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Autore: IoNonLoSo    30/11/2011    5 recensioni
Tutt’ora, dopo quasi un milione di anni la terra dei due opposti è ancora divisa, il popolo della morte regna ancora caotico e violento ad ovest, mentre le creature della Luce vivono in pace la loro vita pura e serena. Purtroppo però, tutto ciò è destinato a cambiare a causa di due giovani: il guerriero Ate, e la poetessa Era.
Com’è possibile far scaturire tanto odio solo per amore?
Genere: Avventura, Erotico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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La terra dei due opposti.

 

Titolo: La Terra Dei Due Opposti.
Titolo del capitolo: Prologo.
Generi: Avventura, Erotico, Fantasy
Rating: Rosso
Avvertimenti: Lemon

Perdita della cognizione del tempo.

 

Sono quattro giorni ormai che pratico il Dono insieme a Drogo. Non vedo Ate da quel pomeriggio in cui abbiamo litigato, quando sono tornata in camera ho trovato un semplice biglietto, e da quel momento più niente.

- Non ti distrarre e stringi forte la mia mano. – La voce di Drogo mi risveglia dai miei pensieri. – Devi riuscire a far muovere quella pietra, avanti. – Mi concentro sul piccolo masso grigio davanti a me.

Assorbo l’energia di Drogo, come lui mi ha insegnato e la scarico sulla pietra.. che si sposta di qualche centimetro in avanti..

- Vedi? Stai imparando, se non mi avessi ascoltato e fossi andata da tuo padre qualche notte fa, saresti probabilmente morta. – Drogo è davvero bravissimo ad adularsi e dirmi “te l’avevo detto”, ma ha veramente ragione e questo lo so.

- Vedrai, sarà tutto più facile quando imparerai ad assorbire energia dalla terra e dalla natura in generale. Il tuo potere accrescerà e se userai la magia nei momenti adatti non avrai problemi, ma questo lo sai già. – Mi spiega per l’ennesima volta. So bene che non devo abusare dei miei poteri e che non devo farci pieno affidamento perché la natura è scostante e non sempre è a mia disposizione. Sono giorni che me lo ripete.

- Dai, riproviamo. – Mi porge la mano ed io, sbuffando, intreccio le mie dita alle sue, lui sorride e dopo qualche secondo la pietra si alza, levita per alcuni momenti e cade a terra.

- Anche la levitazione! Mh, bene. Signorina Aris, facciamo progressi. – La sua voce canzonatoria assume un tono autorevole e politico, io ridacchio, soddisfatta di me stessa e mi siedo su una pietra, affannata.

- E’ sempre così faticoso? – Chiedo, respirando forte.

- Si, non è mai una passeggiata. Ma andrà meglio.  Più pratichi, più diventa facile. – Mi spiega, sedendosi accanto a me. I suoi occhi celesti sembrano un oceano limpido e calmo, con qualche onda più scura.

- Stai bene? – Mi domanda, diventando serio come non l’ho mai visto.

- Non direi. Sono quattro giorni che non ho notizie di Ate. – Spiego.

- Oh. Ma tu gli hai scritto? No sai, perché le cose non scendono dal cielo. – Mi dice, un po’ annoiato ed un po’ premuroso. Mi sento un po’ in colpa, dopo aver lasciato Ate solo in camera non l’ho più cercato. Lui cercava solo di trovare la soluzione migliore ed io l’ho trattato male. La colpa è mia.

- Hai ragione. – Sibilo, orgogliosa e presuntuosa.

- Come sempre. – Scherza lui, con un tono divertito e saputello.

Mangiamo qualche frutto e poi andiamo a riposare, quando entro nella mia stanza mi sembra quasi di sentire l’odore di Ate, ma poi capisco che è solo la mia immaginazione perché è impossibile che lui sia qui, in pieno giorno.

- Mi manchi. – Sussurro, quasi sperando che lui mi senta e che mi risponda.

- Anche tu, fatina. – Mi volto, sobbalzando, e lo vedo uscire dal bagno, con solo una tovaglia sulla vita. La mia faccia assume delle espressioni indescrivibili. Per un momento ho il desiderio di urlare, ma poi passa.

Corro ad abbracciarlo, bagnandomi tutta a causa del suo torace gocciolante.

- Ma che ci fai qui? Pazzo! – Dico entusiasta, baciandolo con passione.

Ma ad un tratto apro gli occhi e mi accorgo di essere nella mia stanza, da sola.. l’ennesimo sogno finito troppo presto. Due lacrime mi rigano il viso e finalmente decido di scrivergli, e mettere fine a questo stato d’animo pietoso.

 

Ciao Ate,

Volevo solo dirti che mi dispiace, mi dispiace tanto per non aver ammesso che avevi ragione, per essere così testarda e presuntuosa. Scusami, spero potrai perdonarmi, ti prego, cercami. Ti amo.

 

Piego il foglietto e come sempre lo lascio sul comodino, poi decido di fare una visita ad Asia. Sono giorni che non la vedo e che non ho notizie di Egle, esco dalla mia stanza e noto che, come sempre, il corridoio pullula di studentesse curiose con voce stridula.

Busso un po’ intimorita, senza un perché, e sento dei rumori e delle imprecazioni provenire dall’interno della stanza. Poi la porta si apre, rivelandomi un Asia scombinata e con i capelli arruffati.

- Ti ho svegliata? – Chiedo, premurosa e già pronta ad andarmene.

- Si ma tranquilla, entra. – Mi dice, facendomi entrare furtivamente.

Chiude subito la porta e mi rendo conto che la sua stanza è un vero e proprio casino, i fiori sui tavoli sono secchi ed emanano puzza. La tenda che tanto mi piaceva è strappata e quasi del tutto sradicata.

Il letto era l’unica cosa intatta, se pur sporco di terra. Anche i mobili sono graffiati e sporchi.

- Ma che è successo? – Chiedo mettendomi le mani alla bocca.

- Egle. – Sussurra il suo nome quasi con vergogna, ma pur sempre con devozione. – Sta peggiorando, quando Ate non può stargli dietro lo porta qui, e questo è quello che combina. – Mi spiega, diventando rossa e distogliendo lo sguardo dal mio. Noto dei graffi sulle guancie e vedo che i suoi vestiti sono strappati sulle braccia e sulle gambe.

- Asia lui ha.. – Mi blocco, mettendo nuovamente la mano sulla bocca.

- Si. – Mi dice solamente. – Ha fatto anche quello. – Scoppia in un pianto disperato ma prova comunque a difenderlo. – Ma non è lui! Lui è un uomo meritevole, dolce e premuroso. Non è stato così terribile, lui è sempre il mio amore. – Stavolta il suo pianto è così forte che non riesce più a parlare, nemmeno lei è convinta di ciò che dice. Rabbrividisco e non riesco a pensare quanto può essere orrendo vivere certe situazioni.

La abbraccio stretta e lei mi getta le braccia al collo.

- Non ce la faccio più. – E’ l’unica cosa che riesce a dirmi, e lo ripete.

- Passerà, tesoro, passerà. – Le dico, non essendo pienamente convinta di ciò che dico. Mi sento davvero misera ed impotente.

Le mie braccia la stringono, i miei capelli sono accanto ai suoi, ma la mia testa è altrove. Come posso aggiustare le cose? Come posso guarirlo?

Continuo ad abbracciarla tra quei fiori appassiti e quelle ferite profonde, lei continua a singhiozzare e ad aggrapparsi a me, quasi stesse cadendo.

- Io farò di tutto per liberarlo e liberarti da questa maledizione. – Dico, sicura almeno di questo. Mi stacco, le prendo le mani e la guardo negli occhi. – Lo giuro sul mio nome. –

Lo sguardo che sussegue questa frase non lo dimenticherò mai, i suoi occhi lacrimevoli e le sue iridi sincere suggellano il giuramento riempiendomi di coraggio e volontà.

La saluto e vado di corsa a cercare Drogo, solo lui sarà capace di consigliarmi la via più giusta.

 

- Impossibile. – Mi dice, dopo aver ascoltato attentamente le mie parole e richieste disperate. Lo guardo interrogativa ma lui è stato esplicito e non gli piace ripetersi.

- Devi smetterla, Era. Tu non sei la paladina delle anime in pena, non conosco un incantesimo capace di eliminare nessun Mutatio, e anche se lo conoscessi non te lo direi. E’ pericoloso, questo tipo di magia può ucciderti. Se spostare una pietra ti affanna immagina cosa potrebbe comportare uccidere un demone. – Mi dice, tutto d’un fiato ed io sento la rabbia montarmi dentro.

- Mi sono stancata dei vostri discorsi, perché vi preoccupate così tanto per me? Ti ho solo chiesto se conoscevi un incantesimo, non ti ho chiesto di farmi la paternale! – Sbraito, sono davvero stufa di sentirmi dire cosa devo o non devo fare, cosa posso e cosa non posso provare.

- Forse tu non capisci che se tutti ti facciamo questi discorsi è solo perché non vogliamo che tu ti faccia del male! – Urla anche lui, stringendo il bordo del tavolo della sua camera.

- Adesso vai, prima che scoprano che sei qui. – Dice subito dopo.

- E non fare cazzate. – Me ne vado stringendo i pugni e decido di mangiare qualcosa. Vado al chiosco e prendo un paio di tramezzini al formaggio, ne porto uno ad Asia e lei mi ringrazia.

- Mi manca Ate. – Dico ad un tratto, addentando il tramezzino.

- A me manca Egle, il mio Egle. – Dice malinconicamente lei.

- Hai trovato qualcosa per aiutarlo? – Mi chiede, speranzosa e triste.

- Purtroppo no, ma posso ancora cercare, ti ho promesso che farò di tutto. -

Vedo subito i suoi occhi rattristarsi, e il suo sguardo spostarsi verso il basso.

- Grazie per il tramezzino, ma ora ho proprio bisogno di dormire. – Mi dice, dirigendosi verso la porta e aprendola, è un invito ad andarmene.

Non me lo faccio ripetere due volte, ovviamente sta male e vuole stare da sola, quindi non insisto e vado subito nella mia stanza a controllare se Ate mi ha risposto alla lettera. Con mio grande sollievo una busta gialla e bruciacchiata si trova sul comodino, al posto della mia.

Quasi corro per prenderla e la leggo voracemente.

 

Era,

non devi preoccuparti per quello che è successo l’altra notte.

Mi hai solo aiutato ad allontanarmi da te e a capire che tra di noi non può funzionare. C’è una cosa in particolare che tu non sai di me.

Io sono predestinato a sposare un'altra, lo sono sempre stato.. ho provato a ribellarmi, ho provato a stare con te.. ma quello è il mio destino ed io non posso più evitarlo. In più ho Egle a cui pensare, non ho tempo per combattere, sono stanco di combattere per te. Mi dispiace, spero onestamente che tu vivrai felice, come meriti.

Questo periodo con te mi ricorderà sempre quant’è bella la felicità. Ti proteggerò sempre, ti terrò sempre con me.

Ate.

 

- Dio.. – Dico poco prima di accasciarmi al suolo, in preda al dolore più forte. Sento il cuore fermarsi, poi riprendere a battere troppo forte. Sembra quasi che mi stia scoppiando nel petto.

Stringo forte la lettera tra le mani.

- Aiuto. – Sussurro, ma so bene che non può aiutarmi nessuno.

Forse è questa la morte, forse è questo ciò che si prova a morire d’amore.

Il cuore non smette di farmi impazzire dal dolore e inizio a piangere silenziosamente, non ho nemmeno un fil di voce. Non posso respirare.

Spero che passi in fretta o che mi uccida in fretta perché il dolore è così insopportabile da farmi desiderare un coltello, qui e adesso.

Vorrei tanto sgozzarmi come ho sgozzato quel cavallo per salvare lui.

- Era! – La porta si apre e Drogo entra chiudendola alle spalle.

Non capisco come sia entrato o perché, ma quando mi prende in braccio e mi mette sul letto sorrido, smettendola di farmi domande.

Il dolore si attenua ad ogni carezza che lui mi fa, fino a scompare del tutto. Mi accorgo di avere ancora la lettera di Ate tra le mani, gliela porgo.

Drogo la legge, ho l’impressione che la rilegga più di una volta e poi la getta sul pavimento e mi abbraccia forte.

- Sopravvivrai anche a questa. – Mi rassicura. – Ci sono io con te. -


Ok, vi prego di non tirarmi troppi ortaggi marci o pietre. Non posso spoilerare niente, stavolta. I'm sorry. Ma non voglio farvi capire che intenzioni ho. Voi come vorreste si evolvesse la storia? Dite :)

By the way, sono tornata da Londra tre giorni fa, è stata un esperienza mozzafiato e sono felicissima di aver trovato molti commenti e messaggi da parte di tutte voi, splendide fan :) Al prossimo capitolo :)

Stefy :D

  
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