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Autore: Seri and Pe Pornduction    23/07/2006    1 recensioni
Non ci sono storie, LUI deve essere mio. Mi riferisco ad Harry Potter ovviamente! La superstar del mondo magico! Nel caso in cui si rivelasse una delusione, c'è sempre Draco Malfoy su cui ripiegare, il purosangue più ricco del Mondo Magico. Se nemmeno lui andasse bene, mi toccherebbe trovarmi un amante. Fra tutti questi impegni, magari trovo anche il tempo di salvare il mondo...
[introduzione cambiata]
Genere: Commedia, Parodia, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Alternate Universe (AU), OOC, What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Note iniziali delle autrici
La nostra storia si svolge al settimo anno di Harry Potter. Gli avvenimenti del sesto libro sono stati volutamente ignorati ad accezione di qualche piccolezza che in questo momento non ricordiamo neppure noi XD
Buona lettura!

*



Capitolo 1 – Diciannove anni dopo

Simona Susan Maffeis, per gli amici Simona Sue, era una ragazza italiana di diciott'anni che viveva a Milano. Frequentava il liceo classico e deteneva una media del dieci fin dal suo primo anno in quella scuola. Le sue doti erano impressionanti, tant’è che spesso lei stessa insegnava ai suoi professori, ma gli altri studenti non riuscivano a trattarla come una “so-tutto-io”, perché Simona Sue non lo era e tutti non potevano fare a meno di ammirarla per la sua spiccata intelligenza.
Simona Sue non era solo brava a scuola, conosceva anche otto lingue, fra le quali l’arabo e il cinese. Suonava il pianoforte, dava una mano nei canili di Milano e nel tempo libero prestava il suo volto per gli spot pubblicitari. Perché Simona Sue, oltre ad essere intelligente e altruista, era anche una ragazza veramente bellissima. Aveva lunghi capelli biondi che profumavano di fiori di primavera, un po’ ribelli, ma che lei soltanto, con maestria, sapeva tenere raccolti con un cerchietto rosa. Aveva due occhi azzurri come il cielo terso d’estate, una pelle diafana come la neve d’inverno e una delicata spruzzata di lentiggini rosse come le foglie autunnali.
Simona Sue era perfetta: la figlia che tutti vorrebbero avere, la studentessa a cui tutti vorrebbero insegnare, l’amica con cui tutti vorrebbero andare in giro. Lei era speciale e presto avrebbe scoperto di esserlo ancora di più.

Questa storia iniziò così, in una calda giornata estiva, quando il suono prolungato del citofono risuonò fastidioso in un piccolo appartamento della periferia nord di Milano.
Una testa bionda si alzò pigramente dal divano su cui riposava.
« Ma chi cavolo è che disturba? »
Il suono del citofono non parve voler smettere. Inizialmente intenzionata ad ignorarlo, dovette cedere all'insistenza di quel rumore che le trapanava le orecchie e così la proprietaria della testa bionda si alzò elegantemente dal divano, avviandosi verso l'ingresso di casa; allungò la mano verso la cornetta del citofono e con una voce dolce e soave rispose.
« Sì? »
« C’è Gigi? »
« No! » rispose perplessa Simona Sue, domandandosi chi cercasse lì suo padre. I suoi, ormai, avevano divorziato da parecchi anni e lo sapevano tutti.
« E la Cremeria? »
Prima che la ragazza, alterata, riuscisse a proferire parola, sentì delle risate in sottofondo e poi nulla più. Sbatté rabbiosa la cornetta cercando di evitare di muovere i muscoli della faccia, dato che pochi minuti prima aveva applicato una maschera che avrebbe rischiato di rovinarsi con qualsiasi movimento facciale inappropriato. Imprecando contro la stupidità della gioventù, si risistemò sul divano rimettendosi le fette di cetriolo sugli occhi e cercando nuovamente di rilassarsi.
Il citofono, però, non era intenzionato a lasciarla in pace. Infatti, pochi secondi dopo, ricominciò insistente a suonare.

Un uomo molto basso e con i capelli canuti spettinati tentava invano di raggiungere il tasto di un citofono.
« Perchè diavolo li mettono così in alto? » borbottò fra sé, imprecando mentalmente.
Quando finalmente riuscì a pigiarlo, con l'aiuto di un pezzo di ramo che era caduto da un albero lì vicino, vi si attaccò come una sanguisuga nella speranza di trovare in casa chi cercava. Una voce, che di familiare aveva ben poco, rispose al citofono al quale l’uomo aveva avvicinato il più possibile l'orecchio per sentire meglio nel trambusto dell'ora di punta serale e quasi cadde all'indietro stordito quando la sentì.
« Non c'è né Gigi, né la Cremeria e questi sono scherzi ormai superati. Vi consiglio di piantarla se non volete che scenda e vi pigli a badilate sui denti » sentì ringhiare dall'altra parte dell'apparecchio, prima che il rumore della cornetta sbattuta con violenza interrompesse l'invettiva.
Malauguratamente, l'uomo si rese conto di aver pestato il ramo, di averlo spezzato e di non essere più in grado, quindi, di premere di nuovo il tasto.
Si guardò attorno, ma non trovò più nulla da usare.
Anche se si sentì sollevato di non risentire più quella voce, lo spaventava l'idea che quella iena ingrifata scendesse e se la prendesse con lui per un motivo che non aveva capito.
Sconsolato, si sedette sul ciglio del marciapiede, tenendo sotto controllo delle strane donne in fondo alla strada, che lo osservavano ammiccanti. Ricordavano quasi Silente e ciò gli metteva i brividi. Cercò di ignorarle voltando lo sguardo da un’altra parte, in modo da non dare loro alcun motivo per avvicinarsi. All'altro angolo della via, però, un gruppo di ragazzini stava tentando di sradicare un parchimetro.
“Che bel posto dove vivere” pensò ironicamente, indeciso se alzarsi ed andarsene, preoccupato di poter essere lui il prossimo parchimetro, ad essere inchiodato al suolo però.
Frugò nella tasca del suo panciotto alla ricerca del foglietto dove aveva appuntato la via e il numero civico dell'appartamento della sua sorellastra, per controllare se fosse il posto giusto dato che, nei pochi mesi in cui non era stato lì, sembrava tutto cambiato.

Viale Zara, 69*

La via era sicuramente quella: impossibile confondere quel grande viale; però l'immenso centro commerciale che vedeva poco più in là non se lo ricordava. Anche il numero civico era giusto e il cognome al campanello era quello esatto.
Rimase lì seduto per un bel po', con i muscoli tesi e la bacchetta stretta in mano, osservando i teppistelli che si avvicinavano pian pianino a lui, quando vide una figura familiare attraversare la strada e raggiungerlo.
« Filius, che ci fai qua fuori? » chiese la donna bionda stupita.
« Oh Mona, che piacere vederti. Entriamo in casa, qui non è sicuro » disse l'uomo incitandola ad entrare e osservando i ragazzi che erano a pochi metri da lui.
Mona si guardò attorno, cercando il pericolo che aveva inquietato Filius, ma tutto ciò che vide fu un branco di ragazzini che giocavano con un parchimetro e un gruppo di travestiti che si preparava per il loro lavoro serale.
Diede una seconda occhiata al gruppo di ragazzini che ormai si era avvicinato a loro.
« Ciao Mona! » la salutò quello che sembrava il più grande, probabilmente il capo.
« Oh, ciao Giovanni! » rispose lei quando finalmente lo riconobbe.
« Dunque è amico tuo questo. Lo tenevamo d'occhio, non ci sembrava un tipo molto a posto » disse il ragazzo soppesando velocemente Filius con un sopracciglio inarcato. « Ha uno sguardo da maniaco » concluse alla fine dopo la sua radiografia. « E noi non vogliamo che qualcuno importuni Mona o sua figlia, vero ragazzi? » chiese rivolto ai membri della sua banda, che dovevano essere poco più che maggiorenni.
Segni di assenso vennero da tutti gli altri, facendo sorridere la donna.
« Non vi preoccupate ragazzi, questo è Filius, il mio fratellastro ».
« Stai scherzando? Questa sottospecie di fungo mal riuscito è un tuo parente? »
Vitious gonfiò le guance per l'indignazione, ma non ribatté nulla, dato che i teppistelli avevano ancora un grande e pericoloso parchimetro da poter usare come arma.
La risata cristallina di Mona interrupe le immagini di morte precoce che gli si erano affacciate alla mente.
« Siete davvero molto gentili. La protezione che date a me e mia figlia ci fa molto piacere, e soprattutto è comoda in questa città ».
« Non ti preoccupare » disse Giovanni, raddrizzandosi e spingendo fuori il petto in una posa che doveva essere da super macho, ma che lo faceva assomigliare ad un ramoscello, vista la mancanza di muscoli con cui riempire la maglietta nera smanicata.
« Io mi preoccuperei, invece! » borbottò Filius fra sé.
« Ora dobbiamo salire che la cena è ancora tutta da preparare » intervenne Mona mettendo fine a quella dimostrazione di ego maschile, spingendo Vitious verso il portone d'ingresso.
Filius sospirò rincuorato, ma cercò di non darlo a vedere.
Entrò in casa osservando la sorellastra per nulla preoccupata di ciò che si trovava nella via in cui abitava e poi finalmente si ricordò di lei: la iena ingrifata che gli aveva urlato contro poche ore prima.
Il panico e la paura tornarono ad impossessarsi di lui.
« Ciao mamma! ».
« Sue, ma allora sei in casa! »
« Sì, perchè? » chiese Simona Sue, mentre faceva zapping alla televisione da cui non aveva staccato gli occhi.
« Allora perchè non hai aperto a tuo zio? »
« Quale zio? »
« Tuo zio Filius, quello dall'Inghilterra ».
« Ah, quello basso, capelli canuti spettinati, che veste male? Perché, è qui? »
« Se ti degnassi di alzarti, vedresti che non sono sola ».
Finalmente Simona Sue guardò oltre il divano su cui era sdraiata e un largo sorriso illuminò il suo volto grazioso quando notò che, effettivamente, lo zio Filius era in casa sua.
« Oh, carissimo zio Filius! Non sai quanto mi sei mancato! »
La ragazza si alzò di scatto e andò a stampargli un bacio su una guancia, facendolo arrossire come un succo di pomodoro.
« Perchè non gli hai aperto, allora? » le chiese di nuovo sua madre.
« Come avrei potuto aprirgli se non sapevo che era qui? » le domandò di rimando Simona.
« Ma non mi hai detto che hai suonato, Filius? » domandò Mona perplessa.
« Io ho suonato… sì. Ma mi ha risposta un ragazza molto arrabbiata che parlava di uno strano Gigi e della Cremeria, non ho capito bene ».
Vitious glissò sulla descrizione che poco prima Simona Sue aveva fatto su di lui, contrariarla in qualche modo poteva essere assai rischioso.
« Devi aver sbagliato citofono, possibile da quell'altezza. Perchè non hai cercato il campanello giusto a quel punto? »
Il rosso che colorava tutta la sua pelle, dall'imbarazzo si era trasformato in vergogna.
« Mi si è spezzato il rametto… » sussurrò tra i denti.
« Come? » chiese Mona che non aveva capito.
« Mi si è spezzato il rametto! » ripeté a voce più alta Filius.
« Quale rametto? »
« Quello che ho usato per premere il citofono » disse l'uomo facendosi, se possibile, ancora più piccolo.
Sia Mona che la figlia stavano tentando di non scoppiare a ridere in faccia al loro povero parente che aveva avuto solo la sfortuna di avere la statura di un bambino di dieci anni. Un bambino di dieci anni basso, per la precisione.
Del resto Filius non aveva colpa della sua altezza, però entrambe erano grate del fatto che Mona fosse sua sorella solo da parte di madre.
« Bene, direi che sia il caso di preparare la cena! » proferì Mona, cercando di togliere il fratellastro dall'imbarazzo. « Dimmi Filius, qual buon vento ti ha portato qui da noi in Italia? Ti aspettavamo per la fine di luglio, come al solito ».
Mona si avviò in cucina e, con estrema abilità, infilò nel forno le lasagne che aveva preparato in mattinata. Filius osservò rapito quello strano aggeggio babbano, domandandosi come avesse fatto la sua sorellastra ad adattarsi così bene alla vita senza magia. Durante le sue visite gli era sembrato che a Mona la magia non mancasse, ma era sicuro che non fosse la verità e sperava che quello l'aiutasse quando avrebbe cercato di convincere la sorellastra a tornare in Inghilterra.
Mentre le lasagne si scaldavano, Simona Sue apparecchiò la tavola creando simpatici animali artistici con i tovaglioli.
« Allora zio, come mai qua con un mese di anticipo? »
« Quest'anno è stato un vero inferno e un po’ di giorni di vacanza insieme alla famiglia mi servivano… » disse Vitious sedendosi goffamente su una delle sedie della cucina « I ragazzi ne inventano sempre di nuove per rendere a noi professori la vita impossibile. Quel Potter, poi... »
Mona inavvertitamente ebbe un sussulto sentendo quel nome, ma solo il fratellastro capì che aveva colto nel segno e così continuò.
« Potter ha rischiato la vita più volte, scapestrato che non è altro ».
« Cosa ha fatto? » chiese curiosa Simona Sue.
« C'è un gruppo di bulletti che lo perseguita, e lui è un testone, non può fare a meno di andare in cerca dei guai. Il boss di questa banda, poi, ce l'ha a morte con lui ».
« Oh! » esclamò Simona Sue stupita.
« Nulla di diverso dal solito, insomma » disse Mona condendo con più foga di quando volesse l'insalata.
« Questa volta è diverso! » proferì Filius «quei bulletti stanno diventando sempre più insistenti ».
« Ma la polizia in Inghilterra è così inefficiente? » domandò Simona Sue perplessa.
« La cena è pronta ».
Mona interruppe la conversazione prima che degenerasse. Tirò fuori dal forno le lasagne e lanciò un'occhiata al fratellastro che valeva più di mille parole.
Filius si sentì soddisfatto dall'effetto ottenuto e fissò con finta aria deliziata, ma neanche troppo finta, le lasagne che la sorellastra gli stava mettendo nel piatto.
Si sistemò il tovagliolo a mo' di bavaglio per evitare di sporcarsi ma, dopo aver preso la forchetta in mano, si accorse che il tavolo era troppo alto per lui. Sia Mona che la figlia lo stavano guardando sogghignando.
« Sue... »
Non fu necessario che Mona dicesse altro. Simona Sue si alzò con un sorriso sulle labbra e uscì dalla cucina, per ritornare poco dopo con tre cuscini.
« Grazie! » borbottò Filius rosso in volto.
« Di niente, se avessimo saputo prima del tuo arrivo avremmo preparato il seggiolone » sogghignò la ragazza, chiaramente divertita dalla sua battuta.
« Immagino che tu ti arrampichi ancora su una pila di libri per dominare i tuoi studenti dall'alto! » disse Mona ridacchiando insieme alla figlia.
« Sì, e puntualmente entro la fine della lezione mi hanno scaraventato giù almeno una decina di volte. Con Paciock in giro poi... » proferì Filius prima di interrompersi « Ve ne ho parlato vero? » Ad un cenno affermativo delle due continuò. « Con lui nei paraggi le probabilità raddoppiano ».
La serata passò in allegria, con Filius che raccontava alle ragazze aneddoti sui suoi studenti e con Mona e Simona che l'aggiornavamo su ciò che era successo loro in quegli ultimi mesi.
Quando la cena giunse al termine, Simona si congedò dai due e si avviò in soggiorno pronta a guardarsi una puntata dell'Isola dei Famosi. Filius fu grato a quello strano programma che aveva distolto l'attenzione della nipote, dandogli la possibilità di parlare da solo con la sorellastra.
« Mona » disse in tono serio, mentre la donna sistemava i piatti nella lavastoviglie « Non sono qui per una visita di cortesia… » proseguì controllando che Simona Sue fosse fuori dalla portata del sua voce.
« L'avevo intuito dai tuoi discorsi di prima ».
« La situazione sta precipitando velocemente ».
« E non mi riguarda » lo interruppe Mona insolitamente gelida.
« Sai che non è così, ma se vuoi ostinarti a credere che non ti riguardi, renditi almeno conto che anche Sue rischia questa volta ».
« Che c'entra Sue? » domandò Mona senza riuscire a celare la preoccupazione per la figlia.
« Lo sappiamo entrambi che Luigi non è il suo vero padre e lo sa anche lui, pensi che Tu-sai-chi non verrà a cercarla ora che sta tornando in possesso delle sue forze? »
« Dimmi, allora, cosa dovrei fare secondo te? Lasciarmi alle spalle tutto quello che ho costruito a fatica, per cosa? »
« La protezione di Silente » disse Filius pacato.
« Tu hai troppa fiducia in quel vecchio drogato di caramelle».
« Eri e rimani una Serpeverde con i controfiocchi. Immagino che lo sarebbe anche Sue, se facesse lo smistamento ».
« Non se ne parla nemmeno. Se ritorno in Inghilterra non manderò mia figlia ad Hogwarts. Ormai è troppo tardi perché vi possa accedere ».
« Dunque stai prendendo in considerazione l’idea di tornare? » domandò Filius con un sorrisino ironico.
Mona si morse il labbro inferiore irritata.
Quel piccolo nanerottolo sapeva diventare odioso quando ci si metteva, ovvero ogni volta che voleva convincerla a tornare in Inghilterra, ma quel giorno era più insistente del solito. Che ci fosse davvero qualcosa di cui preoccuparsi?

Simona Sue se ne stava spaparanzata sul divano, seguendo rapita il programma in televisione. La sua omonima, ma non bella quanto lei, presentatrice del programma, aveva appena annunciato la pubblicità proprio prima di rivalere il nome del prossimo escluso.
Sbuffando fece zapping alla ricerca di qualcos'altro, ma non trovando nulla decise di andarsi a prendere un bicchiere di spremuta.
Si alzò puntando verso la cucina, quando le parole dello zio le arrivarono alle orecchie.
« Dunque stai prendendo in considerazione l’idea di tornare? »
Sua madre non rispose e Simona Sue rimase in attesa.
« Può darsi ».
"Come può darsi?!" pensò Simona sconvolta "Cosa le passa per la testa di decidere senza consultarsi con me?"
« Forse in fondo questa potrebbe essere la scelta giusta da fare, » disse Mona mogiamente « però mai e poi mai manderò Sue a Hogwarts. Non voglio che lei sappia della magia né ora né mai! »
Simona Sue ebbe un sussulto, che fortunatamente i due non sentirono.
Stavano parlando di magia?
Oppure ci avevano dato giù di cola e rum?
« Pensi sul serio di poterglielo tenere nascosto per sempre? » chiese Vitious.
« Sì! » fu la risposta lapidaria di Mona.
« Mamma... »
La voce di Simona Sue fece girare entrambi e, mentre Mona impallidiva, un sorrisetto di vittoria si disegnava sulle labbra di Filius.
« Non ti ho insegnato che non si ascoltano le conversazioni degli altri? » domandò Mona brusca, cercando di celare la preoccupazione.
« Sì, l'hai fatto e mi hai anche insegnato che bisogna essere onesti con la famiglia. Dunque ora voglio la verità ».




continua...


* Viale Zara è il viale dove a Milano lavorano delle gentil donzelle, facendo il mestiere più antico del mondo.


*



Ed ecco a voi finalmente la comparsa di colei che tanto bramavate di incontrare.
La splendida e divina Simona Sue ha deliziato il mondo con la sua leggiadra presenza.
Vorremmo ringraziare di cuore LadySephiria per la sua recensione. Sì, noi due componiamo insieme attraverso il Sacro Msn con la partecipazione straordinaria (talvolta) del neurone che abbiamo in comune.
Se decidete di recensirci, noi non ci offendiamo mica. Se non si era capito, apprezziamo molto se voi commentate XD
A presto,
Seri&Pé

  
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