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Autore: AngelSword    26/11/2011    6 recensioni
“Su questo pianeta esiste un luogo nascosto agli occhi della gente. Non lo si può raggiungere, ma lo si può chiamare. Anzi, non è nemmeno un luogo, è... una porta.”
'Perchè gli uomini uccidono?' Perchè il loro cuore è come la superficie dell'acqua: basta poco per farlo increspare.
Secondo Volume dell'Ancient Saga.
QC all'interno. Occhio B3
- SOSPESA -
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Roronoa Zoro
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Ancient Saga'
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Premessa
 

Allora rieccomi qui ^^ E stavolta vi porto il secondo capitolo... che secondo me non è niente di speciale XD Ah, un mini avvertimento: la "depression-zone" durerà più o meno fino al capitolo 6, anche se va già scemandosi XDXD
Disclaimer: I personaggi di One Piece non sono miei.
Ringraziamenti: A tutti i recensori ed i lettori silenziosi!! ^^ Grazie per avermi seguita anche in questo secondo sclero XD
Colonna Sonora Consigliata: "Secret Door" - Evanescence; "Window" - Damaged; "La Paura che..." - Tiziano Ferro
Buona lettura a tutti!!! ♥


Capitolo 2 - Riemergere

Le vele nere erano sparite ed il Jolly Roger dei Mugiwara era tornato a sorridere sotto il sole. La Sunny avanzava, dolcemente cullata dalle onde di un mare pazzescamente calmo. Era uno di quei pomeriggi fatti apposta per rilassarsi sotto i caldi raggi. Chopper ne aveva approfittato per far seccare alcune erbe, Usopp e Rufy pescavano scambiandosi ogni tanto qualche commento sul fatto che i pesci non abboccavano. Nami e Robin prendevano il sole mentre leggevano insieme il giornale e Sanji se ne stava seduto sull’altalena assorto nella lettura di un libro di cucina dondolandosi lievemente con un piede - il fumo della sua sigaretta pigramente si alzava e spariva. Franky stava schiacciando un pisolino nei quartieri maschili mentre Brook riempiva il silenzio con un allegro walzer e Zoro si allenava con i pesi.

Stava appena per completare la decima serie da cento quando la navigatrice li chiamò a raccolta. Poggiò con un secco rumore metallico la spranga con i dischi all’albero maestro e le raggiunse sul secondo piano di prua.

“Sentite qui,” disse allarmata guardandoli da dietro il giornale. “Nell’East Blue e nel South Blue si sono verificate varie tempeste a ciel sereno. Le correnti marine sono improvvisamente cambiate, creando mulinelli, onde anomale e tsunami assolutamente non possibili da prevedere. Mentre episodi analoghi cominciano a prendere luogo anche negli altri due mari, il numero di vittime continua a salire e l’economia in generale comincia a risentirne in quanto è impossibile importare ed esportare merci.” Guardò i suoi compagni uno ad uno. “Sta succedendo il finimondo.”

“Beh, è ovvio,” esordì Zoro. Aveva le braccia conserte davanti al petto sudato, il suo volto era serio ma sconsolato allo stesso tempo. “Senza Aqua che tiene tutto sotto controllo, è solo naturale che il sistema impazzisca.” Si girò per tornare ai suoi esercizi in silenzio. Un silenzio che diceva molto più delle parole. Gli altri fissarono la sua schiena abbronzata sovrappensiero quando una seconda voce li sorprese.

“Ma lo status quo originale potrebbe essere ristabilito se riportassimo Aqua indietro.”

Zoro si bloccò, riconoscendola. Voltarono la testa a sinistra e trovarono Xenon appollaiato sul parapetto della Sunny con un grande paio di ali dorate spuntargli dalla schiena ed un braccio fasciato sorretto da una benda intorno al collo. “Come ve la state passando?” chiese con un sorriso.

“Neeeeeeeeex!!!” urlò Chopper saltandogli addosso per abbracciarlo.

Nami si alzò, subito imitata da Robin. “È un piacere vederti,” disse poggiando il giornale sulla sdraio.

“Ruby, Seph e i gemelli come stanno?” domandò Usopp.

L’Antico fece spallucce. “Seph, dopo che Ruby l’ha ricucito, si è rintanato sul suo bel Picco. I gemelli si sono chiusi nella loro officina anche se ultimamente si stanno facendo vedere più spesso. Mio cugino è partito per chissà dove ed è tornato qualche giorno fa. Direi abbastanza bene nel complesso.”

“E tu?” Rufy gli sorrise felice di rivederlo.

Nex scosse la testa ridacchiando. “Io niente. Ho perso due sorelle in verità. Ma... diciamo che ho fatto alcune ricerche. Riguardo a quello che stavate leggendo,” accennò con un piccolo movimento del mento ai fogli stampati ripiegati in due, “sta succedendo perché il mare protesta. Vuole qualcuno che lo controlli. Ecco perché dobbiamo riportare qui Aqua.”

“Cosa intendi dire per ‘riportare’?” gli chiese bruscamente il vicecapitano. Quell’argomento lo spazientiva non poco. Era come girare il coltello in una ferita ancora aperta.

“Hai preso tu gli spadoni di Aqua, vero?” disse Nex ignorando la sua domanda.

Lo spadaccino si voltò, irritato. “Ho detto: cosa intendi dire per ‘riportare’?” ripetè più minacciosamente.

L’Antico lo guardò con un sorriso triste. “Non l’hai ancora superata completamente, vero?”

A quello perse la pazienza. Si avvicinò a lui e lo prese per il collo della maglietta, strattonandolo verso il basso. “Te lo ripeterò per la terza volta. In. Che. Senso. ‘riportare’.” Scandì una ad una le parole con voce tremante per la rabbia.

Xenon fece una smorfia di dolore quando il braccio fasciato fu spinto in malo modo dallo spadaccino ma si riprese subito. “Non credere di essere l’unico a cui gli è crollato il mondo addosso,” rispose freddamente.

“CHE NE SAI TU?!” urlò Zoro lasciandolo con uno spintone. “Io l’amavo. L’amavo con tutto me stesso, e mi è morta tra le braccia! Cosa ne puoi sapere tu? Dimmi: cosa?” concluse in un soffio. Le mani gli tremavano per la rabbia ed il dolore represso. Strinse i pugni per non darlo a vedere. Gli occhi gli bruciavano mentre nuove lacrime si accumulavano senza però scendere. Era costretto a prendere lunghi respiri per controllarsi.

Gli altri osservarono il tutto in impotente silenzio. Non si sarebbero mai aspettati una tale reazione da parte di Zoro. Per far sì che le sue emozioni si esponessero così tanto doveva essere stato davvero scioccato dalla morte di Aqua.

Nami guardò i suoi nakama che si limitavano a guardare lo spadaccino che stava cercando con tutte le sue forze di non scoppiare a piangere. Sbuffò, irritata dalla loro impassibilità, e si avvicinò a lui. “Tranquillo, Zoro,” gli sussurrò poggiandogli una mano sulla spalla. Poi si voltò verso Xenon. “Per favore, dicci cosa intendi per ‘riportare’,” disse con più gentilezza.

Lui scrutò Zoro dando una veloce occhiata alla sua mente. Si pentì di averlo stuzzicato: lo spadaccino era davvero traumatizzato. Si schiarì la voce. “Sapete, noi Antichi abbiamo una ‘seconda possibilità’. Nel caso morissimo senza eredi, possiamo ‘resuscitare’, come direste voi. Sapendo questo, ho fatto alcune ricerche e ho scoperto che--!!” La nave oscillò pericolosamente interrompendolo.

Rufy ed Usopp rotolarono giù mentre Sanji trattenne Robin. “Cos’è quella cosa?!” esclamò il verde aiutando Nami a non cadere.

Nex si voltò e vide l’enorme serpente fatto d’acqua che aveva smosso la nave sibilare aggressivamente contro di loro. Imprecò. “Zoro!! Lo spadone di Aqua, quello azzurro!! Dammelo!”

Lo spadaccino non se lo fece ripetere due volte e corse nella palestra. Dopo una veloce occhiata, vide le due spade poggiate contro il muro, impassibili. Con due ampie falcate le raggiunse ed avvolse l’elsa di quella richiesta con la mano. Fece per sollevarla ma non si mosse di un centimetro. La tirò di nuovo, imprecando, ma la lama non voleva saperne di muoversi. Afferrò l’elsa con entrambe le mani e tirò con tutta la sua forza, ma quello rimase ostinatamente appoggiato contro il muro. “Ma che diamine...?!!” Quando li aveva portati sulla nave non aveva avuto problemi a sollevarli, ma ora erano diventati così pesanti. Era come se quella spada stesse puntando i piedi a terra per non farsi impugnare. La lasciò perdere quando la nave traballò di nuovo. Si affacciò da una finestra e vide i suoi nakama, aiutati de Xenon, che cercavano disperatamente di proteggere la Sunny, ma il serpente era immune a qualsiasi colpo. Spalancò i vetri ed urlo “XENOOOON!!”

L’Antico scagliò un potente fendente tranciando il collo dell’essere che si rigenerò in pochi secondi. Alzò il capo e guardò Zoro.

“LA SPADA NON SI MUOVE!!!”

“Che razza di scusa è?!” disse Franky mentre lanciava uno Strong Right.

Xenon sbuffò evidentemente spazientito. “PANTHALASSA!!!!” urlò.

Usopp e Rufy si scambiarono uno sguardo interrogativo: non conoscevano quella persona.

Lo spadaccino, confuso, si voltò e vide che la spada stava rispondendo al richiamo: le venature azzurre avevano preso a brillare pulsando come se fossero un cuore.

“Non è il momento di fare i capricci!” continuò da sotto Nex mentre bloccava le fauci del mostro con due lunghe liane. Ma questo si scompose per poi ricomporsi a qualche metro di distanza, lasciando che le liane si stringessero nel vuoto.

Lo spadone continuava a pulsare, un po più velocemente di prima. Poi un sottile sussurro, lieve e veloce come il vento estivo, sfiorò le orecchie dello spadaccino.

“Fatti impugnare dal suo successore!”

Lui non è il mio successore. Juliet Auroja Laertis è la mia sola padrona.

Zoro scosse la testa incredulo. La spada stava parlando.

“Aqua è morta, fattene una ragione!”

Non è vero.

La sua voce era leggera e chiara, un fruscio, fresco come l’acqua di montagna. E tremava.

“Panthalassa, quello davanti a te è il successore di Aqua! Lasciati impugnare!!” insistè Nex con una certa urgenza ora che la testa del serpente si era divisa in due.

Juliet è ancora viva. Io non accetto quell’uomo come--

“ASCOLTAMI BENE!!!” Zoro s’inginocchio di fronte allo spadone e prese la fodera tra le mani come se stesse stringendo una persona per le spalle. “Aqua è morta e basta. Posso capire come ti senti, credimi. Ma ciò non vuol dire che bisogna rimanere attaccati al suo ricordo mentendo sia a sé stessi che agli altri! Lo devi superare.”

La spada stette in silenzio mentre la nave oscillava di nuovo e i suoi nakama sul ponte urlavano qualche avvertimento.

Non credo di poter accettare consigli da qualcuno che ha ancora l’animo in subbuglio, mormorò infine.

Lo spadaccino s’immobilizzò. Come diamine ha fatto a capirlo? pensò mentre il suo respiro aumentava di velocità.

Nex lo chiamò, esortandolo a portare Panthalassa sul ponte, ma la sua voce era così lontana.

Ma penso che posso capire quello che vuoi dirmi. Posso capire come ti senti. Mi ricordo di te. Eri molto legato a Juliet. Le volevi davvero bene. Non mi hai mai mancato di rispetto. Fece una pausa. Mi lascerò impugnare da te. Zoro tirò un sospiro di sollievo mentre le sue labbra si tendevano in un mezzo sorriso. Ma dovrai lasciare qui quelle altre tre spade. Le loro auree limitano troppo la mia.

Lo spadaccino le sfilò dal suo fianco un po controvoglia. Si sentiva strano senza di esse. Alzandosi prese di nuovo l’elsa in mano. Nel momento esatto in cui strinse il pugno si sentì come risucchiato mentre percepiva il potere di quella lama scorrergli per il braccio ed il bagliore azzurrino s’intensificava.

Avrò bisogno di sincronizzarmi con la tua aura. Ti prego di sopportare questo fastidio per qualche secondo ancora.

Si sentiva la testa scoppiare e i suoi muscoli si tendevano da soli per il dolore. Sembrava che qualcuno gli avesse messo le mani nel cervello ed avesse cominciato ad impastare come si fa col pane. Vide tutto il passato della spada in pochi secondi fatti d’immagini e voci in rapida successione: prima un uomo biondo e con gli occhi azzurri, una città, bianca, con dei canali come strade; una donna dai lunghi capelli blu scuro, alta e snella; infine Aqua, semi-imbrattata di sangue di fronte ad uno dei suoi massacri. Poi, velocemente come era cominciato, finì, lasciandolo solo una leggera emicrania ed il respiro affannato. Guardò la spada mentre una goccia di sudore gli faceva il solletico scendendo giù dalla sua tempia. Aveva smesso di brillare ed era tornata silenziosa.

Con un deciso movimento, l’estrasse dalla fodera. Era leggera come una piuma. L’alzò davanti a sé e la rimirò per qualche secondo, percependo il suo enorme potere. La lama era lucida, con quegli inconfondibili leggeri riflessi azzurrini che riprendevano le venature situate sul lato non affilato fatto di agalmatolite.

Ora possiamo andare, sussurrò la spada. Piacere, io sono Panthalassa.

“Chiamami Zoro,” rispose lui con un mezzo sorriso. Poi si voltò e saltò giù sul ponte nel fulcro della battaglia.

Mentre era a mezz’aria lanciò un fendente che il serpente d’acqua non si curò di schivare. Lo ferì ad un occhio ma questo non si rigenerò. L’essere ruggì ed alzò le teste al cielo per poi tornare a guardare con astio lo spadaccino.

Zoro atterrò in mezzo ai suoi nakama, accucciandosi per ammortizzare l’impatto. “Scusate per l’attesa,” disse alzandosi. Puntò la lama verso il nemico sfoderando uno dei suoi sorrisi di sfida.

“Nessun problema,” ridacchiò Rufy.

“Potevi anche evitare di venire a mostrare i tuoi schifosi capelli verdi,” commentò Sanji accendendosi una sigaretta.

Lo spadaccino lo fulminò con lo sguardo. “Che hai detto, sopracciglio a bersaglio?”

“Potreste focalizzarvi sul combattimento, idioti?!” li riprese Nami. “Poi potrete litigare quanto volete!!”

I due sbuffarono e tornarono a guardare il serpente d’acqua . “La nostra discussione è solo posticipata,” dissero infine in coro.

Se riesci a colpirlo in mezzo al corpo potresti sconfiggerlo in fretta, suggerì Panthalassa.

“Il cuoco o il serpente?”

Il serpente, ovvio, sospirò come se stesse parlando con un ritardato.

“Vedo che sei riuscito a convincere Pantha-chan,” disse Nex dandogli una pacca sulla spalla.

È solo per questa volta. Il mare ha bisogno di essere provvisoriamente controllato da me.

“Vogliamo mangiare anche un paio di biscotti con il thè oppure vogliamo combattere?” chiese Zoro spazientito da tutte quelle chiacchiere. Si mise in posizione e scagliò un Cannone da 36 Libbre. Saltò a destra schivando il morso del serpente ma si ritrovò davanti le fauci spalancate della seconda testa. Sorrise e lanciò un altro fendente, confidente che avrebbe  tagliato a metà la massa d’acqua, come infatti accadde.

“Vediamo se riusciamo a finirla in fretta...” mormorò poggiando la punta dello spadone a terra. Disegnò un piccolo cerchio, non curandosi del mostro che si stava fiondando su di lui. Poi alzò la lama in aria e disegnò un cerchio più grande, facendola girare per mantenere la punta sempre diretta verso l’esterno. Al passaggio del suo braccio, delle scritte incomprensibili e strani disegni geometrici si materializzarono a mezz’aria, creando uno di quei ghirigori che gli Antichi spesso facevano comparire. Le venature s’illuminarono di nuovo, avvolgendo tutto lo spadone.

Moon Slash, sussurrò la spada.

Zoro scagliò un fendente fatto di pura luce che annichilì completamente il bersaglio.  Rilassò i muscoli mentre una sottile pioggerellina bagnava il ponte della Sunny. Osservò la lama. Si sentiva come se l’avesse impugnata da sempre.

“Complimenti per aver imparato ad usare la magia,” disse Nex mentre copriva se stesso e gli altri con un’ala.

“Rufy, la tua reazione è troppo eccessiva,” disse Usopp guardando il capitano che aveva cominciato a piangere di gioia con gli occhi a stellina.

Lo spadaccino non si curò del brusio alle sue spalle: era troppo occupato a parlare con la spada.

Che cazzo sei?! chiese.

Una delle armi Antiche, rispose l’altra.

Lui rimase in silenzio in attesa di spiegazioni.

Panthalassa sospirò. Sono una delle armi forgiate dal Primo Antico delle Gemme, fatta apposta per servire l’Antico dell’Acqua.

Come accidenti fai a parlare??!

“Guarda che tutte le spade parlano,” disse Xenon guardandolo come se  Seph stesse ballando la samba con la pettinatura alla Franky. “Basta saperle ascoltare.”

Zoro si riscosse e puntò la spada alla gola dell’Antico voltandosi. Il silenzio calò pesante come una cappa di piombo. “Noi abbiamo una discussione da portare a termine,” disse freddamente.

Xenon sorrise e fece spallucce. “Sono venuto per quello. Ma prima, dovreste fare marcia indietro e dirigervi verso l’Isola dei Miraggi.”

Al nominare di quell’isola lo spadaccino fece scivolare la spada fuori dalla sua stretta e lasciò che il braccio teso si afflosciasse lungo il suo fianco. “Io là non ci torno,” disse in un soffio, la voce tremante.

L’Antico lo scrutò per un lunghissimo momento. “Allora Aqua rimarrà nell’Aldilà,” concluse con noncuranza mentre si voltava. “Io non posso riportarla indietro.”

“Perché no?” domandò Nami sempre più incuriosita.

L’uomo si bloccò e rimase in silenzio. Poi raccolse la spada da terra e disse, con una punta di malinconia “Invertite la rotta prima. Vi aspetto tutti nella sala da pranzo.”

Zoro era troppo scioccato per controbattere ed eseguì i comandi della navigatrice automaticamente. Troppi ricordi portava la terra di quell’isola.

***


“Su questo pianeta esiste un luogo nascosto agli occhi della gente. Non lo si può raggiungere, ma lo si può chiamare. Anzi, non è nemmeno un luogo, è... una porta.”

I Mugiwara fissarono Xenon senza capire. Lui sospirò abbandonando pesantemente la mano alzata sul tavolo di legno. “Ok, per la quindicesima volta, ricominciamo....” Si massaggiò le tempie. “Dunque --“

“Cerca di metterlo in termini più semplici!” esclamò Rufy che aveva corrugato la fronte nel vano tentativo di capirci qualcosa. “Che significa che un luogo si può “chiamare”?!” Un’idea solcò la sua testa distendendo il suo volto. “LUOOOOGOOOOO!!!!” urlò mettendo le mani intorno alla bocca. Fischiò un paio di volte e ripetè quella parola mentre trotterellava allegro per la stanza sotto gli occhi spalancati di tutti.

“Rufy-san... che stai facendo?” chiese Brook seguendolo con lo sguardo.

Il capitano si bloccò. “Lo sto chiamando. LUOOOOG--!!”

“Chiudi quella boccaccia altrimenti te la cucio!!” lo riproverò Nami mollandogli un pugno in testa. “Per favore Xenon, va avanti,” disse poi mentre Rufy si era accucciato a terra dolorante e Chopper gli fasciava il capo.

L’Antico fissò sbigottito il ragazzo che gemeva ancora per qualche secondo prima di riprendere a spiegare. “Come ho già detto, noi Antichi abbiamo la possibilità di ritornare in vita in caso non ci fosse un successore. Abbiamo capito tutti?” Guardò uno ad uno i pirati che fecero un lieve cenno d’assenso con la testa. “Perfetto. Però non possiamo resuscitare di nostra spontanea volontà. Serve qualcuno che vada nell’aldilà, prenda l’Antico in questione e lo riporti qui.” Fece passare un altro momento di silenzio cosicché i Mugiwara potessero assimilare le sue parole. “La porta per l’aldilà è nascosta agli occhi della gente. Ma facendo alcune ricerche ho scoperto che la si può chiamare. Nel senso,” si affrettò ad aggiungere prima che Rufy ricominciasse ad urlare, “Che la si può far apparire.”

“Così Aqua può essere riportata indietro,” concluse Zoro dall’angoletto in cui era seduto. Aveva di nuovo le tre spade al suo fianco.

“Esatto.” Nex controllò che tutti i Mugiwara avessero capito.

“Bene, quindi basta tornare all’Isola, chiamare questa porta e--“

“Perché il tuo braccio e fasciato?” chiese Zoro all’Antico interrompendo il cuoco.

Xenon non rispose subito. “Allenamento.”

“Come no,” ribatté lo spadaccino. Alzò lo sguardo dalle sue braccia incrociate per guardare la testa bassa dell’altro.

Chopper saltò sul tavolo e lo raggiunse. Prese a disfare la medicazione, lentamente e con delicatezza per non fargli male. Xenon si lasciò fare mentre fissava quasi irritato le venature del legno.

“Oh mio Dio....” disse la renna in un soffio quando l’avambraccio fu libero dalle bende.

La carne era stata dilaniata al punto che della pelle abbronzata rimaneva solo qualche brandello sparso qua e là. Nei punti dove le ferite erano più profonde si poteva intravedere il bianco latte dell’ulna e del radio.

Nami distolse immediatamente lo sguardo dal braccio dell’uomo e lo fissò sul tavolo. “Xenon, per favore...” sussurrò mentre Chopper correva in infermeria per trattarlo immediatamente.

“La Porta è infida,” disse cupamente l’Antico mentre scrutava il suo arto maciullato con occhio cinico. “Non vuole che le anime se ne vadano. Vi metterà alla prova. A me ha messo davanti tre possibilità. Ed io non ho saputo scegliere.”

“Quindi sei venuto qui per chiederci di ritornare e salvare Aqua al posto tuo,” concluse Zoro. Si era dimenticato della presenza dei suoi nakama. Al momento c’erano solo lui ed il suo interlocutore. Xenon non gli stava antipatico, ma non gli andava nemmeno a genio. Ce l’aveva con lui perché, sebbene fosse un Antico, non aveva fatto niente per salvare la sorella.

Lui rimase in silenzio. “Non vi voglio usare però. Infatti ve lo sto chiedendo.”

“Certo, proprio per questo non volevi dirci cosa sarebbe successo se avessimo fallito.”

Quell’affermazione colpì l’uomo come un pugno nello stomaco. È vero: li stava sfruttando. Ma nemmeno a lui la cosa piaceva. Quei pirati erano suoi amici e di sicuro non voleva metterli in pericolo di vita. Eppure non si era rivolto agli altri Antichi perché non poteva mettere a rischio la vita dei due gemelli, le ali di Seph o gli occhi di Ruby.

“Patetico,” sputò Zoro.

A quello sentì la rabbia scorrergli calda nelle vene. Incurante del dolore che gli avrebbe provocato, alzò di scatto il braccio ferito, spingendo via Chopper. Delle lunghe e sottili liane si attorcigliarono attorno ai bicipiti ed alla vita dello spadaccino, sollevandolo da terra e sbattendolo duramente contro la parete alle sue spalle.

Prima che potesse riprendersi dal colpo, Xenon lo afferrò per il collo della maglietta e lo strattonò verso di sé. Il sangue aveva ripreso a colargli lungo il braccio per poi gocciolare a terra una volta raggiunto il gomito piegato. “Tra due sorelle minori e l’unica donna che tu abbia mai amato in tutta la tua vita.... Tu chi sceglieresti?” sibilò.

Zoro sostenne lo sguardo dell’Antico. I suoi occhi, incerti tra l’azzurro ed il verde, erano colmi di rabbia, tristezza e rimpianto. Con enorme fatica riuscì a separare un braccio dalla parete ed afferrare il polso dell’uomo. “Tutte e tre.”

L’Antico allentò la presa sulla sua maglietta mentre le liane lentamente si ritiravano. Una volta di nuovo coi piedi per terra, lo spadaccino poggiò una mano sulla spalla di Xenon mentre lo sorpassava. “Sappi che non lo farò per te.”

Si fermò di fronte alla porta proprio quando l’altro cadde in ginocchio stringendo i denti per non piangere e per sopportare il dolore lancinante al braccio.

“Siamo arrivati,” annunciò il vicecapitano uscendo. 

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Panthalassa significa "Mare Primordiale" in greco =3 Nome azzeccato e scontato, vero? XD (Tecnicamente significherebbe "Tutto Mare", ma viene usato per far riferimento al mare primordiale, appunto XD)
  
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