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Autore: Poisonerlady    29/11/2011    3 recensioni
Perchè si dovrebbe voler lavorare per la Shin-ra? Houri, giovane meccanico, insoddisfatta del suo lavoro, se lo chiede, mentre maledice il misterioso abbattitori di leve del cambio. Se lo domanda anche Samael, placcato da un SOLDIER che non sembra capire di essere molesto.
AngealXOc, GenesisXOc, ZackXAerith, SephirothXcloud.
Presenza di: Turks, alcool, imprecazioni e videogiochi
Genere: Comico, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Crisis Core
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About pride, prejudice and other things.

 

 

- Sai, penso che proporrò al Presidente di far corazzare queste accidenti di auto … o di obbligare i SOLDIER a dare l’esame di guida. Credo che non riescano a distinguere fra una spada e la leva del camb … mi stai ascoltando?-  Samael si stava guardando intorno freneticamente, stirando il collo e muovendo la testa di scatto. Houri non poté far a meno di notare un’inquietante somiglianza con il chocobo del documentario di Gaia Channel che aveva visto la sera prima. Il volatile si era comportato nello stesso modo quando aveva percepito un Midgar zolom avvicinarsi pronto a sferrare un attacco letale.

-Sama … MPHFFFF-

- sssshhhhh!!! – sibilò il ragazzo premendole con più forza la mano sulla bocca – Non hai sentito un rumore?-

Houri si guardò per un attimo intorno prima di lanciargli uno sguardo interrogativo.

Samael fece dardeggiare gli occhi da una parte all’altra del garage, cercando di forzare lo sguardo oltre il muro di veicoli che li circondava. – Sono sicuro di aver sentito dei passi. Deve essere lui! Lo so che è lui!-

Ok … se prima la situazione era un po’ strana ora era inquietante – wuuui ghy?- se non avesse avuto le labbra completamente immobilizzate la domanda sarebbe stata “lui chi?” ma in qualche modo il moro la capì lo stesso perchè, dopo essersi accucciato il più possibile su se stesso, riuscì a sibilare – Genesis!-

Houri batte le ciglia, una due e tre volte, poi contò fino a dieci. Quella storia stava sfiorando il grottesco. Senza pensarci due volte fece scattare la lingua e diede una lunga ed umida lappata alla mano che fungeva da bavaglio. Samael la ritrasse di scatto con aria schifata.

- Tu. Sei. Paranoico!-  la ragazza scandì, battendo l’indice contro il petto del ragazzo dopo ogni parola – questo è il garage della Shinra, la compagnia con più dipendenti al mondo! È logico che qualcuno venga qui e non deve per forza essere il Rosso Signore del Male. Scommetto quello che vuoi che è solo uno dei Turk che ha bisogno di una macchina.- esclamò alzandosi in piedi e dirigendosi al bancone all’ingresso, Samael le caracollò immediatamente dietro agguantandola per la lunga maglietta rossa. –Hou … ri… ti prego, no! Ti dico che è lui! Credimi, io lo so! È come in uno di quei filmacci horror in cui la protagonista sa che l’assassino la sta spiando.

Houri dovette farsi violenza per non stordire il suo migliore amico con una chiave inglese.

- Sam, senti, fidati di me. Nessuno ti sta spiando. E comunque sono certa che uno dei SOLDIER graduati del più grande esercito di Gaia ha di meglio da fare che pedinare … te ...

Dall’altra parte del bancone, con un sorrisetto strafottente sulle labbra piene e con il profilo migliore esposto alla pallida luce della sera, c’era il comandante Genesis Rhapsodos.

Houri aprì un paio di volte la bocca senza cavarne alcun suono mentre dalle sue spalle giunse un lamento a metà fra un grido di sofferenza e un verso di rassegnazione. Lo stesso verso del Chocobo del documentario televisivo quando era stato azzannato dal Midgar Zolom, per intenderci.

“Ok. Forse il rosso signore del male non ha tutto questo gran daffare.”

Houri masticò una maledizione e si trattenne a stento dal roteare gli occhi prima di dipingersi un sorriso professionale sulle labbra. Si avvicinò a passo tranquillo al bancone con la schiena più ritta possibile. Non è un’impresa semplice sembrare minacciosi quando si è alti solo un metro e settanta, in particolar modo se l’opponente è di ben venti centimetri più alto e decisamente più grosso.

-Posso aiutarla in qualche modo, comandante?

 Genesis le rivolse uno dei suoi sorrisi più accattivanti, appoggiando il busto languidamente al bancone. Houri sentì le mani contrarsi spasmodicamente attorno al manico del suo fidato cacciavite a stella.

Non poteva uccidere un fottuto SOLDIER! Non se voleva arrivare al pensionamento senza i Turks alle costole. O se voleva arrivarci e basta.

- In effetti signorina … scusi non mi ricordo il suo nome. Sa … -

Ok … forse se faceva sparire il corpo, magari se lo faceva a fettine con la fresatrice.

- E’ scritto sulla targhetta che porto sulla maglia … credevo che sapesse leggere, ma forse mi sbaglio, sa … -

Notò con estremo piacere i muscoli della mascella del SOLDIER contrarsi in uno spasmo nervoso, mentre il sorrisetto sghembo si tramutava in una piccola smorfia al vetriolo – Leggo solo ciò che reputo interessante: LOVELESS, l’enciclopedia, il menù del ristorante, la lista della spesa …

- “Buone maniere per imbranati”, ops … no. Forse questo le manca. - Houri si permise una risatina leziosa, inclinando leggermente il capo di lato. Saper apparire graziosi mentre si sputa veleno è un’arte.

- Qualcosa mi dice che a lei non potrò chiederlo in prestito …

Davvero, sarebbe bastato tagliarlo in pezzi piccoli piccoli. Poi una bella tanica di acido. Del resto la telecamera all’ingresso era rotta da una vita!

- Visto che mi sembra che la memoria abbia iniziato a non assisterla mi premuro di riformulare la domanda, Come posso aiutarla?!

No, non aveva appena ringhiato. No, no. Era solo un’illusione. Colpa della cattiva acustica.

Genesis si prese qualche attimo per ricomporsi, rassettandosi capelli e cappotto – A dire il vero, avrei smarrito il mio bellissimo gattino, e sono sicuro che sia scappato qui dentro.

- Sicuro di non averlo mangiato?

- Oh … non ancora. Ma progettavo di farlo il prima possibile.

Il primo pensiero che attraversò la testa di Houri fu “Ma di cosa accidenti sta …” poi giunse l’epifania e con quest’ultima il disgusto più completo.

- Questa è la battuta più nauseante che abbia mai sentito. E io lavoro in un maledetto GARAGE!

Genesis si limitò a scrollare le spalle sorridendo compiaciuto, prima di appoggiare le mani sul bancone e scavalcarlo con un unico, fluido, movimento.

Houri batté un paio di volte le palpebre, incapace di formulare qualsiasi pensiero coerente. Genesis aveva appena scavalcato il suo bancone. Aveva appena scavalcato il suo bancone senza il suo beneplacito. Quell’odioso tronfio bastardo stava spudoratamente violando il suo territorio per molestare un suo amico!

Questo. Era. Troppo!

Senza secondi ripensamenti allungò la gamba facendola intrecciare in quelle del rosso che, colto di sorpresa, perse miseramente l’equilibrio, finendo faccia a terra. La ragazza gli si tuffò addosso, piantonandogli un ginocchio nelle vertebre, bloccandogli le braccia con le proprie. Di sicuro non avrebbe resistito a lungo, ma almeno qualche secondo, giusto per dare al suo amico un po’ di vantaggio. Non è forse dovere di ogni sorella maggiore quello di proteggere il proprio fratellino ad ogni costo?

-Samael, scappa, presto!

Alzò la testa per cercare lo sguardo del ragazzo e infondergli la forza necessaria a fuggire via, lasciandola in balia del nemico, solo per rendersi conto che non sarebbe stato necessario. Di Samael non c’era alcuna traccia.

Sia Genesis che Houri restarono a fissare il vuoto leggermente perplessi finchè la consapevolezza non li colse. Samael era scappato! Genesis si liberò con un colpo ben assestato delle reni mandando una sconvolta e furente Houri a gambe all’aria, prima di iniziare a girare come un folle il garage, lanciando richiami accorati – Micio, micio. Dove sei?!-

 Houri, ancora accasciata sul pavimento, essendo stata colta dall’improvvisa assurdità della situazione, si poneva seri quesiti sul senso della sua esistenza.

- Cosa ci faccio ancora qui? Perché non sono rimasta a lavorare per Cid?! Certo, è un tipo un po’ scorbutico, ma, davvero?! Voglio il pensionamento anticipato. Una vacanza. Anche una missione suicida in Wutai. Un lavoro part-time all’IKEA. Qualsiasi cosa tranne rimanere in questo manicomio! –

Ormai non riusciva più a controllarsi. In un flash le ripassarono davanti agli occhi tutte le promesse di gloria che la Shin-ra le aveva fatto, a lei, la più giovane capomeccanico dell’intera storia di quella fottuta multinazionale. “Vieni a lavorare per noi. Alla Shin-ra co. troverai professionalità senza pari, un ottimo contratto e tante occasioni per conoscere persone interessanti.”

Col piffero! Interessanti doveva essere evidentemente un sinonimo cortese per “matti da legare”.

Il suo sproloquio autocommiserativo venne bruscamente interrotto quando con un movimento inatteso si trovò a sedere sul piano da lavoro, passata da parte a parte dallo sguardo di ghiaccio di Genesis,

-Dimmi. Dove. Si. Trova!

-Lasciami morire in un cantuccio, da sola, col mio dolore … - Rispose lei con voce spezzata e terribilmente stanca.

Genesis sbuffò sonoramente, facendo agitare una ciocca dei lunghi capelli eburnei –O da sola o col tuo dolore, decidi.-

La ragazza ci pensò un attimo, mettendo su una smorfia che dava voce a tutta la sua profonda frustrazione – Da sola, meglio che male accompagnata … A tal proposito, hai intenzione di rimanere qui ancora a lungo?-

Genesis si permise un’espressione fin troppo contrita, -Ma io voglio il mio gattino!- Houri aprì la bocca con la seria intenzione di chiudere una volta per tutte la conversazione quando una voce profonda rimbombò per tutto il garage:

-GENESIS!

 

 

 

Note autrici:

Ci scusiamo per il piccolo inconveniente del: appena pubblicata già sparita, neanche fosse uno gioco di prestigio. Volevo solo mettere la lettera alla fine del primo capitolo invece che all’inizio, ma Efp ha cancellato tutto. Vabbè.

 

About pride, prejudice and other things.  

La storia vera e vissuta di una fanfiction.

Cari lettori, benvenuti. Siamo lieti che abbiate voluto prendere parte a questa nascita cibernetica. Oggi, dopo un anno dal suo concepimento, la nostra cara fanfiction vede la luce. Come vola il tempo, sembra ieri che ci dicemmo: - Cara amica, lo sai cosa dovremmo fare? Una bella storia su Crisis Core. Perché? Bè, perché i Angeal e Genesis sono davvero dei poveri sfigati e meritano un po’ di attenzione.

E così tutto ebbe inizio.

Per prima cosa creammo dei personaggi che fossero originali e che rientrassero bene nel contesto e fu una vera sofferenza. L’ombra delle temutissime Mary Sue incombeva su di noi. Dovevano essere personaggi che emergessero nella storia pur rimanendo normali, con i loro difetti e le loro debolezze. Non dei supereroi, solo delle persone. Alla fine, dopo mille dubbi e mille test, nacquero Houri e Samael.

Houri Straw, il cui nome, non giapponese ma armeno, su di lei dice molto. Houri è la fenice e più alla larga l’elemento fuoco. E’ forte, facile da appiccare e difficile da controllare. E’ sincera, tiene ai suoi amici, non nasconde il disprezzo per i suoi nemici e si arrabbia con molta facilità ma, proprio come la paglia del suo cognome, brucia in fretta, senza far poi troppi danni, tranne qualche testa rotta. Lavora come meccanico, o meglio, fa la schiava come meccanico, visto che passa più tempo nel garage della Shin-ra che a casa sua. Ha una passione per il collezionismo, per il disegno e per i videogiochi. E’ disordinata. Molto.

Samael Darkwood non ama parlare di se, credo che non apprezzerebbe la presentazione, ma noi ce ne infischiamo, perché la sua vita è nelle nostre mani e non può fare troppo il galletto. E’ un dipendente del reparto SOLDIER, a suo modo tranquillo. Fondamentalmente un vigliacco che preferisce farsi i fatti suoi e tenere un basso profilo. Passa le giornate zigzagando tra un ufficio e l’altro, carico come un mulo di documenti. Ama il suo lavoro fin quando gli permette di ficcanasare un po’ in giro.

Ovviamente i due si conoscono e si vogliono bene. Si spalleggiano nelle situazioni critiche e, anche se non hanno legame di sangue, si considerano fratello e sorella.

Quando i personaggi nacquero, ovviamente, vollero subito incominciare la loro avventura nel mondo di Final Fantasy. E qui le cose si complicarono, perché, diciamocelo, inserire in modo credibile dei nuovi personaggi in una storia densa come quella non era un’impresa facile. Noi volevamo una storia divertente e tranquilla, che non i obbligasse a scegliere fra l’azione e la credibilità della trama. Ma come fare? Facile.

Niente deterioramento. 

E con questo abbiamo detto tutto. Ricapitolando: niente Mary Sue, niente superpoteri, niente situazioni paradossali. Solo romanticismo e risate. Più delle ultime che del primo, ad essere onesti.

Con questo vi lasciamo alla storia.

Cordiali saluti.

Nanà e Poisonerlady.

   
 
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