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Autore: Saerith    30/11/2011    6 recensioni
"Occhio per occhio, dente per dente" era in sintesi la logica dietro il codice di Hammurabi. Cosa succederebbe se Sanae iniziasse a ignorare Tsubasa?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sanae Nakazawa/Patty Gatsby, Tsubasa Ozora/Holly
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Le labbra posate sulle sue erano morbide, sul viso sentiva vivo il calore dell’imbarazzo, ma non avvertiva alcuna sensazione particolare. Era il suo primo bacio, sebbene un leggero tocco a fior di labbra e non vi era nulla di ciò che ci si poteva aspettare. Sanae dischiuse gli occhi per vedere Cody sorriderle e avvicinarsi nuovamente per un ulteriore contatto.

- No!- lo aveva bloccato puntando le mani sulle sue spalle, ricevendo uno sguardo interrogativo.

- Scusami...- si alzò di scatto, pronta a tornare indietro dove erano rimasti gli altri.

- Aspetta!- Cody le afferrò garbatamente il polso e la invitò a fermarsi, era meglio risolvere tutto con una spiegazione anzichè scappare.

Sanae si passò una mano tra i capelli nervosa, indecisa su cosa dire per giustificarsi.

- Io...pensavo fosse diverso.-

- Cosa?-

- Questo.- si portò le dita alle labbra. – ...mi spiace. Speravo che fosse speciale, non...non avevo mai baciato nessuno. Non mi ero mai trovata in una situazione del genere.- non riusciva a comprendere nemmeno lei cosa stesse dicendo, si sentiva agitatissima. Le mani del ragazzo la bloccarono e la costrinsero a guardarlo in faccia. I suoi occhi nocciola erano lucidi e le labbra tremavano. Lui la invitò a sedersi e cercò di calmarla accarezzandole i capelli, era la situazione più bizzarra che avesse mai vissuto e non potè evitare di ridere. Sanae gli rivolse uno sguardo a metà tra l’irato e l’interrogativo.

- Scusa se rido, ma non è mai capitata una cosa del genere nemmeno a me.-

La ragazza si asciugò una lacrima scivolata lungo la guancia e cercò di calmarsi.

- Hai voglia di parlare?-

A quel punto fu lo stupore a prendere il sopravvento, non avrebbe mai pensato di trovare comprensione proprio da quel ragazzo all’apparenza tanto superficiale. Prese un profondo respiro e le parole le uscirono spontanee, per confessare quanto fosse frustrante provare sentimenti per qualcuno tanto indifferente quanto Tsubasa.

- Uff, anche tu? Ma cos’hanno di tanto speciale i calciatori?! Anche Yoshi è partita per quel tizio che gioca a calcio.- ironizzò strappandole una risata.

- Scusami, Cody, ti ho rovinato la serata.-

- Scherzi? Credo sia la prima volta che una ragazza è tanto sincera con me e non lo dimenticherò.-

Lei lo fissò sbattendo le palpebre più volte, ignara di cosa stesse tramando.

- Ti darò una mano a conquistare lo scemo.-

 

- Sei stata brava e paziente, Sunny.- bisbigliò Cody, cercando di farla sentire meglio.

- Ma evidentemente quel cretino è talmente imbranato che ha bisogno di un’ulteriore “spinta motivazionale”.-

- Cos’altro posso fare?- chiese stizzita.

Il ragazzo sorrise e le spiegò quello che aveva in mente. Sanae annuì: prima si disse contraria, ma dopo dovette convenire che poteva essere la spinta di cui Tsubasa necessitava.

- Comunque ricordati che se quel deficiente non si schioda, ci sono sempre io qui.-

Sorrise grata a quel ragazzo che le stava dando un aiuto tanto prezioso.

- Mmm, ci penserò.- rispose in tono civettuolo.

 

 

 

L’allenamento stava per cominciare e Sanae finì di prepararsi per iniziare a sistemare le cose in campo. Aveva bisogno di parlare con il mister il prima possibile. Annodò i capelli in una coda e uscì dallo spogliatoio, trovandosi faccia a faccia proprio con Tsubasa.

 

Ottimo, il pomeriggio comincia bene.

 

Lo fissò con uno sguardo quasi astioso.

- Ciao, Sanae.-

Lei rispose a mezza bocca senza nemmeno guardarlo in faccia.

 

Oggi siamo di cattivo umore?

 

- Tutto a posto?- le chiese, tanto per spezzare quel silenzio odioso che lei teneva tanto a mantenere.

- Sese.- rispose incurante.

- Sanae...- la sua sopportazione per quei comportamenti ambigui era giunta al limite.

- EHI, PICCIONCINI!-

 

Ishizaki, un giorno di questi ti ammazzo con una pallonata, lo giuro!

 

La ragazza si allontanò premendosi una mano sulla bocca, perchè altrimenti avrebbe snocciolato volentieri una serie di insulti dedicati alla solita mancanza di tatto di Ishizaki. In realtà era dal mattino che si sentiva nervosa, durante la colazione si era quasi sbranata suo fratello solo perchè aveva finito tutto il succo d’arancia e nella pausa pranzo aveva abbaiato contro un ragazzo che stava per farle cadere il vassoio in mensa. Il teatrino che aveva messo in piedi stava mettendo a dura prova la sua resistenza, sarebbe stato meglio lasciar perdere e smettere di autoimporsi comportamenti non suoi. Non aveva scelta, ormai, che proseguire quella messa in scena e giocare l’asso nella manica suggeritole da Cody, ma l’idea di dover mentire anche al mister la rendeva un fascio di nervi.

Attese con calma la fine degli allenamenti e chiese al professor Furuoya di poter parlare in privato. Fu invitata a raggiungerlo in sala insegnanti.

- Siediti pure, Nakazawa-san. Di cosa si tratta?-

- Ecco, vede, non penso riuscirò a continuare a seguire il club di calcio. Vorrei tentare di entrare all’Istituto Keio- Shonan[1] e ho bisogno di tempo per poter studiare adeguatamente. Io...temo non riuscirò ad assicurarle la mia presenza con continuità.-

Il mister rimase spiazzato per un momento, davvero non si sarebbe aspettato che quella ragazza così assidua e costante nei propri impegni stesse dicendo quelle precise parole, senza contare, poi, che si era accorto di come il suo atteggiamento nei confronti del capitano della squadra fosse passato da un estremo all’altro nell’arco di pochi mesi.

- C’entra Tsubasa?- chiese a bruciapelo.

Sanae poteva ingannare gli amici, il ragazzo che amava, ma una persona attenta ed empatica come il professore no.

- Sì.- abbassò lo sguardo imbarazzata.

- Apprezzo la sincerità, Nakazawa-san.- rispose con un sorriso bonario.

- Ehm…-

- Non ti preoccupare, rimarrà tra me e te, però come insegnante posso solo darti un consiglio: non lasciare che siano i sentimenti a manovrare la tua vita, sei tu che devi prenderli in pugno e imparare a gestirli.-

- Ci sto provando, le giuro che ci sto provando.- rispose, frustrata dalla situazione.

- Ai tuoi compagni di squadra dirò che sei troppo impegnata con lo studio, spero che Nishimoto e Sugimoto riescano a gestire tutto da sole.-

- La ringrazio.- si alzò e fece un inchino per congedarsi, serena per quel barlume di onestà avuto con il professore.

Furuoya si alzò e andò alla finestra: all’orizzonte l’ultima striscia tinta di arancione stava sparendo. Prese le carte che gli servivano e si diresse verso l’uscita della scuola. Domani non avrebbe avuto un compito facile nell’informare la squadra di quel cambiamento, specialmente il numero 10.

 

 

 

 

Tsubasa correva come un forsennato verso casa, frustrato, irritato, incapace di accettare quello che aveva detto l’allenatore.

 

Mi odi così tanto? Bisognava arrivare a questo punto?! Cosa devo fare?

 

Entrò in casa come una furia e nemmeno rispose a sua madre che gli chiedeva come fosse andata la giornata.

 

Uno schifo!

 

Andò in camera sua e accese il PC, guardò la sveglia e cercò di ricordarsi le ore di fuso in Germania. Niente da fare, ad Amburgo era mezzogiorno e Wakabayashi non era sicuramente a casa. Andò a reperire le sue e-mail e si appuntò su un pezzetto di carta il numero di casa del suo amico, aveva bisogno di un consiglio da qualcuno che sicuramente si era sempre dimostrato molto più sveglio di lui su certe questioni.

La sveglia suonò e Tsubasa la nascose sotto il cuscino prima di riuscire a spegnerla, poi, come aveva fatto in precedenza scese al piano di sotto per prendere il cordless.

 

Amburgo, ore 22

Il telefono iniziò a suonare, ma la coppia non ci fece caso, avrebbe smesso di lì a breve. Genzo continuò a farsi torturare le labbra, finché non fu Inneke a rimettersi seduta sul divano e consigliargli di interrompere quel suono fastidioso.

- Hallo, das ist Genzo Wakabayashi[2].- rispose seccato.

- Wakabayashi-kun, scusa l’orario.-

- Tsubasa?! Proprio adesso…-

- No, per favore, ho bisogno di un consiglio.-

Genzo alzò l’orologio all’altezza del naso e i suoi occhi si allargarono per lo stupore.

- Ma tu sei fuori, sono le cinque da voi. Se è qualcosa sul calcio puoi anche andare a…-

- Si tratta di Sanae!-

Sulla sua bocca si disegnò un ghigno divertito: che Tsubasa lo chiamasse per una simile questione era un tale evento per cui avrebbe potuto sacrificare una pomiciata.

- Inneke, ich komme sofort. Warte ein Moment, bitte.[3]-

La ragazzina si accomodò meglio sul divano, risistemandosi il maglione e lisciandosi i pantaloni, poi iniziò a torcersi una ciocca tra le dita. Ricevette un ultimo sorriso da Genzo, che si andò a sedere sul suo letto in camera.

- Che vuoi?-

- Non ci capisco più un cazzo. Quando è reiniziata la scuola era così carina e premurosa con me. Mi aspettava per andare in classe, mi aiutava con lo studio, al club era sempre disponibile...poi è andata in vacanza negli USA, lì ha conosciuto un tizio che ci ha provato con lei e da quando è tornata mi tratta come una merda.-

- Esagerato…- rise.

- Non esagero, è la verità. Non mi aveva detto che partiva e ho saputo di questo tizio, tramite la ragazza di Matsuyama. Sono così incazzato che non ne hai idea.-

Genzo continuò a ridere, incapace di contenersi.

- Non pensi di essere presuntuoso? Chi ti dà diritto di incazzarti?-

Tsubasa rimase spiazzato dalle parole dell’amico: si aspettava comprensione, non prese in giro.

- Credevi che Sanae fosse particolarmente gentile perché è buona? Io la ricordo come un maschiaccio scassapalle e non c’è dubbio che sia cambiata, ma se al suo ritorno il comportamento nei tuoi confronti è cambiato, c’è un motivo chiaro come il sole.-

- Sarebbe a dire?-

- Ha trovato qualcuno che la apprezza senza fare troppi sforzi, quindi chi glielo fa fare di stare a perdere tempo dietro a te che vedi il mondo in bianco e nero come gli scacchi del pallone.-

Che fosse proprio Wakabayashi a rinfacciargli la loro comune passione era veramente un colpo basso.

- Genzo, non sono un’aquila, lo ammetto, ma secondo te perché dovrebbe arrivare a trattarmi male per questo?-

- Per darti una scossa, imbecille! E poi, scusa se te lo dico, ma sei veramente un pagliaccio se  hai chiamato la ragazza di Matsuyama.-

- E perché?!- chiese iniziando a perdere la pazienza.

- Perché è con lei che devi parlare, scemo che non sei altro. Tira fuori le palle!-

Non poteva dargli torto, tutti i suoi tentativi di capire cosa avesse portato Sanae a comportarsi così con lui non erano stati molto seri. Aveva sempre scelto di farsi scudo di qualcun altro, tutte persone che in un modo o nell’altro avevano cercato di fargli capire quanto lui fosse limitato ed egoista, ma l’unica a cui non aveva mai chiesto niente era proprio lei.

- D’accordo, scusa se ti ho disturbato.-

- Non farmi questa voce da cane bastonato, dai. Vedrai che parlare con lei ti servirà. Buona…ehm, giornata ormai, io vado. Ciao!-

- Grazie, Wakabayashi-kun.-

Ne era sicuro, doveva parlare con Sanae, chiederle una spiegazione e confessarle quello che, ormai ne era quasi certo, provava per lei.

 

 

 

 

Sanae arrivò nell’aula vuota e posò la cartella sul banco tirando un sospiro, non ce la faceva più a dire bugie, non ne poteva più di sforzarsi con Tsubasa: tanto se ne sarebbe andato e lei avrebbe solo sofferto di più. Proprio mentre rifletteva, l’oggetto dei suoi pensieri varcò la soglia della classe, guardandola in modo indecifrabile.

- Ciao.-

- Buongiorno, Tsubasa-kun.- rispose con lo sguardo basso.

- Il mister ci ha detto che non potrai più essere presente al club, questo mi spiace molto.-

- Devo studiare.- fu l’unica cosa che riuscì a dire.

- Lo so. Io, però, avrei bisogno di parlare con te da soli e con calma.-

- Tsubasa…-

- Dopo le lezioni, sotto il grande albero dietro la scuola.-

Le si avvicinò e le prese le mani tra le sue.

- Per favore, Sanae.-

Sentì il cuore stringersi, non aveva mai usato un tono simile con lei.

- D’accordo.-

- Me lo prometti?- la guardò dritto negli occhi.

- Sì.- finalmente riuscì a sorridergli senza temere di farlo.

Altri alunni arrivarono e capirono che era il momento di sedersi al posto.

 

Tsubasa vuole parlarmi, ma cosa vorrà dirmi di così importante?

 

 

 

Dietro il fusto del gingko riuscì a intravedere il profilo del ragazzo che le dava le spalle.

- Tsubasa-kun?-

Lui si voltò a guardarla, non era mai stato tanto felice di vederla.

- Sanae, grazie per essere venuta.-

- Te lo avevo promesso.- gli sorrise, era stanca di fingere indifferenza con lui.

Lui mise le mani in tasca e tornò a posarsi al tronco.

- Vedi, è da stamattina che penso da dove cominciare a parlare e ora che sei qui c’è una domanda che mi assilla di continuo.-

Alzò lo sguardo verso di lui attendendo di sentirlo parlare.

- Negli Stati Uniti hai per caso, conosciuto qualcuno?-

Non era proprio la domanda migliore da farle.

- Non mi pare siano affari tuoi.- disse girandosi dall’altra parte.

- Sanae, per favore, ti sto solo chiedendo se stai con qualcuno.-

- Ah, e con che diritto?-

Nuovamente quella domanda, le avrebbe risposto ammettendo i suoi sentimenti.

 

I miei sentimenti per te me ne danno il diritto.

 

Sentì che si stava muovendo.

- Se era di questo che mi volevi parlare hai sprecato il tuo tempo. Buona giornata…- stava per correre via, troppo arrabbiata per trattenersi oltre in sua presenza, ma lui l’afferrò per il polso e, con un coraggio e una punta di avventatezza che non credeva di possedere, la prese e la spinse contro il tronco.

Fu in quel momento che avvertì la sensazione che aveva cercato con il bacio di Cody, una scarica elettrica che le percorse tutto il corpo e che le fece desiderare che il tempo si fermasse in quell’istante. Le labbra di Tsubasa si schiusero e lei rispose con altrettanto ardore, felice come non lo era mai stata. Stava per gettargli le braccia al collo, ma una rabbia sopita la risvegliò da quel sogno con lo stesso effetto di una doccia fredda, quindi gli afferrò le spalle e lo spinse via.

Il ragazzo sentì il bruciante contatto del suo palmo sul viso e divenne di ghiaccio quando vide il suo sguardo astioso.

- Non osare mai più avvicinarti a me, Tsubasa. Non ti perdonerò mai!- sibilò e corse via incapace di contenere le lacrime.

 

Mi hai rubato anche il ricordo dolce che conservavo di te, non mi è rimasto più niente.

 

Lui si passò le mani tra i capelli, sconvolto e amareggiato, si voltò e sferrò un calcio verso il tronco di quell’albero imprecando per la rabbia e per il dolore.

 

 

Ecco che i misteri si sono svelati, ma so che ora le fan della coppia vorrebbero mandarmi a stendere, perché prima gli scrivo la scena che aspettavano e poi gliela rovino subito con la rabbia di Sanae. Ora, la ragazza non soffre di sdoppiamento della personalità, è solo che lei ha interpretato il bacio di Tsubasa in modo distorto. Ne saprete di più al prossimo capitolo. Grazie a tutti dell’affetto con cui mi seguite. ;)


[1] Presitigioso istituto di Fujisawa che comprende sia l’istruzione superiore che quella universitaria.

[2] “Pronto, Genzo Wakabayashi.”

[3] “Inneke, arrivo subito. Aspetta un momento, per favore.”

  
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