18
CAPITOLO
Briony non poteva crederci.
In quella giornata era
accaduto di tutto… il duro litigio
con Elijah, che l’aveva stravolta e martoriata, ed ora questo?
Suo padre era tornato.
Perché?
“Papà?” chiese
sbigottita.
“Non sembri felice di
vedermi.” constatò il padre.
“No no… è che non me l’aspettavo di vederti così
all’improvviso” rispose lei grattandosi la testa nervosa. I suoi occhi erano
ancora gonfi dalle lacrime e davvero faceva fatica a reggersi in piedi.
“Sembri davvero
sottoshock figliola e penso che non riguardi solamente il mio ritorno.” Osservò
il padre.
“In effetti papà oggi
non è il momento adatto per fare una riunione di
famiglia..” Briony lo guardò titubante.
Effettivamente non era in vena per fare 4 chiacchiere con tutta la famiglia
riunita e fingere che andasse tutto bene. Quel giorno non era proprio adatto.
Si sentiva il cuore a pezzi, impossibile da riunire se Elijah non
fosse tornato.
“Peccato. Ero venuto
apposta per te.”
“Per me?” chiese
sospettosa.
“Davvero non pensavi che
la mia ex moglie non mi avrebbe detto che tu sapevi cosa stava succedendo in
questa città? Ok che siamo in pessimi rapporti ma quando si tratta di figli…”
Briony lo interruppe scandalizzata: “Sei
tornato per i vampiri?”
“So che la situazione è
critica.”
La ragazza deglutì
spaventata.
<<
Merda merda. Se venisse a sapere di Caroline e degli altri sarebbe la
fine. >>
Briony non sapeva come affrontare il
discorso col padre senza farsi scoprire.
“Sai niente sulla loro
identità?”
“Per ora no. Ma devo
riunirmi col consiglio e magari ti aggiornerò. Credevo che tu non volessi più
avere niente a che fare con i vampiri.” disse Bill guardandola serio e
dubbioso.
“E’ così… ma sono stata travolta dagli eventi e sono stata
catapultata nel tuo mondo papà… e la cosa
non mi piace.” rispose secca.
Suo padre le
accarezzò dolcemente il viso.
“Lascia fare a me.
Vedrai che andrà tutto bene”
Ma la figlia non era per
niente tranquilla. Se suo padre avesse scoperto il loro segreto… l’aveva già visto all’azione e sapeva che non
aveva nessun scrupolo a uccidere i vampiri, ma in questo caso era coinvolta
sua figlia… Caroline.
Le venne poi da ridere.
“Se ti riunisci col
consiglio ricordati ti pestare John Gilbert da parte mia”
“Come?”
“No niente era una battuta… scusa papà per la fredda accoglienza, ma
davvero oggi non sono in vena di festeggiare…”
gli disse dispiaciuta. La ferita che le aveva provocato Elijah era ancora
bollente, e non si sarebbe emarginata tanto facilmente.
Le venne ancora da
piangere, ma si trattenne.
“Ora che sono tornato
molte cose cambieranno.” Mormorò Bill con un sorriso strano, andandosene.
“Te ne vai di già?”
“Sì, devo vedermi con
Carol Lockwood. Ci sentiamo tesoro”
Uscì senza dirle più
niente.
Il litigio con Elijah le
aveva soffocato il sangue, l’aveva destabilizzata e sciolta in un cumolo di
macerie, poi ora suo padre era tornato ed era sulle tracce dei vampiri.
Briony avrebbe tanto voluto strapparsi i
capelli dall’angoscia.
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Quando Carol Lockwood aprì la porta a Bill Forbes,
fece un sospiro di sollievo perché non sapeva proprio come affrontare la
situazione.
“Penso che tu debba
dirmi cosa ti aspetti che faccia” le disse Bill.
“Speravo me lo dicessi
tu” replicò Carol guardandolo.
Bill non rispose e Carol
gli disse:
“Si tratta di Caroline,
Bill! Ricordo il giorno in cui è nata”
“Cosa sanno gli altri
del consiglio?”
“Non ho detto una
parola. Ho messo insieme i pezzi da sola. Hai qualche idea Bill? Non so
come comportarmi…”
“E’ un vampiro Carol.
Dobbiamo fare tutto ciò che deve essere fatto” rispose Bill freddo.
Sapeva già cosa doveva
fare.
Briony stava uscendo di matto a casa sua.
Voleva andare a cercare
Elijah per chiarire quello che era successo, doveva andare a prendere a pugni
il suo caro amico John e doveva scoprire cosa avesse in mente il padre.
Se lei ne avesse parlato
con Stefan e company sicuramente avrebbero
preso dei provvedimenti e avrebbero ucciso Bill senza pensarci due volte.
Anche se non era il
padre migliore del mondo era pur sempre suo padre, e non poteva lasciarlo
morire. Inoltre durante l’infanzia gli era stata molto attaccata.
Si stava facendo prendere
dal panico ma pensò che l’unica soluzione fosse avvisare Caroline del pericolo
e andarsene dalla città per un po’, così non avrebbe visto il padre.
Chiamò la sorella ma non
rispondeva nessuno.
<< Cazzo Caroline!
Dove sei? >> Pensò angosciata.
Fece 3.000 chiamate ma
non rispose nessuno e allora decise di chiamare Tyler: forse lui ne sapeva più
di lei di dove fosse finita Caroline.
“Caroline? Ha passato la
notte da me ma quando mi sono svegliato stamattina non c’era più. Perché è
successo qualcosa?” Chiese preoccupato Tyler.
“No no non preoccuparti.
E’ solo che non risponde alle mie chiamate… se
tu la senti, chiamami subito! Grazie.”
La situazione stava
notevolmente peggiorando.
Il padre era tornato e
Caroline era scomparsa. Non poteva essere una coincidenza, ma Briony non poteva neanche credere che suo padre
potesse farle del male. In fondo era sua figlia.
<< I vampiri sono
i nemici giurati di Bill. Farebbe di tutto per eliminarli, chiunque essi siano
>> Pensò Briony amaramente. E lei ne aveva
avuto la prova…
<< Mio dio. Che
sia andato ancora in quel posto? Impossibile. >> pensò inorridendo.
La ragazza si ricordò
che il padre aveva una tana per torturare e uccidere i vampiri senza destare
scalpore, ed era proprio a Mystic Falls.
Era una probabilità
remota che lui si trovasse lì ma almeno doveva tentare.
Sarebbe andata laggiù
per fermare quello che temeva stesse per succedere.
Caroline proprio in quel
momento stava urlando di dolore mentre la luce del sole le trapassava da pelle
a pelle, bruciandola. Era incatenata a una sedia, le ferrature erano piene
zeppe di verbena e non poteva nemmeno muoversi.
Gridò.
“Ti prego fermati!!”
Implorò al padre piangendo.
Bill, forse preso dai
rimorsi, abbassò le leva che teneva aperta la finestra in alto; finalmente la
stanza ricadde nel buio completo e Caroline tornò a respirare.
“Mi dispiace che sia
successo proprio a te.” le disse inginocchiandosi davanti a lei.
“Papà lasciami andare…” lo supplicò con un fil di voce.
“Non posso tesoro, mi
dispiace. Sei un vampiro ora” rispose con tono amaro.
“Papà ti prego… non faccio del male a nessuno, devi credermi.
Ho imparato a controllarmi.”
“Davvero? Allora avanti!
Controlla la tua sete di sangue!” le urlò facendogli vedere una sacca piena di
sangue.
Ma Caroline non poteva
sopportarlo e anche se lo respingeva con tutte le sue forze, il suo viso si
trasformò in quello di un predatore pronto a bere tutto il sangue possibile.
Bill sospirando abbassò
la sacca di sangue. Questa era la prova che la figlia che conosceva non c’era
più. Quella che si trovava davanti era un vampiro senza anima, nulla di più.
“Sei schiava della tua
sete di sangue” le disse con disprezzo.
“Non posso cambiare
quello che sono papà..” rispose sconsolata tenendo la testa bassa.
“Sì che puoi! Con la
terapia del dolore tu puoi guarire i tuoi istinti da vampiro e riuscire a
controllarti!” la guardò deciso e le fece annusare di nuovo il sapore del sangue
per vedere la sua reazione.
“Non ci riesco, non ci
riesco!” gridò piangendo.
“Devi farlo!”
“Perché mi stai facendo
questo?”
“Perché così non sarò
costretto a ucciderti”
Caroline lo guardò negli
occhi totalmente sorpresa.
All’improvviso sentirono
dei forti colpi sulla porta. Caroline riconobbe la voce di Briony.
“Papà?? Sei lì dentro?”
gridava lei allarmata.
“Briony!!!”
Caroline raccolse tutte le sue forse e urlò il nome della sorella piangendo.
“Oddio! Papà che le stai
facendo? Fermati! Papà!” Briony urlò
disperata dando dei forti colpi alla porta. Ma questa era fatta di ferro e la
maniglia si apriva solo con una chiave speciale che possedeva il padre, che
sicuramente ora era incastrata dall’altra parte, impedendole di entrare.
“Sto cercando di aiutarla,
figliola.” Rispose il padre che non accennava minimamente a aprire la porta.
“Papà, fammi entrare!”
gli gridò Briony cercando di forzare la
maniglia, ma senza successo. Quella porta era troppo pesante e le facevano male
le mani dallo sforzo.
“Non posso, devo finire
il mio lavoro.”
Briony si spaventò:
“Caroline, Caroline!
Stai bene?” La paura e il sgomento nella voce.
Dall’altra parte
percepiva solo dei mormorii:
“Aiuto..” Ormai Caroline
non aveva più forze.
Briony smise di dare colpi alla porta
perché era inutile. Neanche una bomba atomica l’avrebbe aperta.
Serviva una forza
sovrumana.
Si mise disperata le
mani nei capelli e prese una decisione avventata: uscì a passi veloci da quel
tugurio, inciampando sui suoi stessi piedi e facendo fatica a respirare.
Dopo essere risalita
cercò velocemente un posto dove ci fosse campo e chiamò assiduamente col
cellulare.
Solo una persona poteva
aiutarla.
Pregò Dio che la
ascoltasse.
Dopo alcuni minuti, che
le sembrarono delle ore, Elijah comparve improvvisamente alle sue spalle. Un
gelo invernale le trapassò la schiena.
“Cos’è che ti ha dato il
coraggio di chiamarmi?” le chiese gelido dietro di lei. Gli occhi
vuoti ma penetranti.
Briony si girò spaventata, ma vedendo che lui era
arrivato fece un sospiro di sollievo.
“Per fortuna sei
venuto.”
“Non mi hai dato scelta.
Il mio cercapersone vibrava in continuazione e allora sono venuto a
controllare. Spero che avrai una spiegazione plausibile, tipo che Klaus è
tornato o sta per arrivare un terremoto qui.” si giustificò lui con
indifferenza e tenendo le mani nelle tasche dei pantaloni eleganti.
“No no!” Briony cominciò a spiegargli tentando di rimanere
lucida “Devi aiutarmi! Mio padre tiene prigioniera Caroline in una specie di
caverna a qualche miglio da qui! Ha scoperto tutto e ora potrebbe ucciderla!”
Elijah lasciò che Briony finisse la spiegazione, ma poi la guardò
totalmente impassibile negli occhi .
“E cosa dovrei fare io?”
Briony si avvicinò con sguardo implorante e
gli disse: “La porta è sbarrata e ti chiedo solo di aprirla, così io posso
entrare e liberarla.”
“Sei assurda Briony. Non penso che tuo padre ucciderebbe tua sorella.”
Mormorò lui pacato sviando lo sguardo altrove.
“Ma stava urlando! Non
sai di cosa mio padre sia capace! Ti prego aiutami Elijah…!” Briony lo implorò sul punto di piangere, forse
pensando che le sue lacrime avrebbero avuto qualche effetto su di lui… che avessero potuto fare leva sul suo lato umano.
Ma l’unica cosa che
ricevette fu una indifferenza terrificante. Elijah la stava inchiodando con lo
sguardo in quel momento:
“Perché dovrei farlo?
Non mi sporcherò di certo le mani per te.” replicò lui scostante e glaciale.
Briony allora lo guardò negli occhi
sorpresa: quelli erano occhi diabolici, ricolmi di malvagità e oscurità.
Occhi freddi come il ghiaccio, impenetrabili, infernali, che uccidevano
chiunque osasse sfidarlo e che facevano tremare di paura.
“Lo stai facendo apposta
vero? Per ferirmi! La tua cattiveria oggi non ha limiti….
Ma non c’entra niente con il litigio che abbiamo avuto, ti chiedo solo di
fermare mio padre! E’ così difficile per te? Come puoi essere così senza
cuore?”
A Briony stava tremando la voce. La sua freddezza la
trafiggeva come una lama affilata pronta a trapassarle il cuore.
Le labbra di Elijah si
curvarono in un sorriso maligno:
“Certo che posso....sono
un essere perfido no? Infatti il cuore non ce l’ho più da tanto tempo. E
siccome sono cattivo, ma allo stesso tempo avete tutti bisogno assolutamente di
me, mi posso permettere di non intromettermi nelle tue faccende personali.” Mormorò
con indifferenza e superiorità, guardandola con quegli occhi terrificanti che
facevano rabbrividire.
Briony stentava a credere di assistere a un
simile spettacolo che rischiava di tramortirla.
“Non mi interessa.”
disse lui ancora, sibilando come un serpente. Lo sguardo tetro.
Gli occhi di Briony erano colmi di lacrime, ma cercò di sorridergli
aspra e gli fece un applauso.
“I miei complimenti
bravo, reciti la tua parte da vampiro spietato alla perfezione. Dio ma come ho
potuto anche pensare di amare uno come te!” Urlò con disperazione cercando di
andarsene per non fargli vedere la sua sofferenza.
Non meritava le sue
lacrime.
Quegli occhi così
minacciosi non meritavano niente.
Elijah però la fermò per
un braccio, obbligandola così a guardarlo. In quel momento lui era pieno di
collera, la sua voce suonò apertamente ostile:
“Ti ho perdonata una
volta la tua sfrontatezza e hai già tradito la mia fiducia nuovamente. Se
davvero pensi che io sia quell’essere perfido che le tue parole lasciano
intendere, non farò nulla per dissuaderti. Infatti…”
Sorrise malefico.
“ Ti lascerò scoprire da
sola che razza di essere spregevole io sia.” E la lasciò andare con forza,
andandosene subito via con perfetto distacco.
Briony invece era troppo sconvolta anche
per piangere. Il dolore le bruciava dentro, dilagante e violento. Era talmente
incredula di essere stata trattata così crudelmente e duramente da Elijah, che
non riusciva nemmeno a provare rabbia.
“L’hai perso” sussurrò una voce dentro lei che cercò di scacciare ma
inutilmente.
Lo shock l’aveva
paralizzata, ma doveva riprendersi subito.
Doveva andare a cercare
aiuto. Caroline aveva bisogno di lei.
Al diavolo Elijah.
Dopo come l’aveva
trattata, così crudelmente e senza neanche un minimo di compassione, non
meritava che lei lo cercasse ancora.
Si asciugò le lacrime e
corse più in fretta che poteva verso la macchina.
Non era ancora tutto
perduto.
“Tyler anche se non puoi
trasformarti in lupo, la tua forza è comunque maggiore rispetto a quella umana
no?” gli chiedeva Briony farneticando
mentre guidava a tutto gas.
“Sì certo. Ma che sta
succedendo??” grido Tyler allarmato stando sul sedile passeggero.
Qualche minuto
prima Briony l’aveva trascinato a forza
fuori dal Grill facendolo quasi cadere sul marciapiede, e l’aveva obbligato a
salire in macchina.
“Mi serve solo sapere
questo. La tua forza è in grado di sfondare materiali pesanti tipo il ferro?”
gli chiese interrogativa.
“Certamente, anche dei
quintali se vuoi.” rispose lui pavoneggiandosi.
“Perfetto, avrò bisogno
dei tuoi muscoli allora. Non ti piacerà quello che vedrai, ti avverto.” Mormorò
lei a bassa voce.
Tyler la guardò senza
capire.
Quel giorno erano
tutti strani… prima sua madre che gli
faceva strane domande, Caroline era scomparsa e ora Briony sembrava
una pazza scatenata. Doveva per forza essere successo qualcosa.
In breve Briony gli spiegò quello che era successo.
Quando finalmente
arrivarono al rifugio di Bill, stranamente la porta dove era rinchiusa Caroline
era stata aperta, e Bill era fuori.
“Papà?” Briony scese le scale guardandolo, seguita da Tyler.
“Cosa fate qui?” chiese
Bill guardandoli immobile.
“Siamo venuti a liberare
Caroline e tu non ci fermerai.” rispose Briony decisa.
“Non penso sia la cosa
giusta..” Suo padre stava per ribattere ma la ragazza chiamò il suo aiutante:
“Tyler?” In un attimo
Tyler lo bloccò, impedendogli di muoversi, e Briony andò verso la porta.
<< Strano che sia
aperta >> Pensò.
Ma poco importava;
raggiunse Caroline che era immobile ancora legata alla sedia, svenuta e senza
forze.
Le pelle era tutta
bruciata e faticava a respirare. Era ridotta proprio male… come
aveva potuto il padre farle questo? Un’onda di rabbia la invase ma cercò di
trattenerla per concentrarsi su Caroline.
Briony tentò di liberarla ma le ferrature
che la tenevano legata alle sedia erano troppo robuste
“Maledizione. Tyler? Mi
serve il tuo aiuto!”
“E come facciamo con
lui?”
“Lo tengo d’occhio, io
non preoccuparti.” Lo convinse Briony andando
davanti al padre con sguardo omicida.
“Se osi muoverti ci
metto un attimo a staccarti il collo.” lo minacciò Tyler con disprezzo, andando
dentro la stanza delle torture.
Briony poi scosse la testa inorridita, fissando
il padre.
“Come hai potuto farle
questo?” gli chiese in tono cupo. Non c’erano scusanti e tutti e due lo
sapevano.
“Dovevo aiutarla.”
“E come? Uccidendola?!
Credevo che avessi smesso con le tue terapie da manicomio!”
“Ti avevo avvertita che
questo era il mio mestiere e il mio modo di fare. Ti ho dato la possibilità di
stare dalla mia parte, di seguire le orme della tua famiglia; ma tu non volevi
avere niente a che fare con tutto questo…”
“E puoi davvero
biasimarmi, papà?” domandò lei con rancore.
I ricordi dolorosi
vennero a galla come un mare in tempesta.
UN ANNO E MEZZO PRIMA
–INIZIO FLASHABACK
Briony Forbes era
ancora sconvolta dopo essere stata attaccata da Ivan. Niente aveva più senso
per lei, il fatto che il suo ragazzo avesse voluto ucciderla la sconvolgeva a
morte, e faticava ancora a credere che i vampiri esistessero veramente.
Sembrava tutto un incubo ad occhi aperti a cui non c’era risveglio.
Un giorno suo padre la
chiamò: le disse che dovevano incontrarsi in uno strano posto appartenente alla
loro famiglia da secoli e che si trovava fuori città. Le spiegò dove si trovava
il posto esatto e le ordinò di venire subito.
Briony credeva si trattasse di uno scherzo
ma decise di andare a vedere.
Forse era una sorpresa
per tirarle su il morale... Le serviva proprio dopo ciò che era successo con
Ivan.
Ma quando arrivò in
quella specie di tugurio buio, Briony sgranò
gli occhi inorridita e incredula. Credeva di aver sbagliato posto ma c’era
proprio suo padre all’interno.
Lo seguì con sguardo
interrogativo e incredulo dentro un’altra ala buia della caverna.
Davanti a lei, legata a
una sedia e con la pelle tutta bruciata, c’era una bambina.
Avrà avuto 10-12 anni e
cercava di liberarsi da quelle dure ferraglie che le stavano stritolando i
polsi. Ormai non aveva neanche più la forza di parlare.
“Papà? Cos’è questa
roba?” Briony riuscì solo a dire questo.
Era in stato di shock. Non riusciva neanche a muoversi.
“Questo, figliola, è
quello che fa la tua famiglia da più di un secolo. Dare la caccia ai vampiri,
torturarli fino allo sfinimento per vedere se hanno delle probabilità di
redenzione e di non essere più schiavi della loro sete…”
Le spiegò brevemente il padre, impassibile.
Briony non poteva crederci… quella
bambina era un vampiro? Come era possibile? Quanti ce ne erano?
Indietreggiò spaventata.
“Sembra morta..” osservò
sconvolta.
“Oh no è solo svenuta,
non preoccuparti. Tra un po’ ricominciamo”
“Ricominciamo?” Briony si voltò preoccupata verso il padre.
“Sì, io e te.” Rispose
lui con un sorriso diabolico.
Briony lo guardò inorridita, ma ad un
tratto la bambina si svegliò.
“Aiutami…”
sussurrò questa a bassa voce. Non riusciva neanche ad alzare la testa e perdeva
sangue.
Briony provò compassione per lei.
“Papà, è solo una bambina…” mormorò sul punto di piangere.
“Non è più un bambina!
E’ un vampiro, un mostro! Non ha più niente di umano e ti ucciderebbe
all’istante se la liberassi! Sono solo bestie in forma umana.” urlò Bill con
rabbia.
Anche la figlia reagì
brusca:
“Ma che hai intenzione
di fare? Torturarla? Perché le fai del male in questo modo, papà? Se vuoi
davvero ucciderla, uccidila senza farla soffrire così!” Urlò arrabbiata e in
preda alla furia.
“Il mio è un modo per
cercare di costringerli a non dipendere più dal sangue. E lo faremo
insieme Briony. Sei la mia figlia maggiore e fai
parte di questa famiglia. E’ il tuo destino.”
E poi le mise in mano
una sacca di sangue e le ordinò di metterla sotto al naso della bambina.
Brion guardò quella sacca come se fosse
un’insalata piena di vermi e la buttò via: “Non posso farlo! Non voglio!” E si
ritirò inorridita in un angolo per non assistere a quella scena disgustosa e
terrificante.
“Avanti non fare la
codarda! Vuoi davvero che succeda ad altre persone quello che è successo a te?
Questi esseri non meritano compassione! Immaginati di vedere Ivan davanti a
te!” E bruscamente Bill la prese per un braccio, obbligandola a guardare la
bambina.
“Cosa provi?” le chiese
freddo.
Briony si sforzò di non guardare quello
scempio. E’ vero, provava odio e rabbia per quello che le era capitato
ingiustamente. Se ci fosse stato Ivan al posto di quella bambina probabilmente
non avrebbe avuto pietà e l’avrebbe ucciso senza rimore.
Ma lì davanti non c’era
Ivan. C’era solo una bambina, che non le aveva fatto niente e che non meritava
tutto questo.
Se agiva in quel modo,
dimostrava che anche lei era come loro. Senza cuore.
Girò il volto, che era
rigato dalle lacrime.
“Sei orribile.” mormorò
piano.
Il padre vedendo che la
figlia non aveva la minima voglia di fare quello che le ordinava, la lasciò
andare.
Briony non riusciva neanche a respirare e
se l’avesse fatto avrebbe vomitato: “Perché mi fai questo? Non ho già sofferto
abbastanza?” chiese angosciata.
“Il dolore ti rende più
forte. E ti darà il coraggio di essere quello che devi diventare.”
“E che cosa?
Un’assassina? Una torturatrice?” gridò con orrore e gesticolando.
“Discendi da una nobile
famiglia di cacciatori Briony, non puoi fare
altrimenti.” le fece notare puntiglioso.
“Col cavolo! Io non
ucciderò questa poverina, e non le darò ulteriore dolore!” urlò Briony piena di collera e uscì da quella stanza
correndo, anche se non riusciva più a reggersi in piedi.
Salì le scale. Non
poteva restare lì, doveva andarsene. Subito. Lontano dai vampiri, da quei
mostri, da quelle torture… da tutto. Voleva
solo una vita normale come tutte le altre ragazze. Cosa chiedeva in fondo?
Prima di dileguarsi
gettò tutta la sua frustrazione sul padre:
“Non cercarmi mai più
papà! Io non voglio avere niente a che fare con i vampiri, niente! Voglio
vivere la mia vita in tranquillità! Quindi devi lasciarmi stare!” gli gridò con
tutta la voce che possedeva. Ed era la verità, non voleva avere niente a che
fare con quel mondo. E fuggì via.
“Non puoi scappare dal
tuo destino Briony! Presto o tardi lo capirai!”
le urlò il padre mentre usciva, ma non lei volle ascoltare.
Non voleva.
Da quel giorno i
rapporti tra padre e figlia si erano ovviamente incrinati. Bill era l’unico
genitore che le era rimasto, visto che la madre se ne era sempre fregata di
lei, ma ora suo padre l’aveva fatta soffrire più di ogni altri.
Non parlarono più di
quello che era successo.
Il padre non affrontava
mai l’argomento e lei fece altrettanto.
Anche se non gli andava
a genio, Bill aveva accettato la sua decisione cioè di non voler diventare una
cacciatrice.
Dopo qualche
giorno Briony se ne andò dalla città e
sentiva il padre ogni tanto, ma solo per formalità.
Niente sarebbe stato più
come prima, sebbene magari lui potesse avere ragione riguardo ai vampiri… che erano solo bestie in forma umana.
Ma Briony non voleva pensarci, nessuno l’avrebbe
inseguita a Seattle; niente di oscuro e minaccioso poteva ancora farle del
male. Non ci sarebbero stati più vampiri nella sua vita… mai
più. Questo si promise a sé stessa.
Tuttavia di notte
sognava il pianto di quella bambina e il suo tentativo vano di chiedere aiuto.
E Briony a volte si svegliava con le
lacrime amare che le rigavano la guancia.
-FINE FLASHBACK-
“Stai bene Caroline?” le
domandò Briony preoccupata mentre Tyler
appoggiava la vampira delicatamente nel letto.
“Sì grazie” Rispose con
un fil di voce mentre Tyler le accarezzava dolcemente i capelli.
“Mi dispiace così
tanto..” sussurrò Briony.
“Non è colpa tua sorellona… non è colpa di nessuno…”
sussurrò la biondina sconsolata.
“Se becco ancora tuo
padre in giro lo ammazzo” minacciò duro Tyler.
“Non ce ne sarà bisogno
Tyler. Mentre la liberavi ho parlato con lui, ha detto che se ne sarebbe andato
senza fare tante storie. Sinceramente sono rimasta parecchio sorpresa che lui
demordesse così senza lottare, ma è davvero partito. Non c’è traccia di lui in
città”
E questo era davvero
strano.
“Mi odia… nostro padre mi odia Briony…”
Caroline pianse tutte le lacrime che aveva trattenuto.
“No Caroline! Lui non ti
odia. E’ solo ossessionato nel dovere compiere la sua “missione”. Ma
tu non c’entri in tutto questo” Briony cercò
di consolarla ma non sapeva nemmeno come. Non c’erano parole per farle
dimenticare quello che aveva subìto. Da suo padre poi.
Quella ferita
difficilmente si sarebbe rimarginata. Purtroppo la sorella ne sapeva qualcosa.
“Tua madre non c’è?” le
chiese Briony.
“No è fuori.”
“Meglio… cerca
di non pensarci ok? Devi restare tranquilla per riprenderti. Ti serve
qualcosa?” le chiese dolcemente Briony.
Caroline scosse la testa
piangendo.
“Briony resto
io con lei se vuoi andare.” le disse Tyler.
“Grazie Tyler per quello
che hai fatto.” Gli rispose Briony mettendogli
una mano sulla spalla, per dimostrargli che ormai aveva la sua piena fiducia e
gratitudine.
“Amo Caroline e farò
tutto quello che posso per proteggerla” rispose sincero.
“Ha davvero bisogno di
un ragazzo come te” mormorò lei sorridendogli.
“Ah Briony… hai visto Elijah per caso?” le chiese
all’improvviso Caroline.
La sorella si bloccò:
“Sì ma non voglio parlarne”
“Ma Briony…”
“Sai che detesto darti
ragione sorellina, ma davvero non voglio parlarne”
“Però non…”
Briony comunque non la lasciò parlare.
“Ssssh ora
devi solo riposare! Non pensarci ok? Devi solo pensare a stare bene”
Caroline assentì con la
testa e si mise sotto le coperte.
“Ora resta con il tuo
eroe” mormorò Briony sorridendo dolcemente,
e uscì.
Il freddo della notte la
inghiottì e Briony si coprì col giubbotto,
pensando a quello che era avvenuto in così poche ore.
Perché le persone che
amiamo sono quelle che ci fanno soffrire di più?
Perché quando ci
deludono e ci feriscono è come ricevere una pugnalata al cuore, che non si
sarebbe mai rimarginata completamente?
Aveva compromesso
dolorosamente il rapporto con Elijah e con suo padre.
Si sentì soffocare nel
pensare agli occhi diabolici e impenetrabili di Elijah; era come se non lo
riconoscesse più.
Come se quel vampiro
galante e misterioso che aveva imparato ad amare profondamente avesse cessato
di esistere all’improvviso, lasciando trasparire solo il suo lato più oscuro e
malvagio.
Ma come aveva fatto a
sbagliarsi tanto sul suo conto? Le era sembrato così perfido quando le negava
il suo aiuto e la minacciava di farle vedere di cosa fosse capace.
Le lacrime scesero
lentamente, non volendo credere alla realtà dei fatti.
Eppure non riusciva ad
odiarlo, anche se avrebbe dovuto.
Lei poi che si era
promessa più e più volte di non farsi invischiare dalle faccende dei vampiri… di starne alla larga perché ne dipendeva la
sua sopravvivenza… e ora stava mettendo la
sua stessa vita, il suo cuore proprio nelle mani di un vampiro millenario.
Sapeva che lui, il
cuore, glielo poteva distruggere in mille pezzi. Che poteva spremerlo tra le
sue mani sanguinarie. Ma glielo aveva concesso comunque e persino adesso non lo
rimpiangeva, sebbene il cuore fosse davvero lacerato.
Il colmo della
situazione era che lei, dentro di sé, covava ancora la speranza che presto
l’Elijah che conosceva sarebbe ritornato, perché quello che aveva visto quel
giorno non poteva veramente essere lui.
La speranza di renderlo
migliore, di far parte della sua vita e scorgere dentro di lui la sua umanità,
non si era ancora affievolita totalmente.
Che terribile condanna
era amare un vampiro. Era fatale da ogni punto di vista.
Per non parlare
del padre… perché se ne era andato senza
fare ulteriori capricci? Lei gli aveva intimato di non farsi più vedere e di
andarsene, e lui come niente aveva salito le scale e le aveva sussurrato un “mi
dispiace”.
Si chiese se lo avrebbe
rivisto mai più.
Se i ricordi dolorosi di
qualche anno prima sarebbero riapparsi di nuovo nella sua mente a perseguitarla.
Stremata si addormentò.
FINE CAPITOLO!
Come mai Bill se ne è
già andato?? Gatta ci cova eheheh
Spero di leggere i vostri commenti J