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Autore: Leitmotiv    01/12/2011    2 recensioni
Pia conosce perfettamente l'arte del mentire agli adulti.
Cain s'illude di poter capire le persone con una sola occhiata.
E poi ci sono gli altri, a scuola, per strada, in quelle simmetriche case della working class di Manchester.
Genere: Romantico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Soluzione Il tasto "T" del mio portatile mi sta abbandonando. Poverino e' un apparecchio anziano...sta pian piano entrando in eta' pensionabile. Le cose sono due:  o smetto di usare parole che implicano la lettera "t", o comincio a lanciare messaggi subliminari natalizi al mio amato pigmalione... *sigh*




                                                                             

                                                                     PENOMBRA


                                                                   



Un magazzino buio. Torri di alimenti destinati al consumo di tutto il quartiere. Due ragazzi seduti sul pavimento gelido. Una berlina illuminata. Un bagagliaio con  una cadavere fatto a pezzi.

Cain tossì, respingendo indietro un nuovo conato. Passo' la manica della felpa sulla propria fronte, per asciugare il sudore; aveva bisogno di riprendere aria senza che la nausea tornasse a tormentarlo.
 Pia non aveva piu' detto niente, lo aveva abbracciato ed aveva nascosto il viso nel suo piumino smanicato. Sicuramene stava piangendo,anche se non percepiva nessun singhiozzo.  Alzo' lo sguardo  alla berlina, un modello Rover di qualche anno fa. L'abitacolo era illuminato pallidamente dai faretti interni che  rendevano la vettura, se possibile,  ancora piu' macabra.  Cain scorse il lembo di uno dei sacchi neri, e riabbasso' immediatamente lo sguardo.  Passo' una mano nei capelli, gesto che compiva quando si sentiva sotto stress.
Sfioro' con le labbra l'orecchio della ragazza, per sussurrarle qualcosa di rassicurante, ma  non vi riuscì. Cosa mai poteva dire ad una ragazzina di quattordici anni, che aveva appena scoperto che i suoi genitori erano degli assassini? Chiuse gli occhi. Penso' che Pia forse non sarebbe piu' stata la stessa, forse sarebbe diventata come sua madre, o avrebbe tentato gesti folli.  Parole come "polizia", "ergastolo" e "affidamento" gli vorticarono in testa.

Se Pia invece avesse tenuto il segreto per sè, i suoi genitori avrebbero potuto ugualmente sospettare di lei, prima o poi.  Allora la ragazza sarebbe stata in pericolo. Lui stesso, d'altra parte,  non sarebbe riuscito a tacere per sempre.
Insomma, sembrava non esserci soluzione a quella cosa.  Quel cadavere stava davanti a loro, tangibile, scomposto in grossi sacchi di plastica. E chissa' quanti altri lo avevano preceduto.

Finalmente Pia si mosse, fermando dietro le orecchie alcune ciocche di capelli che erano sfuggite all'elastico.  Cain fu molto sorpreso dei suoi occhi asciutti, penso' che forse lo shock  le aveva bloccato ogni emozione. Tuttavia la freddezza di lei  gli stava risparmiando di dover prendere l'iniziativa e trascinarla fuori da quel maledetto magazzino, in lacrime.

La ragazza si rialzo',  illuminando prima la vettura e poi il giovane Turner.
-Alzati, dai - gli disse, in tono risoluto - Devo vedere con i miei occhi.
Cain rimase davvero colpito dalla sua determinazione. S'immagino' che le sue non fossero parole dettate dal coraggio, ed  il  vederla muoversi come un automa verso la berlina, rinforzo' la sua tesi. Si tiro' su,  deciso a seguire la ragazza, ma a non gettare nemmeno uno sguardo su quel cadavere deturpato.
Il solo pensare di aver sollevato un lembo di quei sacchi per vedere cosa contenevano,  gli  riscatenava la nausea.

Pia  conto' i pochissimi passi che la separavano dal bagagliaio. Si fermo' un attimo per vedere se il ragazzo la stava seguendo, poi si avvicino' al portellone e vi punto' la luce contro.
Non vide nessuna traccia di sangue,  ma distinse chiaramente almeno una decina di sacchi ammassati  l'uno sull'altro. Allungo' la mano, con la mente sgombra da qualsiasi pensiero, le orecchie  le fischiavano, ed il cuore aveva cominciato a batterle senza tregua.
La sua mano si mosse veloce. Scorse un arto reciso, un osso spuntava imbrattato di sangue dalla carne; non somigliava ai cadaveri di animali esposti nella macelleria del supermercato, e nemmeno alla carne che suo padre conservava nelle celle frigorifere.  Le sembro' che  quella  cosa  la stesse fissando inquisitoria. Guarda come mi hanno ridotto i tuoi genitori! Guarda che hanno fatto!

La figlia degli Hunt ricoprì quell'oggetto senza vita e chiuse il bagagliaio. S'inginocchio', stringendo il paraurti con le mani guantate. Cain le fu subito affianco, aspettandosi di vederla vomitare, o che venisse colta da una crisi isterica, ma invece la ragazza riuscì nuovamente a stupirlo.
- Ora guardiamo in ogni angolo di questo fottuto magazzino. Ci sono degli altri cadaveri da qualche parte.

Prima che Turner potesse farle notare che per quel giorno la visione di un cadavere fatto a pezzi avrebbe dovuto bastare per entrambi, una figura striscio' da sotto il bandone.
- Oh cazzo!! - esclamo' Cain, afferrando un braccio della ragazza.
Pia punto' immediatamente il fascio di luce su quell'intruso e pesto' i piedi a terra quando riconobbe i tratti fin troppo familiari di Jhona Tunninghton.
- Cosa cavolo ci fai qui?!! Ci hai seguiti?!! - ringhio' la biondina,  andandogli incontro a muso duro. Alzo' la mano per colpirlo con la pila, ma il ragazzo la blocco' facilmente.
- Hey blondie, calmati! Prima di entrare ho provato a chiamarti, ma poi mi son reso conto che dovevi aver tolto la suoneria al cellulare, così sono entrato... - si guardo' intorno, lasciando andare la ragazza - Rubi a tuo padre, ora? C'e' anche lui, vedo...Avete messo su un'associazione  a delinquere e non mi avete nemmeno invitato!

Stavolta i nervi di Cain sfuggirono alla sua proverbiale pazienza.  Scanso' Pia, e spinse il bulletto contro il muro.
- Dannata testa di cazzo, che ti e' venuto in mente di seguirci?!  Non potevi rimanertene a ficcare la testa degli altri nel water?!
Jhona non era certo tipo da evitare  una provocazione come quella. Afferro' Cain per il collo della felpa e lo travolse con il  proprio peso, atterrandolo sul pavimento - Non mi sei piaciuto dal primo momento che ti ho visto, dannata checca!! - gli urlo' contro, preparandosi a  rimodellargli la faccia a suon di pugni.
Cain  premette una mano in mezzo al suo viso con tutte le forze,  mentre con l'altra cercava a tentoni di femare il  braccio che lo stava per colpire.

Pia lascio' cadere la pila sul pavimento e si getto' sul vicino di casa, per impedirgli di fare ulteriore casino. Piu' che dell'incolumita' di Cain, era preoccupata  che i due potessero urtare qualcosa, creando confusione.  La situazione stava diventando sempre piu' paradossale: un cadavere nel bagagliaio e due deficenti che si azzuffavano al buio, come leoni in calore.
- Smettila Jhona!! - sibilo',  agganciandosi al collo con un braccio.
Il biondo cerco' di allentare il braccio della ragazzina, ma questa rinforzo' la presa con l'altro; sentendosi mancare il respiro, Jhona s'impanichì, mollando  l'altro ragazzo. Svelto, Cain si sottrasse al suo aguzzino, massaggiandosi la nuca che aveva battuto poco prima. Voleva aiutare Pia, ma la pila era rotolata lontano, e non riusciva piu' a distinguere chi dei due avesse davanti.

Jhona si lascio' cadere all'indietro, schiacciando Pia fra la sua muscolosa stazza ed il pavimento. Pia si lascio' sfuggire un gridolino,  ed allento' la presa sul ragazzo. Senza perder tempo, Jhona torno' padrone della situazione, si libero' delle braccia di lei,  rigirandosi per  bloccarla a terra con entrambe le mani.
- Ti farai male, ragazzina - le disse,  con  voce arrochita - E tu rimani dove sei - avvertì, rivolto a Cain.
- Non le fare male! - rispose il moro.
- Non la tocco, idiota!

Una volta sentitasi impotente, Pia sembro' calmarsi.  Tutti e tre i ragazzi ripresero fiato.  
Tunninghton  scivolo' con una mano al braccio di Pia, con l'intenzione di aiutarla ad alzarsi; quest'ultima  lo lascio' fare, ed una volta in piedi  si appoggio' a lui , ancora affannata.
- Sei pesante come un macigno - disse, portandosi una mano all'addome.
Jhona sorrise nel buio, ma Pia lo percepì lo stesso e stizzita si scosto' da lui.
Cain estrasse il cellulare ed illumino' il tragitto fino alla pila; raccatto' l'oggetto, puntando la luce su i due ragazzi.  Pia era piu' spettinata del solito, mentre a Jhona sanguinava una narice malgrado non avesse ricevuto nemmeno uno dei suoi pugni..

- Insomma, che diamine ci facevate qui  tu  e la checca? - chiese, tirando su con il naso. Una goccia di sangue ando' ad imbrattargli  il piumino grigio che indossava.
Svelta, Pia estrasse un fazzoletto dalla tasca del parka, e tampono' il naso del ragazzo prima che un'altra goccia potesse scivolare giu' - Cain! Punta la luce qui, guarda se ci sono macchie di sangue!
Il ragazzo eseguì, avvicinandosi - Non  ne vedo...
- Si puo' sapere che c'avete? - chiese Jhona, con aria di scherno - Siete davvero qui per fottere  roba al signor Hunt?! Ahahaha ma dai, proprio tu Pia?!
- Abbassa la voce - gli sussurro' -  Usciamo di qui, poi ti spiego. Turner, guarda un po' se e' tutto ok sul pavimento...Guarda lì, dove vi siete azzuffati.
- E' un po' deboluccia la tua checca - schernì il ragazzone, carezzando la piccola mano che le teneva il fazzoletto fermo sotto il naso.
- Tienitelo da solo ed usciamo.  C'e' niente, Turner?
- No, tutto pulito. Ah, Pia, la portiera della macchina.  
La luce nell'abitacolo si era spenta quando Pia aveva chiuso il bagagliaio,  ed entrambi avevano finito per dimenticarsi dello sportello.  La biondina chiuse la portiera e giro' la chiave nella serratura, chiudendola come l'avevano trovata.  


I tre ragazzi  tornarono in strada, Pia e Cain avevano un'aria pensierosa, e Jhona, spensierato come al solito, non riusciva a decifrare le loro espressioni: questo l'innervosiva. Spezzo' il silenzio creato dai due musoni con una risata.
- Ahahah! Vuoi vedere che vi stavo per beccare a  fare sesso nell'auto di Mrs. Turner?! La preziosissima, morigerata Porthia  che si da  alle perversioni...  - affianco' la ragazzina, spintonandola con il fianco.
Cain si volto' da un'altra parte per evitare d'incazzarsi nuovamente. Non aveva dimenticato il dolore che Pia probabilmente stava vivendo, anche se la ragazza dimostrava ancora un'inquietante lucidita' nello sguardo enelle parole. Tuttavia cerco' di rimanere tranquillo, proprio per rispetto nei suoi confronti.
La colorita provocazione di Jhona, costituì per la ragazza un buono spunto per imbastirgli una bugia.
- Capirai, tu avrai fatto sicuramente di peggio. Non c'e' niente di strano a farlo in macchina, tutti l'hanno provato...Te lo dimostrerei con una statistica, se potessi - lo rincalzo', assumendo un'aria piuttosto sicura di sè.
Per Cain, che non aveva mai visto Pia usare il suo presunto talentoin diretta e con una terza persona,  fu  una curiosa esperienza. Rimase in silenzio, valutando che quella situazione lo faceva passare comunque per quello che era riuscito a  farsi  la giovane Turner, alla faccia di quel tacchino volgarotto che le metteva le mani addosso in continuazione.

Jhona le mostro' un sorriso sporco, assai divertito dalla sua sfrontatezza - In effetti non siete stati  certo originali...
- Mi  aspetto che tu faccia il bravo e  tenga tutto per te. Direi che me lo devi, Jhona.
- Dhaaa.... Sarebbe  divertente vedere la faccia dei tuoi  mentre gli racconto scandalizzato le vostre gesta erotiche! Ma lo sanno almeno che frequenti quello? - chiese tranquillamente, come se Turner non fosse stato lì con loro.
- Non e' così male come credi - sorrise Pia.  Anche Cain sorrise, ma si volse dall'altra parte per non mostrarlo ai due.

Le tre sagome si fermarono a meta' della via dove abitavano Hunt e Tunninghton.  Pia avrebbe voluto parlare con Cain, c'era così da tanto da discutere, da decidere... Sentì una stanchezza mentale piombarle come un macigno sulle spalle; s'incurvo' leggermente, appoggiandosi al giovane Turner.  Questo la guardo' con preoccupazione, se aveva resistito fino ad ora, avrebbe fatto bene a fingere finche' quel Jhona non si fosse tolto dalle scatole.  
Pia guardo' il moro in viso, gli occhi di entrambi scintillarono nella penombra, carichi di  parole taciute.  
Cain scorse un accentuato pallore sul suo viso, le sfioro' la guancia con il palmo, per poi posarlo sulla sua spalla. La bionda sospiro'carica di rassegnazione e stanchezza. Si sporse verso di lui, baciandolo lievemente sulle labbra.
- Se svolti di qua farai prima - gli disse, indicando una traversa della strada - Grazie per stasera, e' stato... - ma la frase le morì sulle labbra. I suoi occhi nocciola vibrarono. Pia riuscì a frenare nuovamente le lacrime, almeno così sembro' al ragazzo.
- Domani magari ci vediamo - le disse - Ti  mando un messaggio.

Turner svolto' alla traversa,  scocciato dal doversi allontanare da Pia nel momento in cui avrebbe voluto abbracciarla e farle sentire la sua presenza. Ora che sapeva, non l'avrebbe abbandonata. L'avrebbe tenuta per mano, anche se quella sera aveva avuto la riprova che, se da un lato il pericolo lo attirava come una calamita, non era comunque tagliato per le visioni forti o per i combattimenti.  Si sarebbe sforzato, avrebbe forzato la sua natura per non lasciarla sola in quella situazione assurda.


Una volta davanti casa, Pia fisso' i tre alti scalini che la dividevano dal portone.  Sentì nuovamente un macigno opprimerle le membra. Tossì, poggiando le mani sulle ginocchia, come per riprendersi da una corsa affannosa. Forse era la nausea  per la visione di quell'orrore celato nei sacchetti, che cominciava a farle effetto, od un forte attacco d'ansia, fatto sta che stavolta anche Jhona si accorse del suo pallore.
Perplesso, le si avvicino', posandole una mano sulla nuca - Hey, che ti succede?
Pia si porto' una mano alla bocca, reprimendo i succhi gastrici che le pizzicavano in gola. Aveva cominciato a sudare, quasi le mancava il respiro. Tiro' giu' la zip del parka blu' ed umetto' le labbra pallide. Poteva ancora contenersi, ne era certa.  L'unica cosa che in quel momento la terrorizzava, era rientrare in casa di quelli che fino ad un'ora prima erano stati i suoi genitori, ma che ora avrebbe dovuto considerare solo degli assassini impuniti.  Allora il desiderio di rintanarsi in un posto dove nessuno le avrebbe fatto domande,  dove avrebbe potuto dimenticare la sua famiglia, comincio' a farsi strada prepotentemente in lei, anche se quel luogo semplicemente non poteva esistere.
L'impulso di correre via  e rimanere fuori casa almeno quella notte vibro' nel suo corpo, ma la ragione, senza  diritto di replica, le ordinava di rientrare in casa e  continuare a far finta di niente.

Almeno per quella sera decise di voler trovare una soluzione alla sua solitudine. Se non poteva fuggire, almeno voleva che vicino a lei ci fosse qualcuno che non le avrebbe mai parlato di quel cadavere, che avrebbe dormito al suo fianco senza indovinare il suo dolore, come se niente avesse mai scosso la sua banale vita da adolescente. Quella persona non poteva essere Cain, lui sapeva.
Si volse verso Tunninghton, cercando di sorridergli - Senti Jhona, non pensare male ma...ti andrebbe di dormire con me?
Il ragazzo la guardo' con aria interrogativa. Pia aveva appena alllontanato il suo presunto ragazzo, per chiedergli di dormire con lui? E non doveva pensare male...?
- Ci sono i tuoi, in casa.
- Non se ne accorgeranno.  La domenica mattina non mi rompono le scatole.
- E domattina dovrei calarmi dalla finestra come Romeo?
- Ti faro' uscire dalla lavanderia. I nostri cortili sono comunicanti.  Non ti chiedo molto...e' la tua specialia' rimanere fuori casa, la notte.
Jhona scruto' i suoi occhi nocciola, cerchiati dalla stanchezza. Guardo' l'orologio da polso, erano le quattro passate.
- A tuo rischio e pericolo, biondina.


Pia  era sprofondata in un pesante sonno privo di sogni. Al suo fianco Jhona dormiva con la faccia affondata fra il cuscino e la spalla di lei.  Per la stanza aleggiava un afrore morbido di letto e di pelli.

Porhtia si rese conto che suo padre stava bussando alla porta, solo dopo diversi istanti.  Scatto' a sedere sul letto, incespicando nel piumone e nei calzini che le si erano quasi sfilati del tutto. Alle sue spalle Jhona era balzato in piedi a torso nudo,  cercando di afferrare  scarpe, piumino e felpa; nella penombra della stanza, Pia gli indico' la porta del ripostiglio ed il ragazzo vi scatto' dentro, rischiando di urtare un'intera pila di libri.
- Pia, tesoro..? - chiese il genitore, dal corridoio.
La ragazza socchiuse la porta, stropicciandosi gli occhi, gia' pronta con una balla credibile - Non sto bene, ho le mie cose... Che ore sono?
- Le undici passate...Vuoi che ti porti un antidolorifico? - Suo padre allungo' la mano verso il suo viso,  Pia s'irrigidì, strizzando gli occhi. Non voleva essere toccata da quelle mani - Stai proprio male... - commento' suo padre, scambiando la sua espressione per  dolore fisico.
- L'ho gia' preso - taglio' corto lei - Magari e' una colica...ho bisogno di dormire. Se dormo mi passera' tutto, non e' la prima volta.
Mr. Hunt  aggroto' le sopracciglia - Dobbiamo passare da un'amica di tua madre,  piu' tardi...Ma non me la sento di lasciarti qui da sola, in questo stato.
-Vanno a disfarsi del cadavere, visto che ieri sera non l'hanno fatto - penso' immediatamente, stringendo la maniglia della porta - Non importa, figuriamoci! Me ne sto a letto e vedrai che mi passa, se ho bisogno vi chiamo con il cellulare.
- Capisco... Noi facciamo una colazione veloce  e poi andiamo.  Magari piu' tardi preparati un po' di latte caldo, non stare a stomaco vuoto, mi raccomando!
Pia annuì, congedandosi velocemente. Richiuse la porta alle sue spalle, scavalco' il letto ed aprì la porta del ripostiglio.  

Jhona si era accucciato fra la torre di libri e quella di scarpe, i suoi vestiti erano stati schiacciati in un angolo, su alcune vecchie, improbabili racchette da neve.
- Torniamo a letto. Mangiano un boccone e poi escano - disse, tirandosi la felpa sulle cosce nude - Puoi uscire piu' tardi in tutta calma dalla porta, Jhona.
Il ragazzo tiro' un sospiro di sollievo, recuperando le sue cose dal fondo del ripostiglio e riponendole sulla scrivania della ragazza.
- Porco mondo, mi sarei gettato dalla finestra! - esclamo' a voce bassa, seguendo la ragazza sotto le coperte.  
- Non ti saresti fatto granche' male - commento' assonnata, dandogli le spalle.
Jhona pose una mano sul fianco nudo di lei - Sembra proprio che non ti dispiacerebbe vedermi volare di sotto... - si chino' sui suoi capelli disordinati, alla ricerca  del collo.
Pia sospiro' leggermente,  scosandosi un poco - Non mi sembra il caso di eccitarsi per questo, Jhona.
Il ragazzo le afferro' il mento con l'intenzione di baciarla. Sfioro' la sua pelle con le labbra carnose, sentì il respiro tiepido di leisolleticargli la fronte; con la mano scivolo' sotto la felpa  che la ragazza indossava dalla sera prima, per afferarle un seno.  Il reggipetto gli procuro' una sensazione ruvida e bollente.

La biondina rimase sovrappensiero,  fissando il soffito di camera, lasciando che il ragazzo le baciasse le labbra  e la carezzasse.  Non sentì nessun senso di colpa nei confronti di Cain  e non sentì nessuna emozione nei confronti di Jhona, delle sue grandi mani sulle proprie forme.  Era una cosa che stava accadendo, ma  Pia viaggiava con la mente lontana, come se quel corpo non fosse stato  il suo. Rimase immobile ma rilassata, limitandosi a posare le mani sulla schiena del ragazzo.
Chiuse gli occhi, imparando a seguire i baci del vicino senza pero' parteciparvi  veramente
Sentì rumore di stoviglie in cucina, lo sfrigolìo del burro sulla padella, il brusìo del televisore. Le voci appena percettibili dei coniugi Hunt le arrivavano monotone, non riusciva ad  attribuirli un tono specifico.

Jhona si scosto' dalla ragazza per sbottonarsi i jeans, solo allora quest'ultima si tiro' su a sedere ponendo una mano fra i loro corpi.
- No senti Jhona...non l'ho mai fatto - gli spiego', tirando giu' la felpa - Non voglio farlo ora, scusami. Scusami davvero.
Il biondo rimase con le mani ferme sulle asole ed i bottoni,  un'espressione contrita sul volto nordico - Parli sul serio..?
La ragazza si alzo' dal letto, frugando nell'armadio alla ricerca di un paio di pantaloni da ginnastica che indosso'- Non avrei dovuto Jhona, non so come dirti che mi dispiace - poi s'inginocchio sul letto, prendendo una mano fra le sue - E' un periodo complicato per me. Mi dispiace di averti provocato.
Jhona rimase serio per qualche istante, effettivamente confuso dalle parole e le azioni della vicina - Non capisco che ti  frulli nella testa ma...non sono certo qui per violentarti - si lascio' cadere all'indietro, incrociando le braccia dietro la nuca - Ok. Torniamo a dormire. Anche se ora che "mi hai fatto effetto", sara' dura riprendere sonno...
- Non succedera' piu' Jhona, scusa ancora - aggiunse lei, scorgendo il cellulare sul comodino illuminarsi. Si sporse verso l'oggetto, afferrandolo. Non aveva reinserito la suoneria prima di cadere in un sonno catatonico.
- Per me puo' anche risuccedere...basta che non ci fermiamo, no? - sorrise, con aria da mascalzone. Jhona volse l'attenzione alla ragazza, al suo viso serissimo - Hey, che succede...?

Ventuno  chiamate perse e diciotto messaggi, tutti da parte di Cain.  





















  
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