Anime & Manga > Bleach
Segui la storia  |       
Autore: CillyScarlet    01/12/2011    2 recensioni
Ad un certo punto realizzai che continuavo a pensare al suo caso. Perché? Cosa lo rendeva tanto interessante rispetto agli altri psicotici che avevo seguito in passato?
Genere: Generale, Introspettivo, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hichigo, Kuchiki Rukia, Kurosaki Ichigo
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Prima seduta: L'arrivo

 

Quella mattina il sole non splendeva alto, anzi il cielo era di un grigio disarmante, di un colore che gli anziani avrebbero definito come portatore di sventura, ma io non sono mai stata una supersitiziosa, anzi per me quel giorno non era altro che una giornata lavorativa uguale alle altre.
Il mio nome è Kuchiki Rukia, in quel periodo avevo ventisette anni e avevo finito il mio percorso di studi circa due anni prima. Avevo appena iniziato a lavorare come assistente psichiatra nel reparto psichiatrico del carcere maschile della mia città, quando li incontrai per la prima volta.
Sono sempre stata affascinata da ciò che riesce a creare la mente umana, ma soprattutto, la cosa che mi ha sempre attratto più di tutte sono le esperienze vitali che si trovano nel background di un individuo che crea, inconsciamente, un distacco dalla realtà; ovviamente è questo il motivo per il quale ho scelto questo lavoro, diciamo che adoro affascinarmi alle storie altrui, per quanto disumane e disastrose possano essere. Le trovo tutte estremamente interessanti.
In quel periodo vivevo da sola in un discreto appartamento sulla Royal Mile, la via più caratteristica di tutta la città di Edimburgo, ero single, più per praticità che per scelta, e avevo abbandonato le follie da studenti dedicando anima, mente e corpo alla mia nuova vita.
Quella fatidica mattina avrei iniziato il mio turno alle nove, per cui la sveglia suonò per le sette meno dieci, ho sempre avuto il vizio di puntare la sveglia prima, per potermi criogiolare nel letto ancora 10 minuti; questa volta, però, mi alzai dal letto immediatamente, sentivo una strana sensazione, un misto tra ansia e eccitamento. Feci colazione con un caffè all'italiana, ricordo dei miei trascorsi estivi a Firenze, e un paio di biscotti. Dopo essermi preparata uscii di casa e scesi a piedi fino al Weverly Bridge per aspettare l'autobus che mi avrebbe portato a lavoro.
Stava iniziando a piovere, anche se con una consistenza talmente fine da sembrare condensa e questo la rendeva particolarmente fastidiosa al mio sistema nervoso. Ho sempre odiato la pioggia, così triste e apatica… Possibile che in alcune lingue pioggia sia sinonimo di Dio?
Il mezzo si fece strada nel traffico e si fermò direttamente davanti a me, salita presi posto al piano superiore, accanto al finestrino martellato dalla pioggia leggera che in quel momento bagnava la città, rendendo la sua architettura incredibilmente più malinconica del normale.
Il mio posto di lavoro si trovava appena fuori, in direzione di “The Rock”, il monte che delinea i confini a sud della città, più mi facevo vicina, più la mia sensazione incrementava e io non ne comprendevo il motivo. Scesi dall'autobus e, anche se decisamente in anticipo, mi diressi spedita verso il mio ufficio salutando distrattamente i colleghi, militari e non.
Aprii la porta ed entrai, mezza infreddolita, non mi accorsi che il mio supervisore era seduto alla scrivania osservando incuriosito i miei movimenti impacciati.
Siamo in anticipo, Kuchiki.” La mia reazione fu un visibilissimo salto terrorizzato, era difficile incontrarlo in ufficio a quell'ora. Mi girai con una faccia coperta di terrore, che si trasformò in imbarazzo appena realizzai che si trattava di lui. Non dissi parola.
E ancora nel mondo dei sogni, direi.” mi derise.
Non ha importanza,” disse tirandomi una cartella clinica “abbiamo in arrivo un nuovo 'ospite', ma io non posso occuparmene, quindi questo è il primo paziente sul quale lavorerai da sola.” Senza attendere risposta uscì dalla stanza, lasciandomi sola con la cartella da studiare.
Quando lessi il nome impresso rimasi allibita.
Hichigo Shirosaki. Uccise un membro importante del partito laburista scozzese qualche mese prima, dopo l'arresto affermò di essere arrivato come salvatore da una certa “Soul Society” allo scopo di liberare il mondo dalla presenza tanto opprimente e malvagia, quanto invisibile, di esseri che denominava “Hollow”.
Fu dichiarato affetto da una grave forma di psicosi e il giudice lo fece internare nell'ospedale psichiatrico di Glasgow, ma dato che non era idoneo per ospitare questo tipo di soggetti venne trasferito nella nostra struttura poco tempo dopo.
L'arrivo era previsto per l'ora di pranzo.
Ricordo bene il momento in cui arrivò, avevo iniziato a compilare le solite scartoffie con ordini medici e quant'altro quando sentii bussare alla porta e vidi entrare un ragazzo alto, dai capelli insolitamente arancioni, gli occhi di un castano talmente chiaro da sembrare gialli ed un fisico scolpito che la maglietta bianca lasciava immaginare, accompagnato dal solito carceriere sgarbato e insolente.
Non ho mai sopportato la polizia penitenziaria, “omuncoli” forti della loro autorità, convinti di sentirsi in diritto nello scaricare la loro frustrazione su indifesi detenuti.
Mi alzai in piedi, e ordinai, in malo modo, che gli venissero tolte le manette, fatto ciò mi lasciarono sola con lui.
Io sono Kuchiki Rukia, la responsabile della tua terapia all'interno della struttura.”
Ah, quindi tu sei la mia strizzacervelli?! Cos’ha in serbo questo bocconcino per me? Hai per caso qualche “pillola della felicità” da darmi?” Il suo tono era estremamente menefreghista, non gli interessava affatto trovarsi in un luogo in cui vengono rinchiusi gli instabili mentali, non gli interessava affatto che io fossi li per tentare di curarlo. La sua voce era di un acuto raggelante.
Prima di tutto non ti permettere di rivolgerti a me in quel modo, secondariamente io non sono uno spacciatore, di conseguenza non otterrai nessun tipo di droga da me!” intervenni estremamente irritata.
Mi osservò per qualche istante senza parlare.

Hai dei begli occhi!” esordì, poi, sorridendo in un modo strano, un brivido di angoscia mi percorse la schiena.
Sai perché ti trovi qui?” domandai fredda.
Certo, ho solo ucciso un laburista!
Se tu avessi “solo” ucciso un laburista, come dici tu, non ti troveresti in un carcere psichiatrico. Sei qui perché oltre all'omicidio hai anche affermato di provenire da un luogo inesistente, mandato per salvare l'umanità dalla presenza malevola di un essere altrettanto fantasioso che hai identificato in un membro del nostro governo. Ora, vorrei capire se la tua è stata una psicosi derivata dall'assunzione di droghe oppure da una malattia mentale.
Iniziò a ridere di gusto e in modo incontrollabile, rimasi senza parole ad osservarlo. I suoi occhi brillavano di una luce strana, sdraiato sulla sedia si teneva l'addome con la mano destra e con la sinistra ne picchiettava il bracciolo. Rimasi in silenzio in attesa che si controllasse da solo.
Sai, il tuo modo di parlare fa a botte con il tuo aspetto fisico: occhi di un blu intenso, capelli di un nero corvino, minuta, uno non si aspetterebbe mai questo atteggiamento così autoritario! Ti trovo interessante
Rise ancora per un istante, ma poi il suo volto cambiò divenne teso, gli occhi si strinsero in fessure piccolissime, si alzò in piedi violentemente e si avvicinò al mio viso fino a ad arrivarne a pochi centimetri. Adirato. Non mi mossi.
Dicono che sono pazzo, ma non è così. Io posso vedere ciò che gli altri non possono o non vogliono, posso ascoltare quando parlano di un bene superiore e fare la loro volontà. Io sono un paladino, ma nessuno mi vuole ascoltare!
Entrarono di corsa le guardie, lo atterrarono saltandogli addosso, urlarono alle infermiere di portare un calmante perché lui, Hichigo Shirosaki, cercò di opporsi. Le infermiere lo sedarono, dopodiché venne portato via, ammanettato e legato ad una barella. Ancora urlava mentre lo rinchiusero nella cella.
Rimasi inerme, ghiacciata, fino a quando smisi di sentire le sue urla; mi attaccai ansante alla seggiola sulla quale ero seduta, forse tentai di proteggermi, da cosa poi? Lui non si trovava più nella mia stanza. Poi presi la sua cartella clinica e un foglio con una penna. Iniziai a prendere appunti.

Quel giorno, dopo averlo incontrato, rimasi a lungo chiusa nel mio studio a studiare la sua cartella, a leggere i referti psichiatrici contraddittori di altri colleghi. Alcuni affermarono una psicosi reattiva, altri un disturbo illusorio, altri ancora parlarono di schizofrenia, ma mi domandai come fossero arrivati a queste conclusioni, senza aver effettuato analisi specifiche, sedute continuative o regressioni.
Decisi che prima di somministrare una terapia farmacologica sarei dovuta venire a capo della situazione attraverso una serie di sedute mirate alla diagnosi del disturbo.
Ad un certo punto realizzai che continuavo a pensare al suo caso. Perché? Cosa lo rendeva tanto interessante rispetto agli altri psicotici che avevo seguito in passato?




Note dell'autrice: questa fiction non è ambientata in Giappone per il semplice fatto che conosco molto poco gli usi e i costumi dei giapponesi, quindi ho scelto una città europea. Perché Edimburgo? Perché è una citta che adoro e che conosco abbastanza bene senza contare che credo abbia un'atmosfera molto particolare e quindi che possa essere un'ottima citta per l'ambientazione di questa fic. A parte queste cose un po' tecniche, spero che possiate trovare la lettura piacevole almeno quanto abbia trovato piacevole io scriverla, probabilmente in futuro aggiungerò dei nuovi avvertimenti a seconda di come si evolverà la storia. 
Buona Lettura a tutti.
Cilly!
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Bleach / Vai alla pagina dell'autore: CillyScarlet