La terra dei due opposti. Titolo:
La Terra Dei Due Opposti.
Perdita
della cognizione del tempo. Sono
quattro giorni ormai che pratico il Dono insieme a Drogo. Non vedo Ate da quel
pomeriggio in cui abbiamo litigato, quando sono tornata in camera ho trovato un
semplice biglietto, e da quel momento più niente. -
Non ti distrarre e stringi forte la mia mano. – La voce di Drogo mi risveglia
dai miei pensieri. – Devi riuscire a far muovere quella pietra, avanti. – Mi
concentro sul piccolo masso grigio davanti a me. Assorbo
l’energia di Drogo, come lui mi ha insegnato e la scarico sulla pietra.. che si
sposta di qualche centimetro in avanti.. -
Vedi? Stai imparando, se non mi avessi ascoltato e fossi andata da tuo padre
qualche notte fa, saresti probabilmente morta. – Drogo è davvero bravissimo ad
adularsi e dirmi “te l’avevo detto”, ma ha veramente ragione e questo lo
so. -
Vedrai, sarà tutto più facile quando imparerai ad assorbire energia dalla terra
e dalla natura in generale. Il tuo potere accrescerà e se userai la magia nei
momenti adatti non avrai problemi, ma questo lo sai già. – Mi spiega per
l’ennesima volta. So bene che non devo abusare dei miei poteri e che non devo
farci pieno affidamento perché la natura è scostante e non sempre è a mia
disposizione. Sono giorni che me lo ripete. -
Dai, riproviamo. – Mi porge la mano ed io, sbuffando, intreccio le mie dita alle
sue, lui sorride e dopo qualche secondo la pietra si alza, levita per alcuni
momenti e cade a terra. -
Anche la levitazione! Mh, bene. Signorina Aris, facciamo progressi. – La sua
voce canzonatoria assume un tono autorevole e politico, io ridacchio,
soddisfatta di me stessa e mi siedo su una pietra,
affannata. -
E’ sempre così faticoso? – Chiedo, respirando forte. -
Si, non è mai una passeggiata. Ma andrà meglio. Più pratichi, più diventa facile. – Mi
spiega, sedendosi accanto a me. I suoi occhi celesti sembrano un oceano limpido
e calmo, con qualche onda più scura. -
Stai bene? – Mi domanda, diventando serio come non l’ho mai
visto. -
Non direi. Sono quattro giorni che non ho notizie di Ate. –
Spiego. -
Oh. Ma tu gli hai scritto? No sai, perché le cose non scendono dal cielo. – Mi
dice, un po’ annoiato ed un po’ premuroso. Mi sento un po’ in colpa, dopo aver
lasciato Ate solo in camera non l’ho più cercato. Lui cercava solo di trovare la
soluzione migliore ed io l’ho trattato male. La colpa è
mia. -
Hai ragione. – Sibilo, orgogliosa e presuntuosa. -
Come sempre. – Scherza lui, con un tono divertito e
saputello. Mangiamo
qualche frutto e poi andiamo a riposare, quando entro nella mia stanza mi sembra
quasi di sentire l’odore di Ate, ma poi capisco che è solo la mia immaginazione
perché è impossibile che lui sia qui, in pieno giorno. -
Mi manchi. – Sussurro, quasi sperando che lui mi senta e che mi risponda.
-
Anche tu, fatina. – Mi volto, sobbalzando, e lo vedo uscire dal bagno, con solo
una tovaglia sulla vita. La mia faccia assume delle espressioni indescrivibili.
Per un momento ho il desiderio di urlare, ma poi passa. Corro
ad abbracciarlo, bagnandomi tutta a causa del suo torace
gocciolante. -
Ma che ci fai qui? Pazzo! – Dico entusiasta, baciandolo con
passione. Ma
ad un tratto apro gli occhi e mi accorgo di essere nella mia stanza, da sola..
l’ennesimo sogno finito troppo presto. Due lacrime mi rigano il viso e
finalmente decido di scrivergli, e mettere fine a questo stato d’animo
pietoso. Ciao
Ate, Volevo
solo dirti che mi dispiace, mi dispiace tanto per non aver ammesso che avevi
ragione, per essere così testarda e presuntuosa. Scusami, spero potrai
perdonarmi, ti prego, cercami. Ti amo. Piego
il foglietto e come sempre lo lascio sul comodino, poi decido di fare una visita
ad Asia. Sono giorni che non la vedo e che non ho notizie di Egle, esco dalla
mia stanza e noto che, come sempre, il corridoio pullula di studentesse curiose
con voce stridula. Busso
un po’ intimorita, senza un perché, e sento dei rumori e delle imprecazioni
provenire dall’interno della stanza. Poi la porta si apre, rivelandomi un Asia
scombinata e con i capelli arruffati. -
Ti ho svegliata? – Chiedo, premurosa e già pronta ad
andarmene. -
Si ma tranquilla, entra. – Mi dice, facendomi entrare
furtivamente. Chiude
subito la porta e mi rendo conto che la sua stanza è un vero e proprio casino, i
fiori sui tavoli sono secchi ed emanano puzza. La tenda che tanto mi piaceva è
strappata e quasi del tutto sradicata. Il
letto era l’unica cosa intatta, se pur sporco di terra. Anche i mobili sono
graffiati e sporchi. -
Ma che è successo? – Chiedo mettendomi le mani alla bocca. -
Egle. – Sussurra il suo nome quasi con vergogna, ma pur sempre con devozione. –
Sta peggiorando, quando Ate non può stargli dietro lo porta qui, e questo è
quello che combina. – Mi spiega, diventando rossa e distogliendo lo sguardo dal
mio. Noto dei graffi sulle guancie e vedo che i suoi vestiti sono strappati
sulle braccia e sulle gambe. -
Asia lui ha.. – Mi blocco, mettendo nuovamente la mano sulla
bocca. -
Si. – Mi dice solamente. – Ha fatto anche quello. – Scoppia in un pianto
disperato ma prova comunque a difenderlo. – Ma non è lui! Lui è un uomo
meritevole, dolce e premuroso. Non è stato così terribile, lui è sempre il mio
amore. – Stavolta il suo pianto è così forte che non riesce più a parlare,
nemmeno lei è convinta di ciò che dice. Rabbrividisco e non riesco a pensare
quanto può essere orrendo vivere certe situazioni. La
abbraccio stretta e lei mi getta le braccia al collo. -
Non ce la faccio più. – E’ l’unica cosa che riesce a dirmi, e lo
ripete. -
Passerà, tesoro, passerà. – Le dico, non essendo pienamente convinta di ciò che
dico. Mi sento davvero misera ed impotente. Le
mie braccia la stringono, i miei capelli sono accanto ai suoi, ma la mia testa è
altrove. Come posso aggiustare le cose? Come posso
guarirlo? Continuo
ad abbracciarla tra quei fiori appassiti e quelle ferite profonde, lei continua
a singhiozzare e ad aggrapparsi a me, quasi stesse
cadendo. -
Io farò di tutto per liberarlo e liberarti da questa maledizione. – Dico, sicura
almeno di questo. Mi stacco, le prendo le mani e la guardo negli occhi. – Lo
giuro sul mio nome. – Lo
sguardo che sussegue questa frase non lo dimenticherò mai, i suoi occhi
lacrimevoli e le sue iridi sincere suggellano il giuramento riempiendomi di
coraggio e volontà. La
saluto e vado di corsa a cercare Drogo, solo lui sarà capace di consigliarmi la
via più giusta. -
Impossibile. – Mi dice, dopo aver ascoltato attentamente le mie parole e
richieste disperate. Lo guardo interrogativa ma lui è stato esplicito e non gli
piace ripetersi. -
Devi smetterla, Era. Tu non sei la paladina delle anime in pena, non conosco un
incantesimo capace di eliminare nessun Mutatio, e anche se lo conoscessi non te
lo direi. E’ pericoloso, questo tipo di magia può ucciderti. Se spostare una
pietra ti affanna immagina cosa potrebbe comportare uccidere un demone. – Mi
dice, tutto d’un fiato ed io sento la rabbia montarmi
dentro. -
Mi sono stancata dei vostri discorsi, perché vi preoccupate così tanto per me?
Ti ho solo chiesto se conoscevi un incantesimo, non ti ho chiesto di farmi la
paternale! – Sbraito, sono davvero stufa di sentirmi dire cosa devo o non devo
fare, cosa posso e cosa non posso provare. -
Forse tu non capisci che se tutti ti facciamo questi discorsi è solo perché non
vogliamo che tu ti faccia del male! – Urla anche lui, stringendo il bordo del
tavolo della sua camera. -
Adesso vai, prima che scoprano che sei qui. – Dice subito
dopo. -
E non fare cazzate. – Me ne vado stringendo i pugni e decido di mangiare
qualcosa. Vado al chiosco e prendo un paio di tramezzini al formaggio, ne porto
uno ad Asia e lei mi ringrazia. -
Mi manca Ate. – Dico ad un tratto, addentando il
tramezzino. -
A me manca Egle, il mio Egle. – Dice malinconicamente lei. -
Hai trovato qualcosa per aiutarlo? – Mi chiede, speranzosa e
triste. -
Purtroppo no, ma posso ancora cercare, ti ho promesso che farò di tutto.
- Vedo
subito i suoi occhi rattristarsi, e il suo sguardo spostarsi verso il
basso. -
Grazie per il tramezzino, ma ora ho proprio bisogno di dormire. – Mi dice,
dirigendosi verso la porta e aprendola, è un invito ad
andarmene. Non
me lo faccio ripetere due volte, ovviamente sta male e vuole stare da sola,
quindi non insisto e vado subito nella mia stanza a controllare se Ate mi ha
risposto alla lettera. Con mio grande sollievo una busta gialla e bruciacchiata
si trova sul comodino, al posto della mia. Quasi
corro per prenderla e la leggo voracemente. Era, non
devi preoccuparti per quello che è successo l’altra
notte. Mi
hai solo aiutato ad allontanarmi da te e a capire che tra di noi non può
funzionare. C’è una cosa in particolare che tu non sai di
me. Io
sono predestinato a sposare un'altra, lo sono sempre stato.. ho provato a
ribellarmi, ho provato a stare con te.. ma quello è il mio destino ed io non
posso più evitarlo. In più ho Egle a cui pensare, non ho tempo per combattere,
sono stanco di combattere per te. Mi dispiace, spero onestamente che tu vivrai
felice, come meriti. Questo
periodo con te mi ricorderà sempre quant’è bella la felicità. Ti proteggerò
sempre, ti terrò sempre con me. Ate. -
Dio.. – Dico poco prima di accasciarmi al suolo, in preda al dolore più forte.
Sento il cuore fermarsi, poi riprendere a battere troppo forte. Sembra quasi che
mi stia scoppiando nel petto. Stringo
forte la lettera tra le mani. -
Aiuto. – Sussurro, ma so bene che non può aiutarmi
nessuno. Forse
è questa la morte, forse è questo ciò che si prova a morire
d’amore. Il
cuore non smette di farmi impazzire dal dolore e inizio a piangere
silenziosamente, non ho nemmeno un fil di voce. Non posso
respirare. Spero
che passi in fretta o che mi uccida in fretta perché il dolore è così
insopportabile da farmi desiderare un coltello, qui e
adesso. Vorrei
tanto sgozzarmi come ho sgozzato quel cavallo per salvare lui. -
Era! – La porta si apre e Drogo entra chiudendola alle
spalle. Non
capisco come sia entrato o perché, ma quando mi prende in braccio e mi mette sul
letto sorrido, smettendola di farmi domande. Il
dolore si attenua ad ogni carezza che lui mi fa, fino a scompare del tutto. Mi
accorgo di avere ancora la lettera di Ate tra le mani, gliela
porgo. Drogo
la legge, ho l’impressione che la rilegga più di una volta e poi la getta sul
pavimento e mi abbraccia forte. -
Sopravvivrai anche a questa. – Mi rassicura. – Ci sono io con te.
-
Ok, vi prego di non tirarmi
troppi ortaggi marci o pietre. Non posso spoilerare niente, stavolta. I'm sorry.
Ma non voglio farvi capire che intenzioni ho. Voi come vorreste si evolvesse la
storia? Dite :) By the way, sono tornata da Londra tre giorni fa, è stata un
esperienza mozzafiato e sono felicissima di aver trovato molti commenti e
messaggi da parte di tutte voi, splendide fan :) Al prossimo capitolo
:) Stefy :D
Titolo del capitolo:
Prologo.
Generi: Avventura, Erotico,
Fantasy
Rating: Rosso
Avvertimenti:
Lemon