Finalmente soli!
Era una soleggiata mattina di aprile, ed i primi
raggi di sole filtravano attraverso le tendine color lavanda della cucina.
«Allora, Ron» sospirò Hermione «sei sicuro di
riuscire a cavartela da solo?»
«Certo» biascicò, con la bocca piena di pane
imburrato. «Nessun problema».
Quella mattina Hermione sarebbe tornata al lavoro
dopo il periodo di maternità, e Ron sarebbe rimasto per la prima volta da solo
con Hugo per tutta la mattinata.
Ma Hugo, Hugo era tutta un’altra cosa.
Lanciava in giro i giocattoli, gattonava ovunque, e
quando aveva fame (più o meno ogni cinque minuti) strillava come un demonio.
Ron era semplicemente terrorizzato.
«Esagerata» sbuffò Ron «gli ha solo sparato contro
qualche scintilla… Vero, micione?» chiese, allungandosi per accarezzare il
grosso gatto rosso seduto vicino al lavello.
Per tutta risposta Grattastinchi soffiò mettendo in
mostra i denti affilati.
Hermione alzò un sopracciglio.
«E va bene » si arrese Ron « Niente bacchetta».
Hermione sorrise, tentando di celare la
preoccupazione. Si fidava di Ron – in fin dei conti se l’era cavata benissimo
con Rose, l’anno precedente – ma non poteva fare a meno di provare una vaga inquietudine al
pensiero di Ron e Hugo in casa da soli.
«Sicuro» ripose Ron «ma vedrai che ce la caveremo
alla grande… Vero, piccoletto?» chiese, facendo l’occhiolino a Hugo.
Il faccino lentigginoso del bimbo si aprì in un
sorriso sdentato.
«Accidenti» disse Ron «speriamo che metta su presto
gli altri dentini… Così sembra un po’ una zucca di Halloween, potremmo venderlo
al negozio di scherzi!»
«Ron!»
«Beh, ma è
vero» si difese lui.
Hermione alzò gli occhi al cielo.
Poi prese in braccio Hugo e se lo strinse forte al
petto, stampandogli un bacio sulla cima della testa.
«Bada a tuo padre» gli sussurrò «cerca di non farlo
impazzire troppo».
Poi lo posò delicatamente sul seggiolone,
ravviandogli i ciuffi di capelli rosso fuoco che gli aveva scompigliato
abbracciandolo.
«Certo che è proprio pelato » commentò Ron
osservando la scena.
«Ron, ha solo dieci mesi!» sbuffò Hermione.
«Potremmo provare con un Incantesimo Parruccone »
propose Ron « sono sicuro che…»
L’occhiataccia di Hermione gli suggerì che era
meglio non finire la frase.
«Devo andare» disse Hermione, guardando l’orologio.
«Fate i bravi» aggiunse, guardando Ron.
«Ehi, non sono io il bambino!» esclamò Ron,
fingendosi offeso.
«Allora ci vediamo verso l’una» disse Hermione,
restia ad andarsene «e ricorda, per qualsiasi cosa..»
«Sì, sì, ti mando Leo» la interruppe Ron. Quindi
prese in braccio Hugo e accompagnò la moglie in salotto, mentre il bimbo gli
tirava i capelli scalpitando per tornare sul seggiolone.
Hermione non poté fare a meno di ridere.
Voltandosi, afferrò una manciata di Polvere Volante
dal vaso sopra la mensola del caminetto e la lanciò nel focolare, dando vita ad
una vampata di fiamme smeraldine.
Quindi saltò con grazia nel camino, e scandì con
voce chiara: «Ministero della Magia!».
Un istante prima di sparire lanciò un’ultima
occhiata al salotto, dove Ron stava muovendo le manine paffute di Hugo in un
gesto di saluto.
Poi le fiamme verdi si estinsero.
Hugo, piuttosto confuso, fissava il punto in cui era
appena sparita la sua mamma.
«Allora, piccoletto» disse Ron, tornando verso la
cucina con il figlio in spalla. «Finalmente soli!»
*
Ron riportò Hugo in cucina e lo assicurò al
seggiolone, sicuro che da lì non avrebbe potuto combinare niente di grave.
Quindi, relativamente tranquillo, andò in bagno a
lavarsi i denti.
Ma non aveva nemmeno fatto in tempo a mettere il
dentifricio sullo spazzolino che sentì un preoccupante rumore di vetri infranti provenire dalla
cucina.
Ron si precipitò di corsa, con lo spazzolino ancora
stretto in mano.
Lo spettacolo che gli si parò davanti lo lasciò a
bocca aperta.
Hugo aveva rovesciato il barattolo della marmellata,
lasciando le impronte delle sue manine impiastricciate su ogni centimetro di
tovaglia che era riuscito a raggiungere, e ricoprendosi lui stesso di
marmellata. Non pago, aveva tirato la tovaglia rovesciando a terra la caraffa
di succo di zucca, rompendola in mille pezzi e creando una specie di lago
arancione sul pavimento della cucina.
«Io vorrei sapere» disse Ron, brandendo lo
spazzolino verso il figlio «perché queste cose non le fai anche quando c’è tua
madre».
Hugo sfoderò il suo sorriso sdentato.
«E va bene» disse Ron, rassegnato «puliamo questo
macello.»
Con un rapido movimento della bacchetta riparò la
caraffa e la ripose al sicuro nella credenza. Poi asciugò con uno straccio il
succo di zucca rovesciato, e fece del suo meglio per togliere le macchie di
marmellata dalla tovaglia.
Lo sguardo di Ron si posò infine sul figlio.
La tutina era tutta macchiata, e non c’era un solo
centimetro di pelle che non fosse ricoperto di marmellata di fragole.
Ron puntò la bacchetta verso il figlio.
«Tergeo!»
esclamò
Gran parte della marmellata sparì.
«Accidenti, ce l’hai anche nei capelli..» commentò.
«TERGEO!»
Tutte le macchie sparirono.
«Chi dice che bisogna fare sempre il bagnetto quando
uno si sporca, eh?» commentò Ron soddisfatto.
*
Le tre ore successive passarono in fretta: con
enorme sorpresa di suo padre Hugo se ne stette tranquillo nel suo box a
osservare divertito Leotordo, che svolazzava come un matto in giro per il
salotto sbattendo di tanto in tanto contro le finestre.
Ma era ormai quasi ora di pranzo, e Ron sapeva fin
troppo bene che Hugo non avrebbe mai saltato un simile appuntamento.
Ed infatti, alle undici e mezza precise, Hugo si
esibì nel consueto repertorio di strilli strazianti.
«Come se ti facessimo morire di fame!» bofonchiò
Ron.
Prese in braccio il figlio e lo riportò in cucina,
dove lo sistemò sul seggiolone davanti alla scodellina piena di omogeneizzato.
Tuttavia, Hugo non ne sembrava molto entusiasta.
«Guarda, lo mangio anch’io» disse Ron per
invogliarlo. Quindi prese un po’ di omogeneizzato con il cucchiaio e se lo
portò alla bocca.
«Santo cielo, che schifezza» commentò disgustato
dopo averlo assaggiato.
Hugo lo guardò come per dire «Che ti avevo detto?»
«Ok, avevi ragione» concesse Ron. «Ma adesso che ti
faccio mangiare? I croccantini di Grattastinchi?»
Gli occhietti affamati di Hugo si posarono sul
piatto di spaghetti di Ron.
«Scordatelo»
disse lui.
Il bimbo lo fissò.
«Accidenti, non guardarmi così» disse Ron,
impietosito.
Ormai arreso, porse un mezzo spaghetto a Hugo, che
lo portò alla bocca e lo inghiottì con un rumoroso risucchio.
Deliziato, il bimbo affondò le manine grassocce tra
gli spaghetti, tirando su manciate di pasta.
«Fai pure, eh» ridacchiò Ron, divertito.
*
Hugo aveva terminato il suo pasto (Ron si era dovuto
accontentare di qualche avanzo ripescato dal frigo), ed ora la testa gli
ciondolava dal sonno.
Ron lo prese in braccio e lo portò in camera da
letto.
«Tanto vale che stai comodo» borbottò, adagiando il
bimbo al centro del letto.
«Sai che ti dico?» aggiunse, guardando il bimbo che
sonnecchiava «mi sdraio anch’io cinque minuti… Abbiamo ancora un po’ di tempo
prima che torni tua madre ».
*
All’una e un quarto le fiamme verde smeraldo
tornarono a divampare nel caminetto del soggiorno.
Con un piccolo “pop”
Hermione apparve nel focolare, ed uscì scuotendo via la cenere dai vestiti.
Il salotto era deserto, fatta eccezione per
Grattastinchi che sonnecchiava sulla sua poltrona preferita.
«Ron?»
chiamò, con voce incerta.
Nessuna risposta.
Hermione attraversò cautamente il salotto vuoto, e
sbirciò in cucina.
«Ron?» chiese, questa volta a voce più alta.
Ancora niente.
Hermione tornò in salotto.
«Grattastinchi, dov’è Ron?» chiese, un po’
preoccupata.
Il gatto alzò il muso verso il soffitto e miagolò
sonoramente.
Con passo svelto Hermione salì le scale che
conducevano alla camera da letto.
Quindi aprì la porta, rimanendo sulla soglia ad
osservare la scena che si trovò davanti.
Ron era disteso sul letto, profondamente
addormentato.
Le sue braccia erano strette intorno al corpicino di
Hugo, e le dita della sua mano destra sfioravano i ciuffi di capelli rosso
fuoco del bimbo che sonnecchiava rannicchiato sul suo petto.
«..’mione.. Sei
tornata?» biascicò Ron, aprendo un occhio.
Hermione sorrise, e senza dire nulla si sdraiò
accanto al marito e al figlio.
«Sì» sussurrò «sono tornata».
Rieccomi! Ammetto che ero sparita dalla circolazione per un po', ma ultimamente l'ispirazione è tornata (grazie anche a degli ottimi contest che ho trovato qua e là).
Allego il giuzizio di Sole=)
Grammatica – punteggiatura 5/5,
Stile – forma 9/10 ,
non ho messo 10 perché si sono troppi spazi che dividono le varie parti della long
Originalità 8/10 ,
purtroppo non ho colto nulla di molto originale
Gradimento personale 5/5
Utilizzo del 1°prompt 3/5
purtroppo “negozio” l’hai solo accennato
Utilizzo del 2°prompt 5/5
3°prompt 1 punto
+0 pacchetto extra
totale 36/42