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Autore: Pleasance Carroll    03/12/2011    1 recensioni
ciao a tutti!
questa storia parla di tutti i personaggi del Ciclo ma principalmente di Murtagh che, inviato da Galbatorix a sterminare dei ribelli per ottenere degli Eldunarì, pensa di averli uccisi tutti ma...presto si ritroverà tra le mani l'unica superstite di quel popolo decisa a vendicarsi. Nessuno dei due sa però che la reciproca vicinanza è in grado di spingerli al limite...
spero vi piacerà metto il rating arancione per precauzione.
fatemi sapere che ne pensate
marty23
Genere: Erotico, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Eragon, Murtagh, Nuovo Personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Capitolo 22

Ritrovarsi

 

Per settimane Castigo aveva osservato, ascoltato e studiato i pensieri e le emozioni che Murtagh condivideva con lui, ed ultimamente era giunto alla conclusione che il suo Cavaliere sembrava…morto dentro da quando Isis era uscita dalla sua, dalla loro vita.

Sembrava uno di quegli animali che lui, dopo aver mangiato, si divertiva a privare delle interiora. Pareva…svuotato, e si comportava come se gli mancasse qualcosa.

Poco tempo dopo la fuga della Dark Angel il suo Cavaliere era tornato a fare la vita di sempre, -e Galbatorix, seppur con un gesto di sufficienza si era complimentato con lui per ciò che aveva fatto- e tutti coloro che lo vedevano, commentavano felicemente tra loro che Murtagh era tornato in sé, che finalmente lo riconoscevano.

Ma Castigo li reputava tutti dei ciechi, dal primo all’ultimo, perché solo lui sapeva di essere in grado di cogliere l’odio nascosto nella regione più recondita degli scuri occhi di Murtagh.

Un odio incommensurabile, che si manifestava sotto varie forme nel cuore del suo amico, e che si abbatteva su tutto e tutti. Un odio che il ragazzo provava nei confronti di quel palazzo, che l’aveva da sempre tenuto prigioniero, e che persino in quel momento continuava a svolgere quel suo squallido compito; l’odio, in forma di ribrezzo, per le giornate che doveva trascorrere lì, sempre dannatamente uguali, tutte, l’una all’altra, piatte, monotone ed il ragazzo ne era sinceramente stufo- dover incontrare sempre le stesse persone, dover partecipare sempre agli stessi banchetti, dover opporre a Galbatorix una, seppur minima, resistenza, per tentare di evitare che gli leggesse dentro…

Murtagh provava odio persino nei confronti di quella stessa emozione, poiché gli era stata istillata dentro sin da bambino: assieme alla rigida educazione che aveva ricevuto infatti, gli era stato insegnato ad odiare.

Ed aveva sempre odiato tutto e tutti, persino la sua sorte, che gli aveva fatto dono di un drago, ma gli aveva anche sputato in faccia, deridendolo, poiché l’aveva condannato alle pesanti catene della servitù, per tutta l’esistenza che il Cavaliere ed il suo drago avrebbero dovuto condividere.

Poi però, quando per la prima volta il destino gli aveva sorriso, inviando nella sua vita una donna che aveva lasciato il segno sia in lui che nel suo drago- a causa della sua passione e della sua vitalità; una persona che aveva rinunciato alla propria vendetta contro di loro; che aveva dimenticato la propria rabbia nei loro confronti, per amarli entrambi(dal momento che si era presa cura di Castigo e si era invece innamorata di lui)finendo per mostrar loro cos’era la vera vita, e che sapore avesse la libertà- Murtagh aveva finito per riversare il proprio anche su di lei, sulla sua Isis, dalla quale invece aveva ricevuto solo amore.

 

Pian piano che il tempo trascorreva, Murtagh era anche tornato a “rinsavirsi”, in un certo senso, perché si era allontanato dalla subdola vita di corte, che aveva sempre odiato, dal momento che per affrontarla si doveva sempre indossare una maschera; invece preferiva rifugiarsi in luoghi “sicuri” assieme al suo drago, e ricordare Isis(anche se non tornava più nella stanza che avevano condiviso insieme, perché in quel luogo, sentiva di venire sempre sopraffatto oltre il limite, dal dolore)- tuttavia, spesso Galbatorix si intrufolava tra quei pensieri; così il ragazzo, lasciandosi andare al bere, doveva accontentarsi di sognarla.

E il sogno era sempre lo stesso: la ragazza faceva vacillare le sue difese, distruggendo la maschera che il ragazzo inizialmente indossava, ed insieme condividevano e gioivano quindi, dell’atmosfera amena che si era venuta a creare attorno a loro; poi, Isis fissava l’orizzonte e, iniziando a correre, lo incitava a seguirla per non rimanere vittima della tempesta che di lì a poco si sarebbe scatenata; ma lui, non riuscendo a muoversi, rimaneva intrappolato in una gabbia senza mura, senza sbarre e che, gli strasmettava un insolito senso di oppressione. E l’ultima cosa che Murtagh vedeva sempre, prima di svegliarsi urlando, era lo sguardo ferito di lei, perso- come quello che ricordava di aver visto, il giorno della fuga della ragazza, un attimo prima che salisse in groppa a Saphira- poiché il Cavaliere in cui aveva riposto tanta fiducia e tanto amore, non si era dimostrato mai abbastanza ribelle, da volerla seguire.

Murtagh si rese conto che anche in quel momento si era svegliato dopo averla sognata di nuovo, solo quando, una volta incontrati gli occhi cremisi di Castigo, aveva realizzato che le grida che sentiva risuonargli nelle orecchie, erano le sue.

Di nuovo quell’incubo, Murtagh? Domandò il suo drago, toccandogli la mente.

Il ragazzo si limitò ad annuire, distogliendo lo sguardo.

Troviamola, e faremo in modo che ti ascolti mentre le spieghi come ti senti. Consigliò allora Castigo, troppo triste di vederlo soffrire a quel modo.

Sarebbe tutto inutile: dopo ciò che le ho detto sono sicuro che se solo mi vedesse, mi ucciderebbe. E poi, sai che Galbatorix ci controlla persino quando respiriamo: se la trovassimo la condanneremmo a doversi sottomettere al re, e sarà stato totalmente inutile che io l’abbia umiliata per costringerla ad andarsene, a mettersi in salvo da Galbatorix… sospirò il ragazzo, rassegnato.

È proprio vero, allora, che ci si accorge di ciò che si ha solo quando lo si perde! Quando lei era al tuo fianco, ti ho visto sorridere, ed una luce splendida danzava nei tuoi occhi. Gli fece notare il drago dalle squame scarlatte.

Manca tanto anche a me, ma ti prego Castigo, non rigirare l’artiglio nella piaga! Lo implorò il Cavaliere, per poi cadere inaspettatamente in ginocchio un attimo dopo, piegandosi sotto il peso delle ferite lancinanti che avvertiva alla testa.

Sentì Castigo al suo fianco, agitarsi preoccupato, ma non riuscì a fare nulla, finchè il dolore non cessò; solo allora disse:

-         Tranquillo Castigo ora sto bene. Quello era solo un modo con cui il re ha voluto farmi capire di avermi convocato.- lo rassicurò, carezzandogli il muso. Un secondo dopo, consapevole di non poter disobbedire a Galbatorix, lasciò il suo drago solo, nel Giardino, dirigendosi verso la Sala del Trono.

 

La Sala del Trono, quella mattina era stranamente vuota, e nella stanza dai vetri che coprivano ogni cosa di riflessi iridescenti infatti, solo Galbatorix, dall’alto del suo scranno, lo fissava indagatore.

Solo dopo che Murtagh si fu inginocchiato al suo cospetto- non senza tremare, dal momento che, temeva, avesse ascoltato la sua più recente conversazione con Castigo- il re iniziò a parlare:

-         Sai, Murtagh? Non posso nasconderti la mia immensa felicità per la fuga di quella stupida sgualdrina, perché ora mi sembri più concentrato, eppure, a volte ti sento così…perso nei tuoi pensieri che…credo che tu abbia bisogno di nuova compagnia femminile.- sentenziò, ed a quelle parole, chiamata da un gesto della sua mano, una donna venne accanto a lui; una donna di cui, un attimo dopo aver sentito il nome, Murtagh si dimenticò, perché non la degnò neppure di uno sguardo dal momento che per lui nessuna, era paragonabile ad Isis.

Quindi, seppur a testa bassa il ragazzo tornò subito a rivolgersi a Galbatorix:

-         Non la voglio. Sto bene da solo: con il mio drago.- rifiutò, e per la prima volta- forse in tutta la sua vita- sollevò il viso con aria di sfida.

E Galbatorix lesse nei suoi occhi che lo credeva un tiranno e che pensava, pateticamente di potersi ribellare al suo dominio. Così, mentre il Cavaliere lasciava la Sala, senza congedarsi, il re non resistette oltre e scoppiò in un’oscena risata di scherno nei suoi confronti.

 

Murtagh fece ritorno da Castigo quasi correndo, senza dirgli una parola quindi, saltò in sella e gli ordinò di spiccare il volo. I due volarono insieme finchè il ragazzo non si fu calmato e chiese al proprio drago di posarsi fuori dalle mura della città, vicino al boschetto in cui avevano inseguito Isis, tempo prima, abbastanza lontani perché tutti li lasciassero in pace.

Il Cavaliere chiuse gli occhi, accogliendo come un toccasana il vento che soffiando forte ed ululando per annunciare una tempesta, gli schiaffeggiava il viso, servendosi dei suoi stessi ricci.

Tutto questo mi ricorda il mio sogno, sai, Castigo? Non sai quanto vorrei essere abbastanza forte per ribellarmi a tutto questo, come mi ha chiesto lei… fece tristemente.

Non so se te ne sei accorto, ma poco fa ti sei appena ribellato… gli fece notare il suo drago.

Murtagh stava per replicare mentre fece per tirarsi su a sedere, dopo essersi asciugato una lacrima; ma la sua attenzione richiamata in un punto imprecisato al limitare del boschetto, dove  il vento, smuoveva implacabilmente quella che sembrava la stoffa di un mantello.

Nonostante la vista appannata, il figlio di Morzan fu certo di distinguere qualcosa, seminascosto tra gli alberi: una figura incappucciata che lo fissava…Murtagh rimase interdetto per qualche attimo, sospeso, a ricambiare quello sguardo, poi una scintilla dentro di lui si accese quando gli parve di scorgere, sotto il cappuccio di quella figura, due occhi verde acqua che brillavano.

Allora, senza pensare, il ragazzo-con un tuffo al cuore, ed una strana sensazione di deja vu- saltò in groppa a Castigo e si gettò all’inseguimento di quella sconosciuta figura, che già si era lanciata in una corsa tanto folle da mozzare il fiato.

Il Cavaliere la seguì, senza notare che stava tornando indietro, verso Uru Baen, e che tuttavia, se ne teneva a distanza, perché quel luogo pullulava di guardie; non fece caso al fatto che la sconosciuta stava disegnando un largo giro per confonderlo, o forse nella speranza che si stancasse prima di lei.

Ma Murtagh non aveva intenzione di arrendersi, e la sua preda senza volto lo sentiva, dal momento che avvertiva l’aria mossa dalle ali del suo drago, mulinare, a poca distanza dalle sue spalle, così come gli pareva di percepire il battito frenetico del cuore del Cavaliere.

L’inseguimento durò molto e ben presto preda e cacciatore si ritrovarono più vicini di quanto entrambi si fossero aspettati.

Erano ormai a meno di un metro l’uno dall’altro e la preda sapeva che se Castigo avesse piegato le ali, lei avrebbe prima visto la sua ombra venir ingoiata da quella del drago, e, un attimo dopo avrebbe sentito gli artigli dell’animale calare su di sé, poi…

Serrando i denti bianchi perciò, la preda, intenzionata a non rendere a quei due la caccia facile, deviò inaspettatamente e, continuando a muoversi a zig zag riuscì alla fine a guadagnare il folto del bosco, alle spalle di Uru Baen.

Pur continuando a muoversi in quello strano modo per confondere chi la seguiva, la preda fu presto costretta a rallentare il ritmo della sua corsa per via del folto numero di tronchi che spesso incontrava. Così, con i polmoni in fiamme, si concesse un attimo di calma, accovacciandosi contro un albero, e cercando di non inalare troppa aria, per non rivelarsi al gigantesco drago, del quale tuttavia, non avvertiva più il respiro sul collo. Quindi, dopo un tempo che le parve interminabile, l’incappucciata si permise di trattenere il respiro, e tendere le orecchie, in ascolto…riconobbe il battito delle possenti ali di Castigo che si muovevano frenetiche in lungo e in largo sopra il boschetto e di tanto in tanto lui ruggiva frustrato, rispecchiando ciò che provava il suo Cavaliere.

Per due volte fu sul punto di spirare fiamme, per distruggere gli alberi e quindi avere la possibilità di trovarla prima, ma qualcosa lo fermò, e la preda  senza volto avvertì che batteva le ali per tornare indietro.

Per un secondo, su ogni cosa scese un velo di silenzio e lei, pur restando coi nervi a fior di pelle, gioì silenziosamente: non riusciva a credere che lei, sola, e forte solo della sua velocità e della propria capacità d’improvvisazione, era riuscita a non farsi prendere, ed a far addirittura perdere le proprie tracce ad un uomo che non solo era un ottimo segugio, ma aveva anche un drago, dalla sua!

Un attimo più tardi, le raggelò il sangue e le si straziò il cuore nel vedere che Murtagh, ormai certo di averla persa, si inginocchiava sull’erba ed urlava, per la disperazione, nella segreta speranza che il vento portasse le sue grida alle orecchie di lei.

 

 

 

ANGOLO AUTRICE

Eccovi un altro capitoletto extra!

Che ne dite?

 

Un abbraccio

Marty23

  
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