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Autore: elyforgotten    29/11/2011    8 recensioni
FANFIC COMPLETAMENTE REVISIONATA! *Periodo risalente dalla 2 stagione in avanti*
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Questa Fan-fic parla della sorellasta di Caroline, la figlia maggiore di Bill, Briony che torna a Mystic Falls dopo che si era trasferita per un evento drammatico che le era capitato... Ma quando tornerà scoprirà che niente è più come prima... Una nuova realtà che la sovrasterà, la incanterà, fino a divorarla.
DAL CAPITOLO 20:
"Non stai parlando con il cuore ora, è solo un pretesto per..”
Ma Elijah la interruppe bruscamente, guardandola diabolico:
"Io non ho un cuore, Briony" affermò lui con tono spietato allontanandosi da lei.
Dopo un po' lei lo seguì:
"Eppure io lo sento battere, dentro di te" disse timorosamente.
"È solo una tua illusione" sussurrò il vampiro fissandola con il suo sguardo crudelmente glaciale.
Briony non capiva se stesse mentendo a sé stesso o se stesse lottando per avere ragione. Sapeva soltanto che lui, un cuore, lo aveva...
Genere: Drammatico, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Elijah, Nuovo, personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'I'm always in this twilight, in the shadow of your heart. '
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18 CAPITOLO

 

 

Briony non poteva crederci.

In quella giornata era accaduto di tutto… il duro litigio con Elijah, che l’aveva stravolta e martoriata, ed ora questo?

Suo padre era tornato. Perché?

“Papà?” chiese sbigottita.

“Non sembri felice di vedermi.” constatò il padre.

“No no… è che non me l’aspettavo di vederti così all’improvviso” rispose lei grattandosi la testa nervosa. I suoi occhi erano ancora gonfi dalle lacrime e davvero faceva fatica a reggersi in piedi.

“Sembri davvero sottoshock figliola e penso che non riguardi solamente il mio ritorno.” Osservò il padre.

“In effetti papà oggi non è il momento adatto per fare una riunione di famiglia..” Briony lo guardò titubante. Effettivamente non era in vena per fare 4 chiacchiere con tutta la famiglia riunita e fingere che andasse tutto bene. Quel giorno non era proprio adatto. Si sentiva il cuore a pezzi, impossibile da riunire se Elijah non fosse tornato.

“Peccato. Ero venuto apposta per te.”

“Per me?” chiese sospettosa.

“Davvero non pensavi che la mia ex moglie non mi avrebbe detto che tu sapevi cosa stava succedendo in questa città? Ok che siamo in pessimi rapporti ma quando si tratta di figli…

Briony lo interruppe scandalizzata: “Sei tornato per i vampiri?”

“So che la situazione è critica.”

La ragazza deglutì spaventata.

<< Merda merda. Se venisse a sapere di Caroline e degli altri sarebbe la fine. >>

Briony non sapeva come affrontare il discorso col padre senza farsi scoprire.

“Sai niente sulla loro identità?”

“Per ora no. Ma devo riunirmi col consiglio e magari ti aggiornerò. Credevo che tu non volessi più avere niente a che fare con i vampiri.” disse Bill guardandola serio e dubbioso.

“E’ così… ma sono stata travolta dagli eventi e sono stata catapultata nel tuo mondo papà… e la cosa non mi piace.” rispose secca.

Suo padre  le accarezzò dolcemente il viso.

“Lascia fare a me. Vedrai che andrà tutto bene”

Ma la figlia non era per niente tranquilla. Se suo padre avesse scoperto il loro segreto… l’aveva già visto all’azione e sapeva che non aveva nessun scrupolo a uccidere i vampiri, ma in questo caso era coinvolta sua figlia… Caroline.

Le venne poi da ridere.

“Se ti riunisci col consiglio ricordati ti pestare John Gilbert da parte mia”

“Come?”

“No niente era una battuta… scusa papà per la fredda accoglienza, ma davvero oggi non sono in vena di festeggiare…” gli disse dispiaciuta. La ferita che le aveva provocato Elijah era ancora bollente, e non si sarebbe emarginata tanto facilmente.

Le venne ancora da piangere, ma si trattenne.

“Ora che sono tornato molte cose cambieranno.” Mormorò Bill con un sorriso strano, andandosene.

“Te ne vai di già?”

“Sì, devo vedermi con Carol Lockwood. Ci sentiamo tesoro”

Uscì senza dirle più niente.

Il litigio con Elijah le aveva soffocato il sangue, l’aveva destabilizzata e sciolta in un cumolo di macerie, poi ora suo padre era tornato ed era sulle tracce dei vampiri.

Briony avrebbe tanto voluto strapparsi i capelli dall’angoscia.

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Quando Carol Lockwood aprì la porta a Bill Forbes, fece un sospiro di sollievo perché non sapeva proprio come affrontare la situazione.

“Penso che tu debba dirmi cosa ti aspetti che faccia” le disse Bill.

“Speravo me lo dicessi tu” replicò Carol guardandolo.

Bill non rispose e Carol gli disse:

“Si tratta di Caroline, Bill! Ricordo il giorno in cui è nata”

“Cosa sanno gli altri del consiglio?”

“Non ho detto una parola. Ho messo insieme i pezzi da sola. Hai qualche idea Bill? Non so come comportarmi…

“E’ un vampiro Carol. Dobbiamo fare tutto ciò che deve essere fatto” rispose Bill freddo.

Sapeva già cosa doveva fare.

 

Briony stava uscendo di matto a casa sua.

Voleva andare a cercare Elijah per chiarire quello che era successo, doveva andare a prendere a pugni il suo caro amico John e doveva scoprire cosa avesse in mente il padre.

Se lei ne avesse parlato con Stefan e company sicuramente avrebbero preso dei provvedimenti e avrebbero ucciso Bill senza pensarci due volte.

Anche se non era il padre migliore del mondo era pur sempre suo padre, e non poteva lasciarlo morire. Inoltre durante l’infanzia gli era stata molto attaccata.

Si stava facendo prendere dal panico ma pensò che l’unica soluzione fosse avvisare Caroline del pericolo e andarsene dalla città per un po’, così non avrebbe visto il padre.

Chiamò la sorella ma non rispondeva nessuno.

<< Cazzo Caroline! Dove sei? >> Pensò angosciata.

Fece 3.000 chiamate ma non rispose nessuno e allora decise di chiamare Tyler: forse lui ne sapeva più di lei di dove fosse finita Caroline.

“Caroline? Ha passato la notte da me ma quando mi sono svegliato stamattina non c’era più. Perché è successo qualcosa?” Chiese preoccupato Tyler.

“No no non preoccuparti. E’ solo che non risponde alle mie chiamate… se tu la senti, chiamami subito! Grazie.”

La situazione stava notevolmente peggiorando.

Il padre era tornato e Caroline era scomparsa. Non poteva essere una coincidenza, ma Briony non poteva neanche credere che suo padre potesse farle del male. In fondo era sua figlia.

<< I vampiri sono i nemici giurati di Bill. Farebbe di tutto per eliminarli, chiunque essi siano >> Pensò Briony amaramente. E lei ne aveva avuto la prova…

<< Mio dio. Che sia andato ancora in quel posto? Impossibile. >> pensò inorridendo.

La ragazza si ricordò che il padre aveva una tana per torturare e uccidere i vampiri senza destare scalpore, ed era proprio a Mystic Falls.

Era una probabilità remota che lui si trovasse lì ma almeno doveva tentare.

Sarebbe andata laggiù per fermare quello che temeva stesse per succedere.

 

 

Caroline proprio in quel momento stava urlando di dolore mentre la luce del sole le trapassava da pelle a pelle, bruciandola. Era incatenata a una sedia, le ferrature erano piene zeppe di verbena e non poteva nemmeno muoversi.

Gridò.

“Ti prego fermati!!” Implorò al padre piangendo.

Bill, forse preso dai rimorsi, abbassò le leva che teneva aperta la finestra in alto; finalmente la stanza ricadde nel buio completo e Caroline tornò a respirare.

“Mi dispiace che sia successo proprio a te.” le disse inginocchiandosi davanti a lei.

“Papà lasciami andare…” lo supplicò con un fil di voce.

“Non posso tesoro, mi dispiace. Sei un vampiro ora” rispose con tono amaro.

“Papà ti prego… non faccio del male a nessuno, devi credermi. Ho imparato a controllarmi.”

“Davvero? Allora avanti! Controlla la tua sete di sangue!” le urlò facendogli vedere una sacca piena di sangue.

Ma Caroline non poteva sopportarlo e anche se lo respingeva con tutte le sue forze, il suo viso si trasformò in quello di un predatore pronto a bere tutto il sangue possibile.

Bill sospirando abbassò la sacca di sangue. Questa era la prova che la figlia che conosceva non c’era più. Quella che si trovava davanti era un vampiro senza anima, nulla di più.

“Sei schiava della tua sete di sangue” le disse con disprezzo.

“Non posso cambiare quello che sono papà..” rispose sconsolata tenendo la testa bassa.

“Sì che puoi! Con la terapia del dolore tu puoi guarire i tuoi istinti da vampiro e riuscire a controllarti!” la guardò deciso e le fece annusare di nuovo il sapore del sangue per vedere la sua reazione.

“Non ci riesco, non ci riesco!” gridò piangendo.

“Devi farlo!”

“Perché mi stai facendo questo?”

“Perché così non sarò costretto a ucciderti”

Caroline lo guardò negli occhi totalmente sorpresa.

All’improvviso sentirono dei forti colpi sulla porta. Caroline riconobbe la voce di Briony.

“Papà?? Sei lì dentro?” gridava lei allarmata.

Briony!!!” Caroline raccolse tutte le sue forse e urlò il nome della sorella piangendo.

“Oddio! Papà che le stai facendo? Fermati! Papà!” Briony urlò disperata dando dei forti colpi alla porta. Ma questa era fatta di ferro e la maniglia si apriva solo con una chiave speciale che possedeva il padre, che sicuramente ora era incastrata dall’altra parte, impedendole di entrare.

“Sto cercando di aiutarla, figliola.” Rispose il padre che non accennava minimamente a aprire la porta.

“Papà, fammi entrare!” gli gridò Briony cercando di forzare la maniglia, ma senza successo. Quella porta era troppo pesante e le facevano male le mani dallo sforzo.

“Non posso, devo finire il mio lavoro.”

Briony si spaventò:

“Caroline, Caroline! Stai bene?” La paura e il sgomento nella voce.

Dall’altra parte percepiva solo dei mormorii:

“Aiuto..” Ormai Caroline non aveva più forze.

Briony smise di dare colpi alla porta perché era inutile. Neanche una bomba atomica l’avrebbe aperta.

Serviva una forza sovrumana.

Si mise disperata le mani nei capelli e prese una decisione avventata: uscì a passi veloci da quel tugurio, inciampando sui suoi stessi piedi e facendo fatica a respirare.

Dopo essere risalita cercò velocemente un posto dove ci fosse campo e chiamò assiduamente col cellulare.

Solo una persona poteva aiutarla.

Pregò Dio che la ascoltasse.

 

 

Dopo alcuni minuti, che le sembrarono delle ore, Elijah comparve improvvisamente alle sue spalle. Un gelo invernale le trapassò la schiena.

“Cos’è che ti ha dato il coraggio di chiamarmi?” le chiese gelido dietro di lei. Gli occhi vuoti ma penetranti.

Briony si girò spaventata, ma vedendo che lui era arrivato fece un sospiro di sollievo.

“Per fortuna sei venuto.”

“Non mi hai dato scelta. Il mio cercapersone vibrava in continuazione e allora sono venuto a controllare. Spero che avrai una spiegazione plausibile, tipo che Klaus è tornato o sta per arrivare un terremoto qui.” si giustificò lui con indifferenza e tenendo le mani nelle tasche dei pantaloni eleganti.

“No no!” Briony cominciò a spiegargli tentando di rimanere lucida “Devi aiutarmi! Mio padre tiene prigioniera Caroline in una specie di caverna a qualche miglio da qui! Ha scoperto tutto e ora potrebbe ucciderla!”

Elijah lasciò che Briony finisse la spiegazione, ma poi la guardò totalmente impassibile negli occhi .

“E cosa dovrei fare io?”

Briony si avvicinò con sguardo implorante e gli disse: “La porta è sbarrata e ti chiedo solo di aprirla, così io posso entrare e liberarla.”

“Sei assurda Briony. Non penso che tuo padre ucciderebbe tua sorella.” Mormorò lui pacato sviando lo sguardo altrove.

“Ma stava urlando! Non sai di cosa mio padre sia capace! Ti prego aiutami Elijah…!” Briony lo implorò sul punto di piangere, forse pensando che le sue lacrime avrebbero avuto qualche effetto su di lui… che avessero potuto fare leva sul suo lato umano.

Ma l’unica cosa che ricevette fu una indifferenza terrificante. Elijah la stava inchiodando con lo sguardo in quel momento:

“Perché dovrei farlo? Non mi sporcherò di certo le mani per te.” replicò lui scostante e glaciale.

Briony allora lo guardò negli occhi sorpresa: quelli erano occhi diabolici, ricolmi di malvagità e oscurità. Occhi freddi come il ghiaccio, impenetrabili, infernali, che uccidevano chiunque osasse sfidarlo e che facevano tremare di paura.

“Lo stai facendo apposta vero? Per ferirmi! La tua cattiveria oggi non ha limiti…. Ma non c’entra niente con il litigio che abbiamo avuto, ti chiedo solo di fermare mio padre! E’ così difficile per te? Come puoi essere così senza cuore?”

Briony stava tremando la voce. La sua freddezza la trafiggeva come una lama affilata pronta a trapassarle il cuore.

Le labbra di Elijah si curvarono in un sorriso maligno:

“Certo che posso....sono un essere perfido no? Infatti il cuore non ce l’ho più da tanto tempo. E siccome sono cattivo, ma allo stesso tempo avete tutti bisogno assolutamente di me, mi posso permettere di non intromettermi nelle tue faccende personali.” Mormorò con indifferenza e superiorità, guardandola con quegli occhi terrificanti che facevano rabbrividire.

Briony stentava a credere di assistere a un simile spettacolo che rischiava di tramortirla.

“Non mi interessa.” disse lui ancora, sibilando come un serpente. Lo sguardo tetro.

Gli occhi di Briony erano colmi di lacrime, ma cercò di sorridergli aspra e gli fece un applauso.

“I miei complimenti bravo, reciti la tua parte da vampiro spietato alla perfezione. Dio ma come ho potuto anche pensare di amare uno come te!” Urlò con disperazione cercando di andarsene per non fargli vedere la sua sofferenza.

Non meritava le sue lacrime.

Quegli occhi così minacciosi non meritavano niente.

Elijah però la fermò per un braccio, obbligandola così a guardarlo. In quel momento lui era pieno di collera, la sua voce suonò apertamente ostile:

“Ti ho perdonata una volta la tua sfrontatezza e hai già tradito la mia fiducia nuovamente. Se davvero pensi che io sia quell’essere perfido che le tue parole lasciano intendere, non farò nulla per dissuaderti. Infatti…

Sorrise malefico.

“ Ti lascerò scoprire da sola che razza di essere spregevole io sia.” E la lasciò andare con forza, andandosene subito via con perfetto distacco.

Briony invece era troppo sconvolta anche per piangere. Il dolore le bruciava dentro, dilagante e violento. Era talmente incredula di essere stata trattata così crudelmente e duramente da Elijah, che non riusciva nemmeno a provare rabbia.

L’hai perso” sussurrò una voce dentro lei che cercò di scacciare ma inutilmente.

Lo shock l’aveva paralizzata, ma doveva riprendersi subito.

Doveva andare a cercare aiuto. Caroline aveva bisogno di lei.

Al diavolo Elijah.

Dopo come l’aveva trattata, così crudelmente e senza neanche un minimo di compassione, non meritava che lei lo cercasse ancora.

Si asciugò le lacrime e corse più in fretta che poteva verso la macchina.

Non era ancora tutto perduto.

 

“Tyler anche se non puoi trasformarti in lupo, la tua forza è comunque maggiore rispetto a quella umana no?” gli chiedeva Briony farneticando mentre guidava a tutto gas.

“Sì certo. Ma che sta succedendo??” grido Tyler allarmato stando sul sedile passeggero.

Qualche minuto prima Briony l’aveva trascinato a forza fuori dal Grill facendolo quasi cadere sul marciapiede, e l’aveva obbligato a salire in macchina.

“Mi serve solo sapere questo. La tua forza è in grado di sfondare materiali pesanti tipo il ferro?” gli chiese interrogativa.

“Certamente, anche dei quintali se vuoi.” rispose lui pavoneggiandosi.

“Perfetto, avrò bisogno dei tuoi muscoli allora. Non ti piacerà quello che vedrai, ti avverto.” Mormorò lei a bassa voce.

Tyler la guardò senza capire.

Quel giorno erano tutti strani… prima sua madre che gli faceva strane domande, Caroline era scomparsa e ora Briony sembrava una pazza scatenata. Doveva per forza essere successo qualcosa.

In breve Briony gli spiegò quello che era successo.

 

Quando finalmente arrivarono al rifugio di Bill, stranamente la porta dove era rinchiusa Caroline era stata aperta, e Bill era fuori.

“Papà?” Briony scese le scale guardandolo, seguita da Tyler.

“Cosa fate qui?” chiese Bill guardandoli immobile.

“Siamo venuti a liberare Caroline e tu non ci fermerai.” rispose Briony decisa.

“Non penso sia la cosa giusta..” Suo padre stava per ribattere ma la ragazza chiamò il suo aiutante:

“Tyler?” In un attimo Tyler lo bloccò,  impedendogli di muoversi, e Briony andò verso la porta.

<< Strano che sia aperta >> Pensò.

Ma poco importava; raggiunse Caroline che era immobile ancora legata alla sedia, svenuta e senza forze.

Le pelle era tutta bruciata e faticava a respirare. Era ridotta proprio male… come aveva potuto il padre farle questo? Un’onda di rabbia la invase ma cercò di trattenerla per concentrarsi su Caroline.

Briony tentò di liberarla ma le ferrature che la tenevano legata alle sedia erano troppo robuste

“Maledizione. Tyler? Mi serve il tuo aiuto!”

“E come facciamo con lui?”

“Lo tengo d’occhio, io non preoccuparti.” Lo convinse Briony andando davanti al padre con sguardo omicida.

“Se osi muoverti ci metto un attimo a staccarti il collo.” lo minacciò Tyler con disprezzo, andando dentro la stanza delle torture.

Briony poi scosse la testa inorridita, fissando il padre.

“Come hai potuto farle questo?” gli chiese in tono cupo. Non c’erano scusanti e tutti e due lo sapevano.

“Dovevo aiutarla.”

“E come? Uccidendola?! Credevo che avessi smesso con le tue terapie da manicomio!”

“Ti avevo avvertita che questo era il mio mestiere e il mio modo di fare. Ti ho dato la possibilità di stare dalla mia parte, di seguire le orme della tua famiglia; ma tu non volevi avere niente a che fare con tutto questo…

“E puoi davvero biasimarmi, papà?” domandò lei con rancore.

I ricordi dolorosi vennero a galla come un mare in tempesta.

 

UN ANNO E MEZZO PRIMA –INIZIO FLASHABACK

Briony Forbes era ancora sconvolta dopo essere stata attaccata da Ivan. Niente aveva più senso per lei, il fatto che il suo ragazzo avesse voluto ucciderla la sconvolgeva a morte, e faticava ancora a credere che i vampiri esistessero veramente. Sembrava tutto un incubo ad occhi aperti a cui non c’era risveglio.

Un giorno suo padre la chiamò: le disse che dovevano incontrarsi in uno strano posto appartenente alla loro famiglia da secoli e che si trovava fuori città. Le spiegò dove si trovava il posto esatto e le ordinò di venire subito.

Briony credeva si trattasse di uno scherzo ma decise di andare a vedere.

Forse era una sorpresa per tirarle su il morale... Le serviva proprio dopo ciò che era successo con Ivan.

Ma quando arrivò in quella specie di tugurio buio, Briony sgranò gli occhi inorridita e incredula. Credeva di aver sbagliato posto ma c’era proprio suo padre all’interno.

Lo seguì con sguardo interrogativo e incredulo dentro un’altra ala buia della caverna.

Davanti a lei, legata a una sedia e con la pelle tutta bruciata, c’era una bambina.

Avrà avuto 10-12 anni e cercava di liberarsi da quelle dure ferraglie che le stavano stritolando i polsi. Ormai non aveva neanche più la forza di parlare.

“Papà? Cos’è questa roba?” Briony riuscì solo a dire questo. Era in stato di shock. Non riusciva neanche a muoversi.

“Questo, figliola, è quello che fa la tua famiglia da più di un secolo. Dare la caccia ai vampiri, torturarli fino allo sfinimento per vedere se hanno delle probabilità di redenzione e di non essere più schiavi della loro sete…” Le spiegò brevemente il padre, impassibile.

Briony non poteva crederci… quella bambina era un vampiro? Come era possibile? Quanti ce ne erano?

Indietreggiò spaventata.

“Sembra morta..” osservò sconvolta.

“Oh no è solo svenuta, non preoccuparti. Tra un po’ ricominciamo”

“Ricominciamo?” Briony si voltò preoccupata verso il padre.

“Sì, io e te.” Rispose lui con un sorriso diabolico.

Briony lo guardò inorridita, ma ad un tratto la bambina si svegliò.

Aiutami…” sussurrò questa a bassa voce. Non riusciva neanche ad alzare la testa e perdeva sangue.

Briony provò compassione per lei.

“Papà, è solo una bambina…” mormorò sul punto di piangere.

“Non è più un bambina! E’ un vampiro, un mostro! Non ha più niente di umano e ti ucciderebbe all’istante se la liberassi! Sono solo bestie in forma umana.” urlò Bill con rabbia.

Anche la figlia reagì brusca:

“Ma che hai intenzione di fare? Torturarla? Perché le fai del male in questo modo, papà? Se vuoi davvero ucciderla, uccidila senza farla soffrire così!” Urlò arrabbiata e in preda alla furia.

“Il mio è un modo per cercare di costringerli a non dipendere più dal sangue. E lo faremo insieme Briony. Sei la mia figlia maggiore e fai parte di questa famiglia. E’ il tuo destino.”

E poi le mise in mano una sacca di sangue e le ordinò di metterla sotto al naso della bambina.

Brion guardò quella sacca come se fosse un’insalata piena di vermi e la buttò via: “Non posso farlo! Non voglio!” E si ritirò inorridita in un angolo per non assistere a quella scena disgustosa e terrificante.

“Avanti non fare la codarda! Vuoi davvero che succeda ad altre persone quello che è successo a te? Questi esseri non meritano compassione! Immaginati di vedere Ivan davanti a te!” E bruscamente Bill la prese per un braccio, obbligandola a guardare la bambina.

“Cosa provi?” le chiese freddo.

Briony si sforzò di non guardare quello scempio. E’ vero, provava odio e rabbia per quello che le era capitato ingiustamente. Se ci fosse stato Ivan al posto di quella bambina probabilmente non avrebbe avuto pietà e l’avrebbe ucciso senza rimore.

Ma lì davanti non c’era Ivan. C’era solo una bambina, che non le aveva fatto niente e che non meritava tutto questo.

Se agiva in quel modo, dimostrava che anche lei era come loro. Senza cuore.

Girò il volto, che era rigato dalle lacrime.

“Sei orribile.” mormorò piano.

Il padre vedendo che la figlia non aveva la minima voglia di fare quello che le ordinava, la lasciò andare.

Briony non riusciva neanche a respirare e se l’avesse fatto avrebbe vomitato: “Perché mi fai questo? Non ho già sofferto abbastanza?” chiese angosciata.

“Il dolore ti rende più forte.  E ti darà il coraggio di essere quello che devi diventare.”

“E che cosa? Un’assassina? Una torturatrice?” gridò con orrore e gesticolando.

“Discendi da una nobile famiglia di cacciatori Briony, non puoi fare altrimenti.” le fece notare puntiglioso.

“Col cavolo! Io non ucciderò questa poverina, e non le darò ulteriore dolore!” urlò Briony piena di collera e uscì da quella stanza correndo, anche se non riusciva più a reggersi in piedi.

Salì le scale. Non poteva restare lì, doveva andarsene. Subito. Lontano dai vampiri, da quei mostri, da quelle torture… da tutto. Voleva solo una vita normale come tutte le altre ragazze. Cosa chiedeva in fondo?

Prima di dileguarsi gettò tutta la sua frustrazione sul padre:

“Non cercarmi mai più papà! Io non voglio avere niente a che fare con i vampiri, niente! Voglio vivere la mia vita in tranquillità! Quindi devi lasciarmi stare!” gli gridò con tutta la voce che possedeva. Ed era la verità, non voleva avere niente a che fare con quel mondo. E fuggì via.

“Non puoi scappare dal tuo destino Briony! Presto o tardi lo capirai!” le urlò il padre mentre usciva, ma non lei volle ascoltare.

Non voleva.

Da quel giorno i rapporti tra padre e figlia si erano ovviamente incrinati. Bill era l’unico genitore che le era rimasto, visto che la madre se ne era sempre fregata di lei, ma ora suo padre l’aveva fatta soffrire più di ogni altri.

Non parlarono più di quello che era successo.

Il padre non affrontava mai l’argomento e lei fece altrettanto.

Anche se non gli andava a genio, Bill aveva accettato la sua decisione cioè di non voler diventare una cacciatrice.

Dopo qualche giorno Briony se ne andò dalla città e sentiva il padre ogni tanto, ma solo per formalità.

Niente sarebbe stato più come prima, sebbene magari lui potesse avere ragione riguardo ai vampiri… che erano solo bestie in forma umana.

Ma Briony non voleva pensarci, nessuno l’avrebbe inseguita a Seattle; niente di oscuro e minaccioso poteva ancora farle del male. Non ci sarebbero stati più vampiri nella sua vita… mai più. Questo si promise a sé stessa.

Tuttavia di notte sognava il pianto di quella bambina e il suo tentativo vano di chiedere aiuto. E Briony a volte si svegliava con le lacrime amare che le rigavano la guancia.

 

-FINE FLASHBACK-

 

“Stai bene Caroline?” le domandò Briony preoccupata mentre Tyler appoggiava la vampira delicatamente nel letto.

“Sì grazie” Rispose con un fil di voce mentre Tyler le accarezzava dolcemente i capelli.

“Mi dispiace così tanto..” sussurrò Briony.

“Non è colpa tua sorellona… non è colpa di nessuno…” sussurrò la biondina sconsolata.

“Se becco ancora tuo padre in giro lo ammazzo” minacciò duro Tyler.

“Non ce ne sarà bisogno Tyler. Mentre la liberavi ho parlato con lui, ha detto che se ne sarebbe andato senza fare tante storie. Sinceramente sono rimasta parecchio sorpresa che lui demordesse così senza lottare, ma è davvero partito. Non c’è traccia di lui in città”

E questo era davvero strano.

“Mi odia… nostro padre mi odia Briony…” Caroline pianse tutte le lacrime che aveva trattenuto.

“No Caroline! Lui non ti odia. E’ solo ossessionato nel dovere compiere la sua  “missione”. Ma tu non c’entri in tutto questo” Briony cercò di consolarla ma non sapeva nemmeno come. Non c’erano parole per farle dimenticare quello che aveva subìto. Da suo padre poi.

Quella ferita difficilmente si sarebbe rimarginata. Purtroppo la sorella ne sapeva qualcosa.

“Tua madre non c’è?” le chiese Briony.

“No è fuori.”

Meglio… cerca di non pensarci ok? Devi restare tranquilla per riprenderti. Ti serve qualcosa?” le chiese dolcemente Briony.

Caroline scosse la testa piangendo.

Briony resto io con lei se vuoi andare.” le disse Tyler.

“Grazie Tyler per quello che hai fatto.” Gli rispose Briony mettendogli una mano sulla spalla, per dimostrargli che ormai aveva la sua piena fiducia e gratitudine.

“Amo Caroline e farò tutto quello che posso per proteggerla” rispose sincero.

“Ha davvero bisogno di un ragazzo come te” mormorò lei sorridendogli.

“Ah Briony… hai visto Elijah per caso?” le chiese all’improvviso Caroline.

La sorella si bloccò: “Sì ma non voglio parlarne”

“Ma Briony…

“Sai che detesto darti ragione sorellina, ma davvero non voglio parlarne”

“Però non…” 

Briony comunque non la lasciò parlare.

Ssssh ora devi solo riposare! Non pensarci ok? Devi solo pensare a stare bene”

Caroline assentì con la testa e si mise sotto le coperte.

“Ora resta con il tuo eroe” mormorò Briony sorridendo dolcemente, e uscì.

 

Il freddo della notte la inghiottì e Briony si coprì col giubbotto, pensando a quello che era avvenuto in così poche ore.

Perché le persone che amiamo sono quelle che ci fanno soffrire di più?

Perché quando ci deludono e ci feriscono è come ricevere una pugnalata al cuore, che non si sarebbe mai rimarginata completamente?

Aveva compromesso dolorosamente il rapporto con Elijah e con suo padre.

Si sentì soffocare nel pensare agli occhi diabolici e impenetrabili di Elijah; era come se non lo riconoscesse più.

Come se quel vampiro galante e misterioso che aveva imparato ad amare profondamente avesse cessato di esistere all’improvviso, lasciando trasparire solo il suo lato più oscuro e malvagio.

Ma come aveva fatto a sbagliarsi tanto sul suo conto? Le era sembrato così perfido quando le negava il suo aiuto e la minacciava di farle vedere di cosa fosse capace.

Le lacrime scesero lentamente, non volendo credere alla realtà dei fatti.

Eppure non riusciva ad odiarlo, anche se avrebbe dovuto.

Lei poi che si era promessa più e più volte di non farsi invischiare dalle faccende dei vampiri… di starne alla larga perché ne dipendeva la sua sopravvivenza… e ora stava mettendo la sua stessa vita, il suo cuore proprio nelle mani di un vampiro millenario.

Sapeva che lui, il cuore, glielo poteva distruggere in mille pezzi. Che poteva spremerlo tra le sue mani sanguinarie. Ma glielo aveva concesso comunque e persino adesso non lo rimpiangeva, sebbene il cuore fosse davvero lacerato.

Il colmo della situazione era che lei, dentro di sé, covava ancora la speranza che presto l’Elijah che conosceva sarebbe ritornato, perché quello che aveva visto quel giorno non poteva veramente essere lui.

La speranza di renderlo migliore, di far parte della sua vita e scorgere dentro di lui la sua umanità, non si era ancora affievolita totalmente.

Che terribile condanna era amare un vampiro. Era fatale da ogni punto di vista.

Per non parlare del padre… perché se ne era andato senza fare ulteriori capricci? Lei gli aveva intimato di non farsi più vedere e di andarsene, e lui come niente aveva salito le scale e le aveva sussurrato un “mi dispiace”.

Si chiese se lo avrebbe rivisto mai più.

Se i ricordi dolorosi di qualche anno prima sarebbero riapparsi di nuovo nella sua mente a perseguitarla.

Stremata si addormentò.

 

 

FINE CAPITOLO!

Come mai Bill se ne è già andato?? Gatta ci cova eheheh

Spero di leggere i vostri commenti J

 

 

   
 
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