Libri > Twilight
Segui la storia  |       
Autore: Pink_lemon    01/12/2011    3 recensioni
Un forte trauma colpisce Bella durante la sua vita a Phoenix. Per aiutarla, Renee la manda a vivere con suo padre a Forks. Riuscirà Bella a ritrovare la serenità e a tornare a parlare?
Genere: Avventura, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più libri/film
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Eccomi tornata con un nuovo capitolo... e anche se non lo leggeranno in molti lo pubblicherò lo stesso . Bene prima di cominciare a leggere volevo chiedervi se secondo voi la storia procede in maniera troppo lenta. Secondo voi perdo troppo tempo nel descrivere gli stati d’animo di Bella? Se lo faccio e perché lo ritengo necessario però capisco che magari risulti troppo noioso… che altro mmm .. ah si buona lettura !
 
 

VISITA

Aprii gli occhi lentamente, mi ritrovai in un luogo famigliare, somigliava al bagno del  pian terreno.
Mi correggo: non gli somigliava, lo era.  Il mio braccio era poggiato su qualcosa di freddo e bianco, che non appena misi bene a fuoco riconobbi come il water … dopo alcuni secondi un ricordo si fece largo in me. Ieri sera ero scesa per mangiare la pizza che Charlie  aveva comprato e poi,  tra un rigetto e l’altro, dovevo aver perso i sensi stremata .
Pian piano ripresi conoscenza , e più la riprendevo più sentivo la pelle ghiacciata e addormentata, la schiena era indolenzita e le mie gambe erano molli e non volevano prestarmi ascolto.
Un leggero e fastidioso formicolio iniziò a percorrermi le gambe, partendo dalla punta dei piedi per arrivare vicino le cosce, e man mano che  il formicolio si intensificava le gambe reiniziavano a rispondere ai miei ordini.
L’unica consolazione, che addolcii questo “particolare “ risveglio era la presa di coscienza del fatto che oggi era sabato … significava che avevo ancora altri due giorni da passare lontana della scuola, anche se sapevo che prima o poi sarebbe arrivato lunedì e che con il suo arrivo niente mi avrebbe salvato dal limbo infernale che molte persone si ostinavano a chiamare scuola! Certo perché loro non sapevano cosa comportasse la scuola oltre lo studio, non conoscevano la cattiveria  che gli ormoni provocava nei ragazzi in fase adolescenziale, e tutto questo perché con il diventare grandi ci si ritrova davanti a problemi talmente diversi da dimenticare quelli avuti durante l’adolescenza… a meno che le loro esperienze liceali non assomiglino alle mie.
Fui distratta dai miei pensieri perché sentii dei rumori provenienti dalla cucina. “Questo significa che Charlie si è svegliato” pensai.
Mi accigliai pensando che poteva essersi accorto della mia scomparsa dal piano di sopra, ma riflettendoci pensai che se il capo sceriffo ritenesse che la figlia fosse scomparsa non scenderebbe tranquillamente le scale per… per prendere un caffè…  un caffè! Si perché i rumori che provenivano dalla cucina sembravano proprio quelli di qualcuno che fa colazione.
Cosi decisi di andare in cucina e far finta di nulla. Prima di uscire dal bagno mi guardai allo specchio, con l’intenzione di darmi una sistemata. Come tutte le volte che lo facevo , non riconobbi subito l’immagine riflessa sopra. Era come guardare un'altra ragazza…
Come  due persone ben distinte  che si fissano reciprocamente, provando disprezzo ma anche un po’ pietà nei confronti dell’altro.
La ragazza dello specchio… come poter credere che quella ero io?
Il viso pallido e scarno e le cavità oculari scavate e colorate da un tetro violetto facevano spazio a due occhi spenti e piatti di cui il nero ne accentuava il vacuo; le labbra trasparenti e secche, tutto ciò contornato da una lunga cascata di capelli castani, aridi e sfibrati, che tentavano di nascondere i tratti ormai ispidi del mio viso.
Più osservavo la ragazza di fronte a me e più lei si rattristava e i suoi occhi si facevano lucidi… e ora piangeva, calde lacrime solcavano quel viso cosi freddo… cosi  si portò una mano sulla guancia e le asciugò, tutte, una ad una.
Mi girai di schiena e, come a voler controllare che l’incubo di una notte non fosse reale, mi alzai la maglietta, ma purtroppo il non era un incubo ma la realtà. La mia schiena era percorsa da strisce violacee dalle tonalità diverse… nella mia mente  aleggiavano ancora le sue parole: “voglio lasciarti un mio ricordo troia”. Rabbrividii. Come se fossi capace di dimenticarlo o dimenticare tutto quello che mi aveva fatto. Mi ricoprii la schiena e distolsi lo sguardo…
Dopo essermi bagnata il viso e asciugata ,uscii dal bagno .
Appena entrata in cucina Charlie mi guardò perplesso per poi dire
-Siamo mattiniere oggi?-  “perché diavolo continuava a farmi domande? Sa che non gli risponderò mai!”  mi chiedevo irritata.
Ma non sembrava  aspettarsi niente, se ne stava lì, in piedi, davanti la macchina del caffè, poggiato  al mobile, sorseggiando da una tazza fumante , lo sguardo più rilassato del solito. Non sembrava aspettarsi nulla che uscisse dalla mia bocca, anzi, per tutta risposta al mio silenzio, prese una tazza dalla credenza , la riempii di quel fumante liquido nero e me la porse.
Mi ritrovai quasi inaspettatamente a sorridere per quel gesto gentile e spontaneo, ma fatto con tale naturalezza da parte sua che mi diede una parvenza di clima famigliare a me quasi sconosciuta .
Sorseggiai con avidità il caffe, accorgendomi di essere allo stremo…
Di solito non mi riducevo mai cosi. Spesso per molti periodi mangiavo normalmente, vomitando  di rado … ma col tempo questi avvenimenti erano aumentati sempre più  proporzionatamente al mio appetito che scompariva sempre più; a volte bastava guardare il cibo, come per  le persone, per avere subito la nausea…
Lo stress per il ritorno a Forks  aveva fatto si che il solo pensiero di ingurgitare qualcosa diversa dalla mia saliva fosse per me inconcepibile … però avrei provveduto oggi stesso , non potevo ridurmi cosi, di questo passo entro due settimane sarei finita in un centro d’aiuto… e non volevo si ripetesse l’esperienza…
Charlie, non ancora abituato alle mie frequente  “assenze mentali”  dalla realtà, mi guardò stranito per qualche istante.
-Bells…- la sua voce gentile sembrò tuonare nella mia testa , un semplice nomignolo bastò a mandare in tilt il mio cervello, di tutto il resto che mio padre pronunciò io non riuscii ad ascoltare più nulla.
La mia mente oramai era troppo impegnata a viaggiare tra i ricordi.
  
Ero in quella cucina, identica ad ora se non fosse per i colori più vividi dei mobili e delle pareti  (che il tempo aveva schiarito) davanti a me c’era una bambina, i capelli raccolti in due trecce , il viso paffuto , le guance rosse, un vestitino bianco ricamato, che cercava di arrampicarsi sul mobile per arrivare alla credenza , quando una voce alle sue spalle la chiamò con tono di rimprovero.
-BELLS!- esordì Charlie -SCENDI SUBITO… potresti cadere…-
La bambina  scese e si fece scura in volto offesa per il rimprovero del padre , che subito le andò incontro per abbracciarla, e nell’abbracciarla la sollevò da terra e la strinse a sé…
Ricordai di aver pensato spesso agli abbracci di mio padre dopo il trasferimento , chiedendomi perché non potevo più averne…
Di colpo la bambina davanti a me non è più tra le braccia del padre ma è in una stanza buia , nascosta dietro degli scatoloni, rannicchiata su se stessa che trema non capendo nemmeno lei se per il freddo o per la paura…
All’improvviso dei colpi alla porta, accompagnati da delle urla.
-Bells, aprimi … BELLA  HO DETTO DI APRIRMI!  GUARDA CHE BUTTO GIU LA PORTA –
 
Quando  riemersi dai miei ricordi riemersi per tornare alla realtà Charlie non c’era più, era andato a lavoro; ed io ero sola, in casa.
                                                                                                   

***

Era ormai arrivata l’ora di pranzo ed io non avevo idea di cosa potessi mangiare senza rischiare di vomitare un secondo dopo… avevo bisogno di qualcosa per  reintegrare l’eccesso di quest’ultimo periodo.
D’improvviso il suono del campanello mi lasciò attonita per alcuni istanti; lentamente mi diressi alla porta per aprirla.
Non appena aprii la porta mi ritrovai davanti a me quegli occhi…
  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Twilight / Vai alla pagina dell'autore: Pink_lemon