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Autore: Hiraedd    27/11/2011    6 recensioni
James Potter, è esattamente come chiunque non abbia gli occhi rivestiti di prosciutto e i capelli rossi (qualunque riferimento a persone realmente esistenti è pienamente voluto) può osservare ogni giorno… simpatico, sempre pronto a far ridere gli altri, generoso, darebbe la vita per i suoi amici e per quelli più deboli.
Peter Minus, beh, è Minus. Facendo coppia con lui nell’aula di Trasfigurazione ho imparato a conoscerlo meglio. Sempre in seconda fila, senza essere visto, sembrerebbe più una pedina che un giocatore. In realtà, mi sono accorta, è un giocatore tanto quanto gli altri.
Sirius Black... Sirius definisce tutti i confini. Gira per il mondo con scritto in fronte “QUI FINISCONO I BLACK E COMINCIO IO”.
Remus Lupin è la mente diabolica del gruppo. È il classico esempio di persona che tira la pietra e nasconde la mano, non per codardia, ma per quieto vivere. O meglio, fa tirare la pietra agli altri, decisamente, e si mantiene la sua reputazione da Prefetto e bravo ragazzo. Tutto quello che ci mette, è il cervello. Decisamente un personaggio degno di stima, un idolo (Dai pensieri di Marlene McKinnon)
Genere: Azione, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Mary MacDonald, Peter Minus, Remus Lupin | Coppie: James/Lily, Sirius Black/Marlene McKinnon
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'oltre il fuoco comincia l'amore'
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LILY
JAMES
SIRIUS
MARLENE
EMMELINE
REMUS
PETER
FRANK
MARY
ALICE
REGULUS
RABASTAN
CORRISONDENZA




-Paul? È tuo fratello?-
-uno dei tanti, si, il mio preferito-
-è quello che è venuto a trovarti mentre eri in infermeria?-
-si, lui. Non ci vediamo spesso, lui adesso è un Auror in Polonia-
-anche tu vuoi farlo..? l’Auror, intendo-
-io? L’Auror?-
-si, quando usciremo da scuola, vuoi fare l’Auror?-
-io non saprei far male nemmeno ad una mosca! No, non mi ci vedo per niente, a fare l’Auror-.
 
-sei l’unico che conosco che metta lo zenzero nella burrobirra-
-anche io sono l’unico che conosco che metta lo zenzero nella burrobirra-.
Risata, dolce e allegra.
-ma poi ti pizzica la lingua!-
-beh, ogni piacere merita un sacrificio-.
 
-la libreria in Diagon Alley è di tua madre?-.
Stupore.
-si, io ci lavoro ogni tanto d’estate, quando capita-.
-ma quella piccolina che fa angolo con Wizard’s street?-
-si, proprio quella. Quella con le tendine lilla-.
-Merlino! È la più bella di tutta Diagon Alley!-
-davvero?-
-si, è la mia preferita, anche Mary la adora… ha sempre un sacco di classici babbani spesso introvabili anche nelle librerie babbane!-.
-sono contento che ti piaccia-
-tua madre ha veramente ottimo gusto-.
 
-quindi, cosa farai nelle vacanze di Natale?-
-non mi ci fare pensare, sarà un Natale estenuante-
-dici? Che avrà di così terribile?-
-non terribile, sarà solo molto stancante… la mia è una famiglia particolarmente numerosa-
-perché, quanti altri fratelli hai oltre a Paul?-
-tre, e saranno tutti a casa… poi ci sono le due sorelle di papà e i miei cuginetti, e il fratello e la sorella della mamma che hanno tre figli ciascuno, ancora molto piccoli-
-wow, e dire che io ho solo un cugino che vive in America e mi dimentico perfino di fargli gli auguri!-.
Un’altra risata.
 
È esattamente come rivivere tutto, ogni singola espressione, ogni lampo di stupore e di allegria che le passa negli occhi… io l’ho già visto!
Ma è per colpa della mia stupidità, che lei non se ne ricorda.
Ho tirato in ballo esattamente le stesse cose che sono uscite nelle nostre conversazioni ad Hogsmeade, esattamente gli stessi argomenti, gli stessi toni… talvolta le stesse parole!
L’ho fatto per un motivo, ovviamente, non per il semplice squallido gusto di prenderla in giro senza che lei se ne accorga.
Forse sono così egoista da volere che conservi inconsciamente il ricordo di quella giornata passata a divertirci e finita in maniera tanto brusca e stupida. Sicuramente bramo ardentemente che lei ricordi ogni singolo attimo che abbiamo passato insieme, in quella giornata, e sapere che io sono l’unico ostacolo che effettivamente glielo impedisce mi fa rodere il fegato.
Vendetta poetica, credo si chiami.
Alla fine, a chiudere i nostri discorsi, sale una musica gentile e lieve, forse un po’ malinconica.
-balli?-.

 
-balli?-.
Una domanda improvvisa, forse non troppo ponderata.
Un silenzio un po’ pesante, smorzato da un risolino.
-non sono capace-.
Una rivelazione, poi un’altra risatina.
-non è difficile, vieni qui-.
 
Il primo passo, il secondo, gli occhi fissi sulle proprie gambe.
-non guardare quello che fai con le gambe, lasciati andare-.
La musica, leggera e melodiosa, accarezza l’aria come fosse la spalla di una donna.
-ma se non mi guardo i piedi sbaglio e ti calpesto-.
-sopporto di peggio, non ti preoccupare. Tutto quello che devi fare è rilassarti-.
-ma…-
-guardami negli occhi, Emmeline-.
La musica è così leggera che, se solo la sala non si stesse muovendo con lei, quasi si potrebbe non sentirla.
Gli occhi castani incontrano quelli ambrati, entrambi caldi e posati, dolci.
I sospiri, i respiri, i capelli chiari sul vestito azzurro, i sorrisi e gli sbagli, di tanto in tanto.
Tutto fa atmosfera, lieve, carezzevole.
Ma anche carica di un’energia esaltante, che ti spinge a volerne sempre di più.
 
È quando la danza arriva al suo apice, nell’esatto momento in cui due figure simili e diverse acquistano contorni più nitidi, che la musica si spegne.
È sempre così.
Quando tutto sembra essere con il fiato sospeso, qualcosa interviene a bloccare l’attimo, come a rimandare l’avvenire a data da destinarsi.
Quando la musica si interrompe, quindi, l’aria sembra ripopolarsi di voci, di suoni, perfino di odori, che fino a poco prima non c’erano.
È in questo caotico brusio rinato che due sguardi, stupefatti e sognanti, si incontrano quasi per sbaglio e, quasi per sbaglio, restano incatenati l’uno all’altro.
 
La musica si interrompe e, proprio sul disgregarsi dell’ultima nota, colgo lo sguardo di Remus.
Stasera mi sembra di camminare ad un palmo da terra, e quando lo guardo negli occhi tutto il mio mondo assume tinte ambrate che poco hanno a che fare con l’ambiente circostante.
Ha le labbra dischiuse, e mi ritrovo a chiedermi perché, per quale assurdo motivo, il mio sguardo si sia posato proprio su di loro. Dolci come lo sguardo del loro proprietario, morbide e delicate.
Remus Lupin, penso all’improvviso, ha proprio il tipo di labbra che mi piacerebbe baciare.
Farei carte false, per baciare quelle labbra.
E all’improvviso mi prende l’ansia, il panico.
È il mio primo bacio, non sono assolutamente sicura di esserne capace.
E se poi non mi piacesse?
Se il mio modo di vedere Remus cambiasse…
…se lui mi rifiutasse?
Sono come sull’orlo di un dirupo, la musica si è fermata e siamo rimasti solo io e lui, contornati da null’altro che i nostri pensieri.
 

-allora, vi state divertendo?-.
Un sospiro, forse un’imprecazione trattenuta.
Poi un sorriso, che più falso non si può.
-ci si sta provando, James-.
 
Guardo il mio migliore amico con l’ardore delle fiamme stampato negli occhi.
Lui e Lily, uno vicina all’altro, fanno la loro bella figura.
Lei alta e slanciata, rossa come il fuoco con due pietre di giada incastonate sul viso al posto degli occhi; lui sempre inevitabilmente scompigliato, più o meno elegante e con la gioia stampata in ogni singola pagliuzza degli occhi nocciola.
Il ritratto della felicità.
Mi scuserete, spero, se vi dico che in questo momento della loro felicità non me ne potrebbe proprio fregare di meno.
L’unica felicità di cui mi importa qualcosa è la mia, e quella di Emmeline, per lo meno in questo momento.
-James, guarda, c’è Elizabeth! Devo giusto chiederle una cosa per incantesimi…-
Lily, con il suo innato buonsenso ed un’occhiata di scusa riflessa negli occhi, si allontana trascinando a se James per un braccio.
Sospiro, e quasi istantaneamente sento Emmeline fare lo stesso.
Sorrido.

 
Un sorriso.
-allora…-
-stavamo dicendo…-
Due risate smorzate, un po’ imbarazzate.
Si ricordano perfettamente ciò che stavano dicendo.
E non le voci, ma gli occhi.
Non a parole, o forse proprio a parole, ma parole di una lingua sconosciuta, un codice che solo loro possono decifrare.
 
-balli bene-.
La prima cosa che gli è venuta in mente per stemperare l’imbarazzo.
E, cosa quasi irreale, ci riesce.
La risata cristallina di lei invade l’aria attorno a loro.
-si, dillo ai tuoi piedi-.
La risata più cupa e roboante di lui le fa da contorno.
-ho sopportato di peggio-.
-ne dubito-.
 
-vado a prendere da bere?- mi propone alla fine, quando la musica riattacca e una parte delle persone nella stanza riprende a ballare.
-si, grazie- gli rispondo con un sorriso gentile –io semplice acqua-.
Annuisce, poi si allontana.
Ripenso alle sue labbra, prima piegate lievemente in un sorriso, poi dischiuse forse da un pensiero, e alla fine quasi serrate, a chiudere una smorfia di disappunto all’interruzione di James e Lily.
Quando torna, tra le mani due calici di acqua, ancora sono persa nei miei pensieri.
-ci avresti mai pensato, a James e Lily, qui, insieme?- gli chiedo a sorpresa.
Lo guardo mentre sposta l’attenzione sul suo migliore amico e la sua migliore amica, la seconda al braccio del primo, perfetti e intimi nel loro legame tutto particolare, che bene non sanno definire nemmeno loro.
-ci avevo sperato, se devo essere sincero- rivela alla fine, con un sorrisetto soddisfatto.
-anche io- gli dico con un sorriso.

 

***

 
La serata procede senza interruzioni, se non si contano quelle di Lumacorno, esaltato dalla presenza dei suoi stessi ospiti illustri.
O meglio, la serata procede senza interruzioni fino ad un certo punto.
Poi, un tipo allampanato e dai capelli scuri si avvicina.
Mi pare di averlo già visto, ma in questa scuola, se si è studenti, ci si vede per forza prima o poi.
-ciao Emmeline-.
Ha una voce piccola piccola, così flebile che, penso, basterebbe un nulla a spezzarla.
-Alex, vero?- lo saluta lei in risposta, con un sorriso gentile.
Osservo le sue labbra piegarsi lievemente.
Ha delle labbra stupende, Emmeline Vance, sottili e perfette, e con l’aria di essere così morbide da far concorrenza al burro.
Ha delle labbra perfette, Emmeline Vance.
Ha esattamente il tipo di labbra che mi piacerebbe baciare.
Labbra che adesso sono tirate in un sorriso gentile rivolte a…
…come si chiama?
Alex Gray.
Quell’Alex Gray?
-tu non fai parte del Lumaclub- gli faccio notare in tono brusco.
Emmeline si volta verso di me inarcando le sopracciglia, e il nostro interlocutore mi guarda appena.
Forse gliel’ho fatto notare in modo un po’ troppo brusco.
-Emmeline, sei veramente… bellissima stasera… vorresti…- la voce del ragazzo, appena un poco più forte di prima, tentenna appena già alla seconda parola.
-…vorrei?-.
-vorresti concedermi un… ballo?-.
Ah, questo non è per niente divertente.
-ma lei…-
-si, volentieri-.
La mia protesta si perde nella voce più sicura di Emmeline, che tende la mano guantata al ragazzo.
Se fosse stato James, il ragazzo con cui stasera è uscita Emme, avrebbe trovato insulti coloriti per smorzare l’entusiasmo del povero idiota fino a farlo evanescere completamente.
Se fosse stato Sirius, l’accompagnatore di Emmeline, Alex Gray sarebbe stato talmente intimorito dal cognome e dalla prestanza del mio migliore amico da non farsi nemmeno vedere per tutta la sera.
Ma ovviamente sono io, il cavaliere di Emmeline.
E io, si sa, non insulto la gente gratuitamente né la intimorisco con lo sguardo, o con il cognome, o con tutte e due.
Io sto zitto e lascio che le labbra che farei di tutto pur di baciare ancora sorridano ad un tassorosso allampanato quanto imbranato, penso guardando Emmeline allontanarsi al suo braccio.
Riesco quasi a sentire la risata canina di Sirius far eco alla musica appena iniziata.

 

***

 
Mi è sembrato il modo migliore per non offendere nessuno e nel contempo per spezzare quella statica tensione che c’era nell’aria, accettare la proposta di Alex e ballare con lui.
Ma.
C’è sempre un ma, e qua ce n’è più di uno.
Se ballare con Remus mi era sembrata un’impresa al di sopra delle mie possibilità, ballare con Alex si sta rivelando un’impresa ciclopica.
Io non ne capisco niente, ma posso dire solo che se Remus è un bravo ballerino, Alex è alquanto imbranato.
Non glielo direi mai, tuttavia.
Io pesto i piedi a lui e lui a me, a volte ci giriamo dalla stessa parte finendo con lo scontrarci ripetutamente, siamo entrambi rigidi come se ci avessero infilzato con una bacchetta e, nel complesso, sto passando i dieci minuti peggiori della mia vita.
-quindi, tu e Remus Lupin uscite ancora insieme- mi dice ad un certo punto Alex, forse per spezzare l’imbarazzo.
Sembra che la lontananza dal mio accompagnatore gli abbia dato maggior loquacità.
Ancora insieme.
In realtà, mi dico, io non sono mai uscita con Remus Lupin.
-più o meno- mi limito quindi a rispondergli.
Lui annuisce.
-sai bellissima, Emmeline- dice quindi.
Sgrano gli occhi e mi fermo goffamente, trascinandolo con me nella staticità del momento.
-ehm… grazie, Alex, sei veramente gentile…-.
Poi succedono più cose contemporaneamente, e nella mia testa scoppia il caos.
La musica finisce, Alex balbetta, poi mi pesta un piede.
Poi con una mano, titubante, sulla mia nuca, mi tira a se poco aggraziatamente e mi bacia, in modo timido e impacciato.
 

***

 
Guardo Emmeline e Alex, lontani una decina di metri, ballare.
Stringo talmente forte i calici tra le dita che mi stupisco di non sentire il vetro sottile andare in pezzi, eppure quasi non me ne accorgo, preso ad osservare con sguardo cupo una figura elegante e slanciata fasciata d’azzurro e un tizio allampanato che sembra una cicogna goffa muoversi tra le altre coppie.
Vedo un cameriere passare qui accanto e lascio che i calici delicati, che ancora mezzi pieni tengo tra le dita, si posino sul vassoio d’argento che porta abilmente in equilibrio su una sola mano. Godo del loro suono cristallino, come per sfogarmi tramite quelle note vitree.
-anche a te hanno fregato la dama, Moony?-.
Eccolo, James, puntuale e sorridente, che allude a Emmeline e al sesto anno tassorosso indicandomeli con un ghigno divertito.
Come se io non sapessi perfettamente da me dove sono in questo momento.
-piccolo insolente marmocchio, è arrivato ed ha iniziato a farle un sacco di complimenti e…-
Vedo il suo sguardo insistere su Emmeline e Alex.
-beh, una volta per uno, Remus, l’ultima volta gliel’hai soffiata da sotto il naso-.
Lo guardo storto.
Giusto James potrebbe ridurre ogni cosa tra me ed Emmeline ad una semplice gara d’appuntamenti, mi dico.
-fai dello spirito, Prongs?-
-come non detto- risponde alzando gli occhi al cielo e scuotendo il capo.
-dov’è Lily, invece?- chiedo curioso.
-se l’è presa il tricheco. Voleva farle conoscere un alchimista suo…-
-guarda, guarda, guarda- ci interrompe il tono strascicato e folle di quella pazza di Bellatrix Black, accompagnata da Rabastan Lestrange.
Quel ragazzo da i brividi.
Perdendomi per un attimo nei miei pensieri mi perdo i successivi due o tre battibecchi tra James e Bellatrix, intervenendo solo alla fine, quando il mio migliore amico sembra essere al punto d’ebollizione.
-prima o poi troverai qualcuno che ti taglierà quella lingua biforcuta che ti ritrovi, Bellatrix-.
-non prima che qualcuno vi tagli le ali, piccioni- mi risponde inarcando un sopracciglio delicato come la pennellata di un artista.
È tanto bella quanto folle, questa Black.
Come tutti gli altri Black, insomma.
Mai che ne facciano uno normale, in quella famiglia.
 

 ***

 
Per i primi tre secondi sono troppo stupita per fare qualsiasi cosa non sia aspettare.
Poi penso che questo è il mio primo bacio, ed è una cosa talmente imbranata che quasi mi ripugna.
Poi penso qualcosa che non è mio. Cioè, viene da me, ma io non l’avevo mai pensata, mai sentita.
Ora, per la prima volta.
O forse no.
-stai ferma così, un attimo-.
-c’è qualche animale? È per questo che non mi devo muovere, temi che io possa spaventarlo?-.
-no, è che con il sole così tra i capelli sembri un angelo-.
-un angelo rosso come un peperone-.
All’improvviso, un languore mai provato mi assale.
Mi sento pesante, e poi leggera, ancorata a terra e al contempo fluttuante nell’aria.
Spingo Alex lontano da me, volgendomi verso Remus nel tentativo di cercare i suoi occhi e la sua figura rassicurante, la sua voce calma e calda, imbarazzata, forse, ma mai imbranata.
Trovo gli occhi, ambrati, rivolti verso di me.
Quelle labbra che mi piacerebbe tanto baciare, che mi è piaciuto tanto baciare, tirate in una smorfia di disappunto e incertezza.
Io ho già baciato Remus Lupin.
Mi muovo quasi inconsapevole, i miei passi lo trovano quasi più velocemente dei mie occhi, la mia voce è un sussurro più sorpreso dei miei pensieri.
-c’è stato un bacio, tra noi, che tu non mi hai raccontato- gli dico.
E sono stupita, e felice, e anche un po’ irritata dal fatto che, quando gli ho chiesto di raccontarmi tutta la nostra storia, in realtà lui non me l’abbia raccontata fino in fondo.
-c’è stato un bacio, tra noi, che io non ti ho raccontato- mi dice alla fine.
-perché?- gli chiedo incuriosita.
L’irritazione è svanita con le sue parole.
Forse perché so, ne sono assolutamente certa, che per ogni cosa che fa Remus Lupin c’è una scusa, da qualche parte, che magari non condividerò ma che sarò in grado di capire.
Come la storia dell’oblivion.
C’è un motivo, può non piacermi, ma in una certa ottica si può accettare.
E infatti la sua risposta ne è la prova.
-se te lo avessi detto, avresti creduto alle mie parole senza alcuna malizia o avresti pensato che la mia sarebbe stata una mossa per approfittarmi di te?-.
-perché hai sempre una risposta pronta?-.
Lui sorride, e riesco a vedere distintamente il suo sorriso impensierirsi per un attimo.
-che c’è?- domando guardandolo da sotto in su.
-mi stavo chiedendo se essere grato a Alex Gray per averti fatto ricordare oppure geloso per quello che ha appena fatto-.
La mia risata, allegra e divertita, è subito seguita dalla sua, più profonda.
Poi mi alzo sulle punte dei piedi e, togliendomi dalle labbra quell’espressione ebete che so di avere stampata in viso, lo bacio leggermente.
Alla fine, non mi dispiace nemmeno troppo non ricordare il nostro primo bacio, se tutti gli altri saranno come questo.

 

***
***

 
-ma quindi tu e Lupin fate sul serio?-.
La domanda, schietta e diretta, raggiunge in pieno l’obbiettivo.
Siamo sedute al tavolo in sala grande, i ragazzi non sono ancora scesi.
Il soffitto della sala grande rispecchia l’atmosfera cupa dell’esterno, nebbiosa, il paesaggio scozzese sembra, dalle grandi finestre, ricamato di fitta nebbia.
-ecco, si, concentriamoci sulla dolce Emmeline- interviene Marlene alla domanda di Mary. Comprensibile, da ieri sera le battute su lei e Sirius si sprecano, nel dormitorio femminile. E, se è vero che sia James che Remus se la sono intagliati, credo anche in quello maschile –spenniamola come una gallinella-.
La guardo truce, eppure sono talmente felice che non riesco ad avercela con lei per più di tre secondi.
Poi mi apro in un sorriso lieve e contento.
-si- annuisco.
Si, facciamo sul serio.
Chi l’avrebbe mai detto?
Emmeline Vance e Remus Lupin.
-quindi alla fine la più addormentata grifondoro del secolo e il più serio e timido dei malandrini si sono messi insieme per primi- conclude Mary soddisfatta.
-si, io…- poi mi accorgo di quello che ha detto –ehi! Io non sono la più addormentata del secolo!-.
Le altre ridono.
-beh, sei anni dietro ad un solo ragazzo e poi…-
La frase di Lils viene spezzata dal mio tovagliolo che le piomba in viso, mettendola a tacere e sporcandole il naso di marmellata.
-ti sta bene- concludo tutta soddisfatta, riprendendo a mangiare.

 

***

 
-ma quindi, tu e la Vance state insieme?-.
La domanda arriva direttamente da James, che si sporge oltre la porta del bagno per guardarmi in viso con un sorrisetto ghignante.
-ecco, appunto, accaniamoci per una volta sul serio prefetto perfetto Remus John Lupin, e lasciamo un po’ stare le domande indiscrete rivolte al povero e bellissimo, incompreso Sirius-.
La voce di Felpato ci raggiunge, provocando un piccolo eccesso di risate all’interno del piccolo bagno.
Comprensibile, direi, questa sua frecciata, dal momento che ieri sera lo abbiamo stressato per ore sulla storia di Marlene e il “libro” che dovrebbe averle prestato.
Sorriso afferrando lo spazzolino e non rispondo.
Io e Emmeline insieme, da non crederci.
Eppure è così.
-da non crederci- riflette infatti James ad alta voce –il serio Lupin e la bella addormentata Vance si sono messi insieme prima di chiunque altro tra i malandrini-.
-nfon fchiamafla beffa addofmenfafa- lo riprendo con lo spazzolino tra i denti.
-come scusa?- mi prende in giro lui in risposta, facendomi la linguaccia.
Gli tiro il dentifricio, prendendolo dritto in fronte e ascoltando compiaciuto il suo gemito di dolore.
-tfi fta bene- gli faccio notare in tono saputo.

 
 
 
 
 
Il ballo tra Remus ed Emmeline, io me lo sono immaginato con in sottofondo la musica di Dario Marianelli
“a Postcard to Henry Purcell”
 
NOTE:
mi scuso moltissimo per l’attesa, sarei veramente da cruciare.
Prometto che i prossimi aggiornamenti saranno più veloci.
Questo capitolo è stato veramente complicato da scrivere, spero che vi piaccia lo stesso.
Ringrazio tantissimo per le recensioni allo scorso capitolo, alle quali risponderò il più presto possibile!
Se per caso questo capitolo non vi piace, maleditemi pure tra le recensioni, sono sempre aperta alle critiche (anche se quelle positive non mi fanno per niente schifo, sappiatelo ^^).
Un bacio a tutti,
buona lettura, Hir.
   
 
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