Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: e m m e    24/11/2011    9 recensioni
Quando sei in rotta con tuo padre, tua madre non ti capisce, i tuoi fratelli rischiano di non iniziare mai a percorrere la loro strada, e tu hai appena perso il lavoro, c’è solo una cosa che puoi fare: aprire la porta del Potion Master e chiedere aiuto.
Genere: Commedia, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Albus Severus Potter, Harry Potter, Lily Luna Potter, Severus Piton | Coppie: Lily Luna/Severus
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da Epilogo alternativo
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Parte II

 

How can I try to explain
When I do he turns away again
And it's always been the same
Same old story
From the moment I could talk
I was ordered to listen
Now there's a way and I know
That I have to go away
I know I have to go”

Cat Stevens - Father and Son [Click]

 

Lily abitava in un monolocale con un soppalco dove facevano bella mostra di sé un letto morbido e una piccola poltrona, su cui si rilassava e ascoltava la Radio Magica.
Il resto dell’ambiente era costituito da una piccola cucina, un tavolo con due sedie, un divano-letto abbastanza comodo e un ampio armadio. In un angolo aveva riposto la sua scopa con cui spesso aveva giocato insieme a James e Albus, ma che adesso giaceva inutilizzata da mesi.
Aveva ottenuto dal proprietario il permesso di ridipingere l’ambiente come preferiva, ma solo se avesse provveduto da sola alle spese.
Non si era lasciata scappare l’occasione e adesso le sue pareti verde chiarissimo la salutavano ogni mattina mettendole il buon umore, e gli arabeschi rossi che disegnava ogni sera lungo di esse erano come i suoi sogni, che le si staccavano dalla mente per diventare colore.
A Lily piaceva il suo monolocale, e non lo avrebbe scambiato con nessun’altra camera.
La finestra, ampia e ariosa, dava sulla strada molto trafficata, ma i rumori della città non la disturbavano, dato che abitava all’ultimo piano.
Aveva istallato una stufa in modo da poter comunicare tramite Metropolvere, anche se ovviamente l’unico modo per spostarsi senza mezzi babbani era la Smaterializzazione.
La mattina, se non era troppo assonnata per concentrarsi, preferiva quel metodo di viaggio, piuttosto che soffrire il freddo per i venti minuti che la separavano dal Potion Master.
Quella sera, appena giunta a casa, si gettò nel minuscolo bagno e fece una doccia molto lunga per cercare di togliersi di dosso l’odore di polvere di quei libri. Seriamente, Snape avrebbe dovuto diventare cieco anni prima se li aveva letti davvero tutti.
Il pensiero di Snape la portò al pensiero del suo nuovo lavoro, e il suo nuovo lavoro la portò a pensare a quell’idiota di suo padre. E questo davvero la indispettì moltissimo, tanto che lanciò con rabbia la spugna impregnata di sapone contro la parete della doccia, trattenendo un’imprecazione.
Da quando la mamma aveva lasciato Harry, lui si era trasformato nel padre padrone più pericoloso della terra: le stava con il fiato sul collo dal momento in cui era diventata amica di Scorpius.
Ad Harry sembrava che il mondo fosse sempre sul punto di mangiarsi viva Lily e faceva di tutto per tenersela stretta.
Albus diceva che era perché a Harry mancava la mamma e Lily gliela ricordava.
Stronzate, pensava Lily: Harry stava col fiato sul collo anche a James e Albus, solo che loro accettavano la cosa come normale o sopportabile. Lei no. Lei non poteva soffrire i tentativi di suo padre di sabotare la sua intera esistenza.
Per questo aveva cercato lavoro da Snape: era praticamente certa che questo lo avrebbe fatto impazzire, e se c’era una cosa che Lily adorava fare era litigare furiosamente con suo padre, perché di solito a spuntarla era lei.
Quello che non riusciva a capire era come James potesse continuare in quel modo: lui era il fratello a cui aveva sempre guardato con ammirazione e rispetto. Solo negli ultimi anni era crollato davanti ai suoi occhi e non avrebbe più potuto risollevarsi. O almeno questa era la sua opinione mentre si asciugava i capelli.
Si preparò una cena abbondante chiamando il ristorante cinese e facendosela portare a casa, e poi lesse i primi tre capitoli de “L’uso delle mosche Crisopa nella Pozionistica tradizionale dal Medioevo ad oggi” accoccolata sulla sua poltrona. Trattenne l’impulso di sottolineare qualche frase e trovò la lettura molto interessante, nonostante all’inizio avesse creduto di addormentarsi.
Forse Snape aveva ragione e c’era della bellezza nel leggere qualcosa che avrebbe arricchito la sua conoscenza. Forse era davvero una cosa piacevole imparare qualcosa di nuovo soltanto perché era suo desiderio farlo e non perché qualcuno glielo imponeva o perché c’era un esame all’orizzonte. Forse avrebbe preso qualche altro libro dalla biblioteca di Snape.
Verso mezzanotte, quando gli occhi iniziavano a chiudersi da soli, spense le luci e si infilò sotto le coperte.
Dormiva da meno di mezz’ora quando la brace quasi spenta della stufa si mosse, ravvivando il fuoco e mostrando il volto di una ragazza.
Lily sentì risuonare le parole nell’ambiente e si drizzò a sedere con la mano sulla bacchetta, poi riconobbe la voce di Julie e si rilassò.
« Lily! Lily, svegliati ti prego! » la implorò Julie.
« Sono sveglia... » brontolò la ragazza scendendo le ripide scale del soppalco per andare a rispondere a quella chiamata notturna.
« Lily, devi venire qui! James... non-non sta bene e non riesco a calmarlo! »
Lily superò gli ultimi metri quasi correndo e si inginocchiò davanti al volto della ragazza.
« Che succede? Ha la febbre? E comunque perché chiami me?! »
« No, no... solo, ti prego, vieni! Con me non vuole parlare! »
Lily annuì e chiuse la comunicazione mentre già stava afferrando un paio di jeans e un maglione.
Julie era la ragazza di James da ormai tre anni e secondo Lily era... ok.
Niente di speciale insomma, una ragazza come tante altre. Era già abbastanza che avesse avuto il coraggio di infilare la faccia tra le fiamme, visto che era una Babbana. In effetti quell’improvviso atto di coraggio le aveva appena fatto guadagnare qualche punto.
James l’aveva conosciuta in un bar dove lei faceva la cameriera e, a quanto diceva lui, aveva impiegato ben quattro mesi per convincerla ad uscire.
Strano per uno che a scuola faceva strage di cuori.
Ma tutto si era spiegato quando Julie aveva confessato a Lily che a prima vista aveva ritenuto James un pazzo stravagante per i vestiti strani che indossava e il vocabolario assurdo che a volte tirava fuori. Poi un collega le aveva spiegato che faceva un lavoro particolare -qualcosa riguardo ai servizi segreti Babbani - e lei aveva fatto un tentativo.
Non si deve mai sottovalutare l’importanza di una bella uniforme.
Quando James le aveva confessato di essere un mago per poco la poverina non aveva avuto una sincope.
Ma stavano ancora insieme, quindi ok.
Lily appellò la scarpa che non riusciva a trovare e la indossò senza allacciarla, poi immediatamente si Smaterializzò.
Comparve in mezzo al salotto del piccolo appartamento di Julie, dove ancora James non si era deciso a trasferirsi. Preferiva stare a casa col paparino.
Lily lo considerava un vero idiota anche per quel motivo.
Julie fece un salto laterale quando lei si Materializzò, ma subito trattenne la sua paura.
« Scusa... » disse Lily sorridendole.
« No, dovrei abituarmi a questa... Materializzazione? »
La ragazza annuì rinfoderando la bacchetta. Julie era particolarmente carina, con setosi capelli neri, fianchi stretti e seno piccolo. Il volto era ovale e quella sera un po’ pallido, e i suoi occhi azzurri erano limpidi e sinceri. Era una brava ragazza anche se non particolarmente interessante.
« Che succede James? » domandò Lily, spostando la sua attenzione sul fratello seduto sul piccolo divano al centro della stanza. James sollevò lo sguardo verso di lei e solo allora Lily si accorse che aveva entrambi gli occhi cerchiati e un labbro spaccato.
Preoccupata, si inginocchiò davanti a lui prendendogli il volto tra le mani e osservandolo con occhio critico.
« Per Merlino! Che cosa hai fatto? »
« Una stronzata » rispose James allora con voce roca, e Lily si rese conto che aveva bevuto, e non poco.
« Sei ubriaco » esclamò. « Perché sei ubriaco? Non ti ubriachi dai tempi di Hogwarts... credevo che gli Auror non consentissero questo tipo di... »
« Non sono più un Auror. »
« Cosa? »
« Mi hai sentito, sorella. Non sono più un Auror. Mi sono licenziato oggi pomeriggio, poi sono andato ad ubriacarmi e sono stato coinvolto in una rissa da taverna » fece una pausa e una smorfia di disgusto gli deformò il volto. « Non sei fiera di tuo fratello maggiore? »
Lily lanciò un’occhiata a Julie proprio accanto a sé: sembrava angosciata e impaurita.
Poi sorrise a James accarezzandogli il volto come avrebbe fatto con un bambino.
« Sono molto fiera di te » gli confermò. « Non sono mai stata fiera di te come in questo momento. »
A James tremò il mento mentre i suoi occhi marroni, appannati da un principio di lacrime, si specchiavano in quelli di Lily.
La ragazza pensò che non fosse saggio lasciarlo tornare a casa in quelle condizioni, e Julie non era in grado di occuparsi di lui dato che conosceva ben poco delle loro dinamiche familiari.
Lily si alzò in piedi e prese per un braccio la fidanzata di James, portandola in un angolo come se volesse rivelarle un segreto.
« È per nostro padre... lui darà di matto quando lo saprà. Ehm... è un po’ possessivo con noi e non credo che sia saggio lasciarlo andare a dormire a casa. »
« Può stare qui! » gemette Julie naturalmente preoccupata per il suo ragazzo, ma al contempo lieta di poter dare una mano.
« Senza offesa, ma credo che sarebbe meglio se almeno stanotte dormisse da me. Ti avrà detto che sono mesi che non parlo con lui in modo serio, e credo che sia arrivato il momento per chiarire un po’ di cose. »
Julie la guardò a lungo, come per sfidarla a portarle via l’uomo della sua vita, poi si ricordò che quell’uomo era suo fratello e allora annuì freddamente.
Lily sospirò tra sé e sé. « Dubito che James vorrà tornare a casa dopo quello che è successo e, so che è una seccatura ma, se posso chiedertelo, mi accompagneresti da mio padre a fare le valigie per lui? Ovviamente vorrà vivere con te, so che è da molto che ne parlate... »
Julie cambiò immediatamente atteggiamento e il suo volto delicato si aprì in un sorriso lieto e ingenuo. « Non è un disturbo! Lo faccio volentieri, e... » arrossì un po’. « Inoltre è davvero tanto che ne parliamo, e credo che questo sia il momento giusto. »
Non sai quanto, pensò Lily osservando con sufficienza  l’espressione sgomenta e al contempo sollevata del fratello. 

Si Smaterializzò direttamente sopra il proprio letto, tenendo James per un braccio.
James si accasciò sul materasso coprendosi gli occhi con un braccio e gemendo come se gli avessero appena tagliato un arto.
« Hai fatto la cosa giusta. »
« Papà mi ucciderà. »
« Io ti difenderò a costo di morire! » si offrì lei, strappando un sorriso tirato al fratello. « Prendo un po’ di Dittamo » aggiunse osservando alla luce della lampada del suo comodino come quel taglio sul labbro del fratello stesse iniziando ad allargarsi.
Scese le scalette e recuperò dalla sua riserva una boccetta della pozione.
Cinque minuti dopo, James era molto più umano di quanto lo avesse visto a casa di Julie.
Lily lo abbracciò di slancio, scoppiando a ridere. « Merlino! Voglio proprio vedere che faccia farà! »
« Io no. »
« La mamma lo sa già? E per quando pensi di fissare il provino? Se hai bisogno di allenarti io sono disponibile solo nel week-end e non è nemmeno troppo sicuro... Credo che Snape terrà aperto il negozio anche il sabato e la domenica. »
James si passò una mano tra i capelli sgranando gli occhi, sovrastato dalla sua nuova situazione e dal flusso continuo di parole della sorella.
« Credi... Credi che se mi mettessi in ginocchio e supplicassi mi riprenderebbero al lavoro? »
Lily lo guardò con improvviso disprezzo misto a delusione, e si alzò in piedi per scrutarlo dall’alto.
« James Sirius Potter! »
« Oddio, così sembri la mamma... » si lamentò lui rimpicciolendosi.
« Da quando hai tre anni il tuo sogno è quello di entrare a far parte di una squadra di Quidditch. Ti alleni per questo da quando ti è stata regalata la prima scopa. Sei diventato capitano dei Grifondoro a dodici anni, cazzo! Eppure, dopo il diploma la prima cosa che hai fatto è stata l’iscrizione agli esami per diventare Auror. E perché? » Lily fece una pausa ad effetto, riprendendo fiato. « Perché era quello che voleva Harry. »
Si zittì solo per un attimo in modo da far penetrare bene nella mente di James quei dati di fatto.
« Eri la persona più coraggiosa di questo mondo. Ti ammiravo perché sapevi essere te stesso e non ti scusavi per questo, come fa la maggior parte della gente. Perché ti fai mettere i piedi in testa da nostro padre adesso? Non lo hai mai fatto! Perché adesso?! »
« Perché lui è rimasto solo » rispose James con voce rotta, guardandosi la punta delle scarpe.
Lily fissò la sua nuca con rabbia: avrebbe tanto voluto prenderlo a pugni in quel momento.
« Cazzi suoi! Cazzi suoi se è rimasto da solo! » gridò a quel punto, ben sapendo che suo padre non era affatto solo. Aveva zia Hermione e zio Ron, aveva i nonni Weasley, e aveva Ginny, come amica, ma lieta di essergli vicino. Aveva Teddy, che lo adorava. E aveva anche i suoi figli, nonostante sembrasse essersene dimenticato.
E se era rimasto solo la colpa era unicamente sua.
« Solo perché nostro padre ha fatto in modo di rimanere solo non vuol dire che tu debba rinunciare ai tuoi sogni per inseguire i suoi! »
« Lily... è papà! » ansimò James alzandosi finalmente in piedi. « È di papà che stai parlando. »
« Sì, lo so. Forse è per questo che sono stata smistata a Serpeverde e tu a Grifondoro. Io penso prima a me stessa. »
« Stronzate... »
« Se sono stronzate, perché non riesci a fare quello che davvero vorresti fare? Perché sei entrato negli Auror se non volevi farlo? »
James aprì la bocca per risponderle, poi la richiuse, poi la riaprì di nuovo.
« Non lo so » ammise infine. « Non ne ho idea. »
Le sue spalle si piegarono sotto il peso di quella consapevolezza e impallidì. Lily allora lasciò che l’amore che provava per lui intenerisse le parole che stava per rivolgergli e gli accarezzò di nuovo la guancia. « Rifletti su quello che vuoi davvero fare della tua vita, ma fallo quando non ti si chiudono gli occhi per il sonno. E soprattutto quando non sarai più ubriaco o con i postumi di una sbornia. Dormi nel mio letto, e domattina vedremo che cosa fare, ok? »
James la guardò come un bambino spaurito, e le obbedì sfilandosi le scarpe e sollevando le coperte sopra di sé.
Lily mise in ordine il suo soppalco e spense la luce, poi si chinò sopra James e gli diede un bacio sulla guancia.
Lui, già mezzo addormentato, emise un sospiro che suonava molto come « ‘Notte mamma. »
Lily a quelle parole si commosse e dovette asciugarsi qualche lacrima, perché a lei non succedeva più da anni di addormentarsi con il pensiero della mamma china a vegliare sul suo sonno.
La sua era una famiglia del cazzo, e a volte avrebbe voluto non farne parte.

Quando si svegliarono, le nove erano passate da un pezzo e un gufo bussava insistentemente alla finestra.
Fu James ad aprire, e l’animale volò dritto sopra la testa di Lily lasciandole cadere una busta tra le mani.
Lei la aprì con gli occhi ancora abbottonati.
Il breve biglietto diceva: “ Se entro dieci secondi non la vedo arrivare sul suo posto di lavoro si consideri licenziata.”
Merda, pensò Lily. MerdaMerdaMerdaMerda.
« Che succede? » si interessò James, ancora stropicciandosi gli occhi, quando la vide afferrare i vestiti come se avesse appena ricevuto una lettera dal diavolo in persona.
« Ritardo. Snape. »
Il giovane sgranò gli occhi. « Ma allora è vero che lavori per lui! »
Lily non sprecò tempo a rispondere e si precipitò sulla sua bacchetta per Smaterializzarsi.
« Io vengo con te » la informò James afferrandola per un braccio.
« Non credo proprio! »
Ma ormai era troppo tardi, l’incantesimo si era attivato e Lily fu costretta a trascinare il fratello con sé, nonostante fosse davvero l’ultima cosa che le sarebbe passata per la mente.
« Sei un deficiente! » gridò in mezzo alla strada quando comparvero. Poi si affrettò a controllare che nessuno dei due si fosse spaccato, anche in minima parte.
Per fortuna erano perfettamente sani, e integri.
Lily, memore dell’ultimatum di Snape, si precipitò verso la porta del negozio continuando a vestirsi in mezzo alla strada, visto che ancora doveva indossare il maglione azzurro che aveva recuperato dalla poltrona.
Spalancò la porta del negozio praticamente gridando le sue scuse e nemmeno lo sguardo glaciale di Snape riuscì a bloccare il suo flusso di parole.
« Mi scusi, mi scusi, mi scusi. Giuro che non capiterà mai più! È stata un’emergenza. So perfettamente che la puntualità è tutto per un pozionista. La prego, la prego, mi scusi! »
« Un’emergenza? » domandò Snape senza alcun segno di interesse nella voce.
« Mio, mia, mio nonno... non ehm... » di solito Lily trovava con naturale facilità una menzogna plausibile alla quale tutti sembravano credere con assoluta certezza. Ma in quel caso il volto privo di espressione di Snape che la scrutava dalla penombra del locale la fece rabbrividire e pensò che per mentire davanti a quell’uomo era necessario provare molta meno stima e rispetto verso di lui in confronto di quelli che provava lei.
« Ehm... »
James scelse quel momento per entrare nel negozio e mostrare così la sua persona.
Gli occhi freddi di Snape si spostarono da Lily al ragazzo, per poi tornare a Lily. Un sopracciglio si sollevò lentamente, come a sfidarla a dare una spiegazione per quell’intrusione indesiderata.
Stava per rispondere, quando James aprì la bocca facendone uscire una sequenza incredibile di parole: « Posso lavorare anche io qui? »
Lily chiuse gli occhi, allibita.
Non stava accadendo. Era una situazione priva di logica, e palesemente non stava accadendo.
« Prego? » fece Snape, con una punta di diffidenza nel tono di voce.
« JAMES! » tuonò Lily, desiderando ardentemente di svegliarsi e scoprire di essere cinque giorni in ritardo, ma anche di aver appena concluso l’incubo più brutto della sua vita.
Snape non poteva prendersi due anime della sua famiglia. Il diavolo sarebbe stato in debito.
« Che c’è? Sono disoccupato, ricordi? È mio diritto chiedere lavoro dove... »
Lily lo prese per un orecchio.
Non lo aveva più fatto dai tempi del suo nono compleanno, ma in quel caso trovò la cosa adatta alla situazione.
James si fece trascinare in un angolo, sotto lo sguardo spazientito di Snape: Lily immaginava che entro poco il mago sarebbe esploso e li avrebbe uccisi entrambi. Non aveva molto tempo per salvare la vita al fratello.
« Sei consapevole che, se anche ci fosse una sola possibilità di farti assumere qui, ad Harry verrebbe un infarto? » gli sussurrò la ragazza, conscia che Snape sentiva tutto, sapeva tutto e vedeva tutto.
James le sorrise. Ok, più che un sorriso era un ghigno, e Lily si sentì sollevata nel vederlo di nuovo diventare il fratello che da tempo aveva perduto.
« È proprio questo il piano » spiegò James.
Lily aggrottò le sopracciglia. « Vuoi uccidere papà? Lo sai che è illegale, vero? »
« Smetti di fare la sarcastica, voglio solo, uhm, scuoterlo un po’. E questo mi sembra il modo migliore. Impazzirebbe nel sapere che entrambi lavoriamo qui. Non hai idea di che scenata ha fatto quando ha saputo di te. »
Lily ne aveva un’idea abbastanza esatta, in effetti.
In quel mentre Snape tossicchiò. « Non ho alcuna intenzione di aiutarvi nella vostra vendetta personale nei confronti di vostro padre. »
« Nessuna vendetta personale, nessun padre. Chi ha mai parlato di un padre? » balbettò James, distogliendo lo sguardo dall’uomo.
Lily gli mise una mano sulla spalla per tranquillizzarlo.
James aveva il terrore di Snape dall’età di sei anni, quando ad un compleanno di uno dei numerosi pargoli Potter-Weasley lui e Albus avevano riempito la sua tazza di caffè di sale - Lily ancora deplorava l’infantile incoscienza dei suoi due fratelli - ritrovandosi appesi al soffitto per le caviglie.
Non era stata una punizione molto gradita da mamma Ginny, ma Lily ricordava che la zia Hermione era sempre molto divertita quando la storia veniva raccontata in famiglia, e che Harry stesso nascondeva spesso un sorriso.
« Ci penso io, James. »
« La sua convinzione di poter manovrare le mie decisioni è francamente spassosa, signorina Potter,  ma è necessario che si renda conto che sono un uomo con una grande esperienza di adolescenti alle spalle, e che sono in grado di metterla in scacco in qualsiasi momento. »
« Non ne ho mai dubitato » acconsentì Lily con un sorriso aperto e franco.
« Bene allora, sentiamo... che cosa mi offre per assumere suo fratello alle mie dipendenze? »
Lily aggrottò le sopracciglia. « Offro? »
« Sono d’accordo, un favore del genere comporterebbe la vendita della propria anima, tuttavia mi rendo conto che ciò ci porterebbe sul sentiero dell’illegalità, sentiero che ho abbandonato da tempo. Quindi, ripeto, che cosa mi offre? »
« Io, ehm... lavorerò gratis...? »
Snape nascose un sogghigno. « Non dubito che lei lo farebbe, signorina, ma vede anche lei che è impraticabile: nel giro di due mesi sarebbe senza casa e suo padre la ricondurrebbe immediatamente al nido di famiglia, a quanto ho capito. E il vostro brillante piano andrebbe in fumo; quindi, la prego, ritenti. »
Lily si trovò spiazzata davanti all’improvviso fiume di parole che Snape le riversava addosso: lo aveva sempre visto come un uomo capace di articolare solo poche sillabe per volta e tutto quel parlare la stava mandando in confusione. Non si riteneva una sciocca, e fino ad allora era quasi sempre riuscita a non venire umiliata da una delle loro conversazioni, ma per la prima volta si chiedeva se ciò fosse dovuto alla sua abilità nel parlare o solo alla magnanimità di Snape che le aveva sempre evitato una mortificazione.
« Forse ho io qualcosa che potrebbe interessarle » si fece avanti allora James a trarla d’impaccio.
Lily, come spesso le succedeva quando si rendeva conto di aver bisogno di aiuto, provò sia gratitudine sia stizza nei suoi confronti: certo, era stato gentile, ma come si era permesso di intromettersi in una discussione tra lei e Snape?!
« Sentiamo » lo invitò il mago, spostando il suo sguardo adesso divertito da Lily al ragazzo.
« Ecco... ho saputo che l’Ufficio Regolazione e Controllo delle Creature Magiche ha catturato un raro esemplare di camaleonte albino, che era stato ordinato espressamente da un qualche trafficante di animali rari, qui in Inghilterra. »
« Continui » lo invitò Snape mentre gli occhi di Lily si sgranavano alle parole “camaleonte albino”.
« Lei sa che è illegale detenere in cattività un animale così raro, ma saprà anche che la mucosa della lingua di questo camaleonte è necessaria per la produzione di una certa pozione... » James si fermò, come se stesse sfidando Snape a indurlo a parlare ancora.
Snape strinse le labbra e incrociò le dita davanti al suo naso, scrutandolo a lungo. Infine proruppe: « E lei sarebbe in grado di procurarmi una dose di questa mucosa? »
« Vedo che ha colto perfettamente il punto. »
Lily passava lo sguardo da Snape al fratello, ed era davvero sul punto di saltare in braccio a James gridando al mondo “Quest’uomo è un genio!”, perché - lo sapeva - Snape non avrebbe mai perduto l’occasione di procurarsi un po’ di quell’ingrediente.
La ragazza conosceva la pozione in questione: non era mai stata brevettata, perché appunto uno degli ingredienti fondamentali era la mucosa di un camaleonte albino, e non c’erano esattamente sacchi pieni di camaleonti albini in giro per il mondo.
Se non si stava sbagliando di grosso, erano quasi cento anni che non se ne sentiva parlare.
Naturalmente oltre a non essere mai stata brevettata, la pozione, che prendeva il nome di Ekplexis’ Elisir(1), era anche illegale. Difatti chi veniva costretto a berla, in breve tempo perdeva il senno a causa delle visioni da incubo in cui la pozione trasformava i semplici avvenimenti quotidiani. Era pericolosa, e colui che l’avesse prodotta e poi venduta, anche in piccole quantità, sarebbe diventato sufficientemente ricco per stare disteso su un divano senza fare assolutamente niente se non mangiare e dormire per il resto della propria vita.
« Ma lei non aveva appena detto di non voler più seguire strade illegali? » lo punzecchiò James a quel punto.
« Non tenti ulteriormente la mia pazienza, signor Potter » lo avvertì Snape fulminandolo con lo sguardo.
Lily tuttavia era immersa nei propri pensieri. Certo, James era stato un genio ed era un’occasione che ben poche persone si sarebbero fatti scappare, ma...
« Noto una smorfia di disapprovazione sul suo volto, signorina Potter » fece Snape a quel punto, rivolgendosi di nuovo a Lily. « Per caso sa di quale pozione stiamo parlando? »
« Sì » rispose Lily semplicemente.
« E non è favorevole alla sua produzione » non era una domanda.
« Infatti. »
« Lily! » si intromise James allargando le braccia e fissandola con disapprovazione.
La ragazza scosse la testa. « Non sono io a comandare. Ma penso che se proseguiamo con questa idea ci metteremo tutti nei guai. »
James non disse niente, limitandosi a fissarsi le scarpe.
« Mi meraviglio davvero di come possa aver intrapreso la carriera di Auror, adesso che è così pronto a infrangere la legge solo per mostrare a suo padre che è abbastanza grande per trovare da solo il posto in questo mondo pieno di orrendi pericoli. »
James strinse i pugni arrossendo di stizza e avrebbe forse risposto a tono se Lily non avesse riportato l’attenzione di entrambi gli uomini su di sé.
« Tuttavia... tuttavia se fosse soltanto un tentativo di studio, un esperimento senza secondi fini, se, per esempio, dopo aver finito la pozione qualcuno la gettasse accidentalmente in un water, allora, be’, non ci sarebbe niente di male, no? Non si farebbe male nessuno... »
Ovviamente è tutto moralmente sbagliato oltre che illegale, pensava Lily mentre lasciava che un sorriso le si dipingesse sul volto. C’erano buone, forse ottime probabilità che finissero tutti nei guai, perché James avrebbe dovuto fare in modo che qualcuno gli procurasse la mucosa della lingua dell’animale, e Snape avrebbe lavorato ad una pozione illegale, e Lily avrebbe aiutato. Sarebbe stato un gioco molto, molto azzardato. Ma era dai tempi delle uscite notturne dai dormitori insieme ai suoi fratelli che non si sentiva tanto stimolata, sia intellettualmente che fisicamente.
Inoltre, qualsiasi dubbio le venisse in mente, questo diventava sempre meno importante, perché sul volto di Snape era comparso un sorrisetto divertito e - forse - ammirato, ed era tutto rivolto a lei.
« Comincio a capire per quale motivo sia stata smistata a Serpeverde, signorina Potter. »
Lily ricambiò quella frase con un sorriso orgoglioso e nascose con difficoltà il suo rossore.
« Allora sono assunto? » domandò James con una forte aspettativa nella voce.
Snape lo squadrò da capo a piedi: « Purtroppo credo di sì » si risolse a dire con un sospiro spazientito. « Ma non si azzardi a mettere piede nel mio laboratorio, signor Potter. »

 ***

 « Cosa ho fatto? » le domandò James poche ore dopo, davanti ad un piatto di pollo fritto e patate arrosto. Aveva firmato il contratto come lei, e si era appena impegnato a partecipare ad un progetto non esattamente legale.
Lily lo capiva: dopotutto fino a un giorno e mezzo prima lui era incaricato di arrestare quel tipo di criminali.
Cavolo, era una criminale! Quasi non stava nella pelle dalla paura e dalla trepidazione.
Ma alla fine, era poi tanto grave come crimine? Dopotutto non avrebbero fatto del male a nessuno... James però era pallido come un cadavere e sul punto di vomitare.
« Mi dispiace James... ma hai tirato fuori tu quest’idea! »
« Eh? Cosa? » balbettò lui, spostando il suo sguardo assente sulla sorella, che sgranocchiava una carota. « Ma no! » aggiunse. « Non è per questo... ho solo paura di quello che dirà papà quando scoprirà che lavoro per Snape. »
« Ah » commentò Lily trattenendosi dallo scoppiare a ridere. « E il piccolo particolare dello star per finire in carcere a meno che tutto non fili perfettamente liscio non ti preoccupa? »
James le fece un sorrisetto e rispose: « Io parlerei a voce un po’ più alta, credo che quella coppia seduta laggiù in fondo non ti abbia sentita. »
Lily gli sventolò davanti al naso la sua carota mezza mangiucchiata e roteò gli occhi.
Nessuno nel locale faceva caso ai due fratelli, tranne per il loro strano modo di vestire, dato che avevano deciso di mangiare nel quartiere Babbano vicino a casa di Lily.
« In ogni caso sei consapevole di dover venire ad abitare da me, vero? »
« Cos…?! Non ci pensare nemmeno! Adesso che posso andare a vivere con Julie... »
« Snape ci ha dimezzato lo stipendio. Come pensi che possa vivere con quattrocento galeoni al mese? Mangiando dal bidone della spazzatura e non pagando mai l’affitto? »
James incrociò le braccia sul petto, osservando la sorella che gli rubava una coscia di pollo dal piatto senza nemmeno domandargli il permesso.
La ragazza si limitò a fissarlo, come se non aspettasse altro che una sua replica.
James aprì la bocca, ma la richiuse subito dopo.
« Non ci credo che stiamo facendo tutto questo per far incazzare papà. »
« Ti correggo: tu lo stai facendo, io ti sto solo dando una mano per amore della scienza. Se gli scoppiasse una vena sul collo sarebbe il primo caso al mondo e voglio essere presente per documentarlo. »
Il ragazzo spinse il suo piatto in avanti, fino a farlo scontrare con quello sporco di residui di torta al cioccolato che Lily aveva finito poco prima. La sorella afferrò il piatto e lo posizionò davanti a sé, sorridendo. Era incredibile la quantità di roba che riusciva a ingurgitare in un unico pasto.
James appoggiò la fronte sul tavolo gemendo. Aveva un terrificante bruciore di stomaco, e avrebbe preferito morire piuttosto che recarsi a casa propria per recuperare i vestiti e il minimo indispensabile per la propria igiene personale.
« Andiamo fratello! Tirati su! Rose ti riderebbe in faccia a vederti così abbattuto... non dirmi che ti sei dimenticato di quello che combinavate tu e Albus quando eravate in sua compagnia! »
James mosse la testa in un modo che avrebbe potuto significare tutto.
« Ci siamo infilati in un bel casino... » gemette.
« Vorrei ricordarti che qui tu sei il Grifondoro figlio di papà, quello coraggioso, intrepido, amante del rischio. Io sono quella dietro le quinte che manovra i burattini per vincere la guerra. »
James sollevò lo sguardo, e i suoi capelli scuri gli coprirono parte della fronte in modo patetico.
« Non sarò un “figlio di papà” come dici tu ancora per molto, perché appena arriveremo a casa stasera ci sono due possibilità. La prima è quella che mi preoccupa di meno, ovvero che papà mi uccida. La seconda è quella che mi disconosca e mi cancelli dal testamento. E la terza è che dia fuori di matto e sia colto da infarto. »
Lily passò il dito sul piatto per pulire gli ultimi rimasugli di maionese e se lo portò alle labbra.
« Dato che non voglio essere ancora coinvolta in un omicidio spero che ti disconosca. »
Fece una pausa, e allungò una mano fino a poggiarla sulla spalla del fratello, in un ironico gesto di conforto. « Credimi, non è così male vivere nel disprezzo di uno dei tuoi genitori. »
« Merda... cosa penserà la mamma? »
« Che invece di chiedere di lavorare con Snape avresti dovuto fare il provino per i Cannoni di Chudley! »
« Ah » fece James sgranando gli occhi. « Già. Probabile. »
« Adiamo James, è ora di andare a casa... Snape ci ha dato solo due ore di tempo. Non vuoi certo che il contratto che hai firmato ti imponga di dargli la tua anima come pagamento in caso di ritardo. »
James impallidì, e le sue dita si serrarono sul tavolo.
« Sto scherzando! Sto scherzando! Merlino... mi chiedo come tu abbia fatto a diventare un Auror! » Lily rise di gusto e si avviò a pagare, osservando con la coda dell’occhio il fratello che tentava di darsi un contegno.
Uscirono pochi minuti dopo e, trovato un vicolo tranquillo, si Smaterializzarono fino a Grimmauld Place.
Ovviamente erano sempre stati due ragazzi molto fortunati, per questo avevano beccato l’unico giorno in cui Harry Potter era a casa nel suo pomeriggio di riposo.
Lily sollevò gli occhi al cielo. Poteva andare molto peggio.
Avrebbe potuto esserci anche Albus. 

« Papà... » sussurrò James con un filo di voce.
« HARRY! » gridò Lily a pieni polmoni.
La voce giunse ovattata: « Sono in cucina! » li avvertì Harry. « Lily... che cosa ci fai... ? Ah, James. »
Loro padre era uscito dalla cucina e si era diretto verso l’ingresso proprio quando loro entravano nella sala da pranzo, quindi si erano incontrati a metà strada.
« Pensa che cosa buffa mi è successa oggi al lavoro. È arrivato Lucas dicendo che ieri sera ti sei licenziato. Non è esilarante? » domandò Harry.
E per un solo istante Lily pensò che scherzasse, che stesse facendo del sarcasmo.
Ma lanciando un occhiata al fratello si rese conto che, no, Harry era perfettamente convinto che si trattasse o di una svista o di uno scherzo.
Merlino... sarebbe stata più difficile del previsto.
La ragazza si guardò intorno, attenta che non ci fossero oggetti troppo pericolosi a portata di incantesimo o di mano. In ogni caso era preparata a schivare una fattura. E a salvare James, ovviamente.
« Papà... » iniziò il ragazzo. « Non so come dirtelo... »
« Cosa? » Harry aggrottò le sopracciglia, e Lily potè quasi sentire un ingranaggio nel suo cervello fare finalmente clic.
Urrà, Harry, urrà!
« Ecco... »
« Cosa? » il tono dell’uomo era spazientito, e allo stesso tempo incrinato, come se fosse stato sul punto di osservare il crollo di tutte le sue certezze e contemporaneamente non vedesse l’ora di togliersi quel dente doloroso.
« È vero. Ieri sera mi sono licenziato. Ecco tutto. E adesso sono venuto a prendere le mie cose perché io e Lily andiamo ad abitare insieme... per un po’ lavorerò anche io con Snape, poi forse cercherò di entrare in una squadra di Quidditch oppure cercherò un altro lavoro... ancora non ho deciso. »
Lily si portò una mano alla bocca per evitare di scoppiare a ridere davanti ad entrambi.
James aveva scelto la linea pesante, e l’aveva seguita in modo perfetto. Che l’avesse scelta solo perché se la stava facendo sotto all’idea di parlare a suo padre era ovviamente un particolare irrilevante.
La ragazza potè quasi vedere il volto di Harry Potter sgretolarsi.
C’era ancora l’ombra di un sorriso sulla sua faccia, ma con quella secchiata di acqua gelida in pieno volto si stava trasformando in una smorfia di orrore.
L’uomo deglutì e poggiò una mano sul tavolo, forse per sostenersi. E allora Lily ebbe davvero paura che stesse per essere colto da infarto.
« Che... che cosa hai fatto? »
James chiuse gli occhi e aprì la bocca: « Mi sono licenziato, e sono andato a lavorare da Snape. Vivrò un po’ con Lily, poi forse tenterò di entrare in una squadra di Quidditch, oppure no, devo decidere. »
« Che cosa hai fatto?! » il tono era molto vicino all’isterico, e le guance di Harry si stavano tingendo di macchie rosse. Dopotutto forse li avrebbe uccisi entrambi.
Oh be’, Lily aveva vissuto gli ultimi momenti in modo pressoché splendido, poteva anche morire in pace.
« Devo ripeterlo per la terza volta, secondo te? » domandò James con voce ferma, sicura, e all’improvviso divertita, rivolgendosi alla sorella.
« Non lo so » rispose Lily senza distogliere gli occhi dalla trasformazione del padre. « Non vorrei che ci restasse secco. »
« È COLPA TUA! » tuonò Harry a quel punto, tanto che Lily si chiese da dove avesse tirato fuori tutto quel fiato.
I quadri appesi al muro si affrettarono a darsela a gambe, e quelli che erano confinati nella loro cornice si nascosero sotto i tavoli o dietro le tende.
« Naturalmente » ribattè Lily con calma assoluta, ma perdendo tutta la voglia di ridere. « Ecco a voi Lily Luna Potter, colei che conduce sulla cattiva strada i figli perfetti di Harry Potter. »
Harry si voltò verso il figlio, con gli occhi fuori dalle orbite e le labbra bianche come il latte. « Non hai la più pallida idea delle pressioni che ho dovuto fare per farti assumere! E adesso mi ripaghi così?! Licenziandoti?! » poi si rivolse di nuovo a Lily: « Che cosa gli hai detto per convincerlo, eh? »
« Io non... » ma qualsiasi cosa Lily avesse voluto ribattere James la interruppe facendo un passo verso suo padre.
« Pressioni? Cosa vuol dire “pressioni”? Papà... mi hai raccomandato?! » il suo tono era disgustato e deluso. « Dopo che ti avevo chiesto di non farlo! Dopo che ti avevo spiegato come fosse necessario per tutti noi farcela da soli, senza il tuo cognome a pesarci sulle spalle?! E tu... tu me lo avevi promesso! Me lo avevi giurato! »
« No! No, James! Ascolta... » la rabbia del mago si volatilizzò all’improvviso come se qualcuno avesse gettato sopra il fuoco un secchio d’acqua. L’unica cosa rimasta fu una palese confusione e, a quanto sembrava a Lily, senso di colpa.
« Non voglio ascoltarti. Ora capisco che ho fatto bene a licenziarmi. L’unico che voleva diventare un Auror in questa famiglia sei tu. Ma tu ci sei già riuscito... io che cosa c’entro? Non posso vivere la mia vita come mi pare?! »
Harry sembrò colpito in pieno da un cazzotto, perché quelle erano le esatte parole che gli aveva gridato Lily innumerevoli volte, e si sarebbe aspettato di tutto, tranne che di sentirle ripetere dal suo figlio più grande.
« James... » tentò, a voce bassa, quasi flebile. Ma di nuovo, così come era successo con Lily, non riuscì a tenergli testa, e lo guardò mentre gli voltava le spalle e saliva al piano superiore per prendere la valigia, come già aveva fatto sua moglie, e poi sua figlia.
E loro due non erano più tornate.
Harry sollevò gli occhi sulla sua bambina. Lo stava guardando con disprezzo, senza fare alcun tentativo per nasconderlo. Aveva le braccia incrociate sul petto e sembrava sfidarlo a dirle qualcosa. Ma Harry non avrebbe detto niente, come sempre.
Si interrogò, chiedendosi quando, precisamente, aveva iniziato a perdere i suoi ragazzi. Ma non trovò risposta.
L’unica cosa che gli riuscì di dire, più a se stesso che a Lily, o a James, fu: « Ma perché Snape? ».

Fine seconda parte

(1) Inventato da me.
Lo so, fa pena.
In ogni caso, la parola Eklepxis in greco antico significa “terrore”, e mi sembrava abbastanza indicata.

Note finali:
Benebene, iniziano ad entrare in scena altri personaggi, che spero possano soddisfare le aspettative di tutti.
La mia beta mi ha chiesto (giustamente) se è normale che Lily si mangi il pollo di suo fratello dopo aver finito la sua torta di cioccolato e il precedente pasto. Be', è normale. Cioè, è normale per lei.
Ma la adoro anche per questo. XD
Sperando che siate sempre intenzionati a seguirmi, vi saluto e vi ringrazio.
A giovedì prossimo! <3
Repayment Ita è sempre lì che vi aspetta, eh! XD

 

  
Leggi le 9 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: e m m e