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Autore: Saerith    23/11/2011    5 recensioni
"Occhio per occhio, dente per dente" era in sintesi la logica dietro il codice di Hammurabi. Cosa succederebbe se Sanae iniziasse a ignorare Tsubasa?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sanae Nakazawa/Patty Gatsby, Tsubasa Ozora/Holly
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Su certe questioni Tsubasa poteva essere un vero impiastro, ma avrebbe sfidato chiunque a comprendere l’atteggiamento che Sanae gli riservava. C’erano dei momenti in cui si sentiva talmente sereno da sfiorare il cielo con un dito, per poi essere scaraventato violentemente a terra nell’arco di pochi minuti. Non gli era certamente sfuggito lo sguardo compiaciuto che gli aveva dato in biblioteca e, per un attimo, si era sentito come preso in giro. Perché lei si comportava così?

Stufo di rimirare il soffitto andò alla scrivania, maledicendosi per il proprio disordine, e iniziò a cercare, tra i fogli che sporgevano, la cartellina con il logo della Federazione. Sfilando e rimettendo sugli scaffali libri e quaderni, fece scivolare sulla scrivania una cartellina arancione con lo stemma della JFL piena di polvere. La girò sul retro dove si distinguevano diverse calligrafie sparse per tutta l’ampiezza del cartoncino e cercò tra i kanji il nome di Matsuyama, che si trovava in basso a destra con tanto di indirizzo e numero di telefono.

Andò all’apparecchio  e compose il numero, incapace di non provare vergogna per quello che stava per fare.

- Pronto, Matsuyama.- era una voce femminile, probabilmente la madre di Hikaru.

- Buongiorno, sono Tsubasa Ozora, c’è Hikaru-san per favore?-

La signora lo salutò e andò a chiamare il figlio. Tsubasa distinse un rumore di passi e la cornetta che veniva ripresa.

- Che sorpresa, Tsubasa-kun!-

- Ciao, Matsuyama-kun. Come va?-

- Abbastanza bene, ora sto studiando. Tu?-

- Diciamo bene. Scusa, ti chiamo per un favore, posso?-

- Sì, dimmi.-

- Potrei avere il numero di Fujisawa-san?-

Hikaru rimase imbambolato a ripetersi mentalmente la domanda, faticando a comprendere una simile richiesta da parte del suo capitano nazionale.

- Ecco, vedi, Sanae è un po’ strana ultimamente, vorrei chiedere a Yoshiko-san se è successo qualcosa.- tanto valeva non fare i misteriosi e dire chiaramente perché stesse cercando la sua ragazza.

- Capisco, aspetta un attimo.-

Dopo poco, Matsuyama riprese il telefono e dettò con calma il numero all’amico.

- Ricorda il fuso orario...-

 

Mi prende per un idiota?!

 

- Grazie mille, davvero, e scusa se ho disturbato.-

- Ma tranquillo, non è niente. Senti però, non voglio impicciarmi ma devo dirti una cosa: penso che Yoshiko non ti dirà quello che vuoi sapere, soprattutto per rispetto verso Sanae. Ancora una cosa: io mi sono ritrovato all’aeroporto a fare la dichiarazione alla mia ragazza, perché sono stato un idiota che ha pensato solo al calcio, finché non mi sono reso conto che stavo per separarmi dalla persona più importante. Rifletti bene su ciò che ti ho detto, Tsubasa-kun. -

- Lo farò, Matsuyama-kun.-

- Ci si vede in ritiro, speriamo ci convochino!-

- Ciao e grazie ancora.-

Chiuse la comunicazione e non potè fare a meno di riflettere su quanto gli aveva detto l’amico. Era vero, Yoshiko avrebbe potuto rifiutare di rivelare dettagli privati della sua amica, ma lui doveva tentare di capire cosa le era successo durante quella vacanza e magari sapere qualcosa di più del misterioso gaijin che la teneva occupata al telefono la maggior parte del tempo.

Guardò l’orologio posto sulla credenza in noce del corridoio e notò che erano appena le cinque del pomeriggio: avrebbe dovuto attendere ancora qualche ora prima di chiamare Fujisawa. Decise quindi di uscire, pallone al piede, tanto per fare qualcosa che lo distraesse e lo portasse fuori dalle mura di casa in cui sarebbe rimasto come un pesce sulla graticola a contare ogni minuto, prima della famosa telefonata che, sperava, gli avrebbe chiarito un po’ di cose.

 

 

 

 

Alle dieci e mezza Tsubasa si rigirò dall’altra parte del letto, tenendo sempre tra le mani il libro di scienze naturali, cercando di concentrarsi sull’origine delle eruzioni vulcaniche. Almeno avrebbe evitato di rimediare qualche altro rimbrotto se gli fosse capitato di essere preso di mira dalla professoressa Fukuda.

Mezz’ora dopo scattò in piedi decidendo che, forse, le nove del mattino erano un orario accettabile per ricevere una telefonata. Come un ladro sgattaiolò fuori dalla propria stanza, stando ben attento a non svegliare sua madre, quindi scese le scale per arrivare al cordless al piano terra.

Prendendo un lungo respiro compose il numero e, mentre la linea stabiliva il contatto, i battiti del suo cuore presero ad accelerare per l’agitazione e l’imbarazzo.

- Hello, Yoshiko speaking.- la voce pacata di Yoshiko lo bloccò come una statua di sale.

 

‘cazzo fai Tsubasa?! Rispondi!

 

- Hello?-

Tirò un profondo sospiro e parlò.

- Buongiorno, Fujisawa-san, sono Tsubasa Ozora.-

La ragazza si sentì come le fosse caduta una tegola in testa, guardò l’orologio e contò che occhio e croce doveva essere tarda sera in Giappone.

- Ehm, immagino che per te sia buonasera ormai. Sei fortunato a trovarmi, oggi sarei dovuta essere a scuola.-

Il ragazzo prima si maledisse per non averci pensato, poi pensò che aveva avuto proprio una gran fortuna a trovarla a casa.

- Scusami, Fujisawa-san, ti chiamo per un motivo importante.-

Esitò un pochino prima di proseguire.

- Sanae ha passato le vacanze da te. E’ per caso successo qualcosa?-

La ragazza allargò le labbra in un sorriso, a quanto pare Tsubasa si era accorto che oltre al pallone esisteva anche la sua amica. Per solidarietà femminile decise che prima di rispondergli si sarebbe divertita un po’ a punzecchiarlo.

- Perché lo vuoi sapere?- chiese con un tono quasi infastidito.

Non si fece cogliere impreparato, una domanda simile se l’aspettava.

- Perché è un’altra persona adesso: a volte sembra un’estranea, vorrei sapere se è accaduto qualcosa.-

 

Eccome se è accaduto.

 

- Scusa, ma perché non glielo chiedi?-

- Ci ho provato, ma è sfuggente e ci sono giorni in cui a stento mi rivolge la parola, come se ce l’avesse con me.-

- Forse è proprio quello il problema, per questo insisto a dirti che sarebbe meglio ne parlassi con lei.-

- Fujisawa-san, ho aspettato fino adesso solo per chiamarti e sperare mi dicessi qualcosa.-

- Tsubasa-kun, spiegami perché dovrei dirti come ha passato le vacanze qui con me. Non sei né un suo parente né il suo ragazzo.-

L’ultima frase suonò come una sassata scagliata con immane violenza, ma non aveva tempo per rimanere deluso per le parole dette da Yoshiko, era in ballo e tanto valeva ballare, anche arrivare a pregare la ragazza.

- Perché…perché…perché ho passato un’estate a chiedermi che motivo avesse per andarsene via senza dire niente e quando è tornata mi sono trovato di fronte un’altra persona. Ma che succede? Ha per caso trovato un ragazzo laggiù?- il tono di voce iniziava a suonare affranto e Yoshiko, mossa a compassione, decise che era l’ora di dirgli quel che sapeva.

- Ecco, vedi, si tratta di un mio amico.-

Il ragazzo non avvertiva più niente come se una scarica elettrica potente gli avesse tolto la sensibilità in ogni punto del copo.

- Lui ne era molto attratto e ha fatto qualsiasi cosa per ottenere le sue attenzioni.- la ragazza marcò l’accento sulle ultime parole, quasi a voler mandare dei messaggi subliminali al suo interlocutore che evidentemente era troppo sconvolto per parlare.

- Quindi…quindi è con lui che Sanae parla di continuo.- la sua voce era quasi un bisbiglio.

- E’ probabile, anche se non so dirti in che rapporti sono rimasti.- mentì.

- Non sai se stanno insieme o meno?-

- Non con certezza. Però sai, Cody ci sa fare con le ragazze, è bello e anche molto ricco, ma per conquistare Sanae le ha semplicemente dato quello che ogni ragazza cerca.-

- Sarebbe a dire?-

- Considerazione. Non faceva che riempirla di complimenti e trattarla come una principessa. Sanae stessa mi ha confessato che nessuno le aveva mai dato tante attenzioni.-

Ogni parola che diceva Yoshiko era come una frecciata avvelenata sul cuore del ragazzo.

- Ho capito, però…-

- Cosa?-

- Perché mi tratta con freddezza?-

- Non so che dirti, questo dovresti proprio chiederlo a lei. Scusa, sono costretta a salutarti, perché devo aiutare mia madre a preparare il pranzo per la Festa del Ringraziamento[1]. Buona notte.-

- Grazie, Fujisawa-san. Buona giornata.-

 

Mi spiace, Tsubasa, forse sono stata un po’ dura, ma è ora che tu capisca.

 

Il ragazzo ripose il cordless sulla base e risalì mollemente le scale: la telefonata su cui aveva riposto tutte le speranze gli aveva fatto piovere addosso ulteriori pensieri come una vagonata di mattoni.

Si sdraiò sul suo letto e fissò il soffitto amareggiato, perso nella rielaborazione dei risultati della sua brillante idea. Aveva scoperto che Sanae aveva conosciuto questo tale, Cody.

 

Almeno ora il gaijin ha un nome.

 

Ora sapeva che lui le aveva dato tutto ciò che desiderava e che probabilmente stavano ancora assieme, ma in quello squallido mosaico non riusciva a capire cosa c’entrasse lui, né perché Sanae lo trattasse con freddezza. A un tratto una lampadina si illuminò nel suo cervello, era come un’equazione matematica.

 

Rifletti, Tsubasa, lei è sempre stata dolce e carina con te e ti sei preso il meglio di lei senza preoccuparti di dare nulla in cambio se non noiosissime (per lei) conversazioni sul calcio, va dall’altra parte dell’oceano Pacifico e senza il minimo sforzo si accattiva le simpatie di mister perfezione, torna e il suo atteggiamento nei tuoi confronti cambia…cazzo, Sanae, aveva un interesse nei miei confronti? E io scemo che nemmeno me ne sono reso conto?

Calma…

Analizziamo la situazione: Fujisawa non sa o finge di non sapere se stanno ancora insieme, però Sanae non disdegna mai gli inviti di quel mollusco di Yoshizumi, il che può voler dire che lei non è impegnata con nessuno…mmm, però il gaijin la chiama di continuo… Eppure l’altra volta al locale era davvero carina, abbiamo scherzato, lei ha accettato le mie gentilezze…ma cazzo!

Il gaijin le ha dato mille attenzioni, io invece le attenzioni me le sono prese e non le ho nemmeno apprezzate come avrei dovuto, probabilmente con lui ha potuto confidare i suoi sogni e le sue aspirazioni per il futuro, io invece le ho sempre sbrodolato addosso il mio sogno di andare in Brasile e lei, lei mi sorrideva, quando magari pensava che non vorrebbe che me ne andassi lontano, avrà anche creduto che lei non mi mancherà, bell’insensibile…mi prenderei a schiaffi da solo, una ragazza carina e simpatica, una persona con cui mi sono sempre trovato benissimo si interessa a me e io mi comporto da menefreghista. Complimenti Tsubasa, sei davvero una merda.

 

Sbuffò e si alzò di scatto afferrandosi la testa fra le mani.

- Che cazzo faccio adesso?-

 

 

 

 

Qualcun altro stava vegliando quella sera: Sanae ripensava agli eventi che si erano susseguiti da quando era tornata dagli USA e, nonostante col passare dei giorni avesse ottenuto dei grandi risultati, non si sentiva soddisfatta. Il suo sguardo si posò ansioso sul calendario da tavolo posato sulla scrivania. Entro quattro mesi la scuola sarebbe finita e Tsubasa sarebbe andato in Brasile. Non era un’infinità di tempo, i giorni passavano, e anche se il ragazzo aveva reagito come lei sperava quella sera si sentiva estremamente negativa.

 

Probabilmente le sue reazioni sono dovute al fatto che non è abituato a vedermi così fredda nei suoi confronti, forse a lungo andare si abituerà e comincerà a trovarmi odiosa. Forse Tacchan ha ragione, Tsubasa non è un burattino e io mi sto illudendo di poterlo manovrare come mi pare e piace. Perché sto facendo tutto questo?

 

Il suono del cellulare la distrasse dai suoi pensieri, a quell’ora poteva essere solo una persona e mai come in quel momento sentiva l’esigenza di parlare con quel ragazzo che era diventato quasi una specie di migliore amico.

- Cody…- sospirò quasi sul punto di scoppiare in lacrime.

- Ciao, bellezza! Che mi dici di bello? La strategia prosegue? Il bamboccio abbocca all’amo?-

- Perché lo faccio?!- le uscì un urlo strozzato.

Il ragazzo rimase colpito da quella domanda a bruciapelo e rimase ancora di più a bocca aperta quando sentì dei singhiozzi attraverso il ricevitore del cellulare.

- Dolcezza, sono lacrime quelle che sento?-

Nessuna risposta.

- Ah, no, non voglio sentirti così. Ora per favore, vai in bagno e sciacquati il viso.-

Sanae obbedì meccanicamente al consiglio di Cody. Il rumore dell’acqua del rubinetto si arrestò e sentendola nuovamente respirare sul microfono riprese a parlare.

- Meglio?-

- Sì, grazie.- sospirò.

- Allora, cos’è questo sconforto?-

- Non lo so, Cody. Mi sento un’idiota, ho come l’impressione che non otterrò nulla così.-

- Ma se hai già fatto dei progressi... Un passo per volta, piccola, non avere fretta.-

- Io temo che i comportamenti di Tsubasa siano una cosa passeggera, presto si abituerà al mio nuovo atteggiamento e tutto tornerà come prima. Sono solo una stupida illusa.-

- Primo, lo stupido è lui dato che aveva le attenzioni di una ragazza come te e nemmeno se n’è reso conto; secondo, anche se dovessi renderti conto che neanche così si cava un ragno dal buco, almeno avresti una volta per tutte la certezza che non gli interessi.-

- Ed è proprio per questo che vorrei mollare tutto, non voglio darmi pena per poi scoprire che non gli interesso.-

- Ammesso e non concesso che non gli interessi, cosa che ritengo altamente improbabile, date le reazioni che mi hai descritto, almeno avresti la soddisfazione di averci provato.-

Cody sembrava il classico belloccio con la testa vuota, invece aveva sempre le idee talmente chiare che Sanae ringraziò il cielo per avergli fatto incontrare una persona come lui, capace di farle vedere le cose con lucidità anche quando la testa era piena di paranoie.

- Ma ora mettiti comoda e stammi a sentire, perché è il momento di passare alle maniere forti.-

 

Tadaaan… ecco che ricompare Cody e ora tutte vi starete chiedendo che parte sta giocando. Il suo ruolo sarà chiarito nel prossimo capitolo e si scoprirà anche qualcosa di più.

Ringrazio tutti per l’apprezzamento che state dimostrando per la mia fanfiction e mi scuso ancora per essermi scordata della pubblicazione mercoledì scorso.

Alla prossima settimana! ;)

 

 

 



[1] Ricorrenza che si festeggia negli USA il quarto giovedì del mese di novembre.

  
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