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Autore: fluorescentadolescent    29/11/2011    4 recensioni
Che succede se Rachel e Santana, dopo essere state colpite da un fulmine, si risvegliano rispettivamente una nel corpo dell'altra? Brittana, Pezberry Friendship e del sano e giusto Faberry.
Genere: Comico, Commedia, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash | Coppie: Brittany/Santana, Quinn/Rachel, Rachel/Santana
Note: AUOOC | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: La difficoltà nello scrivere una storia simile è ovviamente far capire chi è Santana e chi è Rachel e così via.
Spero quindi di essere stata chiara.

:)

 

THERE'S NO PLACE LIKE HOME

Part I

 

 

No so puede, Rachel! E' un incubo, una sangrienta pesadilla!
Santana si toccò il viso concitata e sentiva le lacrime fuoriuscire dagli occhi.
Rachel la guardò tirandosi su il naso e fece scivolare la propria schiena sul muro.
Tu sei me, io sono te...” Osservò rapita l'altra, incapace di realizzare il fatto.
Santana andava avanti e indietro senza fermarsi un attimo e aveva gli occhi gonfi e violacei. Le mani strette in pugni e parole spagnole dal significato oscuro echeggiarono nell'aula.
Dios, ma è scientificamente possibile una cosa del genere?”

Non lo so, Santana!I-Io..”
L'altra ragazza mugolò e affondò il viso sui palmi delle mani.
Magari è solo un effetto momentaneo, passerà, deve passare..”
Le due ragazze si guardarono per un paio di secondi che a loro sembrarono un'eternità.
Effetto momentaneo?

L'ispanica avrebbe passato davvero tutta la vita imprigionata nel corpo di Rachel?
La ragazza rabbrividì al solo pensiero e riprese a maledire urlando e strepitando, prese una sedie e la sollevò in aria con l'intenzione di lanciarla contro un muro.
Un forte lampo squarciò le nuvole color pece facendo sussultare le due ragazze.
Santana abbassò le mani e rimise la seggiola al suo posto, si avvicinò alle vetrate della stanza, osservò lo scorrere impazzito delle gocce sul vetro delle finestrelle e le venne un'idea.
E se andassimo fuori a farci...colpire da un fulmine o qualcosa del genere?”
Rachel aggrottò la fronte e si morse il labbro superiore.
Non so se è una buona idea..non voglio rimanerci secca.”
Neanch'io, Madre de Dios!” sbottò l'altra con la voce rotta “Ma forse è l'unica soluzione per tornare alla normalità, capisci?” aggiunse flebilmente.
Ok, Rachel... Santana.. Rachel?”
Ottimo, stava già perdendo la testa.
La più bassa deglutì scuotendo la testa e si voltò osservando gli occhi della più alta, ovvero se stessa.
Vide come le sembrava strano vedersi al di fuori. Riconosceva quel corpo ma allo stesso tempo le sembrava totalmente estraneo.

Andiamo”.

 

 “E ora?” urlò la più alta mettendosi una mano sulla fronte, sentì come quelle piccole gocce fredde lottavano per entrare insistentemente nei suoi occhi, la pioggia le stava velocemente inzuppando i vestiti e il forte vento le procurò dei forti brividi lungo la schiena.
Sentiva che avrebbe presto preso una polmonite.
Ma non le importava nulla.
Voleva solo tornare ad essere sé stessa.

Ora aspettiamo!” fece l'altra di rimando, tese le mani in alto e chiuse gli occhi mormorando incomprensibili parole in spagnolo.
Rachel si mise a dondolare, tremante e sentì che la paura le stava prendendo possesso.
Al diavolo.

Voleva rientrare a scuola.
“Moriremo, torniamo dentro!”

Stai zitta Rachel, fammi concentrare! Ci ricaveremo qualcosa di buono, fidati!”
In realtà nemmeno lei sapeva cosa diavolo stava facendo.
Come se urlare al cielo potesse realmente risolvere ogni problema.

Il cielo si era fatto completamente plumbeo, tendente al viola e le inquietanti nuvole aleggiavano minacciosamente al di sopra l'intero edificio scolastico.
“Ho paura!” piagnucolò Rachel, rannicchiata sulle proprie braccia.

Proprie, per dire.
Si sentiva così fuori luogo in quel corpo così slanciato e scultoreo, il sapore delle labbra e il profumo dei vestiti le erano così completamente estranei e sentì una voglia pazzesca di strapparsi la pelle, di rigettarla.
Due luminosi fari stagliarono l'orizzonte della strada principale e si avvicinarono lentamente a pochi metri dall'entrata della McHinley High School.
Sono i miei papa!” strepitò la più alta, riconoscendo la vettura “Sono venuti a prendermi!”
L'altra ragazza abbassò le braccia, sospendendo così il suo moto di rabbia verso l'alto, vide il SUV fermarsi rasente al sentiero, sul ciglio del marciapiede.
I
l finestrino del guidatore si abbassò appena e una roca voce maschile urlò il nome di Rachel.
Istintivamente la figlia corse verso quella familiare voce cercando di non scivolare sull'erba bagnata.
“Papà!”

Il guidatore la guardò confuso spostando lo sguardo da quella figura latina all'altra ragazza che se ne stava ancora ferma a pochi metri dalla macchina.
“Santana, stai bene?” domandò incerto abbassando ancora di più il finestrino e con una mano richiamò quella che fisicamente credeva essere sua figlia.

Rachel! Entra che ti stai bagnando tutta!”
Santana si tirò indietro accorgendosi che in effetti quell'uomo, il signor Berry, stava sventolando la mano per richiamare lei. Solo lei.
Spostò frenetica gli occhi dal signore alla ragazza più alta che ricambiò lo sguardo con gli occhi più tristi, spaventati e gonfi che abbia mai visto.
Si osservò le mani completamente bagnate e gocciolanti, chiuse gli occhi e si avviò in direzione a 'Santana'.
Rachel..” sussurrò all'orecchio della più alta “prendimi la mano”.
Rachel la fissò confusa e fece come detto e per un secondo si aspettò che il contatto tra le due mani producesse qualcosa, una scintilla, ma erano ancora lì, sulla strada; completamente zuppe di pioggia fredda.
L'ispanica trascinò la ragazza verso la portiera della vettura e prima di aprirla fissò gli occhi dell'altra.
Andiamo a casa...tua. Troveremo una soluzione.”
Le due ragazze si infilarono dentro la macchina e tremarono vistosamente senza staccare le due mani incollate da un intreccio di dita.

Il signore le guardò preoccupato e diede a loro un piccolo plaid d'emergenza che teneva sempre sotto il sedile anteriore.
State bene, ragazze?”
Entrambe si fissarono un momento prima di accennare mestamente con il capo.
Rachel, cioè Santana.. può stare da noi a-a cena?”
Non riuscì ancora a credere di aver proposto una cosa simile davanti ad un padre che non era suo, in una macchina che non era sua e soprattutto con una voce così talmente diversa dalla propria.
Vabbè, tutta la situazione aveva dell'inverosimile.
Certo! Non c'è problema, piccola”.
Rachel sentì l'infrenabile bisogno di abbracciare suo padre ma come poteva spiegare che era imprigionata in un corpo non suo e che Hiram si era appena dolcemente rivolto ad una delle sue compagne di scuola più odiate?
Si morse la lingua cercando di trattenere le lacrime ma non ci riuscì e ben presto prime perle salate si confonderono con i resti delle gocce di pioggia che scendevano ancora dal viso.

 

 Hiram Berry fece accomodare le due ragazze all'ingresso della casa e raccomandò a loro di pulirsi la suola delle scarpe sul zerbino.
Non aveva lontanamente idea di quello che era appena successo in quella maledetta aula.
Santana, i tuoi lo sanno già che stai a mangiare da noi?” fece l'adulto maneggiando la chiusura dell'ombrello.
Ehm...non ancora, lo farò subito”.
Sono a Cleveland per lavoro” disse la più piccola, con voce trattenuta “torneranno a casa fra tre giorni”.
La più alta diede un leggera scossa alle costole dell'altra e si abbassò appena al suo orecchio.
Ricordati che tu sei effettivamente Rachel” sussurrò a denti stretti “Cerca di essere credibile davanti ai miei, ti prego. Almeno per ora”.
Perchè non lo diciamo a loro, Berry?” propose l'altra, inarcando un sopracciglio “Potrebbero aiutarci.”
Sei pazza? Ci rinchiuderebbero in un manicomio!”
La più bassa squadrò gli occhi neri dell'altra “Che bella considerazione hai verso i tuoi papà, loro ti vogliono bene. Non credo che ti manderebbero via da casa con la camicia di forza!”
Questo non è un fottuto film!”
Santana abbassò la testa e sbuffò sonoramente.
In effetti aveva ragione.
Non stava vivendo né in un sogno né in un film o in un romanzo dell'orrore.
Era la vita vera.

Ragazze!” un uomo di colore abbastanza corpulento raggiunse il marito e si presentò davanti alle due sfoggiando un sorriso benevolo.
Non credo che noi due ci siamo mai presentati prima d'ora. Mi chiamo Leroy Berry.”
Oh, Santana Lopez” la ragazza allungò la propria mano e sentì la vigorosa e calda stretta del padre ricambiare il saluto e fece saldare ancora di più la presa.
Leroy abbassò lo sguardo e sorrise timidamente.
La mano ambrata dell'altra non accennava a lasciare l'arto del signor Berry.
Era suo padre, cavolo.

Signorina Lopez, posso riprendere la mia mano?”
Scusa..”
Allentò rapidamente la stretta senza staccare gli occhi dall'uomo e fece un lungo sospiro.
Era passata poco di un'ora e sentiva già il proprio mondo crollarle addosso e se non fosse stato per un forte lavoro di autocontrollo si sarebbe già strappata i capelli.
Leroy abbracciò la più piccola sollevandola appena da terra “La mia piccola diva!”
Santana si irrigidì da quell'improvviso gesto d'affetto e si sentì così fuori posto.
Non era mai stata abbracciata da suo padre, se non una leggera pacca sulla schiena che era davvero il massimo dell'affetto che poteva regalarle, figurarsi da uno sconosciuto che era totalmente convinto che lei fosse davvero la sua amata bambina.
Spero che abbiate dissipato i vostri problemi di...'comunicazione'”
Le due ragazze si guardarono negli occhi.
Diciamo che..”
..che ci stiamo lavorando” finì la più alta, con una punta di tristezza nella voce.
L'uomo sorrise soddisfatto e diede due buffetti alle guance delle ragazze.
Così si fa, questo è solo l'inizio! Santana, ti faccio vedere il resto della casa, su..”
'Santana' lo seguì e prima di eclissarsi completamente dall'ingresso diede una veloce occhiata all'altra ragazza e cercò in tutti i modi di tranquillizzarla con un semplice sguardo.
Quella era casa sua e per ora si sarebbero sentite al sicuro.
O almeno così sperava.

Hiram, approfittando del momento, mise un braccio attorno alle spalle della più bassa e le alzò il mento accennando un mezzo sorriso.
Stai bene, tesoro? Posso fidarmi della Lopez?”
La ragazza lo fissò totalmente imbarazzata e provò a mettere due parole in croce ma quella stretta e quel calore la bloccarono completamente.
Ehi..” soffiò l'adulto, alzando le sopracciglia “Ricordati che sei meravigliosa e che niente ti abbatterà perché sei una Berry e noi Berry ci pieghiamo ma non ci spezziamo. Ok?”
O-Ok, papà.. Me ne ricorderò.”
Il signore diede un veloce bacio sulla tempia della ragazza e l'allontanò da sé un momento per ammirarla meglio.
Hai un viso così stanco...la prossima volta non sarò clemente con lei, ricordalo. Ti voglio bene, piccola.”

 

 “Quindi ora dovrei farmi una doccia?” squittì la più bassa osservando con orrore il ricambio di vestiti che la più alta le aveva appena allungato.
Le ragazze erano in camera da letto di Rachel ed entrambe sentivano l'assoluto bisogno di cancellare via quella brutta giornata e avrebbero iniziato con una calda e riflessiva doccia, sperando che l'acqua pulita potesse effettivamente avere dei miracolosi poteri su di loro.
Se vuoi tenerti i vestiti inzuppati fino a dopo cena, fai pure Santana. Libera di farlo”.
Non è per quello, hobbit.” la più bassa indicò sé stessa con la mano libera “E' che non voglio vedermi nuda, non..non posso.”
Non è neanche il mio sogno spogliarmi, infilarmi nella doccia e insaponarmi in ogni zona possibile!”
La moretta squadrò il busto e le gambe della più alta e scosse rassegnata le testa.
Il solo pensiero che tu toccherai ogni parte di me, che tu vedrai ogni mio..mio.. Dios!”
Si lasciò sprofondare sul bordo del letto e nascose il viso sui vestiti profumati che teneva tra le braccia.
Aspetta..” tirò indietro la testa per osservare meglio gli indumenti puliti “Rombi? Seriamente? Mi hai appena passato una maglia con i rombi?”
Sì” fece l'altra piattamente “E inizio prima io a lavarmi, ti va bene?”
Sono sicura che non mi andranno ben-” Santana si alzò di scatto e gli occhi vigili puntarono su quelli dell'altra “Aspetta, prometti di tenere gli occhi chiusi e non voglio sentire nessun commento particolare sul mio corpo che comunque è pressoché perfetto” concluse mulinando leggermente la mano.
Tranquilla, Santana”.
Tranquilla, una parola.
Rachel uscì dalla stanza e si avviò in bagno, chiuse la porta con la chiave e accese la piccola stufetta.
Spostò appena il grande specchio ovale e studiò il nuovo viso.
Doveva ammettere che la latina era davvero una bella ragazza ma quella non era la sua faccia, si sentiva così dannatamente diversa e chiuse gli occhi con forza.
Sbottonò la camicia inumidita e la lanciò ai pressi della lavatrice.
Slacciò la cintura, sfilò i jeans con un colpo secco d'anca e li buttò con un calcio mandandoli a fare compagnia all'altro indumento.
“Guarda che ti sento, Barbra! Non buttare via i miei vestiti in quel modo, non immagini quanto costino!”

E' il minimo, Santana! Se ci pensi un attimo, tutto questo non sarebbe successo se tu non avessi avuto quel bisogno impellente di lanciare commenti offensivi su di me e su Finn!”
Oh, stai zitta. Non voglio che i tuoi papà ci sentano” berciò l'altra con voce infastidita.
Rachel udì i passi di Santana allontanarsi dalla porta e si sentì più tranquilla.
Lo specchio rifletteva una ragazza alta, dalla pelle color caffèlatte e con addosso dei calzini bianchi e due pezzi d'intimo dal colore coordinato.
Respirò profondamente chiudendo ancora una volta gli occhi e si tolse il reggiseno con gesti decisi.
Si infilò nella doccia e lasciò che il getto bollente dell'acqua colpisse il viso e i capelli.
Sentì un brivido caldo scorrerle per le vertebre e cercò di non farci caso.
Per una volta in vita sua lasciò che la pelle bruciasse a quel doloroso contatto e si insaponò violentemente con una spugna.

Una volta fuori dal cubicolo, catturò un asciugamano pulito e se lo avvolse attorno al busto.
Così irreale, tutto.
Si fissò nuovamente nello specchio e morse la lingua, fece scorrere lo sguardo sulla linea del collo, sulle clavicole ben scolpite e si guardò intorno come se temesse che qualcuno indovinasse quello che aveva in mente.
Ma ovviamente non c'era nessuno, era sola.

Se doveva davvero passare per tutta la vita con il corpo di Santana, tanto valeva farne a conoscenza.
Lasciò cadere pesantemente il panno e timidamente lo sguardo andò a posarsi sui seni, sull'addome e sulle gambe.
“Wow” mormorò a bassa voce.

Abbassò il viso puntando l'attenzione sul ventre piatto e liscio, lo accarezzò appena prima di ritirare la mano come se avesse appena preso una scossa.
“Hai finito lì, nana?”

Sì, mi sto rivestendo!”
Si chinò appena per riprendere l'asciugamano da terra ed ecco che lo notò.
L'irriconoscibile segno di un succhiotto all'interno di una coscia.
Oh, buon Dio.”

 ....
 

OK, questa è la prima parte. Presto arriverà la seconda!
Grazie per i commenti e grazie mille a chi ha messo la storia tra i preferiti/ricordati/seguiti.
Siete voi il motore di tutto, siete voi che mi date la carica di continuare a scrivere i capitoli, seriamente!

See ya! :)


 

  
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