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Autore: Horrorealumna    26/11/2011    2 recensioni
C’è un posto abbandonato e dimenticato nel profondo del cuore di ogni essere umano, dove la realtà e la finzione sono un’unica cosa, dove la verità e la bugia non hanno alcun valore e la paura del silenzio non esiste, così come quella della morte.
E io ne ero completamente a conoscenza.
Il resto del mio cuore era accanto ad una bambina sui sette anni, dai capelli corti e neri, in una città lontana, chiamata Silent Hill.
Genere: Horror, Introspettivo, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Mason
Note: Raccolta | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Fear of ...'
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Quattro Anni Dopo
 

Lampo e …
Buuum!
Silenzio. Lampo e …
Buum!
Ancora silenzio, lampo e …
Buuuuum!
Quell’ulimo lampo illuminò completamente la stanza. Io ero a letto immobile: non riuscivo più ad addormentarmi. La tempesta sembrava voler continuare ancora per un bel po’. Non mi andava di alzarmi, mi sentivo debole come non lo ero mai stato. Guardai la sveglia. Che noia erano solo le tre di notte e non avevo voglia neanche di dormire. Mi passai una mano tra i capelli … da quanto tempo non curavo più il mio corpo? Da quanto tempo non avevo più voglia di fare niente? Da quanto tempo mi sentivo così spossato?
Quasi tre mesi … mormorai a me stesso.
Mi girai su un fianco; da quanto tempo il letto matrimoniale mi era sembrato sempre così incredibilemente vuoto? Da quanto tempo non uscivo più di casa?
Quasi tre mesi … dissi a me stesso.
Un improvviso senso di nausea mi avvolse, ma cosa avrei potuto vomitare? La bile?! Presi un lungo respiro e chiusi gli occhi.
Da quante notti ti sogno? Da quanto tempo non ti vedo più, Jodie?
-QUASI TRE MESI, gridai.
 
Perché te ne sei andata? Perché ora?! Tu, che hai sempre sognato una vita come quella delle favole, non meritavi di morire così giovane. Mi hai lasciato un vuoto enorme che non voglio colmare … per ora. No. Mai.   Eri la mia vita.
Ti avevo notata particolarmente pallida quei giorni maledetti; tu come una sciocca mi dicesti di non pensarci. Poi la corsa in ospedale. La malattia ha stroncato la tua fragile vita ma non potrà mai spezzare il sentimento che ancora provo per te, anche ora che sei in cielo: lo stesso sentimento che provai quando ti vidi per la prima volta a scuola, lo stesso sentimento che provavo quando ci sposammo …
 
Quella notte ti sono stato sempre vicino, fino al tuo ultimo respiro. Stringevo la tua mano incredibilmente fredda e priva di forze.
- Vai ora. Prenditi sempre cura di nostra figlia, Harry.  
Furono le tue ultimissime parole; parole che conservo, incise, nel mio cuore.
Eppure ho molto vacillato dopo quella notte. Non sono più uscito di casa dopo il funerale. Ho pianto giorni e notti per te. Molte volte ho perfino pensato di … suicidarmi … farla finita e rivederti, un po’ come Romeo e Giulietta. “Ecco l’uomo orribile che sono” ripetevo a me stesso quando, sul punto di lanciarmi da una finestra o ficcarmi un coltello in pieno petto, ricordavo le tue ultime parole. 
 
Ecco la luce e …
Buuuuuuuuuuuuuum!
 
- Papà …
Mi voltai di scatto. Era sull’uscio: i capelli neri corti e spettinati incorniciavano il suo bel visino innocente da bambina. Aveva il pigiama rosa addosso. Con la mano sinistra stringeva il suo orsacchiotto giallo con l’altra si strofinava un occhietto stanco.
- Dimmi piccola, qualcosa non va? – le dissi mettendomi a sedere.
I suoi occhietti neri si spalancarono completamente e iniziò a tirar su con il nasino:
- E che … e che io ho paurissima dei temporali.
Che dolce, si sentiva in colpa: forse pensava di avermi svegliato per questa banalità. Lei, contrariamente a me, aveva accettato passivamente la morte della mamma; inoltre non avevamo mai detto alla piccola che era stata adottata: pensava di essere nostra figlia naturale. Forse quando sarà abbastanza grande glielo dirò. Spero tanto che quando lo scoprirà e avrà una sua vita la non si allontanerà da me.
- Vuoi dormire insieme a papà, nel lettone? – le chiesi dolcemente
E lei non se lo fece ripetere due volte: si strofinò ancora gli occhi e si buttò sul lettone vicino a me, raggomitolandosi sotto le calde coperte. Chiuse gli occhi, strinse il suo orsacchiotto e poi sussurrò:
- Ecco qua! Ora con il mio papà non ho più paura di niente perché tu stai con me! Ah papà mi racconti la storiella di Cenerentola?
- D’accordo ma poi fai la nanna.
Iniziai il mio racconto, con la piccola che mi correggeva ogni minimo particolare, rimproverandomi in modo buffo e infantile
- Papà!! Ma come fai a non ricordarti della matrigna!
E ridevamo tanto.
 
Quando passavo del tempo piacevole con Cheryl il tempo volava e il suo faccino mi ricordava Jodie e la sua promessa.
 Poteva anche lei sentire il vuoto che sentivo io? Poteva sentire l’assenza di una madre? Chissà se la sua vera mamma era ancora viva …
Dopo il vissero tutti felici e contenti di Cenerentola, sprofondò in un sonno profondo.
Certe notti la piccola si alzava dal letto e iniziava a camminare verso la finestra o verso la porta, come se volesse scappare. Poi si svegliava e come se niente fosse tornava a dormire. Lei non mi diceva niente: avevo scoperto questa stranezza da solo e la prima volta, vedendola camminare decisa nel corridoio come fosse un fantasma, avevo avuto un tuffo al cuore per la paura. Forse questo sonnambulismo finirà quando sarà più grande. Se lo merita.
Cheryl è la bambina più dolce che abbia mai conosciuto (decisamente pochi). Ha un carattere così … non so bene come spiegarlo … bhè, sono cresciuto con l’idea che ognuno di noi ha una metà oscura e cattiva ed una buona e dolce. Credo che Cheryl sia sprovvista della prima metà! Sembra una cosa assurda ma lei non ha mai fatto capricci in vita sua, ha sempre ascoltato e obbedito a me e Jodie e non l’ho mai vista contrariata o col muso lungo! E’ sempre stata una cosa che mi ha sorpreso, oltre a darmi piacere come genitore. Cheryl non ha mai urlato, pianto per capricci o strillato … sembrava anche più grande dei suoi quattro anni.
Era proprio una brava bambina …
Cheryl, ti proteggerò sempre. Papà è qui per te.
 
 
 
In quello stesso istante, sotto la tempesta, c’era una bambina. Era coperta da un mantello e dall’ esterno guardava attraverso la finestra chiusa di casa Mason, quasi a voler spiare la gente che ci abitava:
 
- Ecco …
 
Un sussurro nel vento …
 
 
   
 
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