Dodici anni dopo...
-Lucas
-Lucas
“... ricordo che questa massa nera si spostava, e di aver scorto il viso di Edward ed Alice fra le mantelle -aggiunse con un’occhiata indagatrice- e poi in un battito di ciglia due pupille rosse mi occuparono tutta la visuale. E poi ricordo solo il nero: tutto era nero. Tutto, fino a poco fa.”concluse.
Ricordava la scoperta della mia caccia.
Ricordava Jazz che entrava dalla porta-finestra di casa Cullen, di certo non camminando.
Ricordava Jane che lo attaccava.
Ma a parte il dolore iniziale in tre diversi punti, non aveva sofferto. Non aveva provato dolore. Non era un vampiro.
Mi sorrise accortosi del mio sollievo; poi tossì.
La sua mano si macchiò. Carlisle entrò e in meno di un secondo Charlie era attaccato a quei tubicini. Di nuovo. Non riuscivo a guardarlo.
Uscii dalla camera di Charlie. Uscii da casa Swan. Corsi fin dentro la foresta. Finsi di non notare Jasper alle mie spalle fin quando mi sedetti sulla radice sporgente di un albero secolare della foresta.
“Non può andare avanti così. Non riesco a guardarlo così. - confessai – E’ inutile. Terminerà nel dolore, e non può. Lui non ha fatto niente di male. Non è colpa sua se sua figlia si è innamorata di un vampiro. E se non tutti i vampiri sono come quelli di cui s’innamora la figlia. E la figlia stessa. Non è colpa sua se Stoker fa credere che sia tutta una fantasia. Diamine, no. Non è colpa sua!” conclusi, fra quelli che avrebbero dovuto essere singhiozzi.
Non disse nulla. Mi abbracciò e rimanemmo così per quelle che parvero ore. Poi si alzò e mi riportò, sempre nel suo abbraccio, in casa.
Con un sospiro entrai nella familiare camera, ma rimasi sconcertata.
Non c’era nulla.
Il letto era stato rifatto, i macchinari spenti e accantonati.
Di Carlisle o Charlie nemmeno l’ombra.
Guardai confusa Jazz che mi restituì lo stesso sguardo. Il terrore illuminava i nostri occhi. Poi con un’improvvisa consapevolezza lo trascinai verso casa Cullen. Un cattivo presagio ci accompagnò fino a trovare il loro odore ricongiungersi con noi poco lontano dalla radura di casa Cullen.
Parole concitate giungevano da dentro casa.
“Come lo diremo a lei? Non si aspetta ciò... in fondo si è appena svegliato.”sussurrava Carlisle.
“Tesoro se non te la senti posso dirglielo io… tu non ne hai colpa.”lo tranquillizzava Esme.
“Ma che diami…”imprecai prima di essere zittita da Jazz.
“Entriamo con calma e vediamo cos’è questa notiziona.” Esclamò, e mi calmai. Come sempre le sue parole avevano l’effetto di una camomilla.
Entrammo in silenzio, come se aspettassimo un duro colpo. Carlisle mi guardò compassionevole, e poi disse ciò che mai mi sarò aspettato: “Ha finito di soffrire. Se n’è andato lontano dai tuoi occhi per non vederti soffrire.”
Il mio urlo e la mia fuga dovevano esprimere dolore all’ennesima potenza, perché né Carlisle né Esme né Jasper mi seguirono.
Mi fermai, credo, ai confini con il Canada. Non ero pratica della foresta. Non molto.
Mi fermai perché annusai la scia di un vampiro. Di un vampiro che era a caccia. Di un vampiro a caccia nella foresta. Di un vampiro a caccia di animali. Due nomi risuonarono nella mia mente.
Edward.
Alice.
Chissà perché ogni volta che sentivo una scia semi-familiare mi illudevo che potessero essere loro.
Determinata a ritrovare la mia ultima ancora di salvezza seguii la scia fino a scontrarmi con un forte odore di sangue di cervo.
Un ragazzo ne stava dissanguando uno, credo l’ultimo del branco.
Aveva una chioma bionda, e un fisico alto e asciutto. Lo conoscevo.
“Lucas!” urlai fiondandomi fra le sue braccia quando si rialzò.
“Bella! Da quanto tempo. Era mia intenzione ritornare a far visita al mio creatore. Ma tu… che ci fai in Canada?”
La motivazione della mia fuga mi colpì, uccidendo il mio entusiasmo per l’amico ritrovato, e mi ritrovai a piangere lacrime d’aria tra le braccia del giovane.
“Ehi, ehi, ehi… tranquilla. Ora ci sono io.” Sussurrava mentre mi accarezzava i capelli e la schiena.
Appena fui più calma gli spiegai ciò che era successo, della quasi-trasformazione di Charlie, e della sua morte. Ammetterlo ad alta voce, era peggiore di sentirlo sottinteso in una frase smozzicata di Carlisle.
Annuì ma ciò che chiese dopo mi rilasciò senza fiato. “E Edward come sta? È tanto che non si fa vedere.” Chiese inconsapevole della mia reazione.
Risposi con un: “Torniamo da Carlisle” appena sussurrato e lo trascinai via. Lo trascinai di nuovo a Forks.
Ok. Non mi aspetto che recensiate, ma se proprio volete farlo ne sarei mooolto felice. Scusate se è molto breve, ma è perchè il più lungo sarà il prossimo che arriva entro stasera o domani.
Bacioni, Meme__<3
p.s:aggiornamento del 10/02/12: capitolo revisionato e corretto
Ok. Non mi aspetto che recensiate, ma se proprio volete farlo ne sarei mooolto felice. Scusate se è molto breve, ma è perchè il più lungo sarà il prossimo che arriva entro stasera o domani.
Bacioni, Meme__<3
p.s:aggiornamento del 10/02/12: capitolo revisionato e corretto