Ebbene eccoci alla fine. Prima di lasciarvi alla lettura dell’ultimo capitolo volevo ringraziare un’ultima volta chi ha seguito la mia storia. Vorrei fare un ringraziamento particolare a macca87 e Aria Solis che sono state le fan più accanite e che hanno sempre recensito in modo molto accurato! Vorrei anche fare una piccola richiesta… Visto che questa è la conclusione della storia, mi piacerebbe che, chi di voi l’ha seguita o messa tra le preferite, lasciasse un piccolo commento finale, così per congedarci! Quello che vi è piaciuto, quello che non vi è piaciuto, quello che volete voi… Mi farebbe davvero piacere! Un bacio e grazie ancora. Buona lettura…



“Siete salvi. Ora avete un patto da rispettare.”
Le parole di Esther avevano trafitto tutti, come tante pugnalate. “Vi concediamo il tempo di prendere congedo. Io e Bonnie vi aspetteremo alla casa delle Cento Streghe Morte” spiegò l’Originaria, prima di andarsene.
Nella stanza rimasero i vampiri e gli umani con la consapevolezza lancinante di un addio che faceva troppo male. “Non posso crederci” sussurrò Caroline con le lacrime agli occhi. Tyler l’abbracciò sapendo che nessun gesto sarebbe mai stato abbastanza consolatorio. Elena guardò gli amici di una vita, poi Stefan, infine Damon. Niente al mondo le avrebbe restituito quello che stava per perdere.
Vide Jeremy triste come non mai, capì che persino Katherine non sapeva cosa dire. Vide Damon tendere la mano verso Alaric e dirgli, con forzato sarcasmo: “Almeno non ti ricorderai di tutte le volte che ti ho ucciso… Sarà come la più grossa delle sbronze…”
Ric gli sorrise amaramente: “Perdo il mio miglior compagno di bevute. Perdo un vero amico.”
Quelle parole, per Elena, risultarono insopportabili. Trattenendo i singhiozzi scappò fuori dall’abitazione e crollò in ginocchio sull’erba fresca. Non poteva finire così, non dopo tutto quello che avevano passato! Avrebbe fatto di tutto per rimanere aggrappata a quei ricordi, l’avrebbe protetti con le unghie e con i denti. Avrebbe potuto anche accettare che quelle persone sparissero dalla sua vita ma, essere obbligata a dimenticarsi di loro, quello no… non poteva accettarlo.
Anche il cielo si era improvvisamente fatto scuro e qualche timida goccia di pioggia aveva preso a scendere sulla sua testa. Alzò gli occhi e il suo viso fu illuminato da un lampo lontano. Poi il tuono rimbombò e l’eco, piano piano, andò scemando. In quel temporale lei era il fulmine che improvvisamente si spegne, così come improvvisamente si era acceso. Nessun eco l’avrebbe accompagnata.
Chiuse gli occhi e, quando li riaprì Damon era lì e le sue labbra stavano tremando. Il silenzio tra loro si dilatò all’infinito fino a che i due corpi si allacciarono, sotto la pioggia, in un abbraccio disperato. Mentre lo baciava Elena pensò che c’era una cosa che non era mai riuscita a dirgli. Si staccò da lui e gli prese il volto tra le mani. Guardandolo dritto nei suoi occhi, azzurri e tristi, gli disse: “Ti amo. Tu che puoi, non dimenticarlo.” La pioggia e le lacrime si erano confuse  sul viso di lui mentre diceva: “E io amo te. Ieri, oggi e domani.”
In quel momento gli altri vampiri si avvicinarono mestamente richiamando Damon. Elena gli strinse forte la mano, come a volerlo trattenere. Caroline le mandò un bacio. Stefan la baciò in fronte e lei gli accarezzò il viso. Damon disse agli altri: “Vi raggiungo tra un minuto” e lasciò che cominciassero ad avviarsi, un piccolo corteo sotto la pioggia. Lasciò dolcemente la mano di Elena. Lei scosse la testa.
“Sta per uscire l’arcobaleno” sussurrò lui indicando il cielo. Per un solo istante, lei alzò lo sguardo.
Quando lo riabbassò, Damon non c’era più.
Scoppiò in un pianto dirotto e si accorse a malapena di Ric e Jeremy che la abbracciavano per ricondurla in casa. Le erano rimasti solo loro.

I vampiri entrarono uno ad uno nella casa delle Cento Streghe Morte e si sistemarono silenziosamente davanti a Esther e Bonnie. Quest’ultima incrociò lo sguardo di ognuno di loro cercando di trattenere le lacrime. Era una strega e sapeva meglio di chiunque altro che un patto è un patto, ma stava per perdere i suoi amici e sarebbe rimasta l’unica a custodirne il segreto mentre tutti avrebbero dimenticato. A lei rimaneva il fardello più grande.
Esther cominciò a parlare: “Presto tornerò nel regno dei morti ma prima di proseguire con gli accordi mi sento in dovere di ringraziarvi ancora una volta. Le streghe, grazie a voi, sentono di aver raggiunto una tregua con la vostra stirpe che si è dimostrata degna per coraggio e lealtà. In particolare voi…” disse indicando i fratelli Salvatore. “Le streghe hanno deciso di premiare uno dei due con un piccolo dono di riconoscenza. Quale dei due, lo stabiliranno le vostre risposte ad una semplice domanda.”
Stefan e Damon si guardarono perplessi ed Esther continuò: “Stefan Salvatore, se tu potessi tornare indietro nel tempo, sfideresti ancora una volta la natura cedendo al vampirismo?” La risposta di lui fu sincera: “La trasformazione mia e di mio fratello è avvenuta a causa mia e ho passato secoli a rimpiangerla. No, se tornassi indietro non vorrei essere un vampiro. Preferirei lasciarmi morire e, ancor di più, preferirei condurre una vita normale: fare figli, invecchiare, andarmene serenamente…” Esther aveva sorriso bonariamente, poi aveva rivolto a Damon la stessa domanda. Lui l’aveva guardata con estrema fierezza poi aveva detto con decisione:
“Io sfiderei la natura, qualsiasi dio e l’universo intero, e rifarei tutto, dal più doloroso dei sacrifici alla più ignobile mattanza, perché tutto questo mi ha condotto a legami autentici, a dovermi misurare col dubbio e, soprattutto, alla donna che amo e che amerò sempre, anche se tra qualche minuto per lei sarà come se io non fossi mai esistito. Mi ci sono voluti quasi duecento anni per diventare un uomo, e non ci rinuncerei per niente al mondo…”
Esther, per un breve istante, era rimasta di stucco. Bonnie aveva chiuso forte gli occhi per serrarvi dentro la lacrima che premeva per uscire. L’Originaria, poi, aveva ritrovato la tranquillità nello sguardo e aveva detto: “Vi do una grande notizia: le streghe hanno deciso per un nuovo ordine naturale. Danno una possibilità alla vostra razza scegliendo di graziarvi e di infrangere il patto…” Bonnie aveva spalancato gli occhi al culmine della gioia. Un grosso e sincero sorriso misto ad un grande sollievo si era sprigionato da tutti i presenti. Esther aveva concluso: “Potete andare tutti a casa e riprendere le vostre vite di sempre…” ma poi aveva aggiunto:
“Tutti, tranne Damon…”

Elena sedeva nel giardino di Bonnie con gli occhi arrossati e persi nel vuoto aspettando che, da un momento all’altro, i suoi ricordi andassero perduti. Stringeva forte dentro di sé il nome di Damon e, nella mente, lo ripeteva ossessivamente come a non volerlo lasciar andare. La pioggia era cessata e l’arcobaleno, che era uscito davvero, grande e luminoso, cadeva a picco verso l’orizzonte. Uno scalpiccìo di passi la distolse dalle sue riflessioni e, in lontananza, la ragazza poté scorgere una figura che si avvicinava correndo a perdifiato. Strinse gli occhi, come a vedere meglio, e il nome che dentro di sé continuava a ripetere si materializzò attraverso la voce: “Damon…” Era davvero lui. Scattò in piedi e gli corse incontro. Lui sorrideva come mai gli aveva visto fare. La raggiunse e l’abbracciò fino a farla quasi soffocare.
“Non dovrete dimenticare! Non dovrete dimenticare niente!” gridò. Elena non poté credere alle sue orecchie: “Vuoi dire che le streghe hanno annullato il patto? Che tutto tornerà come prima?” Lui annuì poi si bloccò. Si guardò intorno per qualche secondo e afferrò, da terra, un sasso appuntito. Guardò Elena ed esclamò: “Meglio di prima!” E così dicendo, col sasso, si scheggiò con forza il braccio lasciando andare un piccolo gemito di dolore. La ragazza, senza capire il perché di quel gesto improvviso, guardò il sangue di lui che colava copiosamente lungo la mano. Damon le mostrò la ferita e, ridendo, le disse: “Non si rimargina! Non si rimargina!” Elena gli indirizzò uno sguardo a dir poco stravolto. Aveva intuito ma aveva paura di sbagliarsi ed essersi illusa di un qualcosa di troppo bello. Guardò di nuovo la ferita che continuava a sgorgare sangue senza accennare alla guarigione. No, non si sbagliava. Damon era umano! Gli gettò le braccia al collo e gli stampò un immenso bacio sulle labbra.

Gli ci erano voluti quasi duecento anni per diventare un uomo e, alla fine, uomo ci era tornato davvero.