Cacciatori e Vittime
22.
Sto
aspettando il tuo risveglio, io, qui, aggrappata con forza alla vita.
Cassandra,
svegliati ti prego.
Non mi
abbandonare, non tu…ti prego.
Non ho mai
pregato nessuno, ma ora prego te, il Dio che mi guarda da lassù.
Please,
stay with me.
Occhi scuri, occhi di ghiaccio,
biblioteca di ghiaccio. Tanti scaffali, tanti libri, libri oscuri, libri pieni
di oscuro inchiostro.
Mamma, no, non farmeli leggere. Non
voglio…mi fanno paura.
Il destino dell’Eroe
sarà quello di vegliare sul sacrificio finale, portarla fino alla vetta del
burrone, e avere il coraggio di perpetuare il suo sacrificio alla Dea.
Se la Luna sarà
clemente, il servo verrà salvato.
Mai, per nessun
motivo, l’Eroe deve sostituire il servo.
Porterà Caos, e il
malvolere della Dea.
«Elisa…»
le sue labbra che sussurrano il suo nome, Elisa sembra di immaginarselo, quel
flebile suono mentre fissa il suo volto. Uno spiffero del vento, pensa, gli
occhi rossi.
«Cassandra…
ti prego, svegliati.» l’avvolge a sé ancora, e non per dovere ma per bisogno. La
sua anima si sentiva sola, triste, avvolta da una coperta stretta che non la riscaldava.
La strinse a sé, le braccia a stringere quel corpo che non reagiva, che non
ricambiava.
“Non
ricambierà mai…nulla.” Le lacrime, i singulti del pianto.
Lentamente cadere in un burrone ripieno di colla.
Appiccicosa, ripiena di disgustoso bile che l’avvolge e la
soffoca.
Sporca di petrolio, di inchiostro, sporca, non più linda.
Mostro.
Poi,
una mano che si muove, le stringe la spalla in modo blando. Scosta la testa,
quasi scattante, gli occhi spalancati, gli occhi creduti persi del loro bagliore
ora brillavano a poche spanne da quelle di Elisa.
«Elisa…»
la chiama, la guarda, la osserva. Come due lacrime di essenza la guardano, come
gocce di rugiada e sentimenti.
«Cassandra…!»
e l’abbraccia, stringendola a sé, così felice da sfiorare la felicità con un
dito, le lacrime di disperazione diventare di gioia, i singulti del dolore
tramutarsi in sorrisini. Poi, la coscienza si fece lampante.
Fu un
fulmine ad uscire dalla sacca, dando le spalle alla rediviva riccia.
«S-Scusa…!»
disse Elisa afferrando la tuta e infilare una gamba in tutta fretta. Cassandra
la scrutò, come appena sveglia, non comprendendo il motivo del forte rossore
sul viso della compagna di viaggio.
Poi
sentì uno spiffero, e notò, con particolare imbarazzo di essere completamente
nuda. Cacciò un urlo, rintanandosi in fondo alla sacca, nascondendo persino la
testa.
«Che c’è?»
domandò la donna, girandosi di scatto e perdendo, inevitabilmente l’equilibrio
inciampando nella tuta mezza indossata. Cadde, con un tondo, cacciando un “Ahi!”
particolarmente sonoro.
«Sono
nuda!» ribadì a gran voce la ragazza, ed Elisa rialzandosi finì di indossare la
tuta con bocca tremante.
«Ehm…ecco…eri
andata in ipotermia…» le disse, alzando la zip con un suono secco.
La
riccia, da sotto il sacco, se possibile, divenne ancora più rossa.
«Posso
riavere la mia tuta, per favore?!» chiese, con tono spazientito e fortemente
imbarazzato. Elisa le porse la tuta, appoggiandola vicino al sacco. Una mano
fugace afferrò l’indumento, e un frugare iniziò a percepirsi dalla sacca, oltre
al vistoso movimento della ragazza.
«Se
esci forse riesci a metterlo con più facilità…» suggerì la donna-pantera, ma un
ruggito la fece zittire. La ragazza non era in vene di battute spiritose. Dopo
pochi minuti uscì, con i capelli completamente arruffati e una espressione sul
volto da aquila.
«Ipotermia
hai detto.» disse, fissandola con quegli occhi che parevano due mine,
perforandole l’anima come con la carta.
«Sì…»
ammise la donna, guardando con particolare intensità il pentolino. Rossa in
volto.
Poi un
rumore sordo provenne da entrambi gli stomachi delle presenti. Si guardarono,
prima rosse, poi sull’orlo di una risata che scoppiò come un palloncino, come
una festa e il freddo nella tenda. Risero fine alle lacrime, per poi sedersi e
mangiare qualcosa con la sicurezza che né l’una né l’altra avrebbero ma
rimembrato quel particolare imbarazzante episodio.
Io…la mia mente, a pensare che ho passato la notte a
sentirti vicina, con la tua pelle a contatto con la mia, va in confusione.
Come un fiocco di neve, sono preda dei vizi del vento.
Il mio cuore è servo dei gioghi del caso.
Sta di fatto che, se ancora ci penso, mi vengono i brividi.
…
…
…di piacere.
Ecco il
nuovo capitolo, niente di nuovo, niente risvolti strani, solo…una tranquillità
da donare. Avevo bisogno di una tenda calda e di un focolare stanotte, e
descrivere questa scena sì imbarazzante ma anche dolce mi ha accarezzato l’anima.
Sperando
che la mia ragazza, stasera preda di tristi pensieri, rinnovi di nuova vita e
linfa i propri pensieri lascio questo capitolo di tranquillità a voi miei cari
lettori.
Rispondo
alle recensioni:
@Tanin: Ti prego, non farlo, perderei una
valente lettrice ç_ç comunque grazie ancora per i
complimenti, che sono sempre troppi >.<” diciamo che non volevo cadere
nella banalità di dire “oh, che bella, la neve” *W* e poi sono un’appassionata
di letture d’alpinismo, quindi so quanto possa essere ingannatrice.
Forse
la legge di Murphy ci stava meglio come titolo che non “Cacciatori e Vittime” xD
Comunque
i tuoi desideri sono stati avverati ^^ erro: Cassandra ce l’ha fatta ^^
Aspettando
un tuo commento
Eriok
@Adhara: La neve è così magica, e lo sarebbe
ancora di più con te. Comunque no, non mi piace questo tuo vizio di stare fuori
a prendere freddo u.u per niente u.u
comunque spero che questo capitolo abbia reso, ti abbia fatto sentire al caldo,
nell’ormai inverno che colpisce le mie mani…e il tuo cuore.
Ti amo,
neve delle mie lande, perché mi stringi in un grandissimo abbraccio, sempre.
Dolce
notte, perché ora starai dormendo, sperando che tu, leggendo questo capitolo,
ti senta meglio.
TiAmo (perché non c’è spazio per
amare altro)
TuaPerSempre
E.