Libri > Il diario del vampiro
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Autore: iosnio90    24/11/2011    7 recensioni
Premessa: dimenticate la Fell’s Church della Smith dove i vampiri non possono procreare e sostituitela con una Fell’s Church dove per i vampiri è assolutamente normale avere figli con donne umane!
Tenendo presente questo, passiamo alla storia…
La vita scorre come al solito a Fell’s Church: Stefan e Damon sempre in lotta per Elena, Elena indecisa sul da farsi, Matt che comincia ad innamorarsi di Bonnie, Meredith alle prese con il suo rapporto a distanza con Alaric e Bonnie spaventata dai suoi poteri e con una cotta segreta per Damon.
Ma un bel giorno compare dal nulla un demone che tenta inspiegabilmente di ucciderli e che blatera sul voler estirpare il problema alla radice.
La confusione è totale e cresce quando appaiono dal nulla anche due ragazze bellissime e con cui tutti avvertono un istantaneo legame anche se non le hanno mai viste prima.
Chi sono? Cosa vogliono? Nemiche o amiche?
Ecco a voi una nuova storia in cui si mischiano azione, sentimenti e un pizzico di horror per creare delle situazioni totalmente nuove in cui presente e futuro si intersecano per destabilizzare ogni cosa.
Spero che mi seguirete anche in questa nuova avventura Donnie e Stelena!
BACIONI...IOSNIO90!
Genere: Fantasy, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Quasi tutti | Coppie: Bonnie McCullough/Damon Salvatore
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Pianificare

Era in ritardo! E lei non era mai in ritardo!
Dopo gli eventi della mattina e quella strana e confusionaria  conversazione con sua cugina, Nicole si era addormentata per poi risvegliarsi solo a sera inoltrata, in ritardo di un’ora per la riunione con suo padre, suo zio e Matt.
Non mangiò nulla e già sapeva che anche se ci avesse provato non ci sarebbe riuscita tanta era la preoccupazione per sua madre, l’ansia per se stessa e la pressione che sentiva gravarle addosso ogni volta che incontrava uno qualsiasi dei volti che popolavano il pensionato e che speravano in lei per sconfiggere Astaroth.
Si buttò giusto un po’ d’acqua sul viso per schiarirsi la mente e poi lasciò la sua stanza e corse su per le scale verso il soppalco sotto la soffitta che utilizzavano come loro piccolo studio privato di riflessione sulle varie lotte.
Spalancò la porta di colpo, senza bussare e biascicò una scusa a suo padre.
Lui le annuì e accennò appena un sorriso, ma a parlare fu suo zio.
“E’ normale che tu sia stanca, non proccuparti!” - le disse.
L’unico che non aprì bocca fu Matt che si limitò a scrutarla da lontano, come se fosse stato in grado di guardare oltre la stanchezza dovuta al viaggio e ai recenti avvenimenti, fino ad arrivare a quella debolezza più profonda e sconosciuta di cui stava parlando con Lilian poche ore prima e che era la vera causa del suo stato di spossamento.
Nicole non si stupì.
Dopotutto….esisteva qualcosa che Matt non fosse in grado di capire?
Esisteva espressione che non fosse in grado di decifrare?
Ne dubitava fortemente.
Con un sospirò Nicole si riassettò velocemente il lunghi capelli neri e si avvicinò al tavolo attorno al quale gli altri stavano discutendo tra loro indicando punti su varie mappe del bosco abbastanza dettagliate da poter risultare utili.
“Dobbiamo attaccare il castello!” - fece suo padre, riprendendo un discorso lasciato in sospeso dalla sua entrata, evidentemente.
Nicole si accigliò, ma non si mosse.
Suo zio Stefan, invece, si sporse in avanti e appoggiò saldamente una mano su una spalla di suo padre.
“Damon…non possiamo! Ascolta, so che sei arrabbiato e che l’unica cosa che vorresti fare è sfondare con la forza quel maledetto portone, afferrare Bonnie e tornartene qui, ma non farti accecare così tanto dalla rabbia da non capire che questo non ci porterà a nulla!” - gli disse.
Suo padre si voltò appena a fronteggiare suo zio.
“E cosa consigli di fare allora, eh?” - chiese in un tono pregno di macabra ironia - “Chiedere udienza a sua maestà Astaroth e supplicarlo di ridarci mia moglie? Oppure vuoi che mi metta a contrattare con quell’abominio il cui unico scopo nella vita è distruggere la mia famiglia?”.
“Nessua delle due!” - rispose, deciso, suo zio Stefan - “Voglio che tu sia furbo, che tu sia astuto, che torni ad essere quel dannatissimo manipolatore che eri un tempo, così calcolatore e freddo da non provare assolutamente nulla, da prevedere ogni eventualità e da riuscire sempre in ogni cosa che si meteva in testa, cocciuto com’era!”.
“Sono d’accordo con Stefan, Damon!” - si aggiunse Matt - “Tutti noi vogliamo salvare Bonnie, ma dopo due anni di lotte infruttuose dobbiamo riconoscere che rispondere a quei demoni usando la loro stessa carta, cioè la violenza gratuita, non ha fatto che causarci solo danni e disgrazie! Dobbiamo usare la testa e tentare di anticipare le loro mosse, di coglierli di sorpresa! E tu….sei in grado di farlo, sei capace di tanta freddezza!”.
Suo padre guardò prima l’uno e poi l’altro come se fossero impazziti e scosse vigorosamente la testa.
“Fatemi capire: voi due volete che torni a comportarmi come quel deficiente che è al piano di sotto quando ho impiegato tempo e sudore per riuscire ad acquisire un po’ di sanità mentale dopo cinque secoli passati a vivere da pazzo e illuso?” - chiese, incredulo.
Nicole non sapeva cosa dire, fare o pensare.
Tecnicamente, Matt e suo zio avevano ragione, ma vedendo la differenza tra suo padre e Damon neppure lei voleva che suo padre tornasse ad essere lo stesso menefreghista bastardo di un tempo.
Erano tutti così presi a guardarsi l’un l’altro che furono colti di sorpresa quando la porta si aprì e rivelò la figura di Damon appoggiato allo stipite che faceva finta di tossire per attirare la loro attenzione.
“Il deficiente è proprio qui, comunque…Giusto per farvelo sapere, eh?” - disse.
Nessuno rise di quel pessimo tentativo di fare del sarcasmo, anzi..suo padre si voltò più arrabbiato che mai.
“Questa è una riunione privata, Damon! Vattene!” - gli disse poco gentilmente.
Damon alzò le mani in segno di resa.
“Da quando ti ho incontrato non hai fatto altro che dirmi che dovevo accettare il fatto che il mio futuro era la streghetta e adesso che sono venuto a dirti che voglio aiutarti seriamente a ritrovare tua moglie mi cacci via? Non è molto coerente, non trovi?” - rispose Damon.
Suo zio e Matt sgranarono gli occhi, meravigliati.
Suo padre assottigliò lo sguardo, ma sensibile com’era al momento sull’ argomento < liberare mia moglie > sussultò leggermente e non potè nasconderlo.
Dal canto suo, Nicole rimase impassibile.
Era sorpresa, questi sì, ma non l’avrebbe mai mostrato ad anima viva, tantomeno a Damon.
“Ci aiuterai?” - chiese suo padre a Damon.
Damon annuì e si fece avanti richiudendosi la porta alle spalle: “Farò quello che mi direte di fare, qualsiasi cosa!” - disse.
Nicole sentì un clik sonoro nella sua testa e poi un’ondata di calore che l’avvolse completamente, scaldandola dall’interno e donandole nuova forza.
Per un solo momento, dopo quella frase di Damon, Nicole aveva percepito la debolezza sparire e aveva avvertito un tale benessere…come se nulla potesse sconfiggerla o intaccare la sua vita e la sua famiglia.
Cosa diamine era successo a Damon per spingerlo a deviare leggermente il corso dei suoi pensieri tanto da decidere di mettere da parte le sue ossessioni e aiutarli a liberare sua madre a qualsiasi costo?
- Bella domanda, Nicole! Bella domanda! - pensò.
Damon raggiunse il loro tavolo e le si mise di fianco, tra lei e suo padre.
“Allora….avete detto che vi serviva un bastardo freddo e manipolatore, no? Perfetto! Eccomi qui! Qualche idea su cosa voglia veramente Astaroth dalla vostra Bonnie?” - chiese.
Suo zio scosse la testa.
“No! Ed è questo che ci preoccupa maggiormente: il fatto che, apparentemente, sembra non avere un piano preciso quando Astaroth ha sempre un piano! Sempre!” - rispose.
Damon annuì.
“Quindi è probabile che ce l’abbia anche adesso…” - dedusse.
“Già, ma noi non sappiamo di cosa si tratta e oltretutto lui non ci fornisce nessun indizio di ciò che ha in mente!” - rispose suo padre.
Damon si accigliò.
“Beh…mi sembrate stupiti del fatto che non vi dica cosa gli passa per la testa quando, invece, io mi stupirei del contrario! Insomma…perché dovrebbe venire a dirvi cosa sta macchinando o, comunque, perché dovrebbe correre il rischio che voi lo capiate e che possiate fermarlo? E’ da idioti!” - disse.
Nicole sospirò: chiunque non conosceva Astaroth si faceva le stesse domande.
“E’ da idioti se non si tratta di Astaroth!” - rispose - “Nel caso di Astaroth è da megalomani montati!”.
“Nicole ha ragione!” - la supportò Matt - “Astaroth vive sin dall’alba dei tempi ed ogni volta che si è messo in testa una cosa è riuscito nel suo intento! Ha rovesciato nazioni, distrutto uomini e donne, popoli interi e ha sempre fatto tutto alla luce del sole perché per quanto il suo nemico potesse essere potente, non lo sarebbe mai stato quanto lui! E’ anche per questo che ci tiene tanto ad uccidere Nicole, perché lei è l’unica che potrebbe strappargli via la vita e togliergli dalle mani il suo giocattolino preferito, cioè la vita di ogni singolo essere, umano o soprannaturale che sia. Vuole creare il suo regno di demoni e lei gli è d’intralcio!”.
Damon ascoltò e annuì lentamente, restando attento.
“Quindi quel cretino con quelle cravatte improbabili è davvero così potente, eh?” - fece.
“Siamo a Fell’s Church e ci chiamiamo Salvatore! Che ti aspettavi?” - gli chiese suo zio Stefan.
Damon si voltò verso di lui e gli ragalò uno sguardo che a Nicole dava tanto l’impressione che volesse dire qualcosa tipo: “Beh…in effetti…”.
Quasi le scappò un sorrisino, ma lo trattenne.
“Morale della favola: Astaroth sembra non avere un piano, ma siamo tutti del parere che ce l’abbia perché ce l’ha sempre e che questa volta sia davvero preoccupante perché non ne ha fatto parola neppure nei suoi più recenti eccessi di megalomania acuta, giusto?” - fece suo padre.
Annuirono tutti.
“Quindi senza sapere praticamente nulla dobbiamo pensare a qualcosa che ci permetta di riprenderci Bonnie evitando di peggiorare la nostra situzione in questo suo piano ipotetico di cui non ha fatto parola a nessuno, ho ragione?” - si accodò Damon.
“Direi che questa è una base perfetta da cui partire, si!” - approvò Matt.
“Ah! Ok!” - fece Damon - “Allora dovremmo riuscire a tirare fuori qualche idea, perché no?”
Tutto quel semi-entusiasmo di Damon la lasciava perplessa, ma in quel momento Nicole sapeva che la priorità spettava a sua madre, quindi i cambiamenti della versione passata e stupida di suo padre potevano aspettare.
Nel frattempo, Matt riprese a fissarla con uno sguardo che era un misto tra il preoccupato e il curioso.
- Dopo - gli sussurrò telepaticamente Nicole.
Quello era un argomento che andava affrontato anche alla presenza di Lilian.

Essere una persona pacata e riflessiva l’aveva sempre aiutata nei momenti di crisi quando c’era da restare lucidi e non farsi sopraffare dalle preoccupazioni.
Ma essere costretti a guardare se stessi morire senza fare nulla non le permetteva di essere esattamente calma come avrebbe voluto o sarebbe stata in una situazione differente.
Meredith sapeva che c’erano mille cose a cui pensare: c’era il pensionato, c’era la guerra, c’era l’altra Bonnie….
Ma non riusciva a smettere di pensare a se stessa!
Tentava di autoconvincersi che non si trattava di una questione di egoismo dicendosi che si preoccupava per Owen e per l’altro Alaric, ma la verità era che si trattava per davvero di una questione di puro egoismo perché restare a guardare l’altra Meredith morire senza cercare di cambiare il corso della cose significava continuare a vivere con la consapevolezza che sarebbe morta nel 2034 in quel preciso giorno di fine aprile e Meredith non riusciva a sopportarlo, o meglio…sapeva che non sarebbe riuscita a sopportare una vita in cui conosceva la data, l’ora e la modalità esatta della sua stessa morte.
E questo era un comportamento egoista perché fondamentalmente stava aiutando l’altra Meredith solo per non essere costretta a dover vivere con quel peso.
Meredith amava sapere, amava conoscere, ma per quell’unica volta, su quell’unico argomento, preferiva restare aggrappata alla sua beata ignoranza.
Nessuno avrebbe dovuto sapere il momento in cui sarebbe passato a miglior vita e lei non aveva nessuna intenzione di trasformarsi nell’eccezione che confermava la regola!
Certo! Anche il viso costantemente distrutto dell’altro Alaric e gli occhi carichi di dolore con cui la guardava Owen avevano il loro bel peso!
Non capiva il perché, ma Meredith aveva l’impressione che in quella famiglia contassero davvero tanto su di lei e aveva paura che se avesse lasciato che l’altra se stessa morisse, poi l’altro Alaric e Owen sarebbero rimasti da soli con la loro sofferenza e senza un appiglio a cui aggrapparsi. Il che era ridicolo perché per lei Alaric era sempre stato un appiglio più che sufficiente su cui fare affidamento, quindi pensare che anche lei significava o avrebbe significato lo stesso per lui la straniva non poco.
Possibile che fosse stata così accecata dal fatto di essergli sempre lontana, da non capire quanto fosse profondo il loro legame?
Forse Bonnie aveva ragione quando le diceva che era fortunata perché, nonostante la distanza, lei e il suo Alaric erano riusciti a costruire un rapporto solido e a portarlo avanti.
Ogni volta che ci pensava Meredith si sentiva decisamente infantile.
Era sempre stata lei quella matura del gruppo, ma forse era il caso di ammettere che era impreparata nei confronti dell’amore vero, quello con la A maiuscola.
Si ripromise di parlare con Alaric non appena fosse ritornata nel suo tempo per potergli chiedere scusa di tutte le volte che non l’aveva neppure ascoltato e si era ostinata a credere che tra loro due non ci fosse niente solo perché non stavano appiccicati ventiquattro’ore su ventiquattro.
Fuori il cielo era diventato di un assurdo nero impenetrabile, senza stelle, solo con un'enorme luna inquietante che di certo non ti faceva pensare a quanto fosse bello il panorama notturno. 
Meredith scese lentamente le scale diretta verso il piano inferiore dove le avevano detto che si trovava Bonnie.
Voleva sapere come stava il suo braccio e poi voleva chiederle di aiutarla ad aiutare l’altra Meredith.
Non era una strega né se ne intendeva troppo di magia, ma Meredith sapeva che il sonno magico non bloccava l’avanzare del veleno nel cuore dell’altra se stessa, semplicemente lo rallentava e questo voleva dire che sarebbe morta comunque, più lentamente, ma sarebbe morta.
E aveva passato abbastanza tempo nella camera con l’altra Meredith per vedere il suo cuore diventare completamente nero e capire che non le restava più molto tempo.
Servivano tre cose per salvarla: il suo sangue, l’incantesimo e una strega.
Il sangue lo avevano di sicuro: l’avrebbe donato lei stessa.
L’incantesimo doveva essere recuperato dal castello di Astaroth e quella era, forse, la parte più difficile.
Era sul terzo punto, quello che riguardava la strega, che Meredith voleva l’aiuto di Bonnie.
Nicole non poteva aiutarla perché non era una strega pura, ma un ibrido e l’altra Bonnie era tenuta prigioniera dal loro nemico, quindi Bonnie, la sua Bonnie, era l’unica speranza che avevano nel caso in cui fossero riusciti a recuperare per puro caso l’incantesimo, ma non a liberare l’altra Bonnie.
Non potevano sapere che piani avesse Astaroth per la sua prigioniera, quindi non potevano sapere come avrebbe reagito se fosse stato attaccato su due fronti.
Cosa avrebbe difeso il demone?
L’incantesimo o l’altra Bonnie?
Meredith non sapeva cosa pensare, ma aveva bisogno di credere che recuperare l’incantesimo sarebbe stato relativamente semplice.
Trovò Bonnie accanto all’imboccatura delle scale al piano terra e la raggiunse sforzandosi di sorridere.
L’amica non aveva la fasciatura e sembrava stesse bene.
“Stai bene, per fortuna!” - constatò Meredith.
Bonnie annuì e le sorrise, grattandosi leggermente il braccio sinistro.
Meredith glielo accarezzò di sfuggita e si sedettero insieme su due vecchie poltrone consunte a ridosso del muro scrostato lì di fronte.
“Tu come stai?” - le chiese Bonnie - “Ho saputo dell’altra Meredith!” - specificò.
Meredith alzò il viso a guardare l’amica, curiosa.
“E’ da ieri che sei completamente scomparsa e l’unica volta che ti ho vista eri strana, così ho chiesto a Lilian e lei mi ha raccontato tutto!” - spiegò Bonnie con un tono quasi colpevole.
Meredith sorrise intenerita: era tipico di Bonnie sentirsi in colpa perché si preoccupava troppo per i suoi amici tanto da credere erroneamente che chiedere notizie in merito significava ficcare il naso dove non era desiderata.
Meredith le accarezzò il dorso di una mano.
“Ti mentirei se ti dicessi che sto bene!” - rispose - “Dovresti vederla, Bonnie, è…è uno spettacolo terrificante! Quello che le hanno fatto è atroce e, sto cercando di dare una mano, ma sentire costantemente gli occhi dell’altro Alaric e di Owen su di me è quasi angosciante, direi!”.
“Owen è tuo figlio, vero? Tuo e di Alaric!” - chiese Bonnie - “L’ho visto durante la lotta di stamattina, combatteva con Lilian e la proteggeva!”.
Meredith annuì: “Si, è mio figlio! Cioè…sarà mio figlio!” - rispose.
“Dev’essere molto difficile per lui vedere te e vedere lei…” - commentò Bonnie.
“Lo penso anch’io e, a dire la verità, mi sento un po’ in colpa per questo! Quando mi guarda so che la mia vista gli causa dolore, ma non riesco a stare lontana da quella stanza, mi capisci?” - fece Meredith.
Bonnie sospirò e si lasciò andare all’indietro poggiando la testa contro il velluto strappato della poltrona su cui era seduta.
“L’altra me stessa è prigioniera di Astaroth! Non sai cosa darei per poterle parlare….” - disse.
Meredith annuì: “Già!” - disse.
Tra loro due calò un breve silenzio ristoratore che servì ad entrambe per rimettere apposto le loro idee per poter andare avanti.
Meredith deglutì e si voltò verso Bonnie.
“Lilian ti ha detto in che modo si può salvare l’altra Meredith?” - le chiese con gli occhi carichi di speranza: non sapeva se sarebbe riuscita a ripetere tutto senza l’aiuto di qualcun altro.
Bonnie si voltò verso di lei e annuì: “Si! Non voleva dirmelo perché non voleva che mi preoccupassi ulteriormente, ma alla fine ha ceduto!” - rispose - “L’incantesimo ce l’ha Astaroth…” - aggiunse.
“Si! Ma…ti prego, Bonnie…aiutami!” - la pregò Meredith con gli occhi lucidi di un pianto represso da troppo tempo.
Bonnie corrugò la fronte e si sporse verso di lei afferrandole le mani in segno di conforto e amicizia.
“Ma certo che ti aiuterò, Meredith! Dimmi ciò di cui hai bisogno e io lo farò…” - le disse.
Meredith scosse la testa: “Voglio andare a prendere l’incantesimo, voglio trovare il modo per arrivarci e rubarlo ad Astaroth e poi vorrei che tu lo pronunciassi!” - disse.
Bonnie la fissò per qualche istante, in silenzio.
Non le disse che entrare nel castello di Astaroth era pericoloso, non le disse che era un piano suicida perché sapeva anche lei che, prima o poi, qualcuno ci sarebbe entrato comunque in quel castello per recuperare l’altra Bonnie.
Si limitò a fissarla e poi disse: “Io voglio aiutarti, Meredith! Ma…non sarebbe meglio chiedere a Nicole o all’altra Bonnie quando sarà libera? Lo sai che io non valgo nulla come strega, non ancora almeno…”
“Nicole non può aiutarmi perché è una strega solo per metà e non sappiamo quanto tempo ci vorrà per liberare l’altra Bonnie né in che condizioni sarà quando la libereranno…” - disse - “…e il tempo di Meredith sta finendo, Bonnie! Quindi…ti prego! Lo so che la magia ti spaventa e che non ti senti pronta ad accettarla, ma…ti chiedo solo di promettermi che quando sarà il momento, se l’altra Bonnie non sarà in grado o non ci sarà ancora, tu farai comunque quell’incantesimo…per me!”.
Bonnie abbassò gli occhi.
Meredith poteva distinguere ogni minimo cambio di luce nei suoi enormi occhi marroni per via delle emozioni di paura e senso di giustizia che, con ogni probabilità, stavano attanagliando l’animo della sua amica in quel momento.
Quando Bonnie alzò gli occhi era ancora titubante, ma sospirò come qualcuno che ha appena preso una decisione importante.
“Un giorno diventerò una strega abbastanza potente da riuscire a tenere tutto il pensionato al sicuro nonostante un demone psicopatico che mi tiene prigioniera in un assurdo castello nero per torturarmi e indebolirmi, quindi….devo accettare la mia magia presto o tardi! E come potrei non tentare neppure di aiutarti solo per una stupida paura?” - disse - “Si! Te lo prometto, Meredith!”.
L’abbraccio che seguì quelle parole fu un abbraccio sincero e sentito, ma soprattutto fu un abbraccio maturo tra due ragazze appena diventate donne.

Perdersi nei suoi stessi pensieri era sempre stata una sua caratteristica, molto probabilmente ereditata da suo padre.
Spesso si era sentita dire che estraniarsi totalmente dal mondo per rimuginare su ciò che ci passa per la testa a volte non era la cosa migliore da fare, ma Lilian aveva sempre trovato un che di confortante nel ragionamento solitario che l’accompagnava quando aveva dei dubbi o delle preoccupazioni.
Trovava che rifletterci su, valutare tutti i vari pro e contro, tutte le varie ed infinite possibilità fosse molto più d’aiuto che aprire bocca senza neppure sapere cosa si stesse dicendo.
In quel momento i suoi pensieri erano tutti catalizzati dalla confessione che si erano fatte lei e Nicole quando era andata a trovarla nella sua stanza.
Sua cugina aveva ragione: che fosse Nicole a sentirsi strana era forse anche scontato, ma che fosse lei era preoccupante.
Troppe cose stavano cambiando da quando passato e futuro si erano incrociati e Lilian si stava chiedendo se non fosse il caso di intervenire e separare le due linee temporali adesso che erano ancora in tempo. Ma poi si rendeva conto che ormai erano fuori tempo massimo: le versioni passate avevano già visto troppo del futuro per sperare che decidessero di non cambiare nulla una volta tornate nel loro tempo.
Dovevano restare insieme e combattere Astaroth fino alla sua morte, tenendo le dita incrociate e sperando che la situazione sua e di Nicole non peggiorasse troppo velocemente.
A dire il vero..non era neanche la sua sorte che le interessava al momento, quanto proprio quella di sua cugina, l’unica in grado di uccidere il loro nemico.
Una volta morto Astaroth di cambiamenti potevano essercene quanti ne volevano, ma fino a quel momento doveva essere tenuto tutto sotto controllo.
Ovviamente avrebbe preferito che tutto restasse invariato, ma di certo non poteva costringere i suoi passati genitori a fare ciò che lei voleva.
Nelle ore precendeti li aveva osservati da lontano e aveva capito: qualsiasi cosa era successo tra loro adesso si stavano lentamente allontando.
Stefan se ne andava in giro evitando accuratamente di incrociare Elena e lei sembrava non preoccuparsene più di tanto.
Mettere a confronto Elena e sua madre era quasi doloroso.
Se avesse saputo a cosa stava pensando, Nicole le avrebbe riso in faccia dicendole che non c’era nessunissima differenza tra le due, ma Lilian la differenza la vedeva eccome.
Elena era viziata, menefreghista ed egocentrica.
Sua madre aveva davvero a cuore l’incolumità di chi le stava attorno.
Paradossalmente sembrava che con la trasformazione in vampira fosse migliorata invece che peggiorare.
Senza nemmeno accorgersene i suoi piedi l’avevano condotta davanti alla porta chiusa dietro la quale Owen stava vegliando sua madre e Lilian non potè fare a meno di provare una calda emozione all’altezza del petto sapendo che lui era dall’altra parte di quel semplice pannello di legno che li separava.
La sua mano si mosse da sola ed afferrò la maniglia, abbassandola.
“Owen?” - chiamò Lilian - “Posso entrare?” - chiese imbarazzata.
Il ragazzo era da solo nella stanza e stava passando uno straccio umido sulla fronte della povera Meredith.
Si voltò a guardarla al richiamo della sua voce e stirò la bocca in uno stanco sorriso.
“Tu puoi entrare sempre, Lilian!” - le rispose con un tono così dolce e morbido da assomigliare ad una colata di miele.
Lilian sospirò impercettibilmente e sorrise, entrando e richiudendosi la porta alle spalle.
Restò in silenzio.
Come sempre, non sapeva cosa dire.
Era inutile, banale e superficiale chiedergli come stesse Meredith, quindi evitò.
Ma non riusciva a stargli lontano sapendo che passava quasi tutti i momenti delle sue giornate a vegliare e a pregare per la sua povera madre che non meritava assolutamente ciò che le era successo.
Nicole non metteva quasi mai piede in quella stanza perché si vergognava troppo a dover guardare Alaric ed Owen e si sentiva responsabile per ciò che era successo a Meredith, nonostante nessuno le desse la colpa, quindi Lilian si sentiva anche in dovere di portarle costantemente notizie sulle condizioni della loro adorata zia, anche se non era esattamente una loro vera parente.
Owen lasciò che lo straccio che teneva in mano si riempisse di nuovo d’acqua per poi appoggiarlo sulla fronte di sua madre e lasciarlo lì.
“Come stai?” - le chiese, spostandosi ad un tavolino lì vicino e rimettendo in ordine file di medicinali che tenevano lì nella speranza che potessero alleviare il dolore che probabilmente Meredith stava soffrendo.
Lilian scosse la testa.
Era lei che doveva chiedergli come stava, non lui!
“Bene! Non preoccuparti per me..” - rispose.
Owen si voltò a guardarla, serio in volto.
“Come puoi chiedermi di non preoccuparmi per te? Io mi preoccupo sempre per te! Come potrei fare altrimenti se proprio la mia preoccupazione per te è l’unica cosa che riesce a mantenermi saldo nella mia pelle senza farmi impazzire per il dolore che tutto ciò che sta succedendo a mia madre mi sta causando? Pensare costantemente a te riesce a mantenermi…sereno!” - le rispose.
Lilian boccheggiò.
Era dannatamente difficile non andargli incontro e dirgli che lo amava, ma avevano stabilito che avrebbero avuto tempo dopo, quando tutto si sarebbe sistemato.
Ma se Nicole aveva ragione?
Se non ci sarebbe mai stato un dopo?
Lilian abbassò gli occhi e nascose il viso tra i capelli.
“Non dirmi queste cose, Owen…” - la sua era una supplica.
Se davvero dovevano aspettare, se davvero era giusto così, allora non poteva farle battere il cuore così furiosamente, non poteva farla sentire così amata soltanto guardandola, non poteva farla sentire così speciale con le sue sole parole, semplicemente…non poteva.
Owen le si avvicinò e le sollevò il mento per poi prenderle le mani nelle sue.
“Perché non dovrei se è quello che penso?” - le rispose.
Lilian lo guardò per un solo istante negli occhi: “Lo sai il perché!” - sussurrò per poi sfilare le mani dalle sue e cercare di divincolarsi per poter mettere una certa distanta tra i loro corpi, distanza che chissà come diminuiva sempre di più.
Ma Owen non glielo permise e le afferrò saldamente la vita attirandola a se.
Lilian si bloccò a quel contatto così inaspettato, rude e…intimo, in un certo senso.
Lo guardò con il cuore in gola e poggiò le mani sulle sue braccia sentendo i muscoli di Owen che si tendevano per il contatto con la sua pelle.
“Ho creduto di impazzire quando eri nel passato! Mi chiedevo: e se qualcosa andasse storto? E se Astaroth avesse la meglio? E se Nicole non la proteggesse abbastanza? E se si ritrovasse nel bel mezzo di uno scontro senza neppure accorgersene?” - le disse - “Io non posso permetterlo, Lilian! Mia madre è in quel letto da mesi, ormai, e ….non so se riusciremo a salvarla. Mio padre si dispera e deperisce ogni giorno di più ed io…io non posso rischiare di perdere anche te! Non te! Io…ho bisogno…di saperti sempre al sicuro…con me!”.
Gli occhi di Lilian si riempirono di lacrime a stento trattenute e sospirò un paio di volte prima di riuscire a mandare giù il magone che le si era formato in gola per poter finalmente trovare la forza per parlare.
“Ed io voglio essere sempre al sicuro…con te!” - rispose.
Restarono a guardarsi per un tempo infinito.
Lilian sapeva che non sarebbe successo niente, che non sarebbero andati più in là delle parole perché nessuno dei due voleva infrangere la tacita promessa che aveva fatto all’altro e che dava ad entrambi una speranza per il futuro.
Ma, nonostante sapessero entrambi queste cose, ogni volta che erano insieme da soli finivano sempre con il ritrovarsi in una situazione simile, era inevitabile: tanto vicini eppure tanto lontani.
Era straziante.
La porta alle loro spalle si aprì di scatto ed entrambi sobbalzarono per la sorpresa.
Owen tirò velocemente via le mani dai fianchi di Lilian, disegnandole sul corpo una scia di dolorosa separazione.
Era Meredith, la giovane Meredith e adesso li stava guardando con lo sguardo fiero e la postura eretta.
Lilian afferrò la mano di Owen.
Ne avevano parlato, sapeva che per il ragazzo era sempre un colpo durissimo vedere la versione più giovane di sua madre e Lilian si era accorta del fatto che, probabilmente, anche Meredith lo aveva capito e facesse di tutto per non stargli troppo intorno, infatti le volte in cui lo aveva guardato dritto negli occhi e gli aveva parlato si potevano contare sulle dita di una mano sola, ma in quel momento lo stava guardando senza alcuna remora, decisa e sicura di se.
Lilian si accigliò.
“Meredith! Che succede?” - le chiese.
“Voglio andare a cercare l’incantesimo nel castello di Astaroth! So che è un piano pericoloso e suicida, ma non ho nessuna intenzione di passare qui un giorno di più a guardare me stessa morire in un letto senza fare nulla! Intesi? Voglio quell’incantesimo e se per quando lo avrò ottenuto, perché potete stare certi che lo otterrò, gli altri non saranno ancora riusciti a liberare l’altra Bonnie….beh…ho convinto la mia…Bonnie…ad aiutarmi!” - esclamò - “Allora…siete con me oppure no? E’ giunta l’ora di darsi una mossa!”.
Lilian restò profondamente colpita da quelle parole e potè vedere la meraviglia farsi strada anche sul volto di Owen prima che lui si aprisse in un sorriso e andasse ad abbracciare Meredith, che ricambiò dopo appena un attimo di esitazione.
“Mamma…” - sussurrò Owen.
“La salveremo!” - rispose Meredith.
Lilian sorrise a sua volta e lanciò appena un’occhiata alla Meredith ferita prima di tornare a guardare quella giovane e sana.
“Vi aiuterò anch’io! E sono certa che ci aiuteranno anche gli altri!” - disse - “Tutti hanno a cuore il destino di Meredith e adesso che il nostro numero è aumentato, non vedo perché non potremmo attaccare Astaroth su più fronti! Tra poche ore zio Damon dovrebbe richiamarci tutti in salone per discutere del piano che hanno messo su lui e gli altri questo pomeriggio, si potrebbe approfittare di quel momento per dire chiaro e tondo ciò che anche noi abbiamo intenzione di fare!?!”.
Meredith annuì.
“Perfetto…” - disse.
Owen si limitò a guardarla fisso e a mimarle un “Grazie” con le labbra.

La riunione era stata indetta qualche ora prima e durante quel lasso di tempo il salotto del pensionato si era riempito man mano sempre di più persone fino a che tutte le altre stanze si erano svuotate, fatta eccezione per i feriti ovviamente.
Il caldo era asfissiante e Bonnie si ritrovava costretta tra Meredith e una ragazzina con gli occhi troppo spalancati e troppo rassegnati a quella brutale realtà: le fece pena.
Stefan, Elena e Matt erano insieme dall’altro lato della stanza e Lilian ed Owen erano ai due lati opposti del piccolo palchetto improvvisato con qualche panca raccolta in giro su cui c’erano Nicole, gli altri Matt, Damon e Stefan e persino il Damon del suo tempo se ne stava lassù con le braccia incrociate al fianco della sua controparte futura.
Era strano vederli così vicini senza che ci fosse ostilità o cinismo tra loro due.
Qualsiasi cosa avessero da dire era importante visti gli sguardi trepidanti e carichi di aspettative che gli abitanti umani di Fell’s Church stavano rivolgendo all’altro Damon, come se fosse il loro unico salvatore.
Era incredibile e assurdo il modo in cui sembravano affidarsi a lui senza alcun timore, seguendolo come se fosse stato da sempre il loro giusto e degno capo.
L’altro Damon si schiarì la voce e il silenzio calò nella stanza.
Gli unici rumori erano lo sgocciolio del rubinetto della cucina che perdeva e la tosse dei feriti ai piani superiori.
“E’ un momento difficile…lo è per tutti da due anni a questa parte! E so che adesso che mia moglie è stata fatta prigioniera da Astaroth non solo il mio umore, ma anche quello di tutti voi che la vedevano come una guida e una spalla fedele a cui apoggiarsi è precipitato sempre più nel terribile abisso della sofferenza! Beh….abbiamo aspettato troppo! Ho…aspettato troppo! Combattere Astaroth e il suo esercito buttandoci a capofitto contro di loro è poco intelligente e molto pericoloso: dobbiamo combattere con l’astuzia avanzando di traguardo in traguardo fino ad arrivare alla vittoria finale che ci renderà liberi! Perché io ci credo, credo che riusciremo a vincere e a riavere le nostre vite!” - disse l’altro Damon - “Il pensionato è il nostro ultimo baluardo di pace e vi prometto che resterà così, ma dobbiamo muoverci! Quindi vi prego di non farvi prendere dal panico quando né io, né la mia famiglia ci saremo! Sappiate che, anche se è lontana, Bonnie sta continuando a proteggervi, ma dobbiamo liberarla!”.
A quelle parole un boato di approvazione e numerosi gesti d’assenso si sollevarono dalla piccola folla e molti volti si voltarono verso di lei sorridendole e approvando ciò che l’altro Damon aveva detto.
Le guance di Bonnie si colorarono per l’imbarazzo e le fu chiara una cosa: se tutte quelle persone vedevano l’altro Damon come una guida, allora lo stesso valeva anche per l’altra Bonnie.
Meredith doveva aver pensato la stessa cosa perché le strinse la mano e poi le rivolse un sorriso carico d’orgoglio.
L’altro Damon annuì.
“Partiremo domattina all’alba! Matt resterà qui e farà le mie veci mentre non ci sono! Sappiate che potete rivolgervi a lui per qualsiasi cosa!” - comunicò.
Solo allora Meredith si fece avanti e alzò la mano.
“Meredith! Dimmi….” - fece l’altro Damon.
“Capisco che salvare l’altra Bonnie sia importantissimo per il benessere di tutti ed io stessa non desidero altro che vederla libera, ma la mia versione futura sta morendo e l’unico modo per guarirla è nelle mani di Astaroth…” - disse Meredith.
Owen si fece avanti e si rivolse al palco.
“Noi abbiamo intenzione di partire e recuperare l’incantesimo!” - disse il ragazzo.
“Si! Ed io andrò con loro!” - fece Lilian - “Non dico che mi auguro che Astaroth si concentri solo su di voi, ma recuperare quell’incantesimo è un’altra priorità e se davvero lui dovesse dividersi su due fronti diversi, allora forse avremmo più possibilità tutti, no?”.
L’altro Damon si accigliò.
“E’ pericoloso! Se noi ci concentriamo sul recupero di Bonnie, voi sarete scoperti…” - disse, rivolgendosi a Meredith.
Solo a quel punto Alaric si fece avanti ed oltrepassò la soglia della stanza: “Sappiamo cavarcela contro qualche demone…” - disse.
Bonnie guardava Meredith, l’altro Alaric, Owen e Lilian e si sentiva fiera di loro.
Parlavano già come una squadra e sapeva che se c’era qualcuno che aveva davvero una motivazione così valida per recuperare quell’incantesimo erano loro.
Alzò gli occhi e poggiò una mano sulla spalla di Meredith.
“Lasciali andare, Damon! Possono farcela, lo sai…” - disse rivolgendosi direttamente all’altro Damon.
Lui spostò i suoi occhi su di lei e dopo appena un momento di esitazione sorrise ed annuì.
“Beh…allora direi che domani sarà una giornata impegnativa per il nostro vicino di casa, no?” - fece.
Bonnie gli sorrise mentre Meredith le lanciava uno sguardo carico di gratitudine per il suo appoggio.
La riunione venne sciolta mezz’ora dopo e alla fine si era deciso che lei ed Elena sarebbero rimaste al pensionato con Matt, l’altro Matt che aveva il compito di gestire tutto e tutti mentre l’altro Damon era in missione e con loro sarebbe rimasta anche l’altra Elena che avrebbe continuato ad accudire l’altra Meredith che non poteva essere mai lasciata sola.
Per il resto…
Lilian, Owen, Meredith e l’altro Alaric sarabbero partiti alla ricerca dell’incantesimo necessario alla salvezza dell’altra Meredith.
Nicole avrebbe cercato di tenere a bada Astaroth.
E le due coppie di fratelli Salvatore si sarebbero occupati del recupero dell’altra Bonnie.
Tutto sembrava essere stato deciso ed ognuno aveva accettato il suo compito con la giusta mentalità e la giusta concentrazione.
Dal canto suo, Bonnie era felice di rimanere al pensionato, ma era anche immensamente preoccupata per tutti coloro che il giorno dopo avrebbero lasciato quel tetto sicuro.
Raccolse i capelli in una treccia morbida e si sedette sul davanzale della finestra della camera che condivideva con Meredith che, in quel momento, era fuori a parlare con Lilian degli ultimi dettagli o roba del genere.
Era al buio e indossava soltanto una camicia da notte di pregiata seta blu che Nicole le aveva portato direttamente dall’armadio di sua madre.
La stanza era illuminata soltanto dalla luce dell’enorme luna piena che aveva ammantato il bosco di silenzio e minacciosità.
Qualcuno bussò alla sua porta.
“Avanti!”  - disse.
L’uscio si aprì appena e il volto di Damon fece capolino chiedendole silenziosamente di entrare.
Bonnie corrugò la fronte, sorpresa.
“Damon?” - chiese.
“Non esattamente! O almeno…non esattamente per te!” - rispose lui.
Bonnie sospirò e sorrise anche se la meraviglia era comunque visibile sul suo volto.
“Capito! L’altro Damon…” - disse.
Il vampiro annuì: “Posso entrare?” - le chiese.
“Certo! Entra pure!” - rispose Bonnie, scostandosi di lato per fargli spazio.
L’altro Damon la raggiunse e le si sedette di fianco volgendo anche lui lo sguardo alla luna che gli illuminò i lineamenti perfetti.
“Quella gliel’ho regalata io…non ricordo in che occasione, però! Forse non c’era nemmeno un’occasione….forse gliel’ho regalata e basta!” - disse improvvisamente lui indicando con un cenno della testa la camicia da notte che lei stava indossando in quel momento.
“Oh…non lo sapevo…” - rispose Bonnie, sentendosi in colpa perché forse, indossandola, lo stava facendo soffrire.
L’altro Damon, però, sorrise.
“Non preoccuparti, streghetta! Dopotutto è…tua, in un certo senso, no?” - scherzò.
Bonnie si accigliò.
“E’ vero…in un certo senso…” - concordò lasciandosi andare ad una lieve risata.
Quando il silenzio calò nuovamente aspettò dieci secondi prima di parlare.
“Come mai sei venuto qui?” - gli chiese.
L’altro Damon scrollò le spalle: “Mi conforta vederti! Lo so che è strano perché dovrebbe farmi stare male, ma non è così! Vederti mi fa ricordare di tutto ciò che abbiamo passato per arrivare alla felicità che abbiamo adesso e allora penso che neppure uno stupido demone potrà mettersi tra noi due!” - rispose.
Bonnie restò in silenzio e scosse la testa, incredula.
L’altro Damon la guardò e alzò le mani in segno di resa.
“Lo so, lo so…non sei abituata a sentirmi parlare così di te e ti sembra un’assurdità! Ma ti posso assicurare, Bonnie, che anche quando ero il Damon del tuo tempo infondo io l’ho sempre saputo di amare te e presto o tardi anche lui, Damon, se ne renderà conto!” - le disse - “Devi solo aspettare ancora un po’! Bisogna avere una pazienza infinita con me….”.
Bonnie sorrise: “Oggi l’ho visto come mi guardavano tutti mentre parlavi dell’altra Bonnie e allora ho pensato…ho pensato che forse sono io quella sbagliata, no? Cioè…che forse sono io quella che deve maturare, quella che non è ancora pronta! Insomma…Elena è così..” - disse, ma la voce dell’altro Damon la interruppe.
“Credimi Bonnie, se c’è qualcuno che deve maturare tra te ed Elena quella è Elena! Tu sei perfetta così come sei! Sei sempre stata perfetta così come sei…” - le disse.
Bonnie restò a guardarlo per qualche attimo, sognando il momento in cui quelle parole le sarebbero state rivolte dal suo Damon e non dalla versione futura del vampiro….sempre che quel momento sarebbe mai arrivato, ovviamente.
Con quel viaggio e con quello che stavano vedendo, chi poteva dire se avrebbero mai intrapreso la stessa strada!?!
“State attenti domani…tutti voi..” - gli disse.
L’altro Damon annuì e le battè leggermente una mano su un ginocchio nudo.
“Ti salverò, te lo prometto! Ti salverò sempre!” - rispose lui.






NOTE:
Ciao a tutte!!!!
Come è stata la vostra settimana? La mia è andata bene, davvero!XD
Allora...per prima cosa voglio ringraziare tutti coloro che hanno letto e/o recensito lo scorso capitolo o che sono anche solo passati a dare un'occhiata!XD
Ma torniamo a noi...
Altro capitolo non esattamente avvincente questo! Me ne rendo conto....
Ma vi avevo già detto che, prima di scagliarsi contro Astaroth, avevano bisogno di un minimo di organizzazione, no? Adesso, diciamo, che ce l'hanno!!!XDXDXD
E poi...c'è stata la prima scena tra Owen e Lilian! *_* Vi è piaciuta? Che ne avete pensato?
Damon ci ha riservato una bella sorpresina, non trovate?
Ebbene si! Suonino le campane e rullino i tamburi.....Damon-scemo sta cominciando a capire!XD Forse è stata la gelosia per Stefan e Bonnie, forse è stato il discorso dell'altro Damon o forse ha preso una botta in testa..beh...a noi non interessa, giusto?
Però...ne prevedo delle belle con i 4 fratelli Salvatore tutti insieme!XDXDXDX
Meredith più agguerrita che mai.....fa molto cacciatrice, eh? ihihi
E infine, c'è stata la scena Donnie! XD Ok...non proprio Donnie così come ve la immaginavate e non con esattamente le persone giuste, ma arriveranno anche quelle, non preoccupatevi! Piano piano arriverà tutto!XDXDX
E ovviamente, dal prossimo capitolo torneranno i demoni, Astaroth, le sue cravatte e l'altra Bonnie! Ma vi dico già da adesso che servirà un pò per liberarla, quindi non pensiate che avverrà tutto nel prossimo capitolo, perchè non sarà così!!
Ok...adesso mi sa che la smetto che, non solo ho scritto un altro capitolo enorme, ma ci ho messo pure la nota kilometrica!XDXDXD
Vi aspetto lunedì sul mio blog per lo spoiler e per il capitolo...
A giovedì...BACIONI...IOSNIO90!!!

   
 
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