Lemon
High School
-
Come innamorarsi al liceo e uscirne sani e salvi! -
Episodio
1
Nuovi
arrivati
Hinata
Hyuga stava ripassando i verbi dell’aoristo
terzo nella sua classe, prima che suonasse la campanella.
Interrogazione di
greco alla seconda ora, più probabile interrogazione di
letteratura italiana e
due ore di matematica… un mercoledì veramente orribile.
Fortunatamente aveva
studiato, perciò in quel momento stava dando solo una letta e,
dato che era
arrivata in anticipo (come al suo solito), a scuola non c’era
quasi nessuno,
così poteva stare tranquilla.
Hinata
alzò lo sguardo e guardò fuori dalla finestra.
Era una nebbiosa giornata di novembre. La nebbia le permetteva di
vedere
soltanto qualche albero dalle foglie arancioni o gialle. Era da sola in
classe,
a parte uno studente incappucciato, Shino Aburame, che dormicchiava
sulla sua
sedia. Hinata si perse per un attimo
guardare l’aula, con due finestre e tre file di quattro
banchi disposti
a due a due, un armadio di legno di tinta chiara con alcuni libri
dentro e i
muri dipinti di verde chiaro e bianco. Poi tornò al suo libro di
greco.
-
Ehi, ciao Hinata! - disse una voce maschile.
Hinata
si girò verso la porta. Kiba Inuzuka la stava
salutando sorridendo. Indossava un giubbotto nero e una sciarpa rossa
all’apparenza molto soffice.
-
Bark! - disse Akamaru, il cane di Kiba, mentre
prendeva posto e si metteva a ripassare greco pure lui.
-
Ciao ragazzi! - disse Hinata, domandandosi
contemporaneamente perché Kiba la salutava sempre con
così tanto calore...
“Beh,”
disse tra sé la ragazza, “Kiba è sempre stato
espansivo…”
Nella
mente di Kiba, intanto…
“Beh,
ci siamo! Mi ha risposto amichevolmente… ormai
ce l’ho in pugno, sono a un passo dal conquistarla!”
Il
ragazzo andò a togliersi giubbotto, sciarpa e
guanti e li appese all’attaccapanni in fondo all’aula,
casualmente vicino a
quello di Hinata.
-
Ehi, Hinata - riprese Kiba, - mi accompagni alla
macchinetta a prendere un cappuccino? -
Hinata
disse di sì (tanto la sera prima aveva studiato
fino alla nausea) e prese anche lei dei
soldi per prendersi una cioccolata. Lungo il corridoio azzurro e bianco
del
loro piano la calma fu interrotta dai litigi che segnalavano
l’arrivo di Karin
e Suigetsu. Hinata guardava dritta avanti a sé, Kiba fischiettava con apparente noncuranza.
Mentre
Hinata si stava prendendo la cioccolata, Choji
Akimichi, Shikamaru Nara e Ino Yamanaka, tre ragazzi della sezione
parallela
alla sua, arrivarono e la salutarono con un’espressione da
funerale, tutti e
tre tremanti e avvolti in soffici sciarpe.
-
Ciao Hinata - dissero Ino e Choji, mentre Shikamaru
fece uno sbadiglio con la bocca così spalancata che Hinata
riuscì a vedere
tutti i trentadue denti.
-
Ciao! - rispose Hinata.
-
Ciao! - disse Kiba a sua volta - Come va? -
-
Potrebbe andare anche meglio, - disse Ino levandosi
i guanti viola. - Compito di algebra tra un quarto d’ora…
e la professoressa
Anko non ha pietà nel darci gli esercizi… -
-
E voi non avete Kakashi per greco e latino… - s’intromise
Kiba. - Ma il peggio di tutti è il professor Gai per ed.
fisica… quel pazzoide
ci fa fare trenta giri di campo da calcio quando c’è bel
tempo! Per fortuna c’è
l’inverno! Lui e la sua stupida gioventù…
l’ultima volta gli si è bloccata la
schiena! -
-
Beh, - disse Choji mentre sgranocchiava una
merendina, - per fortuna noi abbiamo il professor Shii, che è
più umano a
ginnastica… a noi fa fare solo dieci giri di campo. -
-
Inoltre è stra-figo… - disse Ino – … ma io
ho il mio
Sai. Comunque, adesso non importa a nessuno. Hinata, in bacheca hanno
affisso
un foglio per chi vuole partecipare alla rappresentazione de “La
Bohème”. Va in
scena ai primi di dicembre. -
Hinata
s’illuminò.
-
Ah, bello! Penso che andrò ad iscrivermi... Tu ci
vai?”
-
Non lo so - rispose Ino. - In quei giorni dovrei
avere un saggio di danza, ma non ne conosco ancora il giorno…
beh, ora andiamo
in classe. Ci conviene avere più tempo possibile. -
-
Ok - replicò Hinata.– Beh, buona fortuna! -
-
Speriamo! - dissero Choji e Ino. Poi si sentì qualcuno
che russava. I quattro ragazzi
guardarono per terra e videro Shikamaru che dormiva beatamente, con
tanto di
cuscino e cappellino da notte. Choji lo prese per una caviglia e lo
trascinò
per tutto il tragitto fino alla classe, seguito da Ino che ripassava le
regole
delle disequazioni ad alta voce.
Mancavano
cinque minuti al suono della campanella e
Hinata e Kiba scesero le scale e andarono al piano terra. La bacheca si
trovava
vicino alla segreteria, che aveva la porta aperta. Hinata guardò
il foglio
appeso nella bacheca di sughero. Lo spettacolo si sarebbe tenuto il
cinque di
dicembre. Dopo aver firmato e segnato un posto per lei nella loggia,
Hinata
sbirciò dentro la segreteria attraverso la porta e rimase
incuriosita. Dentro
vi era un uomo biondo che firmava dei documenti davanti a Shizune, una
delle
segretarie. Dietro di lui c’erano due ragazzi più o meno
della stessa età, un
ragazzo dai capelli biondi e una ragazza dai capelli rosa. Hinata si
incantò a
guardare il ragazzo. Indossava una giacca a vento blu e una sciarpa e
un
cappello grigio. Aveva lo zaino per terra, davanti alle sue gambe, e
gli tirava
dei deboli calci per passare il tempo.
Hinata
guardò poi la ragazza: era composta, anche lei
con una giacca a vento, ma di color rosa, in tinta con i suoi capelli.
Anche
lei aveva lo zaino appoggiato a terra, ma non lo prendeva a calci come
il
ragazzo.
La
campanella suonò e Hinata sobbalzò.
-
Hinata, ti sei incantata? - disse Kiba. - Andiamo, o
Deidara romperà come al solito, e non ho intenzione di passare
storia dell’arte
con lui che ci tedia con la sua stupida arte. -
Hinata
annuì, ma si girò per un momento e in quell’istante
vide che il ragazzo biondo la osservava con un’espressione
interrogativa e lei
automaticamente arrossì.
-
Naruto, hai capito? - disse l’uomo biondo.
-
Si si, papà - rispose il ragazzo distogliendo lo
sguardo da Hinata.
-
Hinata? - insistette Kiba.
-
Si, Kiba, andiamo… - disse Hinata.
I
due fortunatamente riuscirono a tornare in classe
poco prima che arrivasse il professor Deidara. In classe erano ormai
arrivati
tutti e Shino era ancora in catalessi.
-
Ehi, - disse Kiba - non dovremmo svegliare Shino? -
-
Io sono sveglio… - disse minacciosamente l’incappucciato,
- stavo solo aspettando che qualcuno venisse a salutarmi… -
Kiba
impallidì mentre Shino schioccava le dita della
mano. L’unico commento fu quello di Tobi, mentre Sasuke Uchiha
era sempre
silenzioso, vicino alla finestra.
- Tobi is a good boy! -
Il
giorno dopo Hinata arrivò a scuola tutta tremante
per il freddo e la prima cosa che fece, dopo essersi tolta giubbotto
viola, i
guanti blu e dopo aver messo lo zaino ai piedi del suo banco in seconda
fila,
fu sedersi per terra con la schiena attaccata al termosifone. Stava
benissimo lì
al calduccio senza rumore, godendosi il fatto di non avere
interrogazioni o
verifiche quel giorno. Quel pomeriggio avrebbe potuto dedicarsi un
po’ a sé
stessa: magari avrebbe letto un libro, o scaricato un po’ di
canzoni… oppure
non avrebbe fatto proprio niente, cosa molto allettante…
Hinata
si ridestò da quel tepore quando sentì un rumore
di passi e delle voci nel corridoio che non aveva mai sentito.
-
Per fortuna siamo arrivati, Sakura, - disse una voce
maschile. - Non sapevo che qui a Mistulo potesse fare così
freddo. -
-
E siamo solo a metà novembre… beh, dov’è la
tua
classe? -
-
Mm… mi sembra che la 1° b sia l'aula 17. - disse il
ragazzo. (nota: al
liceo classico, prima della riforma
Gelmini, i primi due anni venivano chiamati quarta e quinta ginnasio,
in
ricordo del vecchio ordinamento scolastico, e gli ultimi tre anni erano
il
liceo. Naruto e Hinata frequentano la prima liceo, ovvero la terza
superiore)
“
Aula diciassette?” pensò Hinata. “E’ la mia!
Ma chi
saranno questi?”
-
Invece la mia, la 1à a, è l’aula 21 - disse la voce
femminile. - Da quel che ha detto la segretaria, vuol dire che siamo
sullo
stesso piano. -
- Allora vado,
ci vediamo dopo - disse Naruto.
Il
ragazzo arrivò in classe. Era il ragazzo biondo che
Hinata aveva visto il giorno prima in segreteria. Aveva una cuffia
nell’orecchio
destro, così da poter sentire. Indossava la stessa berretta
grigia e la giacca
a vento blu.
Anche
lui si bloccò nel vedere Hinata seduta a terra.
Si sentiva un po’ a disagio, evidentemente, perché non era
più rilassato ma si
guardava attorno. Alla fine, però, le parlò.
-
Ciao -, disse il ragazzo.
-
Ciao - replicò
Hinata alzandosi in piedi.
“Oh,
è carino” pensò Hinata. “Ma chi
sarà?”
-
Io mi chiamo… - cominciò la ragazza, ma il ragazzo
uscì fischiettando dall’aula prima che lei potesse
completare la frase,
lasciandola da sola.
“Ma
che tipo!” disse tra sé Hinata dopo qualche
secondo. Era rimasta bloccata dalla velocità con cui il ragazzo
era sparito.
Poi guardò attentamente, e vide che era apparso un banco in
più nell’ultima
fila.
“Che
si sia trasferito qui?” pensò Hinata. Stranamente
curiosa, la ragazza uscì dalla classe ma si scontrò con
qualcuno. Alzò lo
sguardo e vide che era Sasuke Uchiha, con i suoi soliti vestiti neri e
il
lettore Mp3 a volume alto.
-
Oh, scusa, Sasuke… - disse Hinata.
Il
ragazzo scrollò appena le spalle, mise la cartella
in classe e poi uscì dall’aula, andandosene per conto suo.
Hinata pensò a ciò
che gli era successo mentre lui si allontanava, e si sentì
triste. Poi vide la
stessa ragazza dai capelli rosa che aveva visto il giorno prima con il
nuovo
ragazzo biondo. Stava sulla soglia della classe e osservava Sasuke che
camminava per il corridoio. Il ragazzo alzò lo sguardo verso i
lei, poi continuò
ad andare per la sua strada.
-
Ciao Hinata! - esclamò una voce da dietro di lei in
quel silenzio tombale, facendole prendere uno spavento.
-
AAH!! Kiba, ma che fai?! - disse Hinata,
riconoscendo la voce. - Mi hai fatto venire un colpo! -
-
Oh, dai… non essere esagerata... -
I
due battibeccarono finché Kiba non le chiese scusa.
Naruto, intanto, dietro l’ angolo del corridoio, sorrideva.
-
Buongiorno ragazzi - disse il professor Kakashi (che
era entrato in classe un quarto d’ora dopo il suono della
campana). - Come
avrete sicuramente notato, c’è un nuovo studente con noi.
Spero che lo facciate
sentire accolto e gli facciate passare dei bei momenti qui alla
‘Lemon High
School’. -
“Ci
penserò io a rovinargli la vita” pensò
malignamente il professore.
-
Perché non vieni a presentarti? - disse Kakashi a
Naruto.
Naruto
si alzò e andò davanti alla classe con aria
spavalda.
-
Ciao a tutti - cominciò. - Mi chiamo Naruto Uzumaki
e mi sono trasferito qui da poco. Spero di fare amicizia con tutti e...
-
-
Non ti ho chiesto la storia della tua vita - disse
Kakashi. - Ora puoi pure tornare al posto. -
Naruto
guardò il professore alla sua destra e inarcò
il sopracciglio destro con espressione interrogativa. Poi tornò
al suo posto
con aria noncurante.
-
Allora ragazzi - continuò il professore, - oggi
abbiamo letteratura greca. Prendete il libro dei testi e apritelo a
pagina 53,
il capitolo su Elena a Troia. -
Hinata
prese il libro di testo e cominciò a prendere
appunti sulle parole del testo greco e sul motivo di determinati
costrutti
grammaticali. Ad un certo punto, però, scrivendo troppo
velocemente, le scivolò
la penna dalle mani e, chinandosi a raccoglierla, si accorse che Naruto
la
stava osservando. Era in ultima fila, alla sua sinistra. La ragazza
arrossì,
prese la penna e tornò a scrivere.
Hinata,
nonostante fosse pervasa dalla voglia girarsi
a guardare quello strano tipo, riuscì a resistere fino alla
ricreazione. Dopo
il suono della campanella, Hinata aspettò che il professor Ebisu
uscisse dalla
classe e si girò verso il ragazzo. Alcuni dei suoi compagni di
classe, Kiba,
Akamaru, Ten Ten e Tobi erano attorno al banco di Naruto. Beh, Kiba,
Akamaru e
Ten Ten erano attorno al banco di Naruto, mentre Tobi abbracciava il
povero
ragazzo.
-
Oh, Tobi sa già di volerti bene! Tu vuoi bene a
Tobi? - diceva Tobi.
-
Per favore, mi stai strozzando! - Naruto stava
diventando porpora in faccia.
Gli
altri ridevano.
-
Non preoccuparti, - disse Ten Ten. - Tra un po’ ci
farai l’abitudine. -
-
Bark bark! - disse Akamaru.
Dato
che Tobi non accennava a volersi staccare e
Naruto stava assumendo un colorito bluastro, Ten Ten, prese una
cerbottana, una
siringa piena di sonnifero per elefanti e la soffiò contro Tobi,
che lasciò
Naruto e cadde a terra.
-
Kiba, dammi una mano a portare Tobi dai bidelli. -
-
Va bene - disse Kiba, prendendo Tobi per i piedi
mentre la ragazza lo aveva preso per le braccia. Akamaru andò
con loro, lasciando
Naruto e Hinata da soli. Il ragazzo guardò Hinata con faccia
inespressiva.
Hinata
non sapeva bene cosa dire: avrebbe voluto
presentarsi e iniziare amichevolmente una conversazione con lui, ma
anche
chiedergli perché prima se n’era andato ignorandola
completamente. Non sapeva
bene come comportarsi, anche perché non voleva iniziare con il
piede sbagliato
con un nuovo arrivato, ma alla fine decise di parlare.
-
Io… - iniziò Hinata.
-
Faccia di patata - disse Naruto.
-
… Cosa? - disse Hinata sconcertata.
-
Faccia di patata - disse Naruto ridendo. - E’ dalla
prima ora che cerco di trovare un soprannome per te, e ieri sera ho
mangiato
delle patate arrosto, così ho pensato di chiamarti così.
Non ti dispiace, vero?
-
Hinata
prima lo guardò con gli occhi fuori dalle
orbite, poi s’innervosì tanto da cominciare a tremare.
-
Che c’è? - chiese Naruto con aria innocente.
-
M… m… AH! - sbottò Hinata, e uscì dalla
classe.
Naruto la osservò mentre usciva e rientrava imbarazzata,
perché la campanella
della fine dell’ intervallo aveva suonato e Kakuzu, il prof di
matematica,
sempre in perfetto orario, era già arrivato.
“Che
figura del cavolo” pensò Hinata. Era così nervosa
che non si girò per tutto il tempo e, alla fine delle lezioni,
uscì più
velocemente che poté ma si ritrovò nel gorgo formato
dagli studenti che
cercavano di uscire tutti per primi. Quelli più desiderosi di
uscire, però,
erano i professori, che bloccavano gli studenti nel tentativo di uscire
dall’edificio,
con la speranza di non dover tornare mai più in quel luogo di
distruzione del
sapere. Per esempio, Kakashi ripensava ancora all’interrogazione
della terza
ora in terza liceo, in cui uno studente aveva detto che Giulio Cesare
era un
famoso portiere dell’Inter… Kakashi aveva avuto
l’istinto di defenestrarlo.
Hinata
alla fine riuscì ad uscire dalla scuola ma,
quando era ancora nel cortile, si sentì chiamare.
-
Ehi, faccia di patata! -
Hinata
arrossì violentemente, imbarazzata di essere
stata chiamata così in mezzo alla gente. Sentì il
risolino di alcune ragazze e
si arrabbiò ancora di più.
-
Ehi, fermati! - continuò Naruto.
Hinata
non si fermò e andò avanti per la sua strada,
uscendo dal cortile scolastico. Naruto allora la superò di corsa
e le si parò
davanti.
-
Potresti almeno degnarti di girarti, - le disse
Naruto.
Hinata
lo guardò scocciata senza aprire bocca.
-
Non vuoi sapere perché ti ho chiamata? -
Hinata
non si mosse, più che altro perché si stava
congelando.
-
Beh, te lo dico io: guardati le mani - disse Naruto.
Hinata
si guardò le mani. Non le sentiva quasi più per
il freddo, ma erano normali.
-
Non ti sei dimenticata qualcosa? -
Hinata
non capì bene a cosa si stesse riferendo Naruto
finché il ragazzo non le porse un paio di guanti blu scuro.
-
Te li sei dimenticati nella fretta di uscire. -
Hinata
guardò per un secondo i guanti, poi li prese e
se li infilò. Certo che un gesto di gentilezza da lui non se lo
sarebbe
aspettato.
-
Beh... grazie… - disse la ragazza.
Naruto
scrollò le spalle e si allontanò per la strada
che portava alla stazione degli autobus senza dire niente.
-
Sakura, la cena è quasi pronta! - disse Kushina.
-
Arrivo mamma! -
replicò Sakura dalla sua camera.
Era
tardo pomeriggio e ormai era calata la notte
insieme alla nebbia. Sakura era in camera sua a studiare latino, o
meglio, a
cercare di studiare latino. Quel ragazzo, quello vestito di nero,
sempre
solitario, la incuriosiva da morire. Durante lo intervallo aveva
chiesto chi
fosse a una sua nuova compagna di classe dai lunghi capelli biondi (Ino
o Mimo,
non si ricordava più il nome) e questa le aveva risposto che si
chiamava Sasuke
Uchiha e che da circa un anno era diventato così solitario.
Tuttavia non ne
aveva capito bene il motivo perché uno strano personaggio dai
capelli neri a
scodella, che parlava sempre di gioventù effimera, le aveva
prese e costrette riordinare
la palestra, obbligandole a cantare la sigla di ‘Friends’
per tutto il tempo.
Dopo
lo aveva visto allontanarsi a piedi per una via
isolata, con le cuffie del lettore Mp3 nelle orecchie e con lo sguardo
chino
verso il suolo. Aveva avuto lo strano istinto di andare da lui, ma poi
aveva
visto suo fratello Naruto e lo aveva raggiunto, poiché la sua
corriera sarebbe
partita entro venti minuti.
E
in quel momento Sakura, con gli occhi fissi sul
libro di latino, pensava a quel ragazzo dall’espressione triste,
imperscrutabile.
-
Forza Sakura! Ho fame! - la voce di suo fratello
gemello Naruto era impaziente.
-
Uff… arrivo! -
Sakura
s’infilò le pantofole e scese le scale, unendosi
alla famiglia che la stava aspettando per la cena. Ignorando le risate
del
padre Minato, che guardava Kushina minacciare Naruto di una doccia
fredda
durante se non avesse mangiato i broccoli, trascorse tutta la sera
pensando al bellissimo
volto di quel ragazzo. Sasuke Uchiha.
Spazio
Autore
Ciao
a tutti! Questo
è il primo racconto che pubblico e spero non ne sia uscito un
obbrobrio… Ringrazio
tutti coloro che lo leggeranno e mi piacerebbe se lasciaste una
recensione di qualunque genere J
Ringrazio
V. Hyuga
che mi ha supportato moltissimo nella stesura di questo primo capitolo,
e
Roxys, che mi ha aiutato nella pubblicazione su EFP! Grazie!.
Aggiornamento
previsto per lunedì prossimo!