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Autore: Leitmotiv    23/11/2011    2 recensioni
Pia conosce perfettamente l'arte del mentire agli adulti.
Cain s'illude di poter capire le persone con una sola occhiata.
E poi ci sono gli altri, a scuola, per strada, in quelle simmetriche case della working class di Manchester.
Genere: Romantico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sapori

Mi sono premurata d'ingrandire un po' il carattere..chiedo scusa a chi ha perso la vista leggendo sino ad ora 'sti capitoli, potrete contattare il mio avvocato appena me ne regaleranno uno per Natale  :D
Un grazie sempre ai lettori silenziosi, e ad un paio di fanciulle che hanno abbandonato l'anonimato ;D






                                                               (dis)SAPORI



                                                                           



Un bacio a labbra inespressive, un bacio a labbra contratte, con le dita di lei premute sulle costole.  Cain avrebbe voluto sentire le campane, tutte quelle stronzate onomatopeiche e figurative che appartenevano primariamente a fantasie femminili, ma non avvenne niente.
Il giovane Turner si  allontano' lentamente dalle labbra della ragazza. Aprì gli occhi, incontrando le lunghe ciglia castane di  Pia, impigliate in una frangia ormai troppo lunga. Si sentiva di aver parlato troppo, se non le avesse detto di suo padre forse...forse.

Porthia si allontano' di un paio di passi, avvicinandosi al letto. Non aveva l'aria turbata, piuttosto stava ben riflettendo sulle sue prossime parole. Con la coda dell'occhio spio' il  disagio del ragazzo, la sua aria vagamente smarrita. Si mise a sedere sulle coperte.
- Turner?
- Mia madre non e' pazza - disse, dandole le spalle - E' solo sconvolta...
- Non volevo chiederti di tua madre. Se mi vuoi parlare di tuo padre e' ok, ma io non ti chiedero' niente. Ti puoi sedere? - gli chiese, tastando il posto vicino a lei.
Cain scosse il capo, e si mosse verso di lei, lasciandosi cadere di schiena sul letto. La camicia a quadri che indossava si sollevo' fin quasi all'ombelico, scoprendo la cicatrice di un'appendicectomia.
- Ce l'ho anche io - disse la ragazza, avendo notato la piccola curva rosa  sul basso addome del ragazzo. Sollevo' di qualche centimetro il suo cardigan blu',  mostrando una cicatrice identica a quella di lui - Avevo dieci anni, ed e' stato molto doloroso.  I primi giorni cercavo di nasconderlo ai professori e ai miei genitori, poi un giorno sono caduta dalle scale per il dolore ed ho battuto la testa... Mi hanno portata all'ospedale, così mi sono ritrovata con l'appendice asportata e un trauma cranico.
Turner la guardo' con aria perplessa, ma non disse nulla.  Passo' l'indice sulla piccola striatura  rosa  della biondina,  per poi aprire la mano sulla sua pancia.  Pia lascio' andare il lembo di  lana che reggeva, ma non scosto' quella mano maschile.  Si sentiva piuttosto a  suo agio, ed inoltre non voleva contrariare il ragazzo.

A Cain non passo' inosservata tutta quella sua disponibilita'.  Aveva il  dubbio che Pia non avesse provato un bel niente nel baciarlo, ed il notare la sua espressione rilassata malgrado gli avesse piantato una mano sotto i vestiti, rinforzo' quel pensiero.  
Sentì un sapore sgradevole in bocca,  come se avesse bevuto un  succo di frutta troppo aspro.  Associo' quell'attimo all'immagine di un polpelmo e trovo' che il frutto aveva un qualcosa di Pia; no, forse Pia somigliava di piu' ad una castagna...Ma non era un fatto di gusto, la spiegazione probabilmente stava nel colore degli occhi.  Pompelmo e castagne, che pensiero cretino!
Solo dopo qualche istante capì che si trattava di amarezza, e che i gusti e i colori non c'entravano niente.  Aveva baciato  una ragazza, ma questa non aveva provato nulla, e probabilmente non le importava un fico secco di lui o di suo padre; era venuta  a casa sua per altro, l'aveva sedotto mentendo con il suo corpo...doveva essere così. Ma cosa voleva da lui, allora?
- Perche' sei venuta qui? - chiese atono.

Pia osservo' la  mano del moro scivolare via da sotto i suoi vestiti,  ed infilarsi nella tasca dei pantaloni, interpretando il gesto come una  chiusura nei suoi confronti.
- Volevo scusarmi per ieri. Forse avremmo dovuto andare avanti a parlare.
- A parlare, o  a cercare gli elementi di un delitto, fammi capire... - chiese, con voce tutt'altro che collaborativa.
- Se io trovassi una prova  tu mi seguiresti?
-Ti seguirei dove?! - il ragazzo si tiro' su di scatto - Ma ascoltati quando parli! Ma sei veramente convinta di quel che vai decendo? Pensavo che quella esaurita fosse mia madre, ma tu...oh no...tu la superi alla stragrande! - disse, accendendo lo stereo per coprire la propria voce - Ti aspetti di trovare le mani di qualcuno sotterrate nel cortile dietro casa? Stai esagerando, Pia...Ho cercato di fartelo notare gentilmente, ma tu mi sembri proprio fissata - concluse, puntandole un dito contro.

La bionda rimase compostamente seduta, sgranando appena un po' gli occhi nocciola. Cain aveva bisogno di prove molto evidenti o non l'avrebbe mai creduta.
- Se non trovero' nessuna prova sarai libero di  togliermi il saluto e cancellarmi dalla tua vita.
- Cancellarti?! Ho il segno della tua esistenza tatuato sul fianco,  mi verresti ugualmene in mente ogni dannato giorno della mia vita! - esclamo', portandosi le mani ai capelli - Se solo tu non mi parlassi di queste stronzate sui delitti in famiglia, riuscirei anche a...a stimarti!  
Entrambi i ragazzi si soffermarono a riflettere su quell'ultima parola, ed entrambi pensarono che fosse una parola un tantino fuoriluogo per due adolescenti che si erano avvicinati per un tauaggio clandestino,  si erano baciati e poi avevano finito per discutere su  dei potenziali assassini. Come dire..la stima era roba per adulti.
Fu Cain a riprendere il discorso - E poi mi fai paura... Sei  fredda e calcolata, lo sei statadal primo momento in cui ti ho avvicinata per chiederti del tatuaggio.  Non capisco se sei così per l'ossessione verso i tuoi genitori...o lo sei proprio di natura!

Dalla radio esplose un pezzo metal, tutti e due i ragazzi sussultarono. Cain spense la radio con un gesto di stizza, e rimase fermo sull'oggetto, con le dita strette lungo i bordi. Infine sospiro',  rendendosi conto di essersi sfogato anziche' essere riuscito a metterle soggezione come avrebbe voluto. Si passo' una mano sul viso, raccogliendo le idee.
- Facciamo un patto. Pero' dovrai essere seria nel mantenerlo, niente bugie, niente farse e soprattutto non puoi  tirarti indietro - si volse verso Pia. I suoi occhi le comunicarono che aveva ritrovato sicurezza - Oppure chi non deve...sapra' del tuo hobby.
Porthia schiuse le labbra, ma non disse niente. Lascio' finire di parlare il  ragazzo.

- Non sono un cretino, anche se sono convinto che tu ti senta superiore a me - si piego' sulle ginocchia di lei, e vi poggio' le mani sopra, deciso ad incatenare il suo sguardo con il proprio - Io ti aiuto a cercare queste fantomatiche prove, ma se faremo cilecca, come io sono sinceramente convinto che succedera',  ti libererai di questa sciocca paranoia. E con cio' non voglio dire che dopo ce ne andremo ognuno per la propria strada... Oh no...Noi due ricominceremo tutto da capo.

Pia rimase ancora silenziosa ed immobile. Era così convinta del fatto suo, che i suoi presentimenti nascondessero un fondo di verita', tanto da non preoccuparsi minimamente  delle convinzioni di quel ragazzo che la guardava con sguardo severo. Lei sapeva, lei gli avrebbe mostrato la verita'.
Una sorta di euforia  si espanse per tutto il suo corpo. Un'euforia che la fece giurare senza esitazione .



Cain sposto' la lavatrice, non con poca difficolta'.
- Vedi qualcosa? - chiese, con voce sottosforzo.
Pia scosse il capo, chinandosi per raccogliere  un fermaglio che credeva ormai perso.  Mostro' l'oggetto al ragazzo,  alzando un sopracciglio - Niente.
- Hai preso in considerazione l'idea che potrebbero aver buttato via quel calzino nei cassonetti pubblici? - disse, spostando nuovamente il pesante elettrodomestico.
- Sì,  Oggi e' martedì, ormai sono passati due giorni, i netturbini avranno gia' svuotato i cassonetti...
Il moro mise le mani sui fianchi - Hai guardato in cantina?
- Ieri, quando sei andato via, ho dato una ripassata alla casa.  Domenica avrei dovuto rimanere in casa e spiare le mosse dei miei, invece sono andata  a correre. Che sciocca! Probabilmente non aspettavano altro che io uscissi di casa!
- Stai un po' esagerando, ora! Mi aspettavo che non avremmo trovato nulla... Tuattavia, per non averla vinta così alla svelta,  ti do un'altra occasione. Se ho ben intuito, tu pensi che i tuoi mietano vittime quando escano il sabato sera,  giusto?
- Io...non so se questo avviene ogni sabato sera - deglutì.
Cain la guardo' con  l'aria di chi aveva un gran bisogno di sfottere la sua vittima. Ogni minuto che passava la tesi della biondina si faceva sempre piu' debole - Capisco... Bhe, fa lo stesso. Aspettiamo di vedere che succede sabato sera, e poi  vedremo chi di noi due...
Pia lo interruppe -Seguiamoli!
- Loro hanno un auto, e non e' detto che si spostino in un luogo dove arrivano i mezzi pubblici! Come pensi di f... ?!!!

Con un gesto svelto ed impetuoso, Pia  aveva spinto il ragazzo contro il muro della lavanderia, tappandogli la bocca - Vai in cantina! - gli sussurro'.  Uscì chiudendosi la porta alle spalle,  e di lì ad un secondo sua madre entro' in casa.
Controllo' la propria espressione com'era solita fare, e sorrise alla donna.
- Com'e' andata oggi a scuola, tesoro? -  chiese Mrs. Hunt, sparendo in cucina - Sta per ricominciare a piovere, non smette proprio mai!
- Solite cose... Ci saranno i colloqui con i genitori fra poco, ti ho lasciato la circolare in camera.
- Davvero? Di nuovo di lunedì? Dovro' prendere una mattinata libera, nel caso.
- Sì, lunedì, ma nel pomeriggio - le rispose Pia,  cominciando a svuotare il sacco del minimarket che sua madre aveva poggiato sulla tavola - Sei uscita presto, oggi.
- Sono passata a ritirare delle analisi dal medico. Sai, ho paura che la tua giovanissima mamma sia vicino alla menopausa - disse, simulando una voce lamentosa - Ti aspettano grandi momenti di sopportazione, cerchero' di fare la brava, ma agli ormoni non si comanda.  Lo capirai anche tu, fra qualche anno - prese fra le mani il viso di  sua figlia, carezzandole gli zigomi con il pollice - Se vuoi averne un'assaggio, potresti cominciare a prendere la pillola anticoncezionale.  Un sacco di ragazzine cominciano alla tua eta'!.

Porthia si libero' gentilmente di quelle mani fredde e affusolate, e torno' a disporre gli alimenti nella dispensa - Non voglio esagerare con gli ormoni... Quelli dei ragazzi a scuola bastano ed avanzano, mi sorbisco gia' quelli mamma.
- E invece dovresti valutare la mia proposta! Quando avevo la tua eta' avevo gia' un ragazzo, ed avrei pagato oro affinche' tua nonna fosse stata comprensiva e me l'avesse fatta prescrivere!
- Saresti felice se io fossi sessualmente attiva? Non dire queste cose di fronte a tuo marito,  non voglio discussioni a cena... - sorrise la ragazza.
Mrs Hunt si tolse cappotto e maglione, rimanendo in reggiseno - Pensaci su, mia cara... - si avvio' verso la lavanderia, mettendo in allarme Pia.

La ragazza seguì con lo sguardo la bella signora, intenta  a disfarsi dei collant e della gonna di velluto a costine che indossava. Rimase sullo stipite della porta di cucina, gia' pronta con due scuse diverse nel caso Cain non avesse eseguito il suo ordine, invece di filarsela in cantina.
Quando Hellen  Hunt aprì la porta, Pia afferro' il legno bianco dello stipite, trattenendo il fiato.  

Come da programma,  la stretta stanzina era vuota, se non per la lavatrice spenta, il cesto della biancheria, ed uno stendiabiti  chiuso, appoggiato alla parete.
La madre della ragazza ficco' gli abiti nel cesto, e uscì, salendo al piano di sopra. Si giro' verso la figlia - Tesoro, mi porteresti la mia borsa in camera, per favore?
- Certo... - Pia eseguì, sforzandosi di non gettare occhiate alla porta della lavanderia.  Una volta che sua madre fosse entrata in doccia, avrebbe fatto uscire Cain.
Scese di nuovo in cucina,  concentrandosi sui rumori che provenivano dal piano di sopra.  Finalmente sentì la porta del bagno chiudersi, ed il cigolìo della cabina di vetro della doccia. Scatto' verso la lavanderia, ed aprì la cantina. Nel buio scorse la sagoma di Cain, seduto sull'ultimo scalino della rampa.
- Hai avuto paura? - gli chiese, ora decisamente piu' tranquilla.
Cain risalì le scale, tirandola verso di sè per un braccio - Hai un bel coraggio  a  prendere per il culo!
- Mi dispiace - gli sorrise, con un vago accenno di tenerezza - Pero' e' andata bene.
- Come no..- Il ragazzo si affaccio' dalla porta della lavanderia - Via libera?
- Sì. Chiudero' io la porta di casa, una volta fuori gira a sinistra pero'.
- Lo so, lo so...la vicina guardona.

Prima di uscire il ragazzo si fermo' un attimo, per guardarla bene negli occhi. Aveva ancora un'aria severa, voleva che quella sciocca biondina capisse bene con chi aveva a che fare - Ringraziami per oggi, quantomeno.
- Hai ragione. Grazie Turner, te lo devo.
- Il fatto che tu sia in debito con me... - la spinse verso il muro. Pia affondo' nella lana di un cappotto di suo padre,appeso all'attaccapanni da muro - E' eccitante - avrebbe voluto dirle,  mentre sfiorava le sue labbra con le proprie. La lana ruvida del cappotto,  un vago sentore di tabacco e colonia provenire da questo, poi il respiro caldo della ragazza ; spinse il bacio piu' a fondo,  e le resistenze di lei  cedettero a quel gesto  deciso ed improvviso.

Gli occhi azzurri di Cain  fissi  sulle palpebre chiuse della ragazza, leggermente tremolanti. Un bacio ad occhi aperti,  non poteva essere un bacio poi molto romantico.
Cain Turner lascio' la ragazza  avvolta dal cappotto, ed uscì.  Svolto' a sinistra, l'aria fredda gli pizzicava la pelle e gli asciugava le labbra umide di quel bacio.













  
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