Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: e m m e    01/12/2011    7 recensioni
Quando sei in rotta con tuo padre, tua madre non ti capisce, i tuoi fratelli rischiano di non iniziare mai a percorrere la loro strada, e tu hai appena perso il lavoro, c’è solo una cosa che puoi fare: aprire la porta del Potion Master e chiedere aiuto.
Genere: Commedia, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Albus Severus Potter, Harry Potter, Lily Luna Potter, Severus Piton | Coppie: Lily Luna/Severus
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da Epilogo alternativo
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Parte III

 

Hey mumma, just look at me
I'm on the way to the promised land!
I'm on the highway to hell!
Highway to hell!
On the highway to hell”

AC/DC - Highway to Hell [Click]

 

Lily dipingeva con un pennello sottilissimo nella parte alta della vetrina del Potion Master.
Stava in bilico sopra una piccola scala traballante e aveva la lingua stretta tra le labbra, in completa concentrazione.
Aveva optato per il verde alla fine: lettere classiche, senza troppi fronzoli, perché sapeva che a Snape non sarebbero piaciuti affatto. In quel momento stava rifinendo il bordo delle lettere con una sottilissima striscia dorata. E il minimo movimento l’avrebbe fatta sbagliare.
« Lily Luna Potter! » sbottò una voce dietro di lei, facendola sussultare. Il pennello schizzò in alto, donando alla “M” una cicatrice che la attraversava da parte a parte.
Trattenne un’imprecazione e si voltò di scatto per gridare contro sua madre che giungeva come sempre nei momenti inopportuni.
« Mamma! »
« Sai da chi ho dovuto sapere che tuo fratello si è dimesso?! » le rinfacciò lei immediatamente, senza nemmeno farla scendere dalla scala o, se è per questo, fare caso al suo cipiglio battagliero.
« Non ne ho idea » rispose Lily con un sospiro afflitto, perché con sua madre non c’era alcuna possibilità di vittoria.
« Da tuo zio Percy. TUO ZIO PERCY! Ora, dimmi, costava tanto a te o ai tuoi fratelli inviarmi un gufo? »
« Credevo che ci avesse pensato James... » mentì Lily candidamente, mentre riacquistava il suo equilibrio scendendo sulla terraferma.
« Bugiarda! » la redarguì Ginny avvicinandosi e allungando le mani per sistemarle il colletto della giacca, tutta l’iniziale stizza trasformatasi in tenerezza davanti alla figlia che non vedeva da mesi.
Lily non aspettò altro e si precipitò ad abbracciarla.
« Lo sai che lavora anche lui qui? » le confessò con emozione nella voce.
Ginny le accarezzò la testa con le mani guantate, e Lily, la faccia immersa nei capelli della madre, la immaginò sorridere. « Lo so, cara... ma avrei preferito che facesse subito un provino. »
« Non cominciare anche tu! Sai bene che James non si allena con costanza da quasi tre anni! »
La donna allontanò da sé la figlia e la guardò a lungo. « Sei sempre più bella, Lily... ogni volta che tu e i tuoi fratelli fate prendere qualche colpo a vostro padre la tua salute migliora. »
« Non essere sarcastica! » si imbronciò la ragazza.
« L’avete combinata grossa... a quanto mi dice Ron, Harry è praticamente distrutto. Si aggrappa ad Albus come se fosse la sua unica ragione di vita. »
« Povero! » si infervorò Lily.
« Fai bene ad essere preoccupata » annuì sua madre con il volto serio.
« Guarda che io parlavo di Albus, non di Harry. Non sopporto più papà da quando te ne sei andata, e francamente ti capisco per averlo fatto: io sono fuggita da lui non appena ho avuto l’età legale per farlo! »
Lily piantò gli occhi su sua madre, poco più bassa di lei, certa che quel discorso le stesse per condurre verso il grande interrogativo della sua vita, e di tutta la sua famiglia: perché Ginny aveva lasciato Harry, ormai quasi sette anni prima?
Nessuno lo sapeva, a nessuno era stata detta la verità: gli unici a conoscenza di tutti i fatti erano i diretti interessati. E Lily ne era più che certa, perché una volta aveva versato del Veritaserum nel caffè di suo zio Ron, e lui aveva confessato praticamente qualsiasi cosa per due ore buone, ma non il perché della rottura dei suoi genitori.
Era stata in punizione per tutta l’estate per quello scherzetto. Ma ne era valsa la pena per scoprire che all’età di dodici anni suo padre e lo zio Ron si erano avventurati da soli in una tana di Acromantule e avevano guidato l’auto volante del nonno da Londra a Hogwarts. E pensare che a lei non permettevano nemmeno di prendere la patente!
Aveva sempre odiato il fatto che i suoi genitori glissassero sulle loro avventure per non spingere figli e nipoti ad emularli.
E aveva sempre odiato l’essere tenuta all’oscuro di un “perché” tanto ingombrante che pesava sulle teste di tutta la loro famiglia.
« A proposito! Non ti sembra che sia io che Al e James siamo abbastanza grandi per sapere finalmente perché vi siete lasciati? »
« Non cominciare, Lily. Lo sai che non voglio intraprendere questo discorso. »
« Merda, mamma! Siete due immaturi del cazzo! »
Ginny strinse le labbra e i suoi occhi si incupirono. « Non usare questo linguaggio davanti a me, signorina! »
« E nemmeno davanti a me » li interruppe una voce. Incredibile come Snape fosse sempre perfettamente puntuale nel fare la sua comparsa durante i momenti critici che viveva con i suoi genitori davanti alla porta del Potion Master.
« Non la pago per fare conversazione con i suoi innumerevoli familiari, signorina Potter. »
« Professor Snape! Buongiorno. »
« Non sono più professore da qualche anno, signora Potter. »
Ginny gli sorrise appena. « Non sono più la signora Potter da qualche anno, signor Snape. »
Rimasero a scrutarsi per qualche attimo, poi Ginny domandò: « Posso distogliere mio figlio dai suoi compiti per due minuti, se non le dispiace? »
Snape grugnì qualcosa e tornò dentro, seguito a ruota da Lily.
James era intento a levitare davanti agli scaffali più alti del negozio, con la bacchetta sollevata nell’atto di togliere la polvere dai ripiani, attento a non rompere nemmeno una delle preziose boccette di pozioni.
« C’è la mamma che ti cerca » lo avvertì Lily. « Esci solo un momento. »
James sussultò e una bottiglia di Amortentia oscillò pericolosamente. Lily era già pronta con le mani tese per afferrarla in caso di una caduta, ma grazie al cielo quella decise di rimanere in equilibrio.
In quel mentre entrò un cliente. James scese al piano terra e si incamminò fuori dalla porta con sguardo tetro e ragnatele nei capelli, Lily sorrise al nuovo venuto e Snape si diresse verso il suo studio a passo di marcia.
Era la prima volta che la lasciava da sola con un cliente e per un attimo alla ragazza mancò il fiato.
« Desidera? »
Se la cavò facilmente: l’acquirente era una ragazza che cercava una pozione per capelli molto forte, perché, come mostrò togliendosi un cappello, aveva tentato di farsi il colore in casa e adesso i suoi capelli erano di un bel verde brillante.
Lily decise di non dirle che avrebbe tanto voluto tingersi i suoi di quel preciso colore e le consigliò tre tipi diversi di misture. Alla fine la convinse a comprare quella di prezzo intermedio, anche se aveva tentato di propinarle quella più costosa. I risultati sarebbero stati pressoché identici, ma era pur sempre lì per vendere.
La giovane pagò e se ne andò, calcandosi il cappello fino a coprire le sopracciglia. Lily sorrise appena e si sedette sullo sgabello di legno.
Osservando all’esterno vide sua madre che stava ancora parlando con James, ma non sembrava affatto arrabbiata: gesticolavano entrambi e spesso sorridevano.
Forse tutto sarebbe andato per il meglio per James e sarebbe riuscito davvero ad entrare in una squadra, magari all’inizio come riserva, poi chissà...
Inoltre non sapeva quanto il fratello avrebbe ancora resistito nel negozio di Snape, visto quanto poco aveva sempre sopportato Pozioni a scuola.
Lily soffermò i suoi pensieri su Snape.
L’uomo era sempre taciturno, e arcigno, e lei aveva creduto che quella sorta di convivenza forzata con non uno, ma ben due Potter, sarebbe stata difficile e invece James si stava comportando in modo perfetto, obbedendo a qualsiasi ordine e facendosi in quattro per trovare un piano per procurarsi la mucosa del camaleonte.
In ogni caso non si stavano impegnando molto su quel progetto, dato che secondo Snape avrebbero dovuto lavorarci in due, e lei era ancora sotto attenta osservazione del mago.
Aveva iniziato a lavorare con lui a volte, e addirittura in un caso lui si era limitato a guardarla mentre preparava una Wolfsbane tutta da sola.
Lily aveva apportato piccole modifiche alla ricetta originaria, in modo da accorciarne i tempi di produzione, e lui aveva semplicemente annuito quando gli aveva spiegato quello che stava facendo. Non era certo un’esperta nel comprendere Severus Snape, ma in quel momento le era sembrato un tantino orgoglioso di lei. Certo, era probabile che si fosse fatta un’idea sbagliata e che in realtà l’espressione del mago avesse rivelato solo la noia che provava davanti ad un’adolescente che tentava di imitarlo nella sua arte, ma, be’, poteva anche sognare, no?
Sicuramente le cose erano migliorate dal tempo in cui l’aveva costretta a riordinare la sua infinita biblioteca.
« Lily... » la chiamò la voce di Snape, riportandola alla realtà.
Lily? Lily?!
Cioè, da quanto lui la chiamava per nome?
Ok, c’era stato un periodo della loro vita in cui si chiamavano per nome. Sì, quando lei aveva cinque anni, il moccio al naso e il comprendonio di un uccellino.
Allora lo poteva chiamare Severus e lui la chiamava Lily, lo ricordava bene. Ma adesso aveva diciotto anni, e fino ad allora avevano entrambi mantenuto la più stretta formalità.
« S-Sì? » saltò su lei precipitandosi nel laboratorio, consapevole di essere arrossita e al contempo incapace di trattenersi.
« Credo che lei possa dire a suo fratello di procedere con il piano che abbiamo concordato » disse lui, apparentemente concentrato nell’annotare qualcosa su una pergamena. La ragazza si accorse che stava leggendo per l’ennesima volta il libro che entrambi sapevano a memoria, ovvero quello che parlava dell’Eklepxis’ Elisir. A lato il manoscritto originario, in tedesco, era segnato da appunti in rosso cupo, qualcuno nella grafia di Snape, qualcuno in quella di Lily.
Dopotutto i  più abili pozionisti erano da sempre i Maghi tedeschi, e secondo l’uomo sarebbe stato meglio confrontare il manoscritto originario con la traduzione in inglese che avevano.(1)
Lily non sapeva una parola di tedesco, ma da un paio di settimane non faceva altro che studiare.
« Vuol dire che siamo pronti a partire!? » si emozionò lei allora, congiungendo le mani davanti al volto.
« No, voglio solo dire che non possiamo permetterci di perdere altro tempo. Dopotutto non sappiamo per quanto tempo quell’esemplare rimarrà in Inghilterra. »
Lily si fissò le scarpe, indecisa se porre o meno quella domanda che le ronzava per la testa, e che perlopiù voleva essere una conferma: « È proprio sicuro che per lei vada bene coinvolgere mio fratello, Albus voglio dire... »
« Ne abbiamo discusso a sufficienza, Lily. »
Di nuovo il suo nome. La giovane si trovò spiazzata, ma vedendo che Snape era perfettamente a suo agio, decise di nascondere la cosa come meglio poteva. Dopotutto non c’era niente di male, ed era quello che aveva sempre desiderato.
A lei piaceva Snape, le era sempre piaciuto, e lo trovava più interessante ogni giorno che passava con lui.
« Suo fratello è appena rientrato. Vada a controllare che non distrugga metà delle scorte. »
« Sì » rispose Lily con un sorriso.
« A proposito, ha dell’inchiostro verde sulla faccia. »
Lily scivolò via, passandosi le mani sul viso per cercare il punto in cui si era macchiata dipingendo.
Avrebbe voluto morire per il modo in cui era arrossita.
C’era qualcuno disposto ad ucciderla? Qualcuno che non fosse suo padre, ovviamente.

***

 

« Mettiamo le cose in chiaro: questa convivenza non può funzionare, ho bisogno di stare con Julie! Lo capisci? »
Lily si fissò le unghie, sovrappensiero. « Francamente no » disse.
« Senti Lily, io ti adoro, lo sai. Ma la mia ragazza vuole ucciderti: dice che sei una falsa, una calcolatrice senza un minimo di principi. »
« Davvero? » si interessò a malapena la ragazza. « Allora è molto più intelligente di quello che credevo. »
James si passò una mano sulla faccia, incapace di arrabbiarsi perché, be’, Lily era fatta in quel modo e nessuno al mondo avrebbe mai potuta cambiarla.
« Come vorresti fare allora? Ogni mese mi dai i soldi che hai guadagnato e ti fai mantenere da lei per i prossimi quattro anni? » domandò la sorella allora.
« No, cioè... »
« Lascia perdere James... piuttosto, quando arriverà Albus, cerca di non sembrare troppo colpevole! »
James aggrottò le sopracciglia e incrociò le braccia, irritato. « Io non sembro mai colpevole! Con chi credi di avere a che fare? E smettila di cambiare argomento! »
In quel momento suonò il campanello, e i due fratelli rinunciarono alla loro discussione.
Il piano era trascinare Albus dalla loro parte. A qualunque costo.
Lily si precipitò ad aprire la porta con un sorriso smagliante: adorava Albus da quando aveva cinque anni e lui le aveva permesso di cavalcare la sua scopa giocattolo, ed era davvero troppo tempo che non lo vedeva. Ma questo non le avrebbe impedito di raggiungere il proprio scopo, anche a costo di ricattarlo.
« Siete le uniche due persone che invitano qualcuno a cena chiedendogli di portare la cena » esordì lui entrando in casa e sfilandosi il cappotto marrone con la mano libera. Nell’altra teneva tre cartoni di pizza ancora caldi.
« Siamo a corto di soldi » spiegò James.
« E tu perché vivi ancora qui? Credevo che volessi andare ad abitare con Julie! » Albus posò le pizze sulla tavola e si voltò verso il fratello maggiore con un sorrisetto.
« Uh » disse James. « Abbiamo deciso che per adesso è meglio rimanere così. »
« Ovvero, continui a farti schiavizzare dalla tua sorellina » annuì Albus ridendo.
A Lily non era sfuggita la smorfia di disapprovazione comparsa sulla faccia di Albus, quando aveva pronunciato il nome della ragazza di James: evidentemente nemmeno lui la riteneva all’altezza del fratello.
« Allora? Lavorate entrambi con Snape, eh? Papà sembra impazzito... giuro che non lo riconosco più! »
Lily decise di non commentare l’affermazione del ragazzo e si limitò a prendere tre bottiglie di succo di zucca dal frigorifero, più una di coca-cola. Adorava mescolare la zucca con la coca-cola.
James la guardò disgustato. « Fai ancora quell’orribile intruglio?! » la interrogò, con una smorfia.
Lily gli fece una linguaccia e si sedette.
I tre ragazzi aprirono i cartoni delle pizze e Albus con un colpo di bacchetta le tagliò a triangoli, in modo che non dovessero usare le posate.
« Adoro mangiare così! » esclamò James con un gemito di soddisfazione, mentre addentava la sua pizza al triplo formaggio.
« Ovvero come Julie non ti permetterebbe mai di fare... scommetto che lei la pizza la mangia su piatti, con tovaglioli e posate. Oppure non mangia la pizza? È una di quelle persone che mangiano solo insalata? »
« Si chiamano vegetariani Lily, e dal punto di vista medico sono perfettamente in salute... certo, magari non conoscono il piacere di un pollo fritto, ma... »
« Andate, umpf, a cagare! » biascicò James cercando di offenderli senza smettere di masticare, e osservandoli ridere di gusto.
Per un po’ nessuno dei tre parlò, e si limitarono a mangiare come se ne andasse delle loro vite.
Poi Albus disse: « Com’è Snape? »
« Terrificante! » rispose subito il fratello posando la sua fetta di pizza, evidentemente contento di poter parlare male del suo datore di lavoro, per una volta. « Se ne sta tutto il giorno tra i suoi ingredienti per le pozioni; anche se è una bella giornata non apre le finestre e non lascia entrare l’aria. Poi è sempre così silenzioso, arcigno e scorbutico... Non lo so, è una persona che non riesco a capire! »
« E tu Lily che ne pensi? »
Lily si tirò indietro i capelli, distogliendo lo sguardo dal minore dei suoi fratelli. « È ok » disse, senza lasciar trasparire alcuna inflessione nella sua voce.
« Ok?! Tu dici che Snape è ok? Ma siamo sicuri che lavoriate nello stesso negozio?! E, a proposito, come avete convinto quell’uomo ad assumervi? »
James e Lily si guardarono, rendendosi conto che era davvero arrivato il momento di mettere le carte in tavola.
« Ecco... » iniziò James allontanando il cartone della pizza ormai vuoto. « Per quanto riguarda Lily, a quanto ho capito, era lui che cercava un aiuto nel negozio... ma per quanto riguarda me, abbiamo dovuto fare un patto. »
Albus li fissò alternativamente. Al di là degli occhiali i suoi occhi verdi brillavano di aspettativa.
« Avete venduto le vostre anime! » esclamò alla fine.
Lily sbuffò, incredula che anche il fratello più intelligente fosse così ignorante.
« Ma perché ce l’avete tutti con l’idea che Snape se ne vada in giro a rubare l’anima alla gente!?»
« Non ho detto “rubare”, ho detto “comprare”. »
« È uguale! »
« La volete finire, voi due?! » si intromise James tirando uno scappellotto sulla nuca ad Albus.
Il giovane lo guardò male, ma si zittì.
« Senti, bando alle chiacchiere, abbiamo bisogno del tuo aiuto » esplose Lily a quel punto, decidendo che prima la patata bollente fosse stata lanciata, prima si sarebbe raffreddata.
Albus si passò una mano tra i capelli, appoggiandosi allo schienale della sedia: sembrava scocciato. « Chissà perché, me lo aspettavo. »
« Per Godric! Il ragazzo ha poteri divinatori! » quasi gridò James per alleggerire l’improvvisa tensione.
« Adesso non fare l’idiota, e raccontagli com’è andata. »
« Sì, James, adesso non fare l’idiota, e raccontami quanto lo sei stato per convincerlo a farti assumere. »
James fece una smorfia, ma alla fine vuotò il sacco davanti ad un sempre più perplesso Albus Potter. Lily si limitò a guardarli, cercando di scoprire se il fratello fosse stuzzicato dall’idea di compiere qualcosa di illegale.
In effetti il giovane mago sembrava abbastanza coinvolto, ma la ragazza sapeva bene che tutta l’improvvisa - e ancora leggera - eccitazione sarebbe scomparsa non appena Albus avesse saputo quale sarebbe stata la sua parte in tutto il piano.
No, non gli sarebbe piaciuto affatto.
« Fatemi capire bene » disse Albus con tono di voce piatto, una volta che James ebbe finito il suo racconto. « Siete pronti a fare qualcosa di illegale, che potrebbe farvi finire in prigione, che potrebbe rovinare le vostre vite per sempre, pur di lavorare con Severus Snape. E tutto questo solo per fare un torto a papà? »
« No! » protestò Lily.
« Sì! » annuì James, per poi fissare la sorella in cagnesco.
« A te piacerà anche lavorare in quella topaia » spiegò con lieve disgusto nella voce. « Ma io lo faccio solo per convincere papà a lasciarmi vivere la mia vita come mi pare e piace. »
« Davvero molto maturo da parte tua James... » Albus si tolse gli occhiali e si passò stancamente una mano sugli occhi. « Mi chiedo come tu abbia potuto lavorare due anni come Auror. Non c’è niente in te di un Auror » poi fece una pausa, sospirando. « E che cosa dovrei fare? »
Lily lo guardò con allegria. « Dunque » disse. « Ti ricordi di Blanche Moore? »
Albus impallidì vistosamente. Era ovvio che si ricordasse della sua stalker personale, una Corvonero mezza squilibrata che per sette anni della sua vita non aveva fatto altro che pedinarlo ovunque andasse nel vago e irrealizzabile sogno di sposarlo, avere con lui una nidiata di bambini e andare a vivere in un castello delle favole.
Per il ragazzo era stata una continua, infinita tortura.
« Ecco, Blanche ha preso il dottorato in Cura delle Creature Magiche, ed è stata convocata per prendersi cura del camaleonte che serve a noi. »
« E allora? » domandò Albus, sempre più pallido.
« E allora... per entrare nella stanza dove è tenuto è necessario avere la bacchetta di Blanche o quella di una guardia del piano in cui si trovano gli animali confiscati. »
I tre fratelli si guardarono, mentre Albus lentamente acquisiva consapevolezza della parte che avrebbe dovuto svolgere in quella faccenda.
« Potete scordarvelo! » sbottò a quel punto, sobbalzando sulla sedia. « Non mi porterò a letto Blanche Moore perché voi possiate ottenere la vostra bava di lucertola! »
« Mucosa di camaleonte albino » lo corresse Lily. « E non dovresti portartela a letto, dovresti solo uscire con lei, farla bere un po’, portartela a casa, farla bere un altro po’ e versare nel suo bicchiere questo sonnifero » la ragazza estrasse dalla tasca dei jeans una boccetta di liquido trasparente. « Ti giuro che non ricorderà nulla di nulla. »
« MA IO SÌ! » gridò Albus saltando in piedi. « E voglio ricordarvi che io sono f-i-d-a-n-z-a-t-o »
Lily roteò gli occhi scocciata.
« E non era necessario ricordarcelo, dato che praticamente lo sappiamo solo io e lei in tutto il mondo. A parte Teddy, ovviamente » si accigliò James rivolgendo uno sguardo seccato al fratello.
« A proposito » aggiunse la ragazza a quel punto. « Quando hai intenzione di dirlo a Harry? Insomma, nostro padre non vivrà in eterno... vuoi che muoia chiedendoti quando ti sposerai e sfornerai i suoi nipotini? »
« Non ricominciare con questa storia! » il tono di Albus si avvicinava pericolosamente all’isterico.
Regola numero uno per avere una conversazione civile con Albus Severus Potter: mai citare la sua omosessualità e suo padre nella stessa frase.
« Seriamente Al, quando pensi di parlarne a papà? »
« Tu sta’ zitto! » inveì lui. « Hai avuto le palle di dimetterti da un lavoro che ti faceva schifo solo due settimane fa! »
Lily fu d’accordo e annuì in direzione del maggiore.
« Allora fallo dire a me: quando pensi di parlarne a Harry? »
Albus iniziò a passeggiare nervosamente nella stanza, cercando di guardare da qualsiasi parte tranne che verso i suoi fratelli.
« Lo sapete che quello che desidera per noi è un buon lavoro, una buona moglie - o marito, Lily - e tanti marmocchi. Non posso dirgli che ho una relazione con il suo figlioccio, che tra parentesi è dieci anni più grande di me!  Non posso proprio! Ne morirebbe, dopo tutto quello che gli avete fatto passare voi! »
« Ehi! Ora non mettere in mezzo noi! Potevi dirgli che sei gay quando lo hai scoperto: al secondo anno! » protestò James alzandosi a sua volta.
« Merlino... quando fai così sembri proprio una checca isterica! » sibilò Lily osservando Albus con disapprovazione. Poi si rivolse al maggiore « Sai quello che dobbiamo fare. »
James si voltò verso la sorella stringendo le labbra in un sogghigno « Purtroppo è necessario, hai ragione. »
« Di che cazzo state parlando?! »
« Visto che tu non hai intenzione di dirglielo, ci penseremo noi... Dov’è che hai messo la polvere volante, sorella? »
« NONONONO! Non ci pensate nemmeno! » ansimò Albus correndo verso il fratello e cercando di fermarlo mentre rovistava in giro in cerca del barattolo con la polvere.
« È per il tuo bene, Al... vedrai che poi sarà tutto più semplice, e Teddy rimarrà con te nella buona e nella cattiva sorte! »
« Giuro che ti strozzo, Lily... » piagnucolò lui estraendo la bacchetta.
« Via via... non c’è bisogno di essere violenti » lo redarguì James, strappandogliela dalle mani.
« Però, se proprio vuoi che manteniamo il segreto ancora per un po’, c’è sempre un appuntamento con Blanche Moore che ti aspetta... » disse Lily in tono insinuante.
Albus, il volto arrossato per l’improvviso panico, si calmò all’istante, rendendosi conto che i suoi fratelli puntavano a quello e solo a quello.
« Siete due stronzi. E tu » e puntò il dito verso James che sorrideva divertito. « Tu avresti dovuto finire a Serpeverde! »
Poi sospirò afflitto e, come Lily era certa che accadesse, domandò: « Per quando avete previsto questa tortura? »

***

 

Lily attendeva con le mani ficcate nelle tasche, esattamente sotto la finestra della stanza di Albus.
James era poco lontano e osservava dalla vetrata del salotto che Harry non decidesse proprio in quel momento di salire al piano di sopra e entrare nella stanza del figlio.
La ragazza non si soffermò sulle eventuali pene che il povero Albus stava passando in compagnia di Blanche. Già li aveva visti insieme in un locale nel centro di Londra, dato che avevano optato per un pedinamento discreto, nel caso in cui Blanche avesse deciso di rapire Albus e sposarlo in gran pompa. Quella donna era completamente pazza e ogni volta che Albus le rivolgeva la parola sembrava sul punto di svenire.
Se suo fratello non fosse stato già gay, una serata con Blanche Moore lo avrebbe definitivamente spinto verso l’altra sponda.
Lily guardò nervosamente l’orologio: erano quasi le undici, e se fosse passato ancora molto tempo la copertura di James sarebbe crollata.
Stava proprio rimuginando su un ipotetico piano B, quando la finestra di Albus finalmente si aprì, e dall’alto le piovve tra le mani il Mantello dell’Invisibilità di suo padre, con la preziosa bacchetta di Blanche avvolta dalla stoffa.
La voce di Albus la raggiunse mentre se ne stava già andando verso James. « Mi devi un favore Lily Luna Potter. »
Lily sorrise all’oscurità e trascinò fuori dal giardino il fratello maggiore.
« Fatto? » domandò lui sussurrando.
« Fatto. Ora andiamo! » poi si fermò. « James, sei proprio sicuro che ti lasceranno entrare? »
« E tu sei proprio sicura di sapere come prendere quella maledetta bava? »
« Sì... Snape mi ha spiegato come fare, voglio solo accertarmi che tu sappia in che cosa ci stiamo cacciando. »
James la guardò malissimo. « Di preciso chi di noi due sa davvero in cosa ci stiamo cacciando?! » protestò con un ringhio.
Lily sospirò e senza rispondere si Smaterializzò davanti al Ministero.
Pochi secondi dopo, accanto a lei comparve James, la fronte aggrottata e un velo di sudore freddo su tutto il volto.
« Pronto? » chiese Lily.
La strada era piena di Babbani, ma nessuno faceva caso a loro, perché erano molto vicini all’entrata per dipendenti del Ministero.
« Per niente » rispose James con un sospiro, osservando la sorella che indossava il mantello dell’invisibilità.
« Allora vai. »
Quando entrarono, un uomo in uniforme si parò davanti a loro, senza lasciare fare un ulteriore passo a James. Lily, protetta dal mantello, andò alle spalle della guardia e rimase immobile.
L’uomo aggrottò le sopracciglia. « Signor Potter! Credevo che si fosse dimesso! » esclamò stupito.
« Uh... infatti è così » spiegò James con un sorriso. « Ma sono venuto a trovare Nigel, del Reparto Regolazione; ha il turno di notte, no? »
Il mago osservò una cartella sfogliando un paio di pagine e, quando trovò il nome che cercava, sollevò la testa e annuì con un sorriso appena accennato.
« In effetti ha appena iniziato, ma non sarebbe proprio ortodosso che lei... »
« Suvvia Jonathan! » se ne uscì allora James, stampandosi in volto uno dei suoi sorrisi più calorosi. « Rimarrò solo cinque minuti... gli ho portato un termos di caffè, altrimenti si potrebbe addormentare da un momento all’altro! Sa anche lei come è fatto... »
Poco mancò che il ragazzo gli strizzasse l’occhio. Lily trattenne un sospiro divertito mescolato all’ansia, che ogni secondo in cui rimanevano bloccati lì all’ingresso rischiava di salire.
Jonathan, evidentemente compiaciuto che il figlio di Harry Potter ricordasse il suo nome, tentennò qualche altro secondo, forse per salvare le apparenze - perché a parere di Lily aveva già deciso di farlo passare - e infine accettò.
« D’accordo signor Potter, ma non più di cinque minuti! »
« La ringrazio tanto Jonathan! E mi saluti la sua bella moglie e i bambini. »
La guardia sgranò gli occhi e parve ancora più compiaciuto. « Non mancherò! » rispose, esaltato.
James si allontanò verso l’ascensore che li avrebbe portati ai piani superiori e, mentre camminavano silenziosamente, Lily sussurrò: « Come facevi a sapere che è sposato? »
« Mi sembrava di ricordare qualcosa dall’ultima festa di Natale. »
« Sei un incosciente! E se avessi sbagliato?! »
« Ma non ho sbagliato... adesso sta’ zitta. Ti devi fermare al piano numero cinque, io al dodici. Ricordi quale è la porta? »
« La quinta sulla destra » sbottò Lily. « È la decima volta che me lo chiedi. »
« E te lo chiederei anche un’altra volta se l’ascensore non fosse arrivato. Hai dieci minuti. »
Lily gli fece il verso, ma ovviamente lui non potè vederlo, poi la ragazza uscì dall’ascensore e si trovò nel corridoio buio del piano riservato alla confisca e controllo di oggetti e animali magici pericolosi.
Da sotto il mantello sussurrò « Lumos » e lentamente fece uscire la punta della bacchetta dalle pieghe della stoffa.
Il corridoio sembrava assolutamente libero da guardie.
James si era discretamente informato e aveva scoperto che su quel piano passava un mago a controllare ogni mezz’ora, essendo un periodo molto fiacco per il dipartimento, quindi Lily aveva meno di un quarto d’ora per trovarsi davanti alla porta dell’ascensore. Dieci minuti, a sentire suo fratello.
Sospirò e iniziò a contare le porte, fino a che non si trovò davanti la numero cinque alla sua destra.
Accanto ad essa c’era un piccolo foro in cui avrebbe dovuto infilare la bacchetta di Blanche. Lily deglutì e la tirò fuori dai jeans. Quando la prese in mano uscirono piccole scintille rosse dalla sua punta e lei si guardò intorno spaventata.
Nessuno in vista.
Trattenendo il respiro, spinse il legno dentro al forellino e attese che la porta si aprisse.
Rischiò di lasciarsi prendere dal panico quando non accadde assolutamente niente.
Rimase immobile per circa dieci secondi, ad ascoltare il suono del suo respiro affannoso, prima di decidere di provare una seconda volta.
Forza Lily, non è la fine del mondo, pensò deglutendo saliva che non aveva più.
Non appena ebbe estratto la bacchetta per tentare di inserirla di nuovo, la serratura della porta scattò e lei potè abbassare la maniglia con espressione incredula sul volto.
Si sarebbe messa a piangere per il sollievo quando entrò nella stanza e le torce si accesero automaticamente.
Rinfoderò la bacchetta di Blanche e sussurrò « Nox » per spengere la propria. Allora si guardò intorno.
La stanza era rettangolare e al centro c’era un tavolo bianco e pulito su cui si trovavano alcuni strumenti per la cura degli animali.
Invece lungo le pareti erano appese decine di gabbie, quasi tutte vuote in effetti, e la ragazza iniziò subito a cercare il rettile per il quale si era cacciata in quella spiacevole situazione.
Non ci volle molto tempo, e finalmente scorse il camaleonte albino aggrappato ad un ramo di legno piantato in verticale in una delle gabbie. Una delle più grandi, a ragion del vero.
Lily indossò i guanti di pelle di drago sopra quelli più leggeri che già indossava per evitare di lasciare qualsiasi traccia del suo passaggio. Stringendo la propria bacchetta tra i denti, aprì lentissimamente la gabbia e prese il camaleonte tra le mani. Per fortuna l’animale non fece alcuna resistenza, e si immobilizzò tra le sue dita.
Lily lo posò sul tavolo e si allontanò di qualche passo, tenendolo d’occhio. Poi si frugò di nuovo nella tasca e tirò fuori un barattolino con alcune cavallette all’interno.
Lo aprì e le lasciò libere.
Pochi secondi dopo gli occhi del camaleonte si separarono, andando ad osservare gli animaletti che saltellavano attorno a lui. Lily aveva la bacchetta pronta in mano e attendeva solo il momento giusto.
L’animale aprì la bocca e fece sporgere un po’ la lingua, poi, all’improvviso, questa schizzò verso una delle cavallette. Fu in quel momento che Lily pensò Petrificus Totalus, puntando la propria arma verso il Camaleonte.
Per fortuna era sempre stata abbastanza abile con gli incantesimi non verbali.
La lingua si bloccò a metà strada, rimanendo dritta e immobile nell’aria, gocciolante di quella bava vischiosa così tanto importante.
Lily, trattenendo un moto di gioia che si sarebbe volentieri risolto in un grido, si avvicinò con una fialetta già aperta e una piccola spatola di legno con cui raccolse tutta la mucosa che riuscì a far colare dalla lingua.
Cinque minuti dopo, senza riuscire a smettere di sorridere, usciva quatta quatta dalla stanza.
Non si arrischiò ad accendere la luce mentre si incamminava verso l’ascensore e quando le porte si aprirono lei era lì davanti da appena qualche secondo.
« Lily? » sussurrò James cercando di scorgerla davanti a lui.
Lily fece un passo avanti e rispose « Ce l’ho fatta James! È proprio qui nella mia tasca! »
E se James avesse potuto vedere il suo sorriso avrebbe detto che le si stava deformando la faccia.
« Perfetto! » bisbigliò lui altrettanto emozionato. « Adesso andiamo a restituire la bacchetta ad Albus, prima che decida di uccidere Blanche e disfarsi del corpo senza coinvolgere anche noi. E se riusciamo ad arrivare a Natale senza essere arrestati, mi devi una Burrobirra. »

 

***

James spalancò gli occhi di scatto quando per poco la sua fronte non andò a sbattere contro il legno del bancone del Potion Master. Osservò con occhio assonnato l’orologio appeso alla parete sopra la porta d’ingresso: segnava le nove in punto.
Era domenica, e l’unico posto in cui avrebbe dovuto trovarsi alle nove di domenica mattina era il suo letto. Possibilmente in compagnia di Julie.
Lanciò un’occhiata di sbieco alla porta alle sue spalle, chiusa da quasi tre giorni.
La sera prima aveva provato ad entrare per sentire se i due pozionisti avessero bisogno di qualcosa. Acqua, cibo, carta igienica, una vita vera. Ma Lily gli aveva lanciato addosso una boccetta di vetro che si era fortunatamente infranta solo sul legno della porta ormai chiusa.
Da quel gesto James aveva capito che la situazione non procedeva per il meglio e aveva prudentemente evitato qualsiasi tentativo di entrare di nuovo nel laboratorio di Snape.
Il fatto che Lily si prendesse tutte quelle libertà con lui, quasi fosse un vecchio compagno di scuola, lo lasciava basito e perplesso. I due avevano iniziato a darsi del tu e chiamarsi con il nome di battesimo, con una naturalezza che a lui non sarebbe mai sorta.
Non poteva certo biasimare la sorella, dato che Snape era l’uomo che popolava le loro storie di bambini, insieme alla miriade di eroi di guerra che il nonno inseriva nei vari racconti. Tutti sembravano avere un occhio di riguardo per Severus Snape, come se la sua storia fosse speciale.
Per Lily lo era sempre stata. James sapeva bene quanto la sorella ammirasse Snape, e quanto avesse sempre voluto avere un rapporto più stretto con lui.
Ma era stato il mago ad allontanarsi dalla loro famiglia e nessuno aveva ancora capito il perché. E allo stesso modo nessuno aveva tentato di fargli cambiare idea: ben poche persone avrebbero osato tentare di far cambiare idea a uno come lui.
Ma Lily aveva sempre provato a stabilire un contatto: le lettere spedite nel corso degli anni erano solo un esempio, e il culmine lo aveva raggiunto iniziando a lavorare con lui.
Adesso sembravano grandi amici - se questa definizione poteva essere attribuita a Snape - e James, forse, si sentiva un po’ escluso.
Sospirò, appoggiandosi al bancone con i gomiti e chiedendosi perché il mago si ostinasse a tenere il negozio aperto anche la domenica, dato che i clienti erano ancora più rari del normale.
La noia, il sonno e quella leggera inquietudine di fondo dovuta all’onnipresente ricordo dell’azione illegale compiuta quattro notti prima, furono interrotti dall’entrata nel negozio di un volto noto.
« Scorpius! » esclamò James, sorpreso e lieto al contempo.
« Ciao James... » esordì il nuovo venuto, coprendo con la sua voce il suono tintinnante del campanello che Lily aveva posto sopra la porta settimane prima. « Allora è vero che lavori per Snape! »
Sul volto dell’amico James potè scorgere un ghigno divertito, come se si stesse godendo qualcosa alle sue spalle.
« Per mia scelta e in assoluta spontaneità » replicò James mettendo le mani avanti.
« Cos’è? Sei obbligato a dirlo per contratto?  Come ti è venuto in mente di lavorare per Snape? »
James fece spallucce. « Volevo far incazzare mio padre. »
« Avresti potuto sposare la figlia di un nemico storico. Ti garantisco che è infallibile. »
James rise. « E come sta la mia rossa preferita? » domandò all’amico.
Scorpius si passò una mano tra i capelli, biondi come quelli del padre ma un po’ più lunghi di come li portava lui alla sua età. « Mah... è in uno di quei momenti femminili, gli ormoni, non so! »
« Rose è in ottime mani con te, l’ho sempre detto io. Ma cosa sei venuto a fare qui? Se vuoi una bottiglia di acqua ossigenata per mantenere il tuo biondo naturale puoi andare in una farmacia Babbana. »
Scorpius rise in modo fasullo, come se la battuta lo stesse annoiando a morte. « Volevo solo passare a trovare Lily, non la vedo da decenni. E tua madre mi ha chiesto se oggi pomeriggio siamo disponibili per un allenamento. A proposito... quando ti decidi ad iniziare a prepararti per il provino?! »
« Fammi capire! Tutti sono convinti che voglia fare questo cavolo di provino per i Cannoni, ma se io volessi lavorare qui per il resto della vita? »
Scorpius lo fissò con sguardo scettico e le labbra arricciate.
James sorresse per qualche attimo quello sguardo, poi cedette. « Ok, per oggi pomeriggio dovrebbe andare bene... »
« Ottimo! E adesso dimmi dov’è la mia donna ideale se non avessi trovato Rose! » se ne uscì il ragazzo con un sorriso, guardandosi intorno.
James con il pollice indicò la porta alle sue spalle. « È chiusa là con Snape da tre giorni » fece una breve pausa, meditando, poi chiese: « Credi che lui sia il tipo da uccidere qualcuno, occultarne il cadavere e partire per le Bahamas senza che nessuno lo scopra mai? »
« Naturalmente. Ma stanno figliando là dentro?! » sbottò Scorpius infastidito. « Non sono abituato a perdere il mio tempo! »
« Merlino! Non dirlo mai più! È di mia sorella che stai parlando! »
Scorpius incrociò le braccia sul petto, mostrando i denti. « Potrei raccontarti delle cose sulla tua sorellina che... ma no, meglio lasciarti puro e immacolato come sei. »
James si tappò le orecchie con disgusto. Nonostante Scorpius fosse uno tra i più grandi amici di Lily, per il fratello era sempre stato un problema convivere con il fatto che entrambi fossero Serpeverde e che condividessero lo stesso dormitorio, gli stessi amici, le stesse abitudini.
Lui ricordava Lily come la sorellina che pettinava i capelli ad Albus nel sonno e gli faceva le treccine con la magia. Non voleva sapere nient’altro di Lily e di eventuali notti passati in eventuali camere da letto di eventuali uomini. Proprio niente.
E l’immagine mentale che era sorta spontanea al commento di Scorpius non lo avrebbe aiutato ad addormentarsi serenamente quella sera. Proprio no.
« Be’, io entro » annunciò Scorpius.
« Morirai » disse James, facendosi comunque da parte per farlo passare nel retro.
« Il rischio rende più allegra la vita. »
« Tua moglie sta per partorire... quale rischio vuoi che ti renda più allegra la vita? »
Scorpius sembrò pensarci su qualche attimo. « Forse hai ragione. »
Ma nonostante questo spinse la maniglia e spalancò la porta.

« Ti ho detto che secondo me la traduzione è sbagliata! Nel testo originario ci sono molte lacune e nessuno ha provato a riprodurre la pozione per almeno cento anni. Io dico che dobbiamo mettere due gocce e non una. »
Snape si portò le dita agli angoli degli occhi, mimando estrema insofferenza. « Ti rendi conto che se stai sbagliando salteremo tutti in aria? »
« Hai detto anche tu che sei nel dubbio. »
James diede un’occhiata alla stanza piena di fumo e di calore asfissiante. Nemmeno se lo avessero pagato avrebbe messo piede lì dentro.
Scorpius non sembrò farci caso e fece un passo all’interno.
Lily e Snape, che si stavano fronteggiando con cipiglio battagliero, si voltarono entrambi verso la porta. La ragazza sembrava pronta a compiere un omicidio e James preferì non spostare gli occhi sul mago, per paura di morire pietrificato dal suo sguardo.
Ma la smorfia di disappunto di Lily si trasformò in estasi quando scorse Scorpius.
« Scorp! » gridò saltandogli praticamente addosso e baciandolo con forza su una guancia.
« Piccoli pozionisti crescono, eh? » domandò lui stringendola in un abbraccio.
« Non mi riferivo a lei, signore » aggiunse incrociando lo sguardo di disapprovazione di Snape.
L’uomo roteò gli occhi. « Lo spero bene » disse, poi si avvicinò al ragazzo. « Come sta tuo padre? »
« Bene » rispose lui sorridendo. « Le manda i suoi saluti. »
« E Rose? Come sta la mammina? » si interessò Lily immediatamente, staccandosi dal ragazzo e facendo un passo indietro, verso Snape.
« Dio... non dirlo! Ancora non ha partorito, ancora non è una mammina, e io non sono un paparino. Ancora sono un uomo libero. »
« Non sarai mai un uomo libero dopo aver sposato una Weasley » lo redarguì Lily.
James si azzardò a fare un passo nella stanza, mentre il fumo e il vapore uscivano dalla porta aperta per perdersi nelle strade di Diagon Alley.
Scorpius si finse disgustato. « Dio, perché nessuno mi ha fermato quando ho detto sì?! »
« Tuo padre ci ha provato, a quanto ricordo » si inserì Snape con un ghigno.
« Nessuno vuole ricordarlo, grazie » fece Lily scoccandogli un’occhiata storta e divertita al contempo. Snape ricambiò.
James colse quello sguardo, e si spaventò. Non solo erano amici: erano amici complici.
Che cosa diavolo stava succedendo?
Scorpius rimase per un’altra decina di minuti, parlando del più e del meno, e quando se ne andò sembrò non essersi accorto di nulla. James fece finta di niente e prese un appuntamento per allenarsi quel pomeriggio, ma in realtà l’unica cosa che avrebbe tanto voluto fare era parlare con Albus e scoprire che cosa il suo cervello da Corvonero avrebbe tirato fuori da tutta quella storia.
Si stava preoccupando per sua sorella, e la cosa non accadeva da quando lei aveva compiuto undici anni e il Cappello Parlante l’aveva spedita tra i Serpeverde.

 

Fine terza parte

 

(1) Piccola licenza poetica: per quanto riguarda il Greco i tedeschi sono di gran lunga gli studiosi più accreditati del secolo scorso e credo anche di quello presente! Quindi abbinando il Greco alle Pozioni mi è venuto in mente di fare questo collegamento. Non ho idea se per la Rowling possa essere credibile o no.
Ma la Rowling ha anche ucciso Snape, quindi...

Note finali:
YAK! Devo ancora rispondere alla maggioranza delle recensione della settimana scorsa! Morirò! ç_ç
A parte questo, dato che per la seconda parte me ne sono dimenticata, sarà meglio specificarlo: Questo III Capirolo corrisponde al Prompt "Furto" del
Bingo_Italia.
Il II corrispondeva al Prompt "Dramma"...
Amore per la precisione Mode!ON.
Spero comunque che la storia continui a piacere, nonostante si stia sforando molto verso lidi strani...
Un bacio a chiunque passi di qui.
emme

  
Leggi le 7 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: e m m e