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Autore: Sunday_Rose    27/11/2011    0 recensioni
Entrambi avrebbero serbato il ricordo di quei quindici anni passati insieme, per sempre e in ogni momento di difficoltà Sophia tornava con la mente a quei giorni e affrontava i problemi con forza e un sorriso sul volto per il vecchio poeta che le aveva fatto da angelo custode.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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A Londra, nel quartiere di Halley’s Square, c’era una piccola villa vittoriana adibita a condominio, si chiamava Sunny Hall. Nella villa abitavano tre famiglie, la prima al pian terreno era quella della portinaia, Mrs Clay,  la seconda al primo piano era quella del professor Brown mentre la terza al secondo piano era la famiglia di Mr Valeriens.  La famiglia al terzo piano, però, non era proprio una famiglia perché era composta da un vecchio poeta, la sua governante e il piccolo figlioletto della donna.  Tutte le mattine la figlia minore di Mr Brown uscendo di casa per salutare il fratello che andava a scuola, si fermava ad ascoltare le lunghe prediche di Mrs Clay ai suoi sette figli poi, alle sette e mezzo, finita la predica mattutina la piccola Sophia, perché questo era il nome della bimba, saliva al piano superiore e bussava alla porta del poeta. La governante le apriva la porta e la accompagnava nello studio dove il poeta la aspettava. Nel piccolo e buio studio i due facevano colazione con biscotti e cioccolata calda d’inverno e succo d’arancia con frittelle d’estate. Tutta la colazione  veniva svolta in un rigoroso silenzio e Sophia nel frattempo si divertiva ad ascoltare i suoni. L’orologio che ad ogni minuto faceva “tic-toc-tic-toc” , il rumoroso “prhhhhhh” del poeta mentre beveva la bevanda calda e il leggero suono dei loro respiri. Finita la colazione, la bambina posava la tazza e metteva le piccole manine in grembo aspettando che la governante portasse via i resti della colazione, poi poneva la sua domanda giornaliera e come di routine il vecchio poeta rispondeva con frasi poetiche.
-“Mr Valeriens, perché c’è l’arcobaleno?” ed ogni volta che lei poneva una delle sue domande il tic-toc dell’orologio si fermava e riprendeva a battere quando la risposta del poeta finiva. Ogni volta Sophia pensava “Che cosa strana!” ma si tratteneva dal chiedere il perché al poeta, i loro incontro erano cose serie e non andavano disturbati da domande stupide.
-“L’arcobaleno, mia cara Sophia, è l’insieme di tutte le promesse d’amore che il sole fa alla luna e che lei scioglie con il suo fiato caldo e le unisce per ricordarle al sole ogni volta che si dimentica di lei.” La bimba si alzò lentamente dalla sedia e appoggiandosi al tavolino raggiunse il vecchio poeta, lo baciò sulla guancia e lo ringraziò per la risposta poi uscì e torno a casa dalla madre. La giornata era lunga e sarebbe bastata appena a trovare una domanda da porre al vecchio poeta il giorno dopo.  Ed ogni giorno la routine si ripeteva e si svolse per molti anni fino a quando la bambina diventò una ragazza e si decise a porgli la domanda che da anni si riprometteva di porgli. Come al solito la bambina non più tale salì le scale e bussò alla porta dell’appartamento, la governante le aprì e la accompagnò fino allo studio. La colazione si svolse in rigoroso silenzio anche se, questa volta, Sophia non assaporò ogni morso del biscotto caldo e fragrante ma lo mordeva quasi con timore. Finirono presto, o così parve alla ragazza e arrivò il momento di porre la domanda.
-“Mr Valeriens, perché io sono cieca?” Nella stanza ci fu ancora più silenzio di prima, l’orologio come sempre aveva smesso di battere, ma di solito c’erano i loro respiri a creare un po’ di rumore mentre ora sia lei che il poeta non respiravano.
-“Beh, mia cara Sophia, tu sei cieca perché Dio, un giorno decise che ai suoi figli prediletti avrebbe dato un regalo e li rese ciechi in modo che potessero vedere non con gli occhi ma con la mente.”
Il tic-toc dell’orologio ricominciò e Sophia si alzò lentamente e raggiunse il poeta, lo baciò con affetto sulla guancia e per la prima volta in quindici anni gli disse:_”Grazie Mr Valeriens, le voglio bene. Devo a lei di essere diventata ciò che sono e non me ne dimenticherò mai.”Il poeta non rispose ma a Sophia sembrò di sentire il tipico suono di un sorriso, entrambi sapevano che era un addio, ormai Sophia era cresciuta e grazie alla riservata presenza di Mr Valeriens era pronta per affrontare  il mondo esterno. Entrambi avrebbero serbato il ricordo di quei quindici anni passati insieme, per sempre e in ogni momento di difficoltà Sophia tornava con la mente a quei giorni e affrontava i problemi con forza e un sorriso sul volto per il vecchio poeta che le aveva fatto da angelo custode.

   
 
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