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Autore: Julie Jinji    23/11/2011    1 recensioni
Quell' Erasmus aveva cambiato il suo cuore da qualcosa di gelido e distaccato in qualcosa che neanche lei poteva capire... Quella foto fu la pietra che fece arricciare l' acqua... che trascinò con se la loro essenza...
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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   HIT ME

Silvia seduta sulla poltroncina della sala di aspetto rideva, e guardando i biglietti che stringeva in mano, si voltava con frequenza verso Giulia che intanto pensava silenziosamente lì vicino senza parlare e né guardandola.
Silvia - Giulia volevi fare l' Erasmus? beh lo stiamo facendo, non proprio come volevi tu ma lo stiamo facendo no!?

Giulia - Sissi io pensavo a una meta più europea per così dire...non so Londra, Parigi magari anche Berlino... ma no! noi andiamo a prenderci qualche malattia mortale a..

Silvia - A Seoul!!! non ti sembra fantastico... Asia!!!

Giulia - Appunto Asia. Sai si trova a 12 ore di distanza da casa, fuori dalla grazia di Dio e della medicina sanitaria. Già so che morirò li con qualche malattia strana e il mio corpo non tornerà mai a casa.. farò la fine di Gianluca: verrò buttata nella discarica di Tor Pignattara!!! ahaha

Silvia non smetteva di ridere vedendo Giulia preoccupata , e pensava al fatto che ora non era lei a fare l' ipocondriaca e la cosa le apparve strana. Partire per studiare li era per le ragazze un opportunità che non poteva ripetersi e non prenderla al volo sarebbe stata una pazzia. Ma più che una vacanza studio si stava trasformando in un' avventura senza eguali. Sia Giulia che Silvia studiavano storia all' università ed era da tanto che progettavano di partire insieme e questa sembrava una buona scusa anche per staccare la spina dai ritmi frenetici della vita dello studente.
Era già arrivata l' ora di imbarcarsi.
Sull' aereo.

Silvia – Jules allora sei contenta?- ridendo.

Giulia - Certo Sissi sprizzo felicità da ogni poro del mio corpo, che già si sta sentendo male al solo pensiero di sentirsi male lì giù. Mi aiuterebbe molto a calmarmi il poterti uccidere. - Silvia la guardava e cercava di trattenere una risata che sicuramente avrebbe fatto girare anche il pilota! Giulia nonostante l' arrabbiatura iniziale non poteva tenergli muso per troppo tempo. Era una qualità che Silvia oscuramente aveva, cioè quella di risultare adorabile e divertente a tutti, e Giulia che più la frequentava non era riuscita a non farsi trasportare. Affrontarono il viaggio senza nessuna difficolta e una volta atterrate e presi i bagagli si avviarono all' uscita dell'aeroporto. Misero un piede fuori e si ritrovarono immerse magicamente in un nuovo mondo di caos e colore accesi, di taxi gialli e ragazzi con la carrozza trainabile. Tutti presi dal loro da farsi, come potevano accorgersi di due italiane allo sbaraglio. L' emozione era così forte da non accorgersi del tremendo ritardo che avevano, e una volta arrivate negli alloggi dell' Erasmus presero una bella stillata dalla direttrice. Sembrava un tipico film americano. Le due si erano appena sistemate in camera che subito vi regnava il disordine.

Silvia – Jules ci vorrebbe Dorota! Le disse ridendo davanti all' effettivo disastro.

Giulia - Sissi qui ce ne vuole una squadra! Ahaha!!- .

Il primo giorno di lezione fu entusiasmante ma anche estremamente faticoso; il doverlo seguire in inglese per Giulia fu uno strazio enorme data la sua scarsa capacità di farselo piacere. Silvia invece sembrava piena di energie, ma come toccò il letto cadde come un sasso, e iniziò a russare talmente forte da non permettere a Giulia di dormire. Ma non le importava, anzi le permise di godersi quella pace che tanto andava cercando da tanto. Seoul era fantastica, anche più di quello che si immaginava, e di notte mostrava ancora di più la sua magnificenza in uno sfondo di luci e persone; ma non si presentava come durante il giorno nella frenesia totale, era quasi come se il tempo si fosse fermato. Tutto andava a rilento, le persone, le macchine, i suoni. Sembrava essersi chiusa in una bolla che attenuava le vibrazioni. Ma di certo non quelle che emana Silvia mentre russava. Il giorno seguente ebbero lezione solo la mattina e allora decisero di andare a mangiare il vero cibo orientale. Da brave degustatrici quali erano, non si sarebbero mai tirate indietro nell' assaggiare ogni cosa le venisse messa davanti. Mangiarono quasi fino allo svenimento e poi per "digerire" girarono per la città.

Silvia - Ma non ti sembra fantastico?-

Giulia - Fantastico è dire poco...forse venire qui non è stata proprio una brutta idea. Finalmente hai usato il cervelletto e ne sono fiera! Sai non capitano tutti i giorni tali miracoli!

Silvia - Ah simpatica! intanto se non fosse stato per me tu eri ancora lì a decidere e a fare mille conti, a ragionare su tutto. Hai la mente troppo matematica per i miei gusti!

Giulia- E tu Sissi sei troppo impulsiva, e poi fare i conti non è così male ma c' è da constatare che la mia forma mentis è segnata dal liceo! ah e comunque non è matematica ma A-R-I-T-M-E-T-I-C-A sig. Prati!!ahaha.

I giorni sembravano non durare mai abbastanza per le due studentesse che avevano sempre da fare. Silvia si era integrata nel sistema come se vivesse li da una vita, invece Giulia sembrava assente, distaccata reclusa dietro quella sua macchina fotografica. Scattava foto ad ogni cosa come se avesse paura di poter un giorno dimenticare e lei non voleva perdere nulla di tutto questo. Girovagando per vicoli trovarono un simpatico chiosco adibito a tutto: ristorante, pizzeria, bar, gelateria, forno e pasticceria. Dio era fantastico mai vista una cosa del genere a Roma. Si sedettero per un gelato e un caffè veloce perché da li a un' ora avevano lezione di storia orientale. Diversi minuti dopo andarono a pagare il conto; cercarono di farsi capire come meglio potevano che non sapevano quali soldi dare, scoppiarono a ridere e decisero di far prendere i soldi direttamente al proprietario. In fretta si allontanarono da li, ma Giulia scattò un ultima foto. Si girò di scatto e prese in pieno un ragazzo che la fece cadere.

   
 
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