033 A walk
Una passeggiata
“I
walk this empty street / On the Boulevard of Broken Dreams / Where the city
sleeps / and I'm the only one and I walk alone”, Boulevard of Broken Dreams,
Green Day
Maes era morto e lui era stato trasferito a
Central City. Non che i due eventi fossero collegati, ma, semplicemente, erano
avvenuti pressoché in contemporanea.
Così alle preoccupazioni del nuovo incarico si
errano aggiunti il dolore e il cordoglio per la perdita.
Roy aveva trovato una soluzione che anestetizzasse
ogni emozione, senza distinguere la rabbia dallo sconforto: concentrarsi solo
ed esclusivamente sul suo obiettivo, in modo tale che niente e nessuno potesse
intromettersi. Perciò cercava di dare il massimo sul posto di lavoro, dove
trascorreva praticamente tutto il suo tempo.
Il fatto che finita una pila di documenti ne
spuntassero almeno altre due era davvero comodo. Almeno non avrebbe perso tempo
ad auto commiserarsi o a crucciarsi troppo. Era grato del fatto che il lavoro
avesse come conseguenza un’alienazione quasi totale.
Ogni giorno Riza lo osservava con sospetto e
preoccupazioni crescenti, ma in ogni caso taceva. Roy aveva il suo personale e
autodistruttivo modo di affrontare le situazioni e questi particolari stato
d’animo. Pertanto l’unica cosa che poteva fare era limitarsi a osservare con
occhio attento e incurante della stanchezza, in attesa di un possibile crollo
fisico o emotivo, pronta ad allungare un mano per aiutare quell’uomo così
importante a rialzarsi.
Purtroppo il suo ruolo di angelo guardiano aveva
termine nell’esatto momento in cui, finito il turno (spesso straordinario
compreso), entrambi s’infilavano il cappotto, si salutavano e tornavano alle
rispettive case.
Una volta arrivato a casa, Roy, meccanicamente, si
buttava sotto la doccia per tentare di rilassarsi (tentativo che durava
esattamente il tempo passato sotto lo scroscio d’acqua), si cambiava, si
sforzava di mangiare qualcosa nonostante il costante senso di nausea, infine
provava a leggere qualche riga giusto per svagarsi, spegnere il cervello,
allontanarlo dalle preoccupazioni.
Prima dello scoccare della mezzanotte non riusciva
a coricarsi e, in ogni caso, anche quando riusciva ad appisolarsi, poco dopo le
quattro la sua mente tornava a martellarlo, svegliandolo, sebbene il corpo non
fosse per nulla consenziente e invece, reclamava a gran voce un minimo di
riposo.
Aveva perso peso nell’ultimo periodo, parecchio
peso; e non c’era giorno in cui le occhiaie macchiassero il suo volto.
Sfortunatamente quei pensieri avevano un effetto
deleterio su di lui, come un’invasione di locuste nel periodo subito precedente
alla mietitura. Perciò, nonostante la stanchezza accumulata, aveva bisogno di
mettere in moto il corpo. Allora, lanciato il lenzuolo stropicciato per il
sonno agitato, si rivestiva e scendeva in strada. Camminava lungo le vie della
città completamente immersa nel suo stato di sonnolenza.
Tanto non era la compagnia degli uomini che
cercava; quella dei sogni e degli ideali infranti nell’istante esatto in cui la
vita di Maes era stata spezzata era sufficiente.
Passeggiava, senza cognizione del tempo che
passava, fregandosene del freddo, dell’umidità e dell’eventuale pioggia.
Così ogni notte, finché un giorno scoprì di non
essere il solo a precorrere le vie male illuminate di Central.
L’alba era vicina quando sentì l’abbaiare di un
cane, interrotto da un secco rimprovero del padrone. Tanto bastò a fargli
alzare lo sguardo. Davanti a lui una figura nota acquisì concretezza: Riza
aveva portato fuori Hayate.
Lo salutò con un sorriso e le stesse occhiaie
profonde. Ma come aveva fatto a non accorgersi che anche lei passava le notti
insonni?
Un centinaio di metri più avanti un uomo uscì di
casa. Doveva trattarsi di un fornaio, visto il grembiule già indosso, che andava
a preparare il pane per la giornata, e forse anche qualche brioche.
Invitare Riza a fare colazione fu una reazione naturale,
come anche addormentarsi la sera dopo cena e risvegliarsi finalmente riposato il
mattino seguente. Gli era bastato capire di non essere il solo passeggiatore notturno.
NOTE FINALI:
La settimana scorsa ho pubblicato una ff su un fandom diverso, per questo non ho aggiornato. Ma oggi sono qui, con questo theme dal retrogusto amarognolo. Ma ormai mi dovreste conoscere: non posso scirvere troppe cose allegre, felici, romantiche... prima o poi vi beccate l'angst!
Non credo di dover spiegare molto di questo theme; mi limito a tradurre giusto per sfizio più che per reale necessità la citazione iniziale di una canzone, a mio parere, bellissima: "Cammino in questa strada vuota/ lungo il Viale dei Sogni Infranti/ dove la città dorme/ e sono il solo e cammino da solo".
Ringrazio le solite care lettrici! Tenete le dita incrociate perché riesca a mantenere il ritmo!!!