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Autore: Itilis    27/11/2011    2 recensioni
Eveline Carter ha 22 anni, e studia per diventare avvocato divorzista.
Jeffrey di anni invece ne ha tredici, e' orfano ma un genio assoluto.
Mattew Nefflet e' un poliziotto in gamba, ma ha poca fiducia in se.
Walke Gremt e' un milionario senza scrupoli, pronto a tutto pur di ottenere ciò che vuole.
Persone e mondi completamente diversi che si fondono in un cocktail micidiale: tra sparatorie, rapimenti e frammenti di vita, un racconto in cui non esistono semplici buoni o cattivi, ma solo differenti punti di vista...
Genere: Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Palpebre pesanti e gambe molli: questa era l'ultima cosa che Jeffrey ricordava. Si guardo' attorno strizzando gli occhi e cercando di capire qualcosa in tutto quel buio. Dove cavolo era?? Aveva un gran male alle spalle e cerco' di stiracchiarsi, ma qualcosa gli bloccava i polsi: manette?? All'improvviso si ricordo': quell'avvocato, Eveline se non si sbagliava, dopo che era andata via si era fermata a scambiare due parole con Alice. E poi? Cos'era successo? Quell'uomo... Era stato silenziosissimo... Quando era entrato nella stanza se fino a pochi minuti prima c'era la donna con Jeffrey? Non lo aveva visto in volto, non aveva fatto in tempo... Lo aveva addormentato, sicuramente usando una di quelle sostanze soporifere... Poi il buio.
"Ok Jeffrey niente panico... Ti hanno solo rapito... Probabilmente vogliono chiedere un riscatto a Gremt... Gli servi vivo, non ti faranno fuori..." penso' il tredicenne cercando di auto convincersi. Poi senti' una voce provenire dalla stanza accanto: uomo, a giudicare dall'accento sicuramente del nord Europa. Parlava al telefono probabilmente, perché non vi era una seconda voce a rispondere.
-... Allora, Eveline... Ti e' piaciuta la piccola sorpresa in ufficio?- stava ridacchiando malignamente il rapitore.
"Eveline? L'avvocato di oggi? Cosa c'entra lei?" penso' affannosamente Jeffrey.
-Si, vedo che ti e' piaciuta... E pensa che e' solo l'inizio... A proposito... Hai salutato il tuo amico Jeffrey? Dai, magari nella prossima telefonata te lo faccio salutare io...- concluse l'uomo chiudendo la chiamata.
"Accidenti... Non ci capisco un bel niente" si lamento' il ragazzino. Ora i suoi occhi ci vedevano decisamente meglio al buio: pareva si trovasse in una fabbrica abbandonata, o forse un vecchio magazzino. Un posto fatiscente comunque, e probabilmente vicino a una stazione ferroviaria: era già la seconda volta che sentiva quel suono stridente, ed era quasi certo di trattasse di un treno. L'importante era non perdere la calma, si ripete' il giovane genio, altrimenti non se la sarebbe cavata più; in casi come quello e' fondamentale mantenere il controllo.   E Jeffrey era un'esperto di situazioni critiche: non era la prima volta che si cacciava nei guai a causa del suo cervello... Erano passati solo cinque anni da quando lui e alcuni amici erano stati braccati da alcuni scienziati russi a quello che doveva essere un tranquillo campeggio estivo.
"Non c'e che dire... E' davvero pericoloso frequentarmi" sospiro' Jeffrey. Senti' dei passi avvicinarsi: probabilmente il rapitore veniva a controllare se era sveglio. Non appena la porta si apri', la troppa luce lo acceco' temporaneamente impedendogli nuovamente di vedere il volto dell'uomo.
- Vedo che il nostro piccolo genio si e' svegliato. Fatto un buon sonno?-. Non ottenendo alcuna risposta l'uomo si chino' leggermente in avanti, per guardare negli occhi il ragazzo legato al palo e permettendo a Jeffrey di vederne il volto finalmente. Come immaginava doveva venire dalla Polonia o quei posti li, volto scavato e pallido, sigaretta in bocca e pistola nella cintura.
- Oh giusto che maleducato! Non mi sono neppure presentato! Ma dove sono finite le buone maniere al giorno d'oggi dico io... Piacere, io sono Garret Sims- rispose l'uomo fumando proprio in faccia al ragazzo.
-Perché mi dici il tuo nome?- domando' tossendo Jeffrey.
- Buona educazione ovviamente-
-Non sono un esperto del mestiere, ma non e' rischioso rivelare il tuo nome? Ammesso che sia quello vero in effetti.. O che tu abbia intenzione di uccidermi e quindi non temi che possa rivelarlo-
- Sei simpatico ragazzo. Non ho intenzione di ucciderti, se collabori ovviamente. E si, quello e' uno dei miei veri nomi-
-E la fregatura quindi sta?-
- Nessuna fregatura. Io ho tanti nomi, e nessun vero nome. Io non esisto: la mia famiglia fa questo mestiere da secoli e io non sono mai stato registrato.  Per lo stato non sono mai nato e non ho neppure un vero nome: di solito me li invento al momento. Come avrai capito, sono abbastanza difficile da rintracciare- spiego' soddisfatto Sims.
-Senti, non so per chi lavori ma se pensate di chiedere un riscatto a Gremt avete fatto male i vostri conti. Quelli non sborserà un centesimo per me- rispose cupo il ragazzino. Con la stessa risata di poco prima, l'uomo disse
-Oh, li sborserà invece, e tanti. Ma non nel modo e per il motivo che credi tu ragazzino. E ora mi sono stufato di parlare: torno di la e tu fa il bravo o mi toccherà addormentarti di nuovo-. Si chiuse la porta alle spalle lasciando Jeffrey ancora al buio a pensare.
"Se non vogliono un riscatto cosa chiedono a Walke? Che c'entra quella Eveline in tutto questo? Cosa vogliono da me? Cavoli, mi sa che stavolta sono davvero nei guai...." deglutì il giovane genio, pensando che era il caso di trovare un modo per fuggire. E in fretta anche.

                       

-Tutto bene? Se e' stanca possiamo sospendere...- chiese il poliziotto fermandosi di scrivere.
-No no, tutto bene. Solo, se fosse possibile abbassare un po la luce perché mi fanno un po male gli occhi-
-Così?-
-Si, perfetto grazie-
-D'accordo allora ricapitoliamo signorina Eveline. Lei nel pomeriggio si e' recata da Jeffrey ai servizi sociali, ha parlato con lui e ha lasciato l'edificio alle ore sei. Il ragazzo era in camera sua quando se ne e' andata, mi corregga se sbaglio-
- Tutto corretto finora- rispose Eveline massaggiandosi le tempie. Quella lampadina della stanza degli interrogatori era davvero fastidiosa.
Il comandante Pier continuo'
- Lei e' tornata in ufficio dove ha trovato noi e il suo capo, dottor Roop, che era stato assassinato nel pomeriggio. Poco dopo ha ricevuto una telefonata sul suo cellulare da un numero sconosciuto. Chi parlava sapeva dell'accaduto: che tipo le sembrava?-
- Poteva essere russo... Aveva un accento tipo quello li... Uomo, e sicuramente non molto vecchio-
-Non ha camuffato la voce?-
-Non mi pare proprio-
-Mossa azzardata. O questo e' un principiante, o e' un pazzo... O sa esattamente quel che fa-
-Speriamo sia un pazzo allora...- intervenne l'agente Nefflet, spuntando dal nulla - Perché se e' un principiante si farà prendere dal panico, se sa quel che fa mi sa che ci darà parecchio filo da torcere... I pazzi bene o male seguono un loro schema mentale.. Assurdo, certo,  ma facilmente individuabile da un esperto-.
Come ragionamento non faceva una piega, sorrise Eveline: doveva essere in gamba quel poliziotto, un po stranino, ma in gamba. Peccato che fosse l'unica a pensarla così.
-Matthew Nefflet, la finiamo di dire fesserie? Qui stiamo cercando di lavorare- borbotto' il comandante. Il ragazzo si zitti, ma non usci' dalla stanza, cosa che Eveline apprezzo' molto. Era una presenza decisamente più piacevole di quella del comandante Pier.
-Quindi, quest'uomo le ha parlato dell'omicidio e anche del rapimento-
-Esatto. Si capisce chiaramente che il ragazzo e' con lui, perché mi ha detto che me lo avrebbe fatto salutare la prossima volta-
-E sul luogo del rapimento nessuna traccia di lotta o effrazione... Ci sara' da lavorare parecchio- sospiro' il comandante concludendo - La ringrazio signorina, resti a disposizione. Agente Nefflet la accompagni fuori-
-Arrivederci comandante- rispose la ragazza. Mentre gli apriva la porta, il giovane poliziotto sorrise a Eveline
-Buona fortuna per l'udienza..-
-Grazie... Non e' che lei conosce un bravo avvocato che possa aiutarmi vero?- restituì il sorriso la ragazza
-Mmm... In effetti uno lo conosco... Che ore sono? Nove e mezza... Si, dovrebbere essere a casa... Se mi aspetta dieci minuti la porto da lui- esclamo' Matthew. Eveline non credeva alle sue orecchie, e annui'.
L'aria era davvero fredda quella sera, e Matthew ed Eveline erano praticamente gli unici che camminavano lungo la strada a quell'ora.
-La ringrazio agente...-
-Matt-
-Scusi?-
-Chiamami Matt, dammi pure del tu-
-Ah ok... Be', ti ringrazio Matt. Mi stai salvando la vita... Io sto ancora imparando questo mestiere e non sono in grado di vincere una causa così difficile... E poi... Nessuno mi darebbe ascolto-
-Ti capisco, capita sempre anche a me. Sono il più giovane del distretto, e difficilmente prendono seriamente le cose che dico. Eccoci siamo arrivati...-.
Si erano fermati davanti ad un grosso portone in legno massiccio, con intarsi e decorazioni molto elaborati: una grossa targa dorata recava la scritta "Avv. Dott. Robert Nefflet".
-Ma...-
-Si, e' mio padre. Vedrai e' in gamba: e' uno degli avvocati più importanti qui in città-  sorrise Matt. I due ragazzi varcarono la soglia e salirono le scale entrando nello studio: era arredato davvero con buon gusto.
-Papa'? Dove sei? C'è una persona che ha bisogno del tuo aiuto-. Nessuna risposta.
-Strano, lui a quest'ora non esce mai di casa... - mugugno' dubbioso il poliziotto. Eveline sbadiglio'
- E dove può essere andato?-
-Provo a chiamarlo...-.
Ma neppure al cellulare rispose. Matt sbadiglio' scocciato, poi si blocco'
-Eveline... Tu hai sbadigliato?-
-Si e allora? Mi e' venuto un gran sonno-. Secondo sbadiglio.
- Anche a me... Non e' strano? Così, di botto?-
-Matt mi stai spaventando-
-Cosa e' questo odore?-
-Sembra... Gas...-
- Oh cavoli... Eveline, corri!!!-.
 I due cercarono di correre via ma, neppure due secondi dopo il gas raggiunse i contatti elettrici. Lo studio esplose, scaraventando Matt ed Eveline fuori dalla finestra, mentre l'edificio veniva velocemente divorato dalle fiamme.

   
 
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