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Autore: Leitmotiv    02/12/2011    1 recensioni
Pia conosce perfettamente l'arte del mentire agli adulti.
Cain s'illude di poter capire le persone con una sola occhiata.
E poi ci sono gli altri, a scuola, per strada, in quelle simmetriche case della working class di Manchester.
Genere: Romantico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Segreto!








                                                                                    SEGRETO!








Ci fu un gran lampo, seguito da un rombo quasi terreno. Le finestre della casa vibrarono.

Pia osservo' i genitori allonanarsi in strada, con gli ombrelli piegati dal vento e dalla pioggia dispettosa.
- Sono andati? - chiese Jhona, affacciandosi dalla balaustra delle scale.
- Sì - rispose la ragazza, correndo in camera - Devo andare da Turner.
- Corri dalla tua signorina... - Jhona si avvicino' alla finestra, scostando le tendine - Ti prenderai un bel po' d'acqua. Oggi sono previsti diversi temporali.
La biondina scomparve in bagno portandosi dietro un cambio d'abiti pulito - E quando mai non piove, Jhona - gli urlo' dal bagno - Va da tua nonna, sara' preoccupata.
- Simpatica la ragazza...Indovina di chi e' la colpa se mia nonna si preoccupa, stavolta...?
- Oh ma per favore...!
- Vado, non ti preoccupare. Comunque mi e' rimasto un po' d'amaro in bocca per prima. Non dovresti far queste cose con un maschio.
Pia uscì asciugandosi il viso - Hai ragione - gli disse, rifilandogli l'asciugamano umido. Entro' in camera, allacciandosi un paio di stivaletti di cuoio sopra i jeans - Avrei dovuto riflettere prima di chiedertelo. Magari a te non freghera' niente, ma stanotte sei stato gentile ad assecondarmi.
Jhona sorrise, audace - Saresti stata altrettanto gentile se mi avessi assecondato tu, stamattina.
Porthia non aveva troppa voglia di ridere o far battute, tuttavia gli riservo' un sorriso. Indosso' il solito parka blu,  nascondendo i capelli dentro il cappuccio - Ti devo qualcosa da bere, uno di questi giorni - gli disse, anche se era conscia che i giorni a venire sarebbero stati  complicati da gestire.


Cain aspettava la ragazza seduto sugli scalini di casa, avvolto in un impermeabile cerato che gli lasciava i capelli scoperti. C'erano un'espressione grave ed i segni di una notte passata insonne, sul suo viso imperlato di pioggia.
Appena la ragazza apparve dal fondo della strada, Cain le corse incontro.  Le afferro' le spalle, spalancando gli occhi liquidi e azzurri, la pioggia colava sul suo profilo fin dentro il colletto del maglione.
- C'ho riflettuto tutta la notte Pia...ora sta a te credermi come io ho fatto con te!
Un lampo illumino' la strada, squarciando il cielo plumbeo e zolfino. Cain le apparì come folle, la sua non era la solita espressione, cosa mai aveva potuto turbarlo così, dopo che la notte prima aveva scoperto un cadavere rimanendo tuttavia padrone di sè?

Pia schiuse le labbra, afferrando le braccia magre di lui - Ti credero'.


Il negozio aveva l'insegna coperta da un sacco di plastica, tenuto fermo con dello scotch da pacchi marrone. Il portone era bloccato da un enorme lucchetto impolverato.  Sulle vetragi della porta erano state affisse alcune locandine relative a discoteche e concerti. Cain le strappo' con una certa rabbia, spiegando alla ragazza che quello era il negozio d'antiquariato di suo padre, e che nessuno vi era piu' entrato da diverso tempo.
- Per alcuni mesi e' rimasto sotto sequestro, ma quando ci e'stato restituito mia madre non ha voluto saperne di venderlo. Lo sai, una parte di lei le impedisce di ammettere che mio padre e' morto.
Pia annuì, posando una mano sul mosaico colorato della porta, coperto da un massiccio strato di polvere; vi lascio' una traccia con le mani umide di pioggia - Sembra un negozio molto antico.
- Appartiene alla mia famiglia dai primi del novecento - disse Cain, sbloccando il lucchetto ed entrandovi. Estrasse una torcia ed illumino' l'ambiente - Prima che mio nonno lo trasformasse in un negozio d'antichita',  era la libreria di un suo zio.
- E' un negozio enorme... - commento' Pia, scorgendo numerosi corridoi ed anfratti - Turner, come mai la polizia aveva sequestrato il negozio?
Il ragazzo sospiro', fermandosi  al centro della stanza. La risposta alla domanda della ragazza stava impressa sul pavimento sudicio.  
La sagoma in gesso di Mr. Turner  apparve scomposta sull'impiantito, rivelando che l'uomo era stato colpito a morte con un'arma che l'aveva fatto parzialmente a pezzi. Vecchie tracce di sangue annerito avevano macchiato indelebilmente il parquet ed un tappeto dagli intarsi persiani. Alle spalle della sagoma un paio di mensole erano crollate, portandosi dietro una collezione di piccoli soprammobili di ceramica raffiguranti personaggi del presepe, forse a causa di una colluttazione.

Pia guardo' il ragazzo con aria commossa. Non disse niente. La sua mente venne colta da dubbi e pensieri sgradevoli.  
- Volevano farlo a pezzi, ma sono scappati via prima di concludere...forse hanno sentito dei rumori...chissa' - parlo' il ragazzo, fissando  la linea bianca del gesso con occhi vacui.
La consapevolezza che il delitto di Mr. Turner fosse collegato ai suoi genitori, assalì la ragazza. Pia dovette appoggiarsi ad un tavolo lì vicino, perche' le ginocchia le stavano vacillando.  Ne ebbe la certezza quando il ragazzo la fisso' in volto,  con aria seria e indagatrice.  
Davanti allo sguardo del ragazzo Porthia si sentì enormemente  colpevole, riprovando la medesima sensazione che  l'aveva colta la notte prima, davanti al cadavere scempiato nascosto nel bagagliaio della Rover.  

Cain si asciugo' gli occhi umidi con la punta delle dita. Le gocce d'acqua che scivolavano dai capelli si confendevano con le sue lacrime salate.
Un forte senso di commozione assalì entrambi i ragazzi.

- Non so che dire - sussurro' la ragazza - Com'e' successo...? Voglio dire, cosa ha scoperto la polizia?
Turner  si ricompose e le fece cenno di seguirlo - Non molto. Non hanno trovato tracce o impronte utili. Hanno detto che probabilmente, chi ha ucciso mio padre, indossava una di quelle tute isolanti che si usano durante le disinfestazioni. Le poche tracce trovate si fermano al vicolo qui accanto...ma sono risultate  irrilevanti.
Il ragazzo si fermo' davanti ad una larga libreria, illuminando il bordo di questa. Sposto' una sorta di coccarda con i colori della bandiera britannica, rivelando un gancio di acciaio e legno, che evidentemente non serviva a reggere l'oggetto che vi era appeso.
- Aiutami a far scorrere la libreria - chiese alla ragazza.
I due ragazzi, con qualche difficolta', riuscirono a spostare la libreria; questa scorse almeno di novanta centimetri, rivelando un' uscio coperto da una tenda di velluto scuro. Alcuni ragnetti fuggirono verso il soffitto.
- E' molto buio qui sotto, usa anche la luce del tuo cellulare e fa attenzione - avvertì, scostando la tenda.
- Ho visto queste cose solo nei film - dichiaro' la ragazza, guardando oltre le spalle del moro, non riuscendo a scorgere la fine della scalinata.

Cain comincio' a scendere con prudenza. Prese per mano la ragazza, illuminando i gradini - Mio nonno l'ha costruito di nascosto per proteggere la famiglia e i beni  durante i bombardamenti tedeschi. Era in possesso di diversi importanti testi e documenti antichi, al tempo.
- Una bella eredita'...
- Non ci e' rimasto quasi piu' nulla, a dire il vero. Uno dei testi piu' antichi rimanenti e' stato portato via la notte in cui e'...e' successo, insomma - disse, riferendosi alla notte dell'omicidio.
- E di quel libro che ne e' stato?
- Non abbiamo potuto denunciarlo alla polizia. Mio padre non ha assolutamente mai voluto che si sapesse dell'esistenza di questo caveau, ne tantomeno dei testi e dei documenti rimasti. Si e' sempre sentito custode dei segreti di famiglia... Pero' vedi Pia...se penso che quel libro probabilmente e' stato il movente della sua uccisione, io...

Il ragazzo si blocco' sull'ultimo scalino, voltandosi verso la ragazza e inchiodandola con le spalle al muro; gli scalini scricchìolarono sotto il loro peso.
- Io non posso far finta di nulla, Pia. Devi deciderti a fare qualcosa, prima che lo faccia io.
Porthia rimase visibilmente scossa dal suo tono minaccioso.  Strinse il cellulare fra le dita. Aveva le idee troppo confuse per rispondergli con convinzione.


Jhona uscì dalla doccia con un asciugamano allacciato in vita.  Scese in cucina, dove sua nonna sedeva al tavolo sbucciando patate dolci, con una coperta sulle gambe semi inferme. La casa era bollente, poiche' in quasi ogni stanza ardeva una piccola stufa a gasolio; per questo motivo l'intonaco azzurro delle mura si era lievemente ingrigito, ed un odore di combustibile aveva impregnato mobili e tappezzeria.
- Alle quattro c'e' la partita nonna, inviterei Peter e Morgan a vederla invece di andare al pub. Così almeno non ti lascio sola, oggi.
L'anziana vedova Tunninghton calzo' un paio di occhiali tondi sul naso, per guardare ben in viso il nipote. Sotto le lenti graduate i suoi occhi grandi e verdi sembravano enormi.
- Ecco sì, sara' meglio - rispose in tono di rimprovero - Non voglio passare un altro giorno chiamandoti a vuoto su quell'aggeggio che ti porti dietro... Il Signore solo sa perche' non rispondi mai!
Jhona le dette le spalle, sorridendo - Allora li chiamo. Ordiniamo anche una pizza, ok?
Sua nonna lo guardo' severamente. Poi riprese patata e coltello fra le dita ricurve - Ci sono dei soldi nel carillon, usa quelli. Io non la voglio la pizza, non ho piu' denti per mangiarla.
- Grazie nonna - disse il ragazzo, stringendo fra l'indice ed il medio le banconote estratte dallo scrigno sonoro.

Il biondo risalì in camera, indossando dei vestiti puliti. Svuoto' le tasche del piumino alla ricerca del proprio telefono, ma senza trovarlo. Controllo' i jeans e la felpa, ma senza successo. Controllo' la stanza ed il gabinetto, arrivando alla conclusione che doveva aver lasciato il cellulare in camera di Pia. Avrebbe voluto chiamarla con il telefono di casa, ma si rese ben presto conto che non ricordava il suo numero personale. 
- Nonna, non e' che hai visto il mio cellulare?
- Ah bene. Lo hai perso di nuovo - commento' la donna, senza alzare lo sguardo dal proprio operato.
- Ma no...devo averlo lasciato a casa di qualcuno.
In quel preciso istante, vide la macchina degli Hunt parcheggiata dall'altro lato della strada. Avrebbe potuto dire ai genitori di Pia che all'ora di pranzo era passato da lei a riportarle una cosa, e che forse aveva lasciato inavvertitamente il cellulare in camera; una volta recuperato l'apparecchio avrebbe avvertito la ragazza per chiederle di reggergli il gioco.
Decise che era una buona idea.
- Nonna, esco un attimo - disse all'anziana, indossando un giaccone militare.
La donna osservo' il nipote uscire, e scosse il capo imbiancato dal tempo - Quel ragazzo non ha pace...non ha preso nemmeno l'ombrello!


Cain Turner lascio' andare la ragazza, celandole un'aria tuttavia  dispiaciuta. Era conscio che per quella ragazza ogni scelta sarebbe stata dolorosa, ma per quanto lo riguardava, ora che sentiva prepotentemente che i suoi genitori erano coinvolti nell'omicio di suo padre, non avrebbe lasciato che la passassero  liscia.
- Non mi hai chiesto di che genere di libro si trattava - le disse, estraendo da un cassetto alcune candele ed una sorta di lungo accendino da cucina.
Pia rimase al centro della stanza, fissando un pila di quadri impilati al muro. Prese la candela che il ragazzo aveva acceso.
- Non ho idea di cosa possa trattarsi, Turner.  In casa mia l'unica ad avere libri strani sono io.
- Dunque non li tengano in casa, quei libri.
- Taglia corto. Di che libri parli?! E perche' mai dovrebbero uccidere una persona per rubare un libro?!
Il moro estrasse una piccola chiave a cui era appesa una nappa color porpora, ed aprì il ripiano a scomparsa di un'antica scrivania. Una nebbiolina di polvere si alzo' dal mobile, depositandosi sull'impermeabile di lui.
- Libri di esoterismo, cavolate così - le rispose, porgedole alcuni tomi ingialliti.
Pia corrugo' la fronte.
- Sì, hai capito bene. Diavoli, sacrifici umani e puttanate demoniache.
La ragazza ritrasse la mano dai volumi che il ragazzo le stava mostrando - Non...non esiste. Stai andando fuori strada, come ti puo' saltare in mente una teoria tanto cretina?!  - alzo' la mano, schiaffeggiando i volumi. Cain li recupero' prontamente, stringendoli al petto.
I due ragazzi si scambiarono occhiate colme d'ira.  A terra, la torcia si spense.

- Sei una stronza! Io ti ho creduta, ti ho aiutata! Mi devi credere...me lo devi!
Pia serro' le labbra e si getto' contro di lui, strappandoli un libro dalle braccia. Avvicino' la candela al titolo e lesse ad alta voce - Sortilegi della malasorte?! Ma andiamo Turner, tuo padre e' morto, quella persona nel bagagliaio e' morta e tu...tu pensi a demoni e magia nera! Se penso che hai osato darmi della paranoica, io...
Cain lascio' cadere i volumi per terra, per afferrare la ragazza. Entrambi arretrarono contro il muro, mentre la candela si spense.  Pia attutì l'urto con l'intonaco grazie al parka e al cappuccio che ancora calzava. Nel buio sentì il fiato caldo del ragazzo sul viso.
- Se avessi saputo prima che eri così ottusa e falsa non credo ti avrei mai avvicinata! Tuttavia non maledico il giorno in cui ti ho chiesto di farmi il tatuaggio...perche' seguendo le tue folli idee forse sono riuscito ad arrivare agli assassini di mio padre!-sibilo' - Non e' incredibile come le cose accadano per caso?
Pia lo allontano' da sè, piantandoli le mani sul petto - Lasciami!

Cain intuì che la biondina voleva fuggire, e riuscì ad impedirglielo afferrandola nel buio. Pia scalcio', riuscendo solo a colpire dolorosamente la ringhiera delle scale. Cadde a terra, reggendosi al ragazzo.
- Sei un pazzo! - gli ringhio', reggendosi lo stinco ferito.
- Non sei da meno - rispose lui, tenendola ferma per le spalle - Non fuggire Pia, aiutami ed io aiutero' te. Se ora te ne vai e continui a far finta che non sia successo niente, vedrai che prima o poi i tuoi genitori ti coinvolgeranno! Sei brava a mentire, e' vero...chiamalo pure talento, ma non ti salverai quando la polizia sapra' che tu conoscevi cio' che hanno fatto i tuoi e te ne sei stata zitta! Io non staro' zitto...te lo dico fin da ora...
- Le tue teorie sui demoni sono sconcertanti - rispose.
- Non ci credo nemmeno io  a quella roba, cosa credi... - Cain cerco' il viso di lei, carezzandolo - Ti sei fatta molto male?
Pia lascio' che il ragazzo le riservasse quell'attenzione - Tu pensi che usino quei libri per fare...per fare delle specie di cerimonie?
Il buio celo' il disagio di entrambe i ragazzi. Dopo la scoperta del cadavere nella macchina, di tutto si sarebbero aspettati fuori  che ci fosse di mezzo l'esoterismo.
- Proprio non saprei. Fatto sta che in quel libro erano riportati dei cerimoniali.
- Hai detto che quel libro era antico, non sarebbe piu' normale pensare che l'abbiano rubato per rivenderlo e guadagnarci?
- Perche' dobbiamo pensare in modo normale, quando tutto in questa vicenda e' anormale..?!

Pia si alzo', arreggendosi allo scorrimano - Dobbiamo trovare quel libro. Dobbiamo scoprire se e' in casa, o se l'hanno nascosto nel magazzino. Magari e' nell'ufficio di mio padre.
- E' passato piu' di anno dalla morte di mio padre. Potrebbe essere ovunque...
- Non siamo dei poliziotti. Dobbiamo procedere come ci suggeriscono la logica e l'intuito.
- Voglio vedere quale di questi due userai tu!
- Smettiamola con le polemiche, Turner.  
- Pia, sinceramente trovo inutile cercare il libro... - Cain vago' nel buio fino alla torcia che era caduta per terra insieme ai libri; gli dette qualche colpetto e l'oggetto si riaccese. Punto' l'oggetto sulla ragazza, questa strizzo' gli occhi schermandosi con un braccio - I tuoi genitori agiscono il sabato sera, di questo ormai ne siamo sicuri... E di sicuro non lo fanno da soli. Non dico di esserne sicuro, ma e' probabile che a quelle cerimonie partecipino anche altre persone. Magari potremmo cominciare indagando sui loro amici...Tu ne conosci qualcuno?

Porthia incrocio' le braccia sul legno dello scorrimano - Sì, piu' o meno...Non ho mai dato troppa confidenza ai loro amici. In casa sono venuti raramente. Sono quasi tutti intellettuali, amanti del cinema d'autore o cose così. 
- Qualcuno di loro e' anche  cliente di tuo padre?
- Non credo che nessuno di loro lo sia. Lui rifornisce drogherie, ristoranti e piccoli supermercati, ed ho piu' o meno in mente le facce dei suoi clienti.
- Non ci resta che aspettare sabato, dunque. Sara' un bel problema seguirli...
Pia rimase sovrappensiero. Una settimana era troppo tempo, si stupì che il ragazzo avesse deciso di aspettare così tanto, dopo che l'aveva praticamente accusata di voler tacere, e che lui non avrebbe taciuto ancora per molto. Che la risoluzione di Turner si limitasse solo al parlar bene?
- Jhona sa guidare.
- Quello ha la mia eta'... - rispose il ragazzo dai capelli neri, sorridendo nella sua particolare maniera - E poi e' una testa calda, se lo coinvolgiamo chissa' cosa potrebbe combinare...
- Lui potrebbe farsi prestare una macchina e..
- Potrebbe rubarla quella macchina. Andiamo Pia, lo sai meglio di me che tipo e'!
- E' in gamba per queste cose, non sottovalutarlo.
- Dha...lo stai difendendo! E comunque e' piu' saggio se la cosa rimane fra noi due. Piuttosto, nel frattempo potremmo cercare di capire come fanno sparire i cadaveri...
- Se torniamo al magazzino stasera, forse riusciremo a trovare qualche traccia fresca.
- So che non e' tempo di riprendere fiato ma...io non ho chiuso occhio, ed anche tu sinceramente non e' che abbia un aspetto fantastico... - disse, piegando la bocca di lato.
- Non lo nego, Mr. Sorriso Storto - ripose, lievemente impermalosita.
- Comincio ad avere freddo con questa roba bagnata addosso. Riposiamoci qualche ora, piu' tardi ci metteremo d'accordo - Cain raggiunse la ragazza, cingendole le spalle - L'importante e' che noi due rimaniamo uniti. Io non abbandono te, e tu farai lo stesso.



Jhona suono' il campanello degli Hunt. Una folata di vento e pioggia gli penetro' nel collo del giaccone, facendolo rabbrividire. Gli sembro' di sentire le voci dei coniugi bisticciare, ma non poteva esserne sicuro dato che la pioggia copriva la maggior parte dei rumori. Vide la luce della cucina spengersi, e sentì dei passi avvicinarsi alla porta.
Mr. Hunt aprì la porta, con un'espressione indecifrabile sul volto. Indossava ancora il cappotto ed aveva gli occhiali da vista appannati. Finalmente l'uomo gli sorrise - Ciao Jhona - si tolse gli occhiali, pulendoli ad un lembo del cappotto umido - Entra pure, fuori c'e' un tempo da lupi.
Il ragazzo entro', salutando timidamente. Avrebbe dovuto imbastire loro una bugia, e a differerenza di Porthia non era abile nel mentire - Salve! Ecco, prima sono passato a portare una cosa a...
Mr. Hunt lo interruppe, sorridendo - Penso di avere qualcosa che ti appartiene. Aspetta. Tesoro! - disse, rivolto alla moglie - Jhona e' venuto a riprendere il suo cellulare.
Il ragazzo rimase un attimo sconcertato dal buio della casa, e lo fu ancora di piu' quando scorse la signora Hunt sull'uscio della cucina, con in mano il suo cellulare illuminato. La donna aveva i capelli fradici attaccati al volto diafano, i suoi occhi neri erano inespressivi come quelli di un pesce, fissi e di un colore innaturale a causa della lucina azzurra che proveniva dal display.
- Lo avevi dimenticato - Si limito' a constatare la donna, senza il cenno di un sorriso - Mi dispiace - aggiunse, con voce compassionevole.
Jhona aggrotto' la fronte. Lo schermo del cellulare si spense.

Fu un attimo. Jhona vide qualcosa luccicare verso il suo collo. Mr Hunt lo aveva afferrato da dietro, ficcandogli qualcosa nel muscolo. Reagì cercando di spostarsi verso la porta, trascinandosi dietro  il corpo dell'adulto; anche Mrs. Hunt gli fu addosso, premendogli qualcosa di morbido sulla faccia. Riuscì ad assestarle uno schiaffo, che fece ritrarre la donna, e con l'altra mano estrasse la siringa che l'uomo gli aveva ficcato nel collo.

Non riuscì nemmeno ad urlare. La donna ruggì come un animale premendoli parte di un cuscino in bocca. Jhona sentì scricchiolare le mascelle, spalanco' gli occhi sul viso dell'uomo, mentre le forze lo abbandonavano.
Il suo ultimo pensiero fu che non avrebbe mai piu' riaperto gli occhi, ne era freddamente consapevole. Nente pizza, niente partita, niente amici, niente nonna.
L'ultima cosa che vide fu lo zaino scolastico di Pia, appeso all'attaccapanni.
Non l'avrebbe mai piu' rivista.


























  
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