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Autore: Final Alex    30/11/2011    1 recensioni
Ricordava ancora il giorno in cui si erano trovati l'uno di fronte all'altra in quello stesso salotto, nella casa dove avevano convissuto per due anni. Ricordava le sue splendide gambe incrociate sul divano bordeaux e i caldi calzettoni che indossava..."Shika, aspetto un bambino". Tutto pareva Perfetto...
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sakura Haruno, Shikamaru Nara | Coppie: Shikamaru/Ino
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
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Tzunade poteva aiutarlo

Tzunade poteva aiutarlo.

“vogliono portartela via, Shika

Non gliel’avrebbe mai permesso.

Aveva lasciato dormire la creatura quella mattina, mentre lui si infilava nella doccia. Si era spogliato e l’unico suono che in quel momento aveva avuto il piacere di udire era lo scrosciare lento ed inesorabile dell’acqua, che lavava via il suo sudore e la puzza di latte in polvere. Aveva lasciato colare i capelli scuri sulle spalle ossute.

Prese il sapone e si accarezzò il corpo con attenzione, come se non lo riconoscesse.

Si lavò il petto piatto, il ventre incavato,le anche sporgenti, le gambe affusolate. Si sfiorò il viso, notò gli zigomi prominenti sotto gli occhi stanchi, le labbra secche e la barba incolta.

Apprezzò la solitudine come mai in vita sua.

Udiva solo il suo respiro e l’acqua colargli sul corpo, era una sensazione piacevole.

Non sentiva alcune urla, ne grida ma il gorgoglio del suo stomaco che si contorceva. Erano giorni che non ingeriva qualcosa.

Chiuse l’acqua ed uscì velocemente dalla doccia coprendosi prima con un asciugamano e poi vestendosi.  Si guardò allo specchio sopra il lavandino e accese la luce gialla per vedersi meglio: doveva darsi una sistemata.

Prese la schiuma da barba e la spalmò sul viso, col rasoio cominciò la rasatura ma continuava a tagliarsi, non ricordava fosse così difficile.

L’innaturale magrezza doveva aver reso la pelle fin troppo sottile.

Si risciacquò e medicò con alcol, si riguardò allo specchio: poteva andare.

Si asciugò e legò i capelli nella sua solita coda alta prima di andare nello sgabuzzino dove avrebbe trovato un passeggino mai usato prima.

Andò in camera da letto, attento all’essere il più silenzioso possibile.

Avvicinandosi alla culla odorò la puzza che quella bestia emanava ed udì il suo respiro lento e leggero.

Avvicinatosi la vide dormire a pancia in su, nella sua tutina lilla, con le braccia larghe ed i pugnetti chiusi.

Sorrise.

Come potevano volergliela portare via? era così visibilmente sana e felice.

Era perfetta.

Lentamente si chinò su di lei afferrandola sotto le braccia e delicatamente la posò nella culla, avvolgendola con una copertina calda. Ella corrucciò il viso ma non smise di dormire.

Afferrò le chiavi di casa, un pacchetto di sigarette e portò fuori dall’abitazione il passeggino e la creatura che vi dormiva beatamente dentro.

Un violento raggio di sole mattutino lo ferì in pieno volto così istintivamente si portò una mano sugli occhi mentre con l’altra tirava giù la tendina del passeggino.

Non era più abituato alla luce del sole.

Cominciò a camminare cauto  respirando a pieni polmoni quell’aria pulita che non ricordava nemmeno esistesse. Aveva respirato aria satura e puzzolente di latte per mesi.

Aveva dimenticato l’odore di Konoha.

Passeggiava piano piano ed ogni tanto controllava che la creatura stesse ancora dormendo.

Sentì il fragore della folla di Konoha che per qualche strano caso era sveglia quella mattina.

Tentò di ricordarsi che giorno fosse ma non ne aveva idea.

La gente camminava per le stradine e c’erano signori anziani in mezzo alle piazze. Dedusse che doveva essere domenica.

Notò che al bar  vicino al negozio di ramen alcuni visi noti lo guardavano come si guarda un fantasma, con un espressione a dir poco stupita.

Fece un cenno col capo e tirò dritto, doveva raggiungere l’ufficio dell’Hokage al più presto.

Dopo qualche minuto di camminata si trovò di fronte all’imponente edificio ed entrò nel buio delle sue alte pareti. Dovette caricarsi di peso il passeggino tentando di tenerlo in equilibrio per le scale fino all’ultimo piano. La creatura emesse qualche lamento di disapprovazione per lo sballottamento. Egli sbuffò, quell’edificio avrebbe dovuto essere attrezzato per evenienze del genere.

Arrivato posò delicatamente le ruote sul pavimento ed in quel momento il pianto disperato della creatura cominciò ad echeggiare per i corridoi bui. Il ragazzo tirò su la tendina e guardò la bestiolina dimenarsi e spalancare le fauci rosse senza denti. La prese in braccio posizionandosela come di solito sul petto ed accarezzandola. “ssh buona” le sussurrava dolcemente cominciando a saltellare sul posto.

Con la mano libera spinse il passeggino fino ad un’alta porta di fronte alla quale v’era una donna dai capelli scuri a caschetto. “Salve Shikamaru, vuole parlare con l’Hokage?”

Annuì in risposta. La donna così sparì dietro al portone.

Il ragazzo attese in silenzio e notò solo in quel momento che il pianto era cessato. Guardò la bambina sulla sua spalla.

I suoi occhioni neri ed enormi lo fissavano spaesati, poiché non riconoscevano i lunghi corridoi, così diversi dal solito salotto. La abbracciò con delicatezza, baciandole la guancia paffuta “non ti porteranno via da me” le sussurrava all’orecchio, incapace ancora di comprendere.

In quel momento sbucò dal portone la testa bruna della donna “ha detto che puoi entrare”. Posò la neonata nel passeggino e lo spinse all’interno della stanza.

Tzunade lo guardava autorevole dietro la scrivania dall’altra parte dell’ufficio. “buongiorno Shikamaru”  lo salutò “buongiorno signorina Tzunade

Non si aspettava di vederlo in giro, men che meno nel suo ufficio “che cosa ti porta qui da me?” ,chiese; “ alcune voci”  rispose.

Decise di arrivare subito al dunque:  “vuole portarmi via la bambina, signorina Tzunade?” era diventato improvvisamente serio.

 L’Hokage incrociò le mani posando i gomiti sulla scrivania, coprendosi così il volto. Chiuse gli occhi per qualche secondo, rispondendo così alla domanda appena postale.

Il ragazzo si scompose.

“la guardi, non ve n’è motivo, sta benissimo!” gliela indicò mentre quella ciucciava la coperta che la riscaldava “è in forma e ben nutrita, perché mai dovrebbe farlo?”

Aveva leggermente alzato la voce. Tzunade aveva dato un’occhiata alla neonata per poi chiudere nuovamente gli occhi, come in meditazione.

Quando li riaprì aveva un’espressione terribilmente seria “la vedo la bambina Shikamaru, ma vedo anche te e tu non stai bene!”.

Egli rimase di stucco. Non si aspettava una risposta del genere poichè non capiva come questo potesse centrare.

“sei spaventosamente magro..aveva un tono di voce preoccupato, quasi come quello dell’Akimichi il giorno prima.

“ Da quant’è che non mangi decentemente?! Da quant’è che non dormi?!

La donna respirò piano, fissandolo piena di amarezza

“non puoi farcela da solo..è evidente”

Il ragazzo si voltò a guardare la bambina che rimandava uno sguardo confuso. Tornò a guardare l’Hokage con un tono decisamente diverso

Urlò “non è vostro compito giudicarmi!!”.

Passarono pochi secondi prima che Tzunade rispondesse sbattendo entrambe le mani sulla scrivania, spaventò la creatura.

“è mio compito decretare se sei in grado di occuparti di lei!! e non lo sei!”

Si alzò in piedi. Il Nara non mostrò segni di inquietudine ma dal suo viso incavato le ferite grondavano.

Rimase per un po’ in un soffocante silenzio.

“come puoi dirlo?” la voce era più lenta, abbattuta “non vede quanto sta bene?” era disperata.

L’Hokage sbuffò nuovamente “il problema non è lei, sei tu, Shikamaru”

Tornò a sedersi. Guardò il ragazzo malnutrito che aveva di fronte. Dagli occhi determinati della donna si poteva leggere la pena e la sua preoccupazione.

quando sarai morto di fame chi si occuperà di lei, eh?” disse, per la prima volta abbassando lo sguardo, mostrando la sua umanità.

Egli strinse i pugni lungo i fianchi, colpito nel segno.

Era da tempo che non mangiava o dormiva decentemente, era vero, ma solo perché non ne aveva avuto il tempo. Si era concentrato talmente tanto su quella creatura da essersi dimenticato di se stesso e del suo corpo.

Non era riuscito a far altro che dedicarsi a quella bambina, assecondando i suoi pianti e i suoi bisogni, trascurando completamente i propri.

“fatti aiutare da qualcuno Shika, o sarò costretta ad affidarla a qualcun altro”.

Il ragazzo non rispose, si girò spingendo il passeggino fino all’uscita della stanza. Aprì il portone e sparì senza salutare, svanendo nel buio dei corridoi di quel palazzo.

Tzunade sola nel suo ufficio si lasciò scivolare entrambe  le mani tra i capelli, accarezzandosi la cute.

“quante vite vuole portarsi via quella bambina?”

 

   
 
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