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Autore: xwonderdemi    22/11/2011    7 recensioni
"Ci arrampicavamo sul tetto a parlare del nostro futuro come se ne sapessimo qualcosa,
non era nei piani che un giorno ti avrei perso.
In un’altra vita, sarei stata la tua ragazza,
avremmo mantenuto le nostre promesse, noi due contro il mondo.
In un’altra vita avrei fatto in modo che restassi,
così non devo dire che sei stato tu quello che se n’è andato.
Quello che se n’è andato."
Dal prologo: «Ma il destino aveva deciso. Il destino non ci voleva insieme, altrimenti non me lo avrebbe portato via».
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nicolas | Coppie: Antonella/Bruno
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Gosh, vi adoro! **
Iniziate a preparare i fazzoletti per i capitoli che verranno...

T
he one that got away.


Capitolo VI.

Quasi mi veniva da piangere.
Era stato tutto perfetto tra di noi; sin dall'inizio. Perché eravamo finiti così?
Tutta colpa della mia stupidaggine, del mio essere una bambina capricciosa.
Sì, mi comportai esattamente così...ma all'inizio non me l'ero presa. Ero perfino contenta, Bruno stava per avere la sua grande opportunità.
Era estate anche per me, precisamente l'ultimo giorno di scuola superiore: avevo appena terminato il mio esame di maturità. Ero felicissima per quel fatto e perché finalmente avrei potuto dedicare tre interi mesi a Bruno.
Quando uscii dal liceo, tutti vennero ad abbracciarmi entusiasti: i miei genitori, Caterina, Gonzalo, Felicitas, Alan e lui.
«Amore mio, sei stata bravissima. Quel 110 te lo sei meritato.», esclamò, baciandomi la fronte e stringendomi a sé.
«Grazie, amore.», sospirai. «Finalmente tre mesi tutti per noi...», dissi, alzando lo sguardo e sorridendo.
Bruno smise per un attimo di sorridere, poi fece una smorfia, ma già da allora intuii che non prometteva nulla di buono.
Andammo in un ristorante per festeggiare ed io e Caterina, essendo migliori amiche, festeggiammo insieme. C'eravamo tutti, ma proprio tutti, anche Manuel, il padre di Bruno e Gonzalo.
Avevo avuto occasione di conoscerlo: era un tipo simpatico, dolce e solare, solo che si vedeva da un miglio che non stava bene psichicamente.
Già, a quel quadretto mancava sua moglie, nonché madre del mio fidanzato.
Sophia.
Mi dispiacque così tanto per Manuel, ma non sfiorammo l'argomento, perché altrimenti l'atmosfera si sarebbe solamente incupita ed era un giorno di festa: via i musi lunghi!
Alla fine della nostra festicciola, passai a casa a prendere un cambio e il pigiama, perché sarei stata da Bruno quella sera.
Osservai il pigiama color rosa pastello, indecisa se portarlo o meno...dopotutto, non è che mi sarebbe servito a molto.
Lo portai giusto per non far insospettire i miei: non sapevano che ormai non ero più una bambina da qualche mese...anche se forse avrebbero potuto immaginarlo.
Sempre meglio prevenire che curare.
Presi la trousse, cercai di infilare tutto nella sacca e scesi nel vialetto, ad aspettare Bruno.
Erano le dieci e un quarto, era in ritardo! E lui era sempre stato puntuale...
Decisi di chiamarlo. «Pronto?», rispose.
«Amore, ma dove sei finito?!», esclamai cercando di non arrabbiarmi per nulla.
«Dove sono fin...Oh! Scusa, m'ero dimenticato che dovevo venirti a prendere, ho dovuto iniz...no, lasciamo perdere. Cinque minuti e sono da te, scusa ancora amore mio.», e riattaccò.
No, Bruno mi nascondeva decisamente qualcosa. Quell'aria triste la mattina, quei sorrisi forzati, il ritardo...
Increspai le labbra in una smorfia di disapprovazione: mi avrebbe sicuramente detto tutto.
La sincerità era alla base di ogni rapporto, il nostro per primo.
Ed io mi fidavo del mio Bruno.
Dopo qualche minuto arrivò. «Ciao!», esclamò, respirando a fatica.
«Ciao.», dissi freddamente.
Cosa...mi stava succedendo? Avevo anche convinto me stessa che non era niente, che sarebbe passato...ed ora gli rispondevo così? Ma era più forte di me, in quel momento non avevo il controllo di me stessa. «Andiamo.», mormorò solamente, dirigendosi verso la sua auto.
Strinsi la sacca e, dopo un silenzioso sospiro, lo seguii a ruota.
In macchina regnò un religioso silenzio, nessuno dei due aprì bocca. Anche a casa, la stessa cosa. «Vado a...mettermi il pigiama.», sussurrai.
Sentii una pressione sul mio braccio. «Aspetta: scusami, Antonella. Mi dispiace...so che il mio comportamento ti darà da pensare, ma...ti giuro che me n'ero solamente dimenticato, la mia testa è altrove e...», mi voltai e vidi sul tavolinetto uno schizzo, i suoi colori e un...contratto?!
«Cos'è quello?», domandai, lasciando perdere ciò che stava dicendo.
Sobbalzò e deglutì. «Io...», non ebbi tempo di fargli dire o far nulla, presi quel foglio tra le mani e lessi.
Era un contratto, effettivamente. Molto importante. «Devi fare un...ritratto e...», mi portai le mani alla bocca. «Era per questo che eri così strano?», chiesi.
Lui annuì. «Volevo parlartene, ma oggi era il nostro giorno, il tuo e...non volevo rovinartelo.», spiegò.
Lo abbracciai. «Sono così felice per te, amore. Sei bravissimo e meriti che il tuo talento sia scoperto. Come potrei non appoggiare questo progetto?», lo guardai negli occhi.
Ed io che m'ero così preoccupata!
«Ti amo, tantissimo...», sussurrò, poi posò le sue labbra sulle mie, mi prese in braccio con una meta ben precisa: camera da letto.
Au revoir, pigiama!
Lo sapevo che sarebbe stato inutile...
Mi morsi un labbro, rievocando quei ricordi.
Già, ero contentissima per lui e per la sua arte, ma si sa che tutto ha i suoi lati negativi. Anche quella sua scelta.
Ero quasi in fase di dormiveglia, poi Bruno parlò. «Sei davvero felice di quel che ti ho detto, amore?».
M'issai sugli avambracci per guardarlo negli occhi; odiavo parlare senza fissare il mio interlocutore. «Sì, sono sicurissima.», risposi decisa.
«Forse lo sei perché non sai tutto.», sospirò.
«Cosa...cosa vuoi dire con tutto?», chiesi, leggermente preoccupata della sua risposta.
«Voglio dire che non possiamo passare l'estate insieme.», mormorò. «O meglio, non tutta l'estate insieme.», aggiunse, specificando.
Lasciai la coperta che fino a poco prima stavo stringendo tra le mani e mi pietrificai.
«Cosa?», balbettai.
Mi alzai dal letto, chiudendomi in bagno e facendomi la doccia. Misi il pigiama e tornai da Bruno. «Antonella, io...», tentò di giustificarsi.
«Ho capito che è il tuo sogno e sono comunque felice per te...ma Bruno, io questa vacanza insieme la sognavo e la bramavo da mesi. Ci sono solo rimasta male ed ho bisogno di dormirci su, okay?», dissi.
«Okay.», biascicò a bassissima voce.
Gli baciai la fronte e cercai di addormentarmi.
Il giorno dopo, mi alzai per prima e scesi per fare colazione. Ancora non mi sembrava vero...
Avevo programmato tutto, sarebbero stati i tre mesi più belli della mia vita ed ora sapere che quel tempo sarebbe diminuito per un incarico importante mi faceva rimanere di sasso.
Sentii due mani cingermi i fianchi e delle labbra baciarmi la guancia destra. «Buongiorno!», cinguettai, facendo finta di nulla e versando il caffé nella tazzina.
Mi scostai dal suo abbraccio e mi sedetti sulla sedia poggiando la mia colazione sul tavolo.
Bruno sospirò, seguendomi e sedendosi anche lui. «Mi terrai il broncio per sempre?», chiese.
Sbattei una mano sul tavolo. «Io...», balbettai, in cerca di parole. «Sono delusa.», ecco, la bomba l'avevo sganciata.
«Non dipende da me, sai che...», lo fermai.
«Fammi finire, voglio che tu sappia perché.», presi un gran respiro. «Il fatto è che, prima pensavo che questa sarebbe stata la nostra estate ed ora mi vieni a dire di questa cosa. Insomma, non mi ci sono abituata, è strano e mi da' fastidio. Mi da' fastidio il fatto che non me l'hai detto prima, ma anche che mi sono vista crollare tutto quel che avevo sognato.», sospirai.
«Va bene, rinuncerò ed avremo la nostra vacanza.», dichiarò.
«NO!», protestai. «Non voglio nemmeno questo, non ti devi sentire in obbligo di rinunciare per me. Avremo occasione per stare insieme, ma devi promettermi almeno che mi penserai ogni tanto.», affondai la testa nell'incavo della sua spalla.
«Non potrei non pensarti. Ecco che la principessina che spara cavolate ritorna.», ridacchiò.
Sorrisi. «Non sono cavolate.», mi lamentai.
«Quando mai dici qualcosa di serio?», chiese.
«Bruno Molina!», lo ripresi, dandogli un pizzicotto sulla guancia. «Non prendermi in giro.».
«Sarà fatto, sua Altezza.», simulò un inchino e scoppiai a ridere.
«Vieni qui!», esclamai, tirandolo verso di me e dandogli un bacio a fior di labbra.
Sì, forse nemmeno quello ci avrebbe diviso.
Il nostro amore sarebbe stato più forte di tutto, tranne della morte...
...mi ritrovai a pensare malinconicamente, distogliendo lo sguardo dal cielo e tornando alla scatola.









Note dell'autrice.
Okaaaaaaay, è corto ed anticipa il motivo del...NO, NIENTE SPOILER.
Sono cattiva, sì, lo so *odiatemi* <3
Alla prossima,
Claudia.

  
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