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Autore: Lady Lynx    29/11/2011    1 recensioni
Essere figlio di un Black implica l’impossibilità di poter prendere da solo le decisioni importanti della propria vita.
Con un contratto di matrimonio stipulato da anni e un gravoso incarico da Mangiamorte, Regulus è intrappolato nelle convenzioni della sua famiglia. Solo quando perde la cosa che più ama, proprio a causa della sua incapacità di ribellione, decide di reagire. Eppure è già troppo tardi.
Prima classificata al Bonus Song Contest indetto da MedusaNoir sul forum di EFP
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Regulus Black, Sirius Black
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Bonus Song Nome: Lady Lynx
Titolo: Due ragazzi morti
Numeri scelti: 92 (citazione), 29 (titolo), 54 (Song-fic)
Tipologia: One-shot
Genere: Introspettivo, Drammatico
Rating: Arancione
Avvertimenti: Non per stomaci delicati
Introduzione: Essere figlio di un Black implica l’impossibilità di poter prendere da solo le decisioni importanti della propria vita. Con un contratto di matrimonio stipulato da anni e un gravoso incarico da Mangiamorte, Regulus è intrappolato nelle convenzioni della sua famiglia. Solo quando perde la cosa che più ama, proprio a causa della sua incapacità di ribellione, decide di reagire. Eppure è già troppo tardi.
NdA:
Vanessa Mayfield e Camelia Greengrass sono personaggi inventati dalla sottoscritta per sopperire alla mancanza di informazioni riguardanti la vita privata di Regulus Black.
La citazione corrispondente al numero 92 è riportata in grassetto.
Le parole della canzone 54 possono essere interpretate sia come se venissero pronunciate volta per volta da Regulus, sia come semplice traccia dello svolgimento della song-fic.
Il titolo della canzone 29 è stato utilizzato come riferimento alla morte di Vanessa e Dennis, ma può anche essere visto come il legame tra la morte di Vanessa e la morte dell’anima di Regulus.



“Dio, ascoltami, sto tremando
Dio, ascoltami, sono solo.”

Disse Regulus Black, lo sguardo rivolto alla stella da cui aveva preso il nome, le dita della mano strette convulsamente attorno alla bacchetta. Aveva ucciso ancora, quella sera. Aveva ucciso per lui, come sempre. Aveva ucciso, e non riusciva a trovare pace all’idea di averlo fatto. Ancora. Per lui.
Aveva caldo, seduto sul parquet polveroso di quella soffitta, abbandonata da chissà quanto tempo, eppure non riusciva a fermare il tremore del suo corpo colpevole.
Era una notte d’estate, le stelle del Leone sorridevano beate nella loro celestiale armonia, e Regulus fissava da reietto quella silenziosa gioia, scosso interiormente da domande senza risposta.
Aveva ucciso perché era un vero Black. O era un vero Black perché aveva ucciso?

“Sai, tra le mie braccia vorrei lei,
l’amore che ho assaggiato.
Liberami dal tormento di questa eternità,
prendimi e strappami da qui!”

Walburga avrebbe scelto la seconda versione.
Non aveva mai potuto veramente sopportare il pensiero che una ragazza le portasse via l’amore del suo piccolo Reggie, il suo unico figlio. Per quel motivo aveva insistito affinché Lord Voldemort anticipasse la cerimonia di iniziazione a Mangiamorte, aveva pressato in modo che una delle vittime prescelte fosse lei. Quell’insulsa Mezzosangue che, evidentemente, sembrava avere qualcosa di speciale per Reggie. Qualcosa che la sua madre Purosangue non aveva.
“Vanessa Mayfield.”
Il nome della sua prima amata spiccò il volo dalle sue labbra come una farfalla da un fiore. Regulus lasciò cadere la testa verso il basso, imitando il gesto della crudele decapitazione di cui si era reso colpevole. I suoi capelli corvini scivolarono dalle spalle, spazzando un po’ di polvere dal pavimento. Lo stesso gesto avevano fatto i riccioli di Vanessa. Regulus desiderò per un attimo di essere strappato da quella realtà, da quella non vita che fino all’ultimo giorno gli avrebbe messo davanti la terribile vacuità degli occhi di una ragazza morta.

“Dio, ascoltami,
io ho paura.
Dio, ascolta
il mio amore puro
che mi fa tremare,
urlare a lei,
l'amore che ho assaggiato.”

Non avrebbe mai più sentito la morbidezza delle labbra di Vanessa, il loro vago sentore di zucchero filato e cannella. Non l’avrebbe più spiata dalle scale mentre dormiva quieta sul divano della Sala Comune di Serpeverde. Non avrebbe più avuto ragione di pensare che l’amore fosse una pura questione di cuore e non di convenienza.
Alzò lo sguardo al cielo, cercando conforto nella familiarità della volta celeste. Non aveva mai creduto in un dio, ma la vista di Sirio gli scaldava sempre il cuore. Gli ricordava il fratello che avrebbe dovuto disconoscere, lo stesso che sembrava essere da sempre l’unico in grado di capire veramente cosa fosse sepolto nel suo cuore da adolescente incompreso.
“Reggie, non è troppo bella per te?” aveva scherzato un giorno Sirius, vedendolo fissare Vanessa da lontano.
“E’ bella, ma anch’io sono bello” aveva replicato lui, chiedendosi perché un Grifondoro come Sirius avesse improvvisamente deciso di rivolgergli la parola dopo mesi di garbato distacco.
“Quindi per una volta non ascolterai mammina? Reciderai il contratto con la Greengrass?”
Sirius lo incalzava con un inspiegabile entusiasmo, forse dettato dalla speranza che anche lui avesse il coraggio di ribellarsi ai genitori, un giorno. Ma Regulus non sapeva come avrebbe reagito all’idea di essere ripudiato dai genitori, lui non era forte come Sirius.
“Non so, per adesso vorrei solo divertirmi senza pensare al matrimonio.”
Il fratello aveva spento subito la sua risata latrante e l’aveva fissato con una serietà non sua. Gli era parso preoccupato per Vanessa, per un breve secondo, ma immediatamente si era riaperto in un sorriso.
“Perfetto, fratellino. Se la tua ragazza fa l’odiosa, chiamami. Ci penserò io a distrarla abbastanza a lungo da concederti un momento di pace con quella bella farfalla di cui sei tanto innamorato.”
Regulus non aveva avuto il tempo di rispondere perché Sirius, dopo aver emesso un lungo fischio per attirare l’attenzione delle giovani sedute poco lontano, si era come volatilizzato. Lasciandolo lì, illuminato dal sorriso di Vanessa Mayfield che lo aveva invitato ad unirsi a loro, felice come non mai.
Colpito dal puro amore che non era dettato dalla purezza del sangue.

“Liberami dal silenzio,
da questa attesa che mi strazia.
Asciuga dal mio viso quelle lacrime
che non ho e che vorrei.”

Eppure aveva ucciso lei e il fratello che era al suo fianco. Due ragazzi morti, due ragazzi come lui.
Aveva reciso due vite per l’ordine di Lord Voldemort, per la bramosia di sua madre, per la sua gelosia. L’aveva fatto in un campo di grano, dove i due erano andati per vedere le stelle cadenti. Gli erano parsi due fidanzati, vicini e sorridenti, e non aveva usato l’indolore Avada Kedavra perché il sangue gli ribolliva di rabbia al pensiero di essere stato tradito. A suon di Diffindo aveva ottenuto la sua vittoria, come un comunissimo assassino Babbano. Lui, dal sangue purissimo.
Le teste erano cadute verso il basso come quelle di due bambole rotte, i capelli avevano spazzato il terreno polveroso. Ricordava così bene quel gesto da non poter fare a meno di ripeterlo meccanicamente.
E poi, non più accecato dai sentimenti, aveva iniziato a vedere il macabro rivolo di sangue che scorreva nei campi incontaminati, aveva riconosciuto il viso imberbe del povero Dennis – fratello di Vanessa – straziato dalle ferite, aveva sfiorato l’orlo della veste leggera della sua amata. E aveva pianto.
Avrebbe voluto piangere ancora, Regulus, quella notte. Aspettava solo che qualcosa spezzasse la sua sofferenza, purificasse le sue mani assassine. Niente avrebbe potuto farlo meglio delle lacrime, anche se sapeva che il sangue sarebbe stato indelebile.
Sentiva che andarsene definitivamente sarebbe stato meglio di un ritorno a casa. Non avrebbe sopportato le parole di finto orgoglio di sua madre, la risata soddisfatta di Camelia Greengrass, i pacati complimenti di suo padre, l’assenso crudele di Lord Voldemort.

“Dio, questo Satana che ti rifiutò,
questo angelo indegno che ti bestemmiò
non esiste più.”

Era allora quello il prezzo per essere un vero Black? Sporcarsi le mani di rosso scarlatto, bagnarsi di un sangue definito impuro?
Con la visuale coperta dalla spessa cortina di capelli neri, si raggomitolò su un fianco e si rotolò nella sporcizia. Desiderava essere a sua volta polvere, se quella era la tanto decantata purezza. Voleva essere disprezzato come un Mezzosangue qualunque, se solo l’assassinio portava alla perfezione. Voleva morire, come punizione per aver ucciso. Voleva morire, come premio per aver deciso di ribellarsi alla sua natura.
Lanciò un urlo nella notte e sperò che qualcosa, qualsiasi cosa, andasse a prenderlo e lo portasse via con sé.

“Perdonami.”

PRIMA CLASSIFICATA:

Due ragazzi morti – Lady Lynx




Grammatica e punteggiatura: 10/10
Originalità: 10/10
Forma e stile: 10/10
Caratterizzazione: 10/10
Bonus: 10/10
Gradimento personale: 10/10

Totale: 60/60

Eh, guarda, non ci sono parole. Cercherò di farmele venire.
Già con l’avvertimento mi avevi stesa, perché mi attraggono sempre le storie Non per stomaci delicati; poi ho letto, ho letto, ho letto… E non solo: ho sentito, ho ascoltato. Hai descritto la storia in maniera tanto precisa da rendermi partecipe (purtroppo, in un certo senso, visto il tema che tratta).
La canzone è adattissima, sei stata molto brava a costruire la storia legandola così bene a quelle parole. Il tuo stile, poi, è impeccabile, e nemmeno un errori di grammatica o di punteggiatura.
E l’originalità? Una delle poche storie che non parlano della morte di Regulus, ma del suo essere Mangiamorte.
Walburga è assolutamente IC, la vedo a fare una cosa tanto crudele, pur di allontanare il figlio da una Mezzosangue. Anche l’inserimento di Sirius mi è piaciuto, perché hai sottolineato che non parlano spesso, che per Regulus è strano che lui gli si sia avvicinato. Di Regulus non sappiamo molto, ma mi sembra che tu abbia azzeccato anche qui la caratterizzazione.
Non ho bisogno di aggiungere altro per spiegare il gradimento personale: non appena pubblicherai la storia, la metterò tra le preferite.
Complimenti!

  
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