Intanto
gli altri erano tutti raccolti fuori in attesa.
Nina
Sharp si avvicinò a Gibbs e si presentò.
“Io
sono Nina Sharp, vicepresidente della Massive Dynamics. Lei deve
essere l’agente speciale Leeroy Jethro Gibbs.”
L’uomo
la scrutò per qualche secondo e poi le strinse la mano.
“Sono
io, signora. Sono anche l’ex capo dell’agente
Dunham.”
“Lo
so.” rispose la donna “So tutto di lei. Tenente dei
marines,
decorato con medaglia d’onore durante Desert Storm,
è stato sposato quattro
volte, divorziato tre. La sua prima moglie e sua figlia sono morte 15
anni fa
per mano di un killer professionista. Ha buone doti di tiratore scelto,
passato
all’NCIS dopo il suo congedo dai marines, e da quando il suo
vecchio capo, Mike
Franks, si è ritirato, ha preso il suo posto come team
leader.”
“Vedo
che ha fatto i compiti a casa.” disse Gibbs, neanche troppo
sorpreso.
“E’
mia abitudine informarmi su chiunque metta piede
nell’azienda.” si
giustificò la Sharp. Poi si voltò verso gli altri
componenti del gruppo e
continuò “Timothy McGee. Classe 1976. Laurea con
laude in Ingegneria Biomedica
alla Johns Hopkins, master in informatica al MIT. Da sette anni fa
parte della
squadra. Ha scritto dei romanzi con lo pseudonimo di Thom E. Gemcity.
Ha ottime
capacità di scrittore, complimenti! Ha anche la passione per
i giochi di ruolo,
alcuni dei quali sono un prodotto della nostra società.
Abigail Sciuto, meglio
nota come Abby. Classe 1979. Esperta forense dell’NCIS. Fa
volontariato presso
un convento di suore. Conosce il linguaggio dei segni perché
i suoi genitori
erano sordi. Ama gli animali, la musica e il suo lavoro. Anthony D.
Dinozzo,
classe 1968. Ex agente della omicidi di Baltimora, passa
all’NCIS dopo aver
risolto un caso in comune con loro. Ottimo osservatore, 11 decimi di
vista, laurea
in educazione fisica, capitano della squadra di basket al college. Non
ha una
relazione stabile da quando? Tre anni. Non sarebbe ora di costruirsene
una? Ed
infine Ziva David. Classe 1982. Israeliana di nascita, ha acquisito di
recente
la cittadinanza americana. Suo padre è il direttore del
Mossad, ma non ci parla
da quando ha preso la cittadinanza. Ha una buona memoria fotografica,
parla
cinque lingue, compresa quella dell’amore, esperta nel
combattimento corpo a
corpo. Anche lei non ha una relazione stabile da molto tempo. Dovrebbe
cercare
qualcuno e sistemarsi, il tempo passa in fretta.”
Tutti
la fissarono sorpresi. Aveva proprio trovato tutto su di loro,
era piena di risorse.
Infine
si voltò verso Lincoln e l’altra Abby.
“Benvenuti.
Appena il nipote del dottor Bishop starà bene potremo
parlare e occuparci di tutto. Per il momento sarete nostri ospiti.
Chiedete per
qualunque cosa abbiate bisogno.” Li accolse, facendo un
sorriso cordiale.
“Signora
Sharp…” cominciò Gibbs.
“Mi
chiami pure Nina.” lo corresse la donna.
“Nina.
Posso chiederle che tipo di malattia ha il bambino?” chiese,
calmo.
“Walter
ne sa più di me. So solo che era una malattia di cui era
affetto Peter da bambino. Purtroppo il figlio di Walter è
morto prima che
potesse trovare una cura, ma almeno è riuscito a salvare il
Peter che
conosciamo.”
Gibbs
annuì e guardò la porta, in attesa di avere altre
notizie.
Intanto
Ziva si era seduta sulla panca vicino a loro, nel corridoio.
Tony si avvicinò e si sedette accanto a lei.
“Stai
bene?” le chiese, a bassa voce.
“Sono
stati quattro giorni assurdamente pieni…”
spiegò l’israeliana.
“Lo
so… universi paralleli… fino a pochi giorni fa
pensavo che
esistessero solo in Star Trek.” disse Tony, fissando il
gruppo.
“Sì,
ma… hai visto che razza di mondo era? Olivia ha detto che
quelle
montagne color ambra erano zone di quarantena, in cui era successo
qualcosa che
aveva indebolito il loro mondo… erano come delle toppe a
degli squarci in un
pallone già malconcio.”
“Anche
le nostre vite erano diverse. Tu eri una
psicologa…”
“E
tu eri morto.”
Si
fissarono per qualche secondo negli occhi, senza dirsi nulla, poi
Tony parlò.
“Peter
e Olivia sembrano quasi nati per stare insieme.”
“Anime
gemelle. Non capita spesso di trovare l’altra metà
della mela.
Certo ne hanno passate tante…”
Si
fissarono di nuovo, ancora in silenzio.
“Ziva,
riguardo alla Somalia…” prese coraggio Tony,
facendo un respiro
profondo “quello che ho detto è tutto
vero.”
“Lo
so. Eri sotto l’effetto del Penthotal.”
“Allora
non hai nulla da dire?”
“Tony…
le regole…”
“Al
diavolo le regole!”
Ziva
lo fissò sorpresa. Da quando in qua Tony contravveniva di
proposito a una regola di Gibbs?
“Si
vive secondo il regolamento, si muore secondo il
regolamento.” citò
Tony. Allo sguardo confuso della donna si affrettò a
spiegare. “The Skulls,
regia di Rob Cohen, anno 2000, con Paul Walker e un giovanissimo Joshua
Jackson… comunque esiste la regola 51: a volte si
sbaglia.”
“Tony…
non capisco…”
“Io
sì.” E si avvicinò a lei, dandole un
leggero bacio sulle labbra. La
donna stava per approfondire il bacio quando la porta del laboratorio
si aprì.
Walter
fece capolino con un sorriso a 32 denti sulle labbra. Tutti lo
fissarono in attesa.
“Si
è ripreso. La febbre è calata. Ora sta
bene!” spiegò.
Tutti
esultarono, poi dietro Walter comparve Olivia, sorridente, ancora
per mano a Peter, che teneva il figlio in braccio, il quale si era
aggrappato
alla sua camicia e si guardava intorno curioso.
Tutti
si raccolsero attorno alla coppia e al piccolo. Gibbs gli diede
un buffetto e Henry fece un verso lamentoso, mostrando il cerottino sul
polso,
dove era stato inserito l’ago.
“Vuole
solo un po’ di coccole. È intelligente e furbo, ha
già capito
come ottenere le attenzioni.” spiegò Peter, quasi
orgoglioso.
“Dopotutto
è mio nipote!” esclamò Walter,
altrettanto orgoglioso.
Peter
sorrise, poi tornò serio e guardò i due esuli
dell’altro mondo.
“Ora
torniamo a noi. Nina, ho bisogno dei vostri migliori
computer”
disse, poi seguì la donna, che lo scortò a un
altro laboratorio.