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Autore: Zolie    26/11/2011    2 recensioni
Questa è la mia prima storia in assoluto! Cosa succederebbe se scoprissimo un giorno, che esistono oltre a noi anche altre creature che fino ad ora si sono nascoste nell'ombra?
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Buongiorno a tutti! Mi lancio nel primo capitolo... credo che il titolo della prima parte vi faccia capire di che cosa parlerò... buona lettura! Spero vi piaccia!

Parte 1: come tutto cominciò

Capitolo 1: promessa

“I progetti sono promesse che la fantasia fa al cuore; e il cuore non rifiuta mai questi pericolosi regali.” (Jean Louis Vaudoyer)

2 Mesi prima
Omar si allontanò velocemente dalla stazione per evitare i controlli della polizia. Tutto quel casino era incominciato poche settimane prima: gli uomini, non si sapeva bene come, avevano scoperto di non essere gli unici sulla Terra. E la loro reazione non era tardata a venire. Tutti quelli come lui erano stati semplicemente classificati come non-umani, mentre contro di loro era stato mandato l’esercito per catturarli. Per farne che cosa, una volta presi? Non lo si sapeva.
- Che cosa stupida – pensò Omar. Loro, che da sempre si erano nascosti per non turbare l’equilibrio già fragile del mondo, ora cercavano di tornare nell’ombra da dove gli umani tentavano di tirarli fuori per forza. Ma già gli esseri umani erano sempre in guerra, gli uni contro gli altri, allora che cosa sarebbe successo se ci fossero stati in mezzo anche loro?
Inoltre, chi credeva che i non-umani fossero uniti formando un gruppo compatto, si sbagliava di grosso. Loro erano divisi, se così si può dire, in specie, alcune completamente differenti dalle altre; e questo ora non li aiutava. Da quando erano stati scoperti, ognuno pensava a sè, lasciando che gli altri si arrangiassero.

Omar tirò un sospiro di sollievo, ormai si era allontanato abbastanza dal blocco di polizia. Già, lui era un non-umano. Aveva quasi 16 anni, li avrebbe compiuti fra due mesi, a gennaio. I suoi capelli, di un curioso color arancione, legati in una coda lunga fino a metà schiena, erano nascosti sotto il cappuccio della felpa, così come le orecchie a punta. Per voler essere precisi, lui poteva essere paragonato all’idea che gli uomini avevano degli elfi. Come tutti quelli della sua specie, Omar aveva una pelle chiarissima, quasi bianca, invece i suoi occhi erano color ambra.
Per fortuna i militari, si preoccupavano per lo più di identificare gli adulti non-umani, considerati per chissà quale motivo più pericolosi. Gli uomini si erano sbagliati un altra volta: perchè a tutti quelli come lui, era stato insegnato a combattere sin da bambini, anche se molti dopo non ne avevano avuto bisogno. Fino a quel momento. L’unica cosa certa, per Omar, era che lui si sarebbe difeso, se si fosse trovato in necessità.
E molto probabilemnte ci si sarebbe trovato. Si stava dirigendo infatti verso una delle zone più militarizzate in assoluto. E tutto per salvare una delle poche persone a cui tenesse veramente.
Era da ben quattro anni che non la vedeva. L’aveva dovuta lasciare quando si era trasferito e se non era cambiato nulla, le sarebbe servito dell’aiuto per sfuggire ai controlli dei militari: dall’età di sette anni infatti, quando erano morti i suoi genitori, era stata portata in un orfanotrofio, il cui giardino confinava con quello della casa dove abitava allora Omar. Nessuno nell’intero istituto sapeva che lei non era umana, per il fatto che era riuscita a creare, con un incantesimo, una perenne illusione ottica che nascondeva il suo vero aspetto. Era stato suo padre, maestro di magia, a insegnarle questa tecnica e anche lei – riflettè Omar – era sempre stata molto abile in quel campo. In fondo, molti usavano il suo stesso sistema, per poter vivere assieme agli uomini. Ma un illusione prima o poi cadeva, in particolare quando qualcuno capiva che quello che mostravi non era il tuo vero aspetto: si può ingannare la percezione, ma non eliminare dei sospetti dalle menti.
In ogni caso, per quanto ne sapeva Omar, lei non aveva mai svelato il suo segreto se non a lui stesso ed alla sua famiglia.

Prese un pullman. Ormai gli mancavano solo due giorni di viaggio. Senza accorgersene, si addormentò su uno dei sedili.

Novembre. Quattro anni prima. Nevica. È quasi mezzanotte, è tutto buio. Ma lui non ha paura. Passa attraverso un buco nella recinzione raggiungendo il giardino dell’orfanotrofio.
La bambina è già lì. – Omar! – esclama.
Lui le si avvicina. Ha in mano una piccola scatolina e senza dire una parola, gliela da. Se proprio sarà obbligato a non vederla più per chissà quanto tempo, vuole lasciarle un qualcosa che le permetta di non dimenticarlo.
Lui le aveva già spiegato perchè doveva trasferirsi. I suoi genitori dicevano che lì non erano più al sicuro, non hanno altra scelta se non partire e andare lontano. Al ragazzino piange il cuore al pensiero di non poter più vedere quella che era diventata la sua migliore amica.
Nel frattempo, la bambina osserva la scatolina: è davvero graziosa, blu con un fiocchettino rosso. O almeno, le sembra di quel colore, è buio e la piccola torcia non le permette di vedere molto. Dopo un momento di indecisione la apre: contiene una finissima catenina d’argento con un piccolo ciondolo, anch’esso d’argento, a forma di cuore.
- È bellissima! – esclama. Non sa esattamente cosa dire, è da molto tempo che non riceve regali... Lo abbraccia e così non si accorge che lui è diventato tutto rosso in viso.
- Un giorno tornerai? – mormora lei; sono ancora abbracciati.
Trascorre un attimo di silenzio. Omar si slega dall’abbraccio e fissa negli occhi la bambina.
- Questa è una promessa – dice infine – Tornerò a prenderti, Zolie. -



Angolino dell’autrice:
Rieccomi qui! Spero che questo capitolo vi sia piaciuto! Un grande ringraziamento a quelli che hanno letto il precedente!
Baci, Zolie
  
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