Ecco il cap.3, per sicurezza metto come rating PG13 per
scene violente e linguaggio un pò volgare.
Buona lettura...
Kate era completamente al buio, camminava a fatica,
perché si inciampava continuamente, qualcuno la stava spingendo. Ripensò alla
sguardo di Jack, aveva tanta paura, ma sapere che lui era lì con lei, in qualche
modo, la faceva sentire meglio; anche se il pensiero che qualcuno potesse fargli
del male la tormentava, non sopportava il pensiero che Jack potesse soffrire.
Era molto preoccupata anche per Sawyer, avrebbe sicuramente tentato di
ribellarsi e quegli uomini non sembravano andare molto per il sottile. Sperava
con tutto il suo cuore che si trattenesse, anche se lo capiva, anche lei alla
prima occasione avrebbe cercato di reagire.
Dopo molto tempo Kate si accorse
di essere entrata in un luogo chiuso, la fecero sedere e si accorse che le
stavano legando i polsi a una sedia.
Finalmente le tolsero il cappuccio,
respirò a pieni polmoni e l’aria le sembrò freschissima.
Era ancora
imbavagliata, si guardò intorno, erano in una stanza vuota, con le pareti
sporche e senza finestre, accanto a lei su altre due sedie c’erano Jack e
Sawyer.
Quest’ultimo era ferito, la fronte gli sanguinava leggermente, ma a
prima vista non sembrava niente di grave.
Improvvisamente una porta alla loro
sinistra si aprì, tutti e tre si girarono e Tom entrò velocemente piazzandosi di
fronte a loro.
Dietro di lui entrò una donna, era bionda, abbastanza giovane,
con il naso affilato e gli occhi azzurri.
Due uomini erano fermi alle loro
spalle.
“Togli loro il bavaglio.”
Il primo uomo si avvicinò a Sawyer e il
secondo a Kate, non appena furono liberi di parlare entrambi alzarono la
voce,
“Chi siete?” urlò la ragazza
”Bastardi, che diavolo volete da noi?”
aggiunse Sawyer.
In men che non si dica uno dei due uomini diede uno schiaffo
a Kate che piegò la testa per il contraccolpo e l’altro diede un pugno a
Sawyer.
Jack, ancora imbavagliato, provò a fare uno scatto, lo sguardo
rabbioso si posò immediatamente sull’uomo che aveva picchiato Kate.
Tom si
avvicinò al dottore “Non ci provare Jack, se non vuoi una lezione anche tu” Jack
lo guardò con odio poi cercò con gli occhi Kate, che nel frattempo aveva
rialzato la testa e si era girata verso di lui, aveva lo sguardo preoccupato, lo
guardò come per dire di lasciar perdere.
Continuarono a guardarsi mentre
tolsero il bavaglio anche a lui.
Il dottore aprì la bocca per dire qualcosa,
ma la voce di Kate lo interruppe “Jack…”
Kate usava sempre quel tono per
fargli capire quando era il momento di stare zitto e lui regolarmente la
guardava male, a volte l’ascoltava, a volte no.
Abbasso la testa e respirò
profondamente, cercando di calmarsi.
“Bravo Jack,” disse sorridendo
Tom.
“Ora ascoltatemi, dovete rispondere a qualche domanda” passò lo
sguardo su tutti e tre, poi riprese a parlare “prego, Sonia…” la bionda
aveva sul viso un espressione perplessa, era pensierosa, dopo qualche secondo
avvicinò la bocca all’orecchio di Tom “Di certo questi tre non sono come il
bambino, cosa ci abbiamo guadagnato nel cambio?” sussurrò all’uomo che le
rispose immediatamente “Sono soggetti interessanti e sono abbastanza diversi tra
loro, li abbiamo selezionati con cura, dovresti avere più fiducia nei tuoi
collaboratori, Sonia…”.
“D’accordo…” disse sospirando, in mano aveva un block
notes e una biro.
Si avvicinò a Jack “Vi conviene rispondere” disse la donna,
sibilante “altrimenti i miei assistenti saranno ben contenti di convincervi a
collaborare…” disse spazientita.
Posò lo sguardo sul
dottore.
“Nome?”
Jack non rispose, respirava profondamente, aveva la bocca
serrata e le narici dilatate, Kate lo guardava pregando mentalmente che Jack non
opponesse resistenza.
“Nome?” ripeté la donna.
Jack alzò lo sguardo, ma
rimase zitto.
Tom scosse la testa e fece un cenno a uno degli uomini che in
fretta fece un passo verso Jack e gli assestò un pugno sulla guancia destra,
Kate sussultò mentre lo guardava sanguinare lievemente dalla bocca.
“Ripeto
la domanda” disse tranquillamente Sonia “Nome?”
Jack sospirò “J...Jack
Shepard”
“Dove sei nato Jack?”
“A Los Angeles”
“Quando?”
“3 Giugno
1970”
“Bene” la donna si voltò verso Kate “Tu…come ti chiami?”
Kate la
guardò con disprezzo “ Kate Austin”
“Kate non è un abbreviativo?”
Kate la
guardò con disappunto…se l’era solo immaginato o lo sapeva?
“Mi chiamo
Katerine, sono nata il 20 settembre 1977 nel New Mexico”
“Perfetto, vedo che
iniziate a collaborare, passiamo a James”
“Sapete già chi sono…o sbaglio?”
ringhiò l’uomo, sospettando qualcosa, qualcosa di indefinito, ma a questo punto
non gli sembrava più un caso che loro tre fossero su quell’aereo.
“Ci serve
una conferma…” rispose prontamente la donna guadagnandosi un’occhiataccia da
parte di Tom, che evidentemente cercava di far sapere loro il meno
possibile.
“James Ford, sono nato a Huston, il 3 Maggio del 1972.”
“Bene,
bene…diciamo che tutti e tre avete avuto dei genitori un po’ particolari…ed è
interessante, per noi, vedere come questo si riflette sui vostri
caratteri…”
“Allora facciamo il punto…Jack, tuo padre ti ha sempre trattato
come se non valessi nulla…” le narici di Jack si allargarono leggermente,
rabbiose “…per tutta la tua infanzia ti ha fatto credere che fossi un fallito ,
che non avessi, passami il termine, le palle…” marcò quest’ultima parola mentre
lo fissava negli occhi “…ti mortificava, ti umiliava davanti ai suoi amici…non è
vero? Diceva esattamente…” la donna lesse sul suo block notes “…che non avevi
gli attributi e che non dovev”
“Come diavolo fate a sapere queste cose? Chi
siete?” urlò Jack.
“Lo prendo come un si” disse la donna, soddisfatta, mentre
scriveva qualcosa.
“Ora passiamo a tua madre…un bell’elemento anche lei…lo
ha sempre difeso, vero? Anche quando lui ha ammazzato una donna sotto i ferri
perché era ubriaco…lei si è arrabbiata con te…ha detto che non dovevi
denunciarlo, ti ha addirittura accusato di avergli rovinato la vita, come se
fossi tu dalla parte del torto…quante volte ti sei chiesto se tua madre ti amava
veramente? Ti ha mai consolato quando piangevi perché lui ti aveva offeso?
Quante volte ti ha spedito a recuperarlo in capo al mondo rinfacciandoti quello
che avevi fatto?”
Jack non rispose, aveva gli occhi lucidi.
“Lo prendo
come un altro si …”disse ghignando poi scrisse qualcosa .
Si voltò verso
Kate, che però guardava Jack con gli occhi pieni di preoccupazione.
”Ora
passiamo alla signorina…” le sorrise malignamente “Allora Kate…qui andiamo sul
pesante…possiamo parlare subito del tuo vero padre, Wayne…”
“Lui non era mio
padre!” urlò la ragazza, già con le lacrime agli occhi. Ora era Jack a guardarla
con angoscia.
“Come dicevo, Wayne tuo padre…l’hai ucciso…hai dato fuoco alla
casa, non posso dire che non lo meritasse. Vuoi dirmi cosa faceva a tua
madre?”
Lacrime silenziose iniziarono ascendere sulle guance della
ragazza.
“Vuoi dirmi cosa faceva a te?”
“Lasciala stare!” intervenne Jack,
alzando la voce “Lasciala stare!”
“Zitto!” gli urlò Tom.
“Ho detto di
lasciarla stare, bastardi!”
Jack si prese un altro pugno, ma stavolta non
sembrava intenzionato a calmarsi, continuò ad urlare e agitarsi, improvvisamente
la bionda estrasse una siringa dalla tasca.
Kate urlò “No!”
Anche Sawyer
protestò e si prese un altro pugno in faccia.
“Aspetta…” intervenne Tom “Se
Jack promette di stare zitto d’ora in poi, per questa volta possiamo fare finta
di niente”
“Jack…ti prego…” sussurrò Kate.
“D’accordo” disse Jack,
riluttante.
“Allora, dicevamo Kate?”
“L…lui..ci picchiava”
La donna
annuì “…e…?”
“E niente…” disse piano Kate.
“Non mentire,
ragazzina”
Kate guardò Jack, aveva ancora il viso bagnato dalle lacrime e
Jack vide che gli occhi si stavano inumidendo di nuovo, le fece un cenno simile
a quello che le aveva fatto quando li avevano appena catturati e lei si fece
coraggio.
“Lui…mi violentava” disse Kate prima di scoppiare di nuovo a
piangere.
Sonia scrisse qualcosa sul taccuino “Un ultima cosa poi ti lascio
perdere, Kate…tua madre si comportava più o meno come quella di Jack, giusto?
Non ti ha mai difesa, lo ha sempre coperto…ti ha addirittura denunciata quando
lo hai ucciso, me lo confermi?”
Kate al pensiero di sua madre iniziò a
singhiozzare ancora più rumorosamente.
“Un si…” disse soddisfatta
Sonia.
“Vi prego, ora basta…” sussurrò Jack con gli occhi lucidi.
La donna
non rivolse nemmeno uno sguardo a Jack e Kate, nonostante fossero visibilmente
scossi e si girò verso Sawyer, anche lui era sconvolto dalle dichiarazioni di
Kate, non pensava che avesse sofferto così tanto nella sua vita.
“Allora
James, parliamo di tuo padre…”
Sawyer fece un espressione rabbiosa, ma non
disse niente.
“Tua madre l’ha lasciato…l’ha lasciato per mettersi con un
truffatore che le ha rubato tutti i soldi…da cui tu curiosamente hai poi preso
il nome, Sawyer…e lui è andato fuori di testa…era un tipo violento, ti picchiava
anche prima di questa faccenda e ovviamente tua madre era al pari di quella di
Kate…ma lui un giorno l’ha uccisa davanti ai tuoi occhi, eri solo un
bambino…giusto? Cosa avevi? Otto anni?”
Sawyer respirava affannosamente e la
fissava con odio.
“…giusto?” ripeté Sonia
“Va a farti fottere, putt…”
l’uomo venne interrotto da un pugno fortissimo, ma si riprese subito e sputò per
terra un po’ di sangue, poi ripose lo sguardo sulla donna.
“E poi si è
sparato…vero? Sul tuo letto e se non sbaglio tu…eri proprio nascosto sotto, a
pochi centimetri da lui…è stato un vero trauma, giusto?”
Sawyer rimase in
silenzio.
“Ti conviene rispondere, James…”
“Si, è vero…ma questa me la
paghi, str…” un calcio nello stomaco lo interruppe per la seconda volta, Kate
lanciò un urlo preoccupato.
Sawyer rimase senza fiato, tossì leggermente e
alla fine si riprese.
“Bene, ragazzi” disse Tom mentre Sonia usciva
rapidamente dalla stanza “ora potete andare a dormire, a presto”.
Gli uomini infilarono loro i cappucci e li spinsero fuori dalla
stanza.
continua...