strano calore nel suo cuore. A pensarci bene, non aveva mai visto com’era Bulma quando era incinta, non aveva mai visto la sua pancia crescere così, e non aveva mai sentito i calci del piccolo Trunks dentro di lei. Ora sentiva sua figlia, e adesso, il fatto che fosse una femmina, non gli dava più tanto fastidio. Ma questo non lo disse mai a Bulma. Lei lo guardava, incantata dal suo sguardo che a ogni costo cercava di essere distaccato, ma si vedeva benissimo che era felice.
“Vegeta?”
“Mh?”, fece lui, senza distogliere lo sguardo dalla sua mano.
“Lei ti vuole già bene, lo sai?” la guardò. “E tu?”
“Io cosa?”
“Qualche volta mi sembra che Trunks… prenda spesso il mio posto nei tuoi pensieri.”
Lei lo guardò divertita. “Ma che dici?” Si baciarono. “Trunks è mio figlio, è la cosa più importante della mia vita!” Vegeta assunse un’espressione delusa. “Ma tu… Tu SEI la mia vita.”, concluse poi.
Lui alzò gli occhi. Non sorrise, perché non era nella sua indole. Ma le fece capire che era la risposta più bella che poteva aspettarsi.
Andarono a mettersi a letto, mentre lei lo baciava dappertutto.
“E non mi importa se sono sempre io… a doverti dire cose romantiche… Perché io so che tu mi ami, e i tuoi silenzi sono molto più belli per me…”
Quella donna… a nessuno avrebbe mai permesso di trattarla così… A Yamcha rimproverava spesso di non essere dolce con lei… (anche se lo era) Ma Vegeta era l’unica eccezione per la quale Bulma non sentiva il bisogno di essere al centro dell’attenzione, perché in un qualche modo che solo lei vedeva, sapeva che Vegeta, anche se taciturno, aveva un disperato bisogno di lei. E quella sera ne aveva avuto un’ulteriore prova, perché lui – le veniva da ridere al solo pensiero – si era sentito messo in ombra da Trunks. Questo le diede prova anche di quanto lui fosse insicuro, nel profondo.
Mentre dormiva, lo guardava, una cosa che di solito era lui a fare. ‘Amore mio… io non ti lascerò mai…’
Finchè, un pomeriggio di novembre, Bulma disse a Vegeta prima che andasse ad allenarsi:
“Vegeta?”
“Mh?”
“Vegeta, c’è un problema.”
“Quale?”, rispose sempre dandole le spalle, morendo dalla voglia di andarsene.
“Vegeta, sto per avere la bambina. Qui, e subito.”, rispose lei con tutta calma.
Il saiyan spalancò gli occhi e si precipitò da lei. “Cooosa? E io… e io… c-cosa dovrei fare?”
“Portami all’ospedale, idiota!”
“Donna, non osare parlarmi in questo modo!”
“Ma ti sembra il momento?? Piuttosto muoviti!”
L’aveva presa in braccio e stava per alzarsi in volo, quando la donna gridò di nuovo in modo terribile:
“Vegetaaaaa!!! Ma sei scemo? Cosa pensi che diranno i dottori vedendoti arrivare in volo?!”
La poggiò per terra. “Ho capito.”, disse poi lei, con estrema praticità. “Tu va’ ad avvisare Trunks…io vado da sola in macchina.”
“Ma non puoi andare da sola!”
“Questo lo dici tu!”, rispose, uscendo.
Vegeta si sentiva confuso. Sua moglie, che stava per partorire stava andando in ospedale da sola in macchina. Lui invece stava andando ad avvisare suo figlio. Ma un momento! Non poteva! Doveva esserci alla nascita di sua figlia! Era comunque la principessa dei saiyan!
Si precipitò dal figlio dicendo: “Trunks, tua madre sta per partorire. Io vado all’ospedale.”
Volò via dalla finestra seguito da un agitato quanto entusiasta Trunks.
Vegeta fece come se Trunks non ci fosse, arrivato in ospedale in preda al panico chiese di Bulma, finchè non trovò la stanza. Non aveva ancora partorito. Alla vista del marito e del figlio, lei sorrise, completamente sudata. Vegeta non sapeva cosa fare. Si sentiva impacciato e inutile, quando la donna lo prese per mano.
“Rimarrai qui accanto a me?”
“Io…”
“Signora, quello è suo figlio?”, li interruppe un’infermiera. “Deve uscire. L’ingresso è permesso solo ai padri, qui.”
“Oh, d’accordo… Allora… mi faccia un favore. Se le do il numero di alcuni amici, li chiamerà per me per badare a lui?”
“Naturalmente.”
Arrivarono poi Goku, Chichi e Goten, che rimasero nella sala di aspetto con Trunks che voleva però entrare.
Intanto, nella stanza, Bulma gridava dal dolore, spaventando a morte Vegeta che non aveva mai visto un parto in vita sua, neppure sul suo pianeta.
“Oh, Kami, oh! Vegeta, ti prego, rimani qui! Non andartene!”
“Sono qui! Ma… quanto… quanto ci vorrà?”
“Oh, non lo so! Deve ancora arrivare il mio dottore, e… aaaaaaaaaaaaaahhhhhhhhhhh!”
In quell’istante, arrivò il ginecologo che, aiutato dall’infermiera, si mise i guanti.
“Salve sig.ra Brief! Allora siamo alla seconda volta, eh? Questo sarebbe suo marito? Piacere, sono il dottor Ross (w ER! N.d. Mau)! Lei non c’era l’atra volta, o sbaglio?”
“Mpf… già.”, rispose lui, insospettito dal fatto che quell’uomo stava allargando le gambe di sua moglie in maniera preoccupante.
“Vegeta… fa il suo lavoro!”, gli sussurrò la donna. “Aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaahhhhhhhhhhhhhhhh!”
“Sig.ra Brief, ogni quanto ha le contrazioni?”
“Ogni due minuti… Credo si siano rotte le acque!”
“Allora ci siamo…”
“Aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaahhhhhhhhhhhhh!!!!”, gridò Bulma. Vegeta stava diventando sordo. Inoltre era terribilmente spaventato da quello che stava per succedere. Anche per Trunks era stato così?
“Vegetaaaa!!!”, lo chiamò poi infuriata lei. “Brutto idiota senza cervello!!! Lo sai che se io… aaahhh! Se io sto soffrendo così… è colpa tuaaaaa?????? Non provare mai più a mettermi le tue luride manacce addosso!!!!!!!!!! Io ti uccido!!!!!”
Il dottore allora gli sorrise, dicendo: “Non si preoccupi, dicono tutte così… tra due settimane tornerà come nuova…”
“Come nuova? Col cazzo!”, gridò Bulma.
Vegeta rimase in silenzio, spaventato, mentre in altre circostanze si sarebbe arrabbiato da morire.
“Vedo la testa! Vedo la testa!”
Vegeta allungò il collo per cercare di vedere, ma tutto quel che vide furono le mani dei dottor Ross che toccavano Bulma, e questo lo irritò parecchio. Si sorprese ad odiare quella nuova categoria appena conosciuta che erano i ginecologi.
Pian piano, la bambina venne fuori. Finchè, Vegeta vide una creatura paffutella, urlante e con una lunga coda uscire da sua moglie. La legava a lei una strana corda di carne.
“Vuol tagliare lei il cordone?”, gli chiese il medico, con parole che il saiyan non capì.
“No! Faccia lei!”, rispose disgustato.
Bulma, col fiatone, poggiò la testa sul cuscino, cercando di respirare. “La mia bambina… dov’è?”
“La stiamo lavando, sig.ra Brief… ancora qualche minuto di pazienza…”
“Vegeta…”
Lui si voltò, con la paura che potesse rivolgergli ancora parole orribili.
“Vegeta… è bella?” Per un po’, il saiyan guardò quelle gambette che si dimenavano nella vaschetta.
Poi, imbarazzato, rispose: “Lo vedrai tu stessa.”
Infine, l’infermiera porse a Bulma un fagottino rosa. Vegeta rimase in disparte ad osservare confuso la felicità sul volto di Bulma.
“Ciao, amore mio…!”, le disse la donna. Poi si voltò verso di lui: “Vegeta! Vegeta, vieni qui!”
Lui si avvicinò timoroso. Non aveva mai visto un bambino così piccolo, né aveva mai assistito alla nascita di un figlio suo. Bulma la girò in modo che anche lui potesse vederla. Una bambolina dai capelli azzurri e gli occhi color del cielo, somigliante in modo impressionante a Bulma, fece capolino dall’asciugamano rosa. Aveva uno sguardo diffidente finchè non vide Vegeta. Quando il suo sguardo duro incrociò quello di suo padre, la bambina si aprì in un grande sorriso, allungando le manine verso di lui.
“Che… che cosa vuole?”, chiese spaventato.
Bulma rise: “Vuole che tu la prenda in braccio!”
“Che cosa? Ma io… io non ho mai…”
“C’è sempre una prima volta, tesoro… Coraggio, prendila!”
Aveva un paura matta che prendendola in braccio l’avrebbe rotta, tanto le sembrava fragile. Quando la moglie gli mise fra le braccia la neonata, provò qualcosa che non aveva mai sentito. La piccola continuava a sorridergli, mostrandogli tutto il suo amore. Quel sorriso innocente e dolce, aveva comprato il suo cuore per sempre. Forse perché quella bambina gli ricordava la sua donna, forse perché non aveva mai visto nascere un bambino, ma sentì il suo cuore battere forte, e in quel momento capì che quella creatura avrebbe avuto uno strano potere su di lui per sempre. Come una piccola Bulma che gli diede una ragione in più per restare sulla terra. Trunks, a lui voleva bene da morire perché era il suo primogenito ed era la prima cosa di cui andava orgoglioso e fiero. Questa bambina invece, era la sua principessa, una figlia simile alla donna della sua vita, e per questo importante.
Bulma restò a fissare i suoi occhi sognanti. Aveva capito che Vegeta e sua figlia si erano innamorati l’uno dell’altra, e sarebbe stato un amore difficile da distruggere. La bambina infatti, fin quando non le venne fame, rifiutò di stare in braccio a sua madre, e tantomeno Vegeta aveva intenzione di separarsi da lei, anche se non lo dava a vedere. Finalmente entrò poi anche Trunks a conoscere la sorellina, ma la piccola guardava storto anche lui.
“Ehi, papà! Somiglia alla mamma, ma sembra che abbia ripreso il tuo carattere, sai?”
“Tsk!”
“Lascialo perdere, Trunks! In realtà, adora tua sorella!”, sussurrò Bulma.  
Trunks si era addormentato sul letto accanto a sua madre. Vegeta era rimasto alla finestra a guardare chissà dove con la bambina in mano. Quindi, le si avvicinò.
“Sai… ho pensato che potremmo chiamarla Bra.”
“Non è un brutto nome.”, rispose.
Bulma accarezzava la testa di Trunks. “Sai… sono felice.”
“Davvero?”, disse lui, continuando a guardare la piccola, addormentata.
“Sono contenta d’aver avuto due splendidi bambini… e sono contenta che sia tu il loro papà.”
Vegeta mise la figlia nella culla.
“Le vuoi proprio bene, eh? E pensare che nemmeno la volevi!”
Si sentì imbarazzato. “Ehm… in quel momento…”
“Non devi giustificarti! Ti sei ricreduto da solo, basta questo! Ti amo, Vegeta. E anche se forse non lo dirai mai, so che vuoi bene a Trunks e a Bra.”
Il saiyan la baciò. “Hai detto tutto tu!”
“Su, porta Trunks a casa adesso. Ci vediamo domani, ok?”
“Ma io…”
“Niente ma, tesoro. Ora va’ a riposarti. E stai con Trunks.”
Il principe dei saiyan prese in braccio suo figlio dormiente. Bulma. Odiava ammetterlo, ma era l’unica che gli dava ordini. E li eseguiva per di più. Come aveva fatto a incastrarlo? Non lo sapeva. Avevano una famiglia insieme. E per la prima volta, si trovò ad ammettere che non voleva che fosse altrimenti.
  
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