Fanfic su artisti musicali > 30 Seconds to Mars
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Autore: _DreamerL490_    26/11/2011    1 recensioni
Tutto nasce dalla passione per la musica. Una ragazza sta vivendo il suo sogno; gira il mondo con la sua band e sono entrati a far parte della sua vita i 30 Seconds to mars. Nel giro di due anni tra peripezie e sorprese tutto cambierà.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Jared Leto, Nuovo personaggio, Shannon Leto, Tomo Miličević
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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*Fran*
Le tre settimane erano passate e Reneé non ci aveva detto ancora niente. Io avevo notato qualcosa di strano ma nulla di ufficiale. La nostra vita andava avanti, concerto dopo concerto continuavamo a girare di città in città conoscendo nuova gente.
Oggi eravamo in Messico. Tutto lo staff dormiva, il viaggio era stato stressante. Solo io ero sveglia. Renata era in uno stato di dormiveglia, non sapevo se svegliarla o no.
"Ti diverti a osservami eh?!" esclamò da sotto le coperte.
"Se devo stare in mezzo a tanti artisti, dovrò pur fare qualcosa!" risposi. Adoravo osservarli, intorno a loro c’era un’aura diversa, avrei voluto poter entrare nelle loro teste per capire come funziona il loro modo di pensare e di agire. Li ho sempre considerati gente d’altro mondo, strambi, particolari, difficili da incontrare.
"Avanti, dimmi cosa vuoi fare…"continuò, senza uscire dal letto.
"Non lo so, ora ci penso" risposi.
"Mentre fai funzionare i neuroni chiamo Shannon" disse. Si alzò e si andò a cambiare. Avevo capito il motivo della telefonata, c’era qualche sintomo che non avevo notato, ma era impossibile sono sempre stata con lei, non poteva essermi sfuggito. Prese il telefono, si sedette accanto a me e aspetto che rispondesse. Iniziò la loro conversazione, non capivo il suo inglese quando parlava con Shan, stava usando lo slang. Sembrava lo facesse apposta. Ogni tanto rideva o annuiva, ma non avevo compreso neanche una parola.
"Che aspetti?!Io vado al fast-food!" esclamò contenta. Chissà cosa si erano detti. Non risposi, presi la borsa e le feci cenno di uscire.
"Shannon e Jared arriveranno sta notte dal Portogallo, dovrai aiutarmi a trascorrere il tempo…Detesto i giorni in cui non c’è un concerto" disse mentre beveva il suo milk-shake al cioccolato. Nel suo vassoio c’erano un hamburger vegetariani a due piani e una confezione maxi di patatine. Il mio era quasi vuoto, c’era solo una fetta di torta.
"E cosa facciamo?" chiesi.
"Giriamo senza meta, facciamo shopping e compriamo vari test di gravidanza" rispose. Era così tranquilla quando parlava di questo argomento; al contrario io ero agitata per il tour,per tutti i viaggi e per la sua vita.
"Va bene e se è positivo come lo dirai a tutti?" domandai.
"Come l’ho detto a te, non è così difficile" rispose. Non capivo, dove trovava tutta quella calma, sembrava fosse una cosa normale che accade tutti i giorni. In effetti, lo era, ma di solito chi lo sapeva si limitava alla famiglia e agli amici, non a tutto il mondo.

*Jared*
Finalmente eravamo arrivati in Messico, erano le tre del mattino e le strade erano piene di vita. Mio fratello stava guidando la macchina. Aveva un sorriso stampato in viso, non mi aveva riferito la loro conversazione e questo mi torturava. Detestavo non sapere le cose.
Eravamo davanti all’Hotel, ero agitato e le gambe mi tremavano, avevo paura che non mi reggessero, ma dovevo arrivare in quella camera e aspettare fuori.
"Dai muoviti!" gridò Shan.
"Arrivo!" risposi. Lui era già dentro, stava chiedendo alla receptionist la camera e il piano.
"Muoviti!Dobbiamo arrivare al settimo piano!" gridò di nuovo. Pendemmo l’ascensore e arrivammo davanti alla porta n° 789. Shannon bussò due volte. Ci aprì Reneé, era contenta di vederci. Saltò subito tra le braccia di mio fratello e poi passo tra le mie. La strinsi forte e la baciai. Dopo qualche minuto arrivò Fran, salutò per primo Shan e poi mi raggiunse.
"Ora per favore, rimanete fuori a non origliate che Reneé ed io andiamo a fare voi-sapete-cosa" disse mio fratello.
La mia tortura iniziava ora.

*Reneé*
Ero da sola con Shannon, per una volta non avremmo combinato uno dei nostri soliti casini, avremmo fatto qualcosa di più importante. "Vieni qua" disse. Mi avvicinai a lui e mi abbracciò. Ero avvolta dalle sue braccia, il suo profumo mi circondava, mi sentivo al sicuro. La sua presenza mi tranquillizzava. Ora potevo definirmi pronta.
"Ora vai, io ti aspetto qui sul letto" continuò lasciando la presa. Presi il test più efficace ed entrai in bagno. Il mio nervosismo era alle stelle, neanche il palco mi metteva così in ansia e ora fare semplicemente la pipì mi spaventava. Continuavo a fissare lo specchio ripetendomi ‘ Fallo!’.

Uscì dal bagno dopo dieci minuti e trovai Shannon seduto sul lato destro del letto. Stava twittando qualcosa e non si rese conto della mia presenza.
"Quanto dobbiamo aspettare?" domandò continuando a guardare lo schermo dell’i-phone.
"Ehm…c’è scritto dieci minuti" risposi. Mi sedetti al suo fianco e appoggiai la testa sulla sua spalla. Lui appoggiò la sua sopra la mia e mi accarezzò la guancia.
"Bene, tra poco vedremo i due cadaveri fuori dalla porta" disse ridendo. Ogni volta che lo sentivo ridere mi tirava su di morale, il suo stato d’animo era contagioso per chi gli stava intorno. Continuava a smanettare con il cellulare, era tranquillo, fin troppo. Il tempo passava lentamente, sentivo i passi continui di Jared e il rumore dell’orologio ogni volta che avanzava di un minuto. La mia mente iniziò a perdersi tra i pensieri. Immaginai la mia vita con un bambino. Tutto sarebbe cambiato, i pannolini, i biberon, le notti insonni, il parco e Jay che culla un neonato. Shannon sarebbe diventato un ottimo zio e lo stesso Fran, Tomo e Vicki.
"Hey!è ora!!" esclamò. Era davanti a me con il test in mano, continuava ad agitarlo davanti ai miei occhi. Aveva visto il risultato.
"Di che colore vuoi la cameretta?Io avevo pensato a…" non gli lasciai finire la frase che lo abbracciai. Lui mi alzò da terra e mi fece girare come una bambina. Era positivo, tra poco a casa sarebbe arrivato un altro Leto, un piccolo o piccola Leto.
"Hai capito bene, sarò zio, tu mamma e mio fratello una sottospecie di papà" mi sussurrò all’orecchio.
"Glielo diciamo?" chiesi
"Va bene, ma torturiamoli un po’" rispose facendo l’occhiolino.
Aprì la porta lentamente e li vidi camminare avanti e indietro. Jared aveva le mani tra i capelli e fissava un punto fisso del corridoio. Fran contava tutte le città in cui era stata.
"È fatta!" esclamò Shan. Si fermarono di colpo e si diressero davanti a noi.
"Sappiate che qualunque sia il risultato niente cambierà" dissi.
"Allora?Vogliamo il risultato!"insistette Jared.
"Lo diciamo?" chiese il maggiore dei Leto.
"Per favore non torturateci così" disse la mia amica.
"Congratulazioni fratellino, tra nove mesi cullerai mio nipote!" disse Shannon ridendo. Gli occhi di Jared s’illuminarono, erano lucidi. Mi baciò immediatamente, mi stinse a se e poi passo alla mia pancia. L’accarezzò e le sussurrò "Benvenuto in famiglia, scusami se ti sveglierò ogni tanto con la mia voce. Ti voglio bene". Poi vidi Fran, rideva e piangeva, era tra le braccia di Shan che la guardava dolcemente. Lui era l’unico calmo, l’aveva sempre saputo il risultato.

"Tutto era successo per caso e ora siamo qui che aspettiamo qualcuno che non conosciamo, ma sappiano che sarà speciale. E noi saremo pronti come sempre. Forse tutto ciò è dovuto alla nostra caduta in amore, l’inglese ha ragione, noi siamo sprofondati e ogni giorno cadiamo sempre più giù fino all’apice della perfezione. Credo che la raggiungeremo tra poco" disse Jared. Da quando eravamo tornati in camera, non aveva fatto altro che accarezzare la pancia e di ripetermi di fare attenzione sempre. Avremmo iniziato un’altra attesa.
 

  
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