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Autore: EdenGuns    30/11/2011    5 recensioni
Don't ever leave me
Say you'll always be there
All I ever wanted
Was for you
To know that I care
P.s. Il titolo di ogni capitolo è il nome del personaggio che parla in prima persona. Niente da aggiungere, solo buona lettura e lasciate un commento! ;)
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Guns N' Fuckin' Roses'
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4. Slash

 

« Some people got a chip on their shoulder
An' some would say it was me
But I didn't buy that fifth of whisky that you gave me
So I'd be quick to disagree!»
Out ta get me, GN'R

 

« Fermati!»

Merda, merda, merda!

Continuai a correre cercando di seminare quei due sbirri che mi stavano alle calcagna; già sentivo il fiato corto e la milza indolenzirsi.

Ma che diamine, per una volta che non facevo nulla!

Era scoppiata una rissa in quel nightclub, mentre ero a pomiciare con una bella ragazza sul divanetto. Li avevo semplicemente ignorati, solo che quando era arrivata la polizia, gli agenti avevano deciso di fare una bella retata senza precedenti.

E senza un preciso motivo mi ero ritrovato a correre a perdifiato cercando di scappare da quei due idioti.

Fottutissimi, insulsissimi, piedipiatti.

Girai l'angolo e mi guardai indietro senza smettere di correre: sembravano essere spariti.

Mentre iniziavo a ritenermi salvo, col cuore più leggero, mi scontrai violentemente contro qualcosa.

Io e l'altra persona ruzzolammo per terra, tra grida irritate.

« Ma guarda dove cazzo vai!» esclamò, ma prima che potesse aggiungere altro, la portai in una rientranza del muro, tappandole la bocca.

Mi misi un dito sulle labbra per intimarle il silenzio e rimasi in ascolto.

I passi frettolosi dei due poliziotti passarono oltre e tirai un gran sospiro di sollievo.

Poi i denti di quella ragazza affondarono nella mia mano e io mi ritrassi spaventato.

« Ahia!» protestai, soffiando sulla ferita.

« Ma se non sanguina neanche... Ehi, ma tu sei quello di qualche sera fa!»

Alzai lo sguardo.

Vi prego, ditemi che non l'ho messa incinta.

Poi incontrai quegli occhi scuri. « ...Michelle, giusto?»

Annuì. « Mi sfugge il tuo nome, però.»

Scossi la testa, ridacchiando: « Non sono solito dirlo in quelle occasioni. Comunque Saul, ma chiamami pure Slash.»

Sorrise, studiandomi con lo sguardo; sembrava non abbassare mai la guardia.

« Sei un amico di Duff, immagino.»

Assunsi un'aria interrogativa. « Lo conosci?»

« Non ti ha raccontato che sono passata stamattina da voi per chiedergli se gli andava di passare del tempo con la mia amica?»

Mi tornò in mente la scena di svariate ore prima, e ricordai.

« Sì, ora ho capito. Ma non riesco a intuirne il motivo» ammisi.

Insomma, se volevi tirare su di morale la tua amichetta potevi chiederlo a me! Io sì che so come fare cambiare umore alle donne.

« Lui è interessato, lei anche... Non funziona così?»

Risi. « Penso di sì.»

Michelle si guardò intorno.

« E se uscissimo da 'sto buco?»

Mi ero completamente dimenticato di essere in una stretta rientranza; probabilmente perché la vicinanza con lei non mi dispiaceva per nulla.

Guardandola bene avevo constatato che era proprio una bella ragazza: capelli lunghi color cioccolato e occhioni scuri da cerbiatta; fisico decisamente interessante, con curve piazzate al punto giusto e un bel seno abbondante, che personalmente mi faceva impazzire.

Non era un segreto che adorassi le tette.

In quel preciso momento indossava un paio di striminziti shorts in jeans e una canottiera larga e scollata a stampe, che lasciava intravedere il reggiseno in pizzo nero.

Con calma, Saul, non devi stuprarla.

« Hai ragione.»

Lasciai che uscisse per prima, poi la seguii a ruota.

« Mi vuoi dire perché quei due poliziotti ti stavano inseguendo?»

Mi grattai la testa, pensieroso.

« Solita rissa, anche se per una volta non c'entravo. Ma sai come sono fatti i piedipiatti!»

Scosse il capo ridendo: « Solita scusa.»

E prese a camminare con passo spedito.

La raggiunsi con una corsetta, prendendola per il braccio: « Ehi, non stavo mentendo.»

Lei annuì, scettica.

Riprese a camminare ed io mi affrettai a seguirla.

Non sapevo precisamente il motivo, in fondo avrei potuto prendere e andarmene; ma c'era qualcosa che mi obbligava a stare lì a passeggiare fianco a fianco con quella ragazza.

« Come va con la band?» chiese, voltando il capo per guardarmi negli occhi.

Nessuna mi chiedeva mai di quello.

Forse perché me le scopo prima che possano anche solo dirmi il loro nome.

« Non male, abbiamo trovato un agente.»

Lei assunse un'espressione interessata e felice per noi.

« Complimenti! Sappi che sarò la prima a comprare il disco. Mi piace un sacco la vostra musica.»

Mi riempii d'orgoglio nel giro di pochissimo. « Grazie mille, siamo i migliori sulla piazza.»

Rise.

« Anche modesti vedo!»

Arrossii scuotendo lievemente la testa, in modo che i riccioli mi ricadessero sul viso, oscurandolo.

Continuammo a camminare per un po' in silenzio ed io mi lasciai guidare da lei, ignaro della meta.

« Ehi, ma dove stiamo andando?» chiesi, ad un certo punto.

Michelle non rispose, continuando col suo inesorabile cammino.

Arrivammo davanti ad una casetta piccola e piuttosto disastrata, simile per molti aspetti a quella dove vivevamo noi.

Andò alla porta, infilò la chiave e aprì.

Non mi voltai, non me ne andai e non mi ritrassi neanche quando, appena averla chiusa, mi si era attaccata con fervore alle labbra.

Rimasi per una frazione di secondo spiazzato, poi ricambiai il bacio con passione.

Oh, fanculo, non dico mai di no alle donne, io.

 

Mi svegliai un po' confuso. Invece di vedere il famigliare soffitto con le perdite, vidi la mia immagine riflessa in un gigantesco specchio.

Quasi non mi spaventai a vedermi così improvvisamente, di prima mattina. Poi notai una figura esile accanto a me, accoccolata sul mio petto nudo.

Ricordai la notte, che avevamo passato facendo sesso finché non eravamo crollati. Dio, era instancabile! Non che a me dispiacesse, ma prima o poi così il mio uccello si sarebbe staccato. Mi era particolarmente piaciuto il fatto dello specchio; rendeva il tutto più eccitante.

Appena tiro su un po' di soldi ne prendo uno anch'io.

Tornai al presente e mi misi a rimuginare.

Avevo l'abitudine di svegliarmi prima della ragazza, in modo da potermi rivestire tranquillamente e fuggire senza troppi piagnistei. Ma ancora qualcosa mi trattenne, come ancorato, a quel letto sfatto, accanto ad una semisconosciuta.

Mentre pensavo stavo accarezzando distrattamente i suoi capelli morbidi.

« Buongiorno.»

Sobbalzai, mentre lei si stiracchiava.

« Ehi.»

Si allungò per sfiorare le labbra con le mie e tornò ad accoccolarsi al mio petto.

« Senti, Slash, che ne dici di non fare troppo domande? Rimaniamo così, senza drammi.»

Avevo appena trovato la compagna di divertimenti perfetta.

Eppure qualcosa dentro di me sprofondò, lasciando un tonfo sordo a riecheggiare nella mia gabbia toracica. Non avevo mai provato una sensazione del genere, e sinceramente non sapevo dargli nome.

« Senza drammi.»

Che avessi trovato qualcuno più bravo di me a giocare con i sentimenti?

   
 
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