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Autore: Elpis    03/12/2011    3 recensioni
La fanfiction segue la trama del manga fino al momento della partenza di Hayama per Los Angleles. Mille miglia separano Akito e Sana ma l'amore è una spina nel fianco che li pungola e impedisce loro di vivere con serenità la vita quotidiana. A ciò si aggiunge il nuovo film di Sana e la gelosia di Akito… Il sottile filo che li unisce riuscirà a resistere alla tempesta?
Dall'ottavo capitolo:
“Anche se fosse? Anche se io e Nao stessimo insieme? Anche se ci fossi...” esita, come incespicando su quella parola “Anche se ci fossi andata a letto? Sei stato tu a lasciarmi! E senza darmi nemmeno una spiegazione!”
Non usare quel tono di voce ferito, Kurata. Non farmi sentire come se quello ad aver sbagliato fossi io.
“Ma ti sei consolata in fretta, vero?” Le chiedo e i miei occhi sembrano voler bruciare i suoi. I suoi occhi nocciola, sgranati dallo stupore perché un tono del genere con lei non l’avevo mai usato, nemmeno nei nostri momenti peggiori. “E pensare che all’aereoporto avevi persino urlato che saresti rimasta vergine per me!”
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Akito Hayama/Heric, Fuka Matsui/Funny, Naozumi Kamura/Charles Lones, Sana Kurata/Rossana Smith, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Endless Love'
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Desiderio

 

 

Oh, you're such a pretty one
And the naked thrills of flesh and skin
Would tease me through the night
Now I hate to leave you bare
If you need me I'll be there
Don't you ever let me down

..dazed by careless words
Cosy in my mind
Narcotic Liquido

 

 

 

 

 

 

« Molto bene, direi che la serata è finita! Tutti a nanna! » proclamo con il pugno alzato. Akito sta già per allontanarsi, con appena un cenno di saluto rivolto a noi comuni mortali, ma gli arranco dietro impaziente e lo afferro per la manica del giubbotto.
« Fermo là! » sbuffo. Lo sguardo che mi lancia Hayama è decisamente infastidito, segno che è stanco dei miei giochetti. Oh bè, sono sicura che per una serata sarà in grado di sopportarmi, visto che io lo sopporto da anni.
« A casa, no? » replica incenerendomi con un’occhiata.
La mia replica è un sorriso smagliante. Certo, quando un tempo stavamo insieme, quello sguardo appuntato su di me non lo potevo proprio sopportare. Era come una paralisi improvvisa che colpiva gli arti e annebbiava il cervello mentre una parte di me si chiedeva urlando che cosa ci facevo accanto a una persona che era palese non volermi con sé. Ma adesso che siamo solo amici della sua ira posso ampiamente fregarmene, no?
In fondo è in vista di un bene superiore.

« Certo, certo » annuisco stringendomi ancora di più nel cappotto. « Solo pensavo che potresti prima accompagnare Sana, no? »
Ok, adesso è ufficiale che se Akito avesse una pistola non esiterebbe a spararmi. Il corpo rigido, i lineamenti contratti e una specie di ringhio dipinto in faccia. Rimane perfettamente immobile per alcuni secondi ed inizio a pensare che si sia trasformato in una statua di sale.
« Per quale motivo dovrei farlo, io? Dov’è quel suo manager da strapazzo quando serve? » sfiata infine con uno sguardo allucinato.
« Oh, ma non preoccuparti. Sono di certo più al sicuro da sola, che con un maniaco come te ». risponde Sana sprezzante.
Accidenti Sana, come se non lo sapessimo tutti che è solo scena, che in realtà smani dalla voglia di rimanere sola con lui.
« Non mi sembra il caso di scomodare Rei a quest’ora e è fuori discussione che tu torni a casa da sola » affermo con tono deciso, nella speranza di mettere a tacere quei due testoni.
« Se sei così preoccupata per Kurata perché non l’accompagni tu? » domanda con un sorriso sarcastico – e odioso – Hayama.
Sospiro scoraggiata. Possibile che quei due rendessero tutto così maledettamente difficile?
« Si dà il caso che io stia dalla parte opposta della città » rispondo ironica e vedo il suo sorrisetto cancellarsi dalla faccia. 1 a 0 per me.
« In questo caso forse Tsuyoshi... » propone Sana esitante, facendogli gli occhi dolci
« Tsu ed Aya accompagnano me » rispondo rapida e con un tono che non ammette repliche. «Quanto a Gomi e Mami sono in moto e non hanno posto per altri ».
Sana e Akito sospirano all’unisono e guardandosi in cagnesco ci salutano e si avviano per strada, una distanza imbarazzante a dividerli. Il solito passo trascinato di lui, la insolita rigidezza di lei. Sospiro, scuotendo le testa.
« Sai Fuka non credo che dovresti intrometterti così… » le parole di Tsuyoshi, mormorate con un filo di voce, destano la mia attenzione. « Io ho provato per anni a far capire a quei due che si dovevano far avanti o non sarebbe cambiato niente e non ho mai ottenuto niente di buono. Credo decisamente che dovremmo lavarcene le mani ».
Conclude sistemandosi gli occhiali, mentre Aya, aggrappata al suo braccio, annuisce in silenzio.
« Oh andiamo, ma guardateli! » rispondo indicandoli.
Akito è qualche passo indietro e Sana sembra avere ingoiato una scopa da quanto è rigida. Ma nonostante la freddezza apparente la distanza tra loro si è come per magia ridotta a pochi metri, i loro corpi finiscono per sfiorarsi, quasi contro la loro volontà. Attratti come calamite. Con tutto il loro buon impegno, quei due testoni non sarebbero mai riusciti a celare la profondità dei loro sentimenti. Anche un cieco si sarebbe accorto della carica di elettricità che divampava fra i due.
« Si amano ancora. Il loro unico problema è che non riescono a dirselo. Io sto solo dando un piccolo aiuto ».


Imbarazzo. Un divagante imbarazzo. Una marea di imbarazzo. Mi sembra persino di respirarla la tensione che c’è fra noi mentre camminiamo in silenzio nella notte. Avrei ucciso Fuka, su questo non c’erano dubbi. Ripasso mentalmente tutta una serie di torture che avrei potuto infliggerle mentre guardo di sottecchi il profilo di Hayama. Inutile dire che lui sembra perfettamente calmo e a suo agio, come se il fatto di avermi al suo fianco gli fosse del tutto indifferente. Volto la testa di scatto, le gote che vanno a fuoco. Ovvio che la mia presenza gli è indifferente. Cosa speravo? Di sicuro in confronto alle sue formose americane io non sono niente di interessante. Mi torturo le labbra, sentendo un rivolo di sudore scivolarmi lungo la schiena. Ma che diavolo mi succede? È Dicembre, fa un freddo assurdo, e io mi sento andare a fuoco. La parte rivolta verso Hayama sembra gelatina, ogni cellula pare essersi liquefatta. E poi da quant’è che stiamo così vicini? Non c’erano dieci metri buoni a dividerci? Le mie labbra screpolate chiedono venia e io decido di intavolare una conversazione, anche solo per porre fine a quell’imbarazzante silenzio. Peccato che non riesca a trovare le parole. Io, Sana Kurata, la persone più logorroica e diretta della terra non trovo le parole. Adesso è ufficiale che stare a fianco di Akito nuoce gravemente ala salute.
Ma, contro ogni pronostico, per una volta è Hayama ad aprir bocca per primo.

 


Le vedo ondeggiare davanti ai miei occhi, quelle gambe, muoversi sinuose sotto la luce dei lampioni. Il mio cervello è andato definitivamente a puttane. Non riesco a pensare a niente che non sia la sua pelle profumata, le sue cosce snelle,i suoi polpacci affusolati. La tentazione di osservarla è troppo forte per il mio scarso autocontrollo. Rallento l'andatura di proposito, rimanendo qualche passo indietro per poterla contemplare in santa pace, senza che lei se ne accorga. Ha la schiena rigida e le braccia strette intorno al petto, i capelli ricadono in onde nere sulle spalle. E poi ci sono quelle maledettissime gambe, quasi troppo belle per essere vere. La mia mente è un buco nero nel quale aleggia un unico pensiero: Naozumi e Sana non stanno insieme, non stanno insieme, non stanno... se solo fosse la verità... Sussulto, stupito dai miei stessi pensieri. Come mi ero ridotto in quelle condizioni? Imbambolato ad osservare il suo ancheggiare, pregando come un disperato che Fuka non si stesse solo prendendo gioco di me. Sono patetico quasi come Kamura. Un sorrisetto di scherno mi si affaccia alle labbra ma lo reprimo velocemente.
Kurata mi si affianca sbirciandomi di sottecchi. I nostri bracci quasi si sfiorano e il calore della sua presenza mi penetra fino alle ossa. Una droga. Avevo assaggiato il sapore delle sue labbra e ora non riuscivo più a pensare ad altro.
« Come mai non hai portato Naozumi stasera? » le chiedo apparentemente freddo e distaccato.
Stai insieme a lui, Kurata? Lo ami come amavi me? Lo hai baciato come hai baciato me?
Per un attimo pare stupita della mia domanda. Si riprende in fretta e dice con tono di voce sostenuto:
« Credevo che fosse una cena con vecchi compagni di scuola. Perché sarebbe dovuto venire? »
Sarebbe quasi credibile, se non fosse per quel lieve tremore delle labbra, per quello sguardo sfuggente e triste. Forse non avevano ancora fatto pace. Forse si erano lasciati. Forse avevo ancora una possibilità di farla mia...
Kurata aumenta il passo e la distanza fra noi, e il mio sguardo è di nuovo calamitato dalle sue gambe appena velate. Desiderio. Lo sento scorrere prepotente nelle vene, lo sento nei brividi alla pelle e nel calore ai lombi. Ti voglio, Kurata. Ti voglio e voglio che tu mi dica che non stai con quel damerino, che tu mi giuri che sei solo mia.
La frustrazione per non poterla stringere fra le braccia e affondare il viso nel suo collo è tale che potrei urlare. I ricordi del bacio di ieri mi affollano la mente. Cerco disperatamente di non pensare al suo corpo morbido, alla sua lingua, a come sarebbe avere quelle cosce intorno ai fianchi. Sono quasi allo stremo quando il vento mi schiaffa in faccia il suo odore.
La pelle di Kurata sa di gelsomino e di more.
« Come va la mano, Akito-kun? » mi chiede, sorprendendomi.
Non rispondo, non mi fido della mia voce in questo momento, mi limito a flettere le dita davanti ai suoi occhi. Il viso le si illumina in un radioso sorriso. Dio, quanto mi era mancato vederla ridere.
« Uahu! Fanno proprio miracoli in America! »
Non fa in tempo a pronunciare l'ultima parola che già si rabbuia.
« E ti sei anche divertito, eh? » mi domanda piccata.
La guardo sorpreso. Divertito? Lo chiamo divertimento lei, quel dolore sordo al petto, quella noia e quella grigia solitudine che aveva provato ogni fottuttissimo giorno? Divertito? Ma mi prendi in giro, Kurata?
« Con quelle belle americane formose… » continua con un tono velenoso che stona con la sua perenne aria da bambina.
Quasi mi soffoco nel tentativo di reprimere il ghigno divertito che mi arriccia le labbra.
« Sei gelosa, Kurata? » le chiedo con finta sicurezza, inarcando un sopracciglio.
La tensione al petto è improvvisamente svanita, potrei prendere il volo da quanto mi sento leggero. Kurata è gelosa di me.
« Assolutamente no! » replica quella stringendo i pungi e diventando scarlatta. « Come puoi pensare una cosa simile? » urla fermandosi in mezzo alla strada.
Avanzo di un passo, lasciando che un sorriso di scherno mi aleggi sulla faccia.
« Cos’altro dovrei pensare se mi fai una domanda del genere? » Un passo ancora, pochi centimetri a dividerci.
Le labbra di Kurata non sono come una droga, sono molto peggio. Non mi sono bastati tre anni per disintossicarmi del suo sapore e un solo bacio è stato sufficiente a centuplicare il mio desiderio.
« Dillo, Kurata. Dillo che vuoi sapere se sono stato con altre » le sussurro inchiodandola con lo sguardo, le punte dei nostri nasi che quasi si sfiorano.
« È così? Hai avuto altre ragazze in America? » mi chiede mordicchiandosi il labbro.

Jenny. Capelli biondi, lisci come seta. Grandi occhi azzurri contornati da sottili sopracciglia, occhi tondi e sgranati, da bambina. Sguardo timido e sorriso esitante. Jenny, così delicata da parere una bambola di porcellana. Il completo opposto di Kurata.
Ma era per questo che mi piaceva, perché non mi serviva altre cose che mi ricordassero leie Jenny era lì, timida e dolce. Quante volte ci ero uscito? Tre, quattro, dieci? Non lo ricordavo. Non aveva molta importanza, per la verità niente aveva importanza quando ero in America.
« Non mi sono innamorato di nessuna ».
Jenny che era sempre così chiusa e impacciata. Chissà quanto si era dovuta impegnare per trovare la forza di avvicinarsi a me, alzarsi in punta di piedi e avvicinare trepidante le labbra...
Vedo Kurata discostarsi di qualche passo, chiaramente insoddisfatta della mia risposta. Il fatto che non mi fossi innamorato non significava che non avessi avuto storie e quel dubbio glielo leggo chiaramente negli occhi. Mi viene quasi da sorridere di fronte al suo visino crucciato. Che sciocca che sei Kurata. Tutti questi anni e ancora non l'hai capito che non ci si sono altre per me.
Fuggo così, come un codardo. Lasciandomi Jenny e il suo sguardo ferito alle spalle. Consapevole di averle spezzato il cuore, consapevole che altre labbra io non avrei potuto proprio baciarle.
« Si può sapere che stai facendo lì impalato, Hayama? Muoviti prima che faccia l'alba! » sbotta, nervosa.
Riprendo a camminare, raggiungendola con due rapide falcate.
« Adesso posso fartela io una domanda? » le chiedo con un briciolo di sicurezza in più. Era gelosa di me e quella sua gelosia era come un liquore caldo che mi scaldava dall'interno e mi scioglieva la lingua.
Si volta a fissarmi, incerta.
« Tu e Naozumi state insieme? »
Volta il viso di scatto, diventando rossa come un pomodoro.
« Perché, ti interessa? » chiede quasi balbettando.
Da morire.
« Non particolarmente ».
Si irrigidisce e fa una delle sue buffe smorfie per il disappunto.
« Bene perché non sono affari tuoi! » ringhia stizzita, i pugni contratti, aumentando l'andatura e lasciandomi di nuovo indietro.
Sospiro, arrancandole dietro. Sono un cretino. Un perfetto e compiuto cretino. Vorrei essere come il damerino, Kurata, capace di stordirti di belle parole e persuaderti che io sono l'unico con cui puoi stare. Ma a me le parole non vengono, mi si mozzano in gola e togliere la corazza che indosso tutti giorni per non far capire cosa provo è troppo arduo per me. Anche con te, Kurata, che quella corazza l'hai passata come se fosse acqua, anche con te che sei penetrata molto più a fondo di tutte le mie difese.
Non posso dirti che ti amo ancora, perché se tu mi dicessi che non mi vuoi mi sentirei morire.
Per cui continuo a arrancarti dietro, ipnotizzato dalle tue gambe, con il cuore a pezzi per la gelosia e le labbra ermeticamente sigillate.

 


Il vento che mi frusta la pelle è un sollievo per le mie gote arrossate. Infilo le mani nelle tasche della giacca per combattere l'istinto di artigliare di nuovo la felpa di Akito. E così non ti interessa più niente di me, eh Hayama? Non sei geloso di Naozumi, d'altronde tu geloso di me non lo sei mai stato e a me invece tremano le gambe se solo una ragazza ti si avvicina... E in America ti devono averti avvicinato in molte a giudicare dalla tua risposta criptica di prima. Il sapore di sangue, ferro e sale sul palato, mi invade la bocca e con un sussulto mi rendo conto di aver torturato le labbra screpolate fino a farle sanguinare. Ingoio quel sapore amaro e mi sembra quasi dolce in confronto ai tuoi modi freddi e scostanti. Nessuna di cui mi sia innamorato. Ripenso alle tue parole e mi sento un po' più leggera. Almeno il tuo cuore nessuna era riuscita a strappartelo... ma forse i tuoi baci sì, e chissà quante altre labbra aveva sfiorato la tua bocca prima che si posasse di nuovo sulla mia.
Basta, Sana. Devi smettere di pensare a queste cose o scoppierai a piangere, qui, come una bambina e fornirai ad Hayama l'ennesimo pretesto per prenderti in giro. Nessuna di cui mi sia innamorato. È inutile: quella frase mi rimbomba in testa, non riesco a scacciarla e i brividi che mi fa scorrere sulla pelle sono di piacere e paura insieme. Non aveva amato un'altra. Ma aveva mai amato me? Alla fine riesco a formularlo quel quesito, anche se solo all'interno della mia testa, e mi stringo le braccia più forte intorno al corpo. Un tempo non avrei esitato a dare una risposta a quella domanda, un tempo avrei messo una mano sul fuoco sui sentimenti di Akito. Un tempo... come potevo essere davvero sicura che quello che io avevo scambiato per amore per Hayama non fosse che un'infatuazione infantile? Non per me, certo. Per me Akito sarebbe stato sempre l'unico. Mi volto ad osservarlo e il suo viso ha un'espressione sofferente o forse è solo il freddo che gli frusta la faccia ad irrigidire i suoi lineamenti. Dicembre. Il freddo e la vigilia di Natale, il nostro metà-compleanno, il suo bacio sotto la neve...
La mia mente turbina come una bufera, riportando a galla spezzoni del mio passato, ricordi così vividi da farmi piegare le ginocchia. Ma “ti amo” non me l'hai mai detto, Akito, me lo diceva la tua pelle e la tua bocca, la tua lingua e le tue braccia, ma le tue labbra no, quelle hanno sempre taciuto... Il dolore che mi provoca quel dubbio è così forte da farmi desiderare di fuggire il più lontano possibile. Ti ho perso nel presente Akito,non posso sopportare l'idea che tu non mi amassi nemmeno nei miei ricordi...
La luce di un lampione illumina il tuo volto, la tua pelle chiara come la neve, i tuoi capelli dorati e i tuoi occhi d'ambra. Vorrei dirti che ti amo, che ti ho amato anche quando non lo sapevo. La mia bocca si apre per pronunciarle quelle parole. La richiudo nonostante il dolore sordo all'altezza del cuore.
Non posso dirti che ti amo ancora, perché se tu mi dicessi che non mi vuoi mi sentirei morire.
Sono finalmente arrivata a casa. Dovrei sentirmi sollevata, ma separarmi da te è sempre un dolore fisico.
« Allora buonanotte » mormoro fredda e impacciata.
« Notte » replichi avvicinandoti di un passo.
Il tuo viso è in ombra, ma sei così vicino che mi sento mancare il fiato. La mia mano, posata sul cancello, stringe la sbarra di ferro così convulsamente che potrei anche spezzarla. Baciami, Akito. Niente ha importanza se non il tuo respiro su di me. Allunghi un braccio, quasi a volermi sfiorare e per un attimo mi illudo davvero di sentire il tuo calore sulla bocca.


Mi fissa con quegli occhioni da cerbiatta e il desiderio che mi infuria nel petto è una marea che quasi mi travolge. Vorrei prenderla tra le braccia, schiacciare il suo corpo contro il cancello e baciarla fino a che non mi avrebbe implorato di smettere. Mia. Ti voglio di nuovo mia, Kurata.
Ma tu non vuoi che ti tocchi, e mentre il mio braccio sta già per sfiorarti quel barlume di razionalità mi affiora alla mente, facendomi allontanare di scatto.
Saluto Kurata e inizio a camminare a grandi falcate, prima che la mia impulsività abbia la meglio e mi comporti di nuovo da cretino, meritandomi un altro schiaffo.
« Akito? »
La sua voce nella notte e un gemito soffocato che mi esce dalle labbra. Allora dillo che vuoi la mia morte, Kurata.
Mi giro lentamente e la vedo, incerta, ancora appoggiata al cancello di casa.
« Fra poco sarà la vigilia » mormora guardandomi negli occhi.
Sussulto, trafitto da quelle parole come da una lama e devo fare appello a tutto il mio autocontrollo per nascondere il mio turbamento. La vigilia. Come avevo fatto a dimenticarmene?
« Pensavo di fare una cena, come al solito, a casa mia. Con gli altri ovviamente » si affretta ad aggiungere. « Mi chiedevo... sì, insomma... se volevi venire » bisbiglia guardando a terra.
Per un attimo lo stupore mi lascia imbambolato. Da quando Kurata è così timida? Anzi da quando mi propone di partecipare a una delle sue idee, invece che ordinarmelo con tono perentorio?
Fraintende il mio silenzio e diventando rossa riprende a parlare:

« Se hai altro da fare non importa, sai. Non me la prendo mica! » esclama con una smorfia che immagino dovrebbe assomigliare a un sorriso.
« Verrò » rispondo lapidario.
Stavolta il sorriso sulle labbra è sincero e mi sento scaldare dentro dalla sua espressione soddisfatta.
« Bene. Buonanotte, Akito-kun »
« Hi ».
Tanto lo so che passerò tutta la notte a sognarti, Kurata.

 

 

 

 

(1) Oh, sei così carina
E i brividi nudi della carne e della pelle
Mi tormentavano per tutta la notte
Ora odio lasciarti nuda
Se hai bisogno di me io ci sarò
Non deludermi mai

… stordito da parole sciatte
Intime nella mia mente.

 

 

 

Un caloroso saluto a tutti!
Allora, che dire di questo capitolo? Mi rendo conto che non succede niente di nuovo, ma non potevo proprio resistere all’idea di una passeggiata romantica fra i due piccioncini! Inoltre, anche se non sembra, c’è un dettaglio fondamentale: la vigilia. “Vigilia” sarà il titolo dell’ultimo episodio e la ff si concluderà proprio il 24 Dicembre. Non so cosa ne pensate ma a parer mio è la data perfetta: il giorno del loro bacio – quello che aveva il sapore della labbra di Akito – e quello del loro primo appuntamento.
Detto questo vi volevo anticipare anche un’altra cosa: mi è venuta la malata idea di scrivere un altro episodio su Fuka e Nao, magari stavolta dalla parte di quest’ultimo. ( Luelga posso contare sul tuo appoggio, vero? : ) So che a molti di voi non farà piacere questa informazione, ma spero che avrete pazienza! Un bacio e un abbraccio enorme a tutte le persone che mi fanno sapere le loro opinioni e mi confortano con le loro belle parole!
Il prossimo capitolo si intitolerà “Salto” e finalmente la nostra Sana si darà una svegliata! Ecco lo spoiler:

Hayama per cui Sana era stata così male.
Hayama che Sana amava più della sua vita.
Hayama che era da sempre stato l’ostacolo alla mia felicità.
Quell’Hayama stava uscendo con un’altra ragazza.

 


p.s. Voglio aggiungere che ieri ho scritto una ff su Twilight (precisamente su Renesmee e Jacob), intitolata Touched. Non so a quanti possa interessare come argomento ma se avete tempo sarei veramente felicissima di leggere le vostre opinioni! 

  
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