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Autore: Fior di Luna    26/03/2004    9 recensioni
Una notte di luna: da sempre la luna piena esercita un fascino enigmatico come se la sua luce permettesse di percepire presenze nascoste...
Potrebbe succedere qualsiasi cosa nelle notti di plenilunio; anche incontrare un vero elfo come Elrohir, figlio di Elrond.
come è successo a Rosa,se questo incontro non fosse del tutto casuale? se senza saperlo lei possedesse la chiave per un'altro mondo? Riusciranno lei ed Elrohir a risolvere il mistero prima che sia troppo tardi?
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Genere: Romantico, Avventura, Fantasy, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Elrohir
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer:
Elrohir è un elfo nato dal fertile e fantasioso genio di J.R.R: Tolkien, e a lui appartenente (magari fosse mio!) come tutti i riferimenti alla Terra di Mezzo. appartengono a me, Marianna e alla mia modesta Musa solo l'evoluzione del personaggio, Rosa Grimaldi ( protagonista femminile) e tutte le loro avventure in questo nostro mondo.


Una notte di luna; luminosi raggi argentei si spargevano sul paesaggio donandogli un aspetto irreale, fatato. In notti come questa si poteva credere che la magia esistesse ancora..
Del resto da sempre la luna piena esercita un fascino enigmatico come se la sua luce permettesse di percepire presenze arcane non appartenenti alla nostra realtà.
È nelle notti di plenilunio che le porte dell’altro mondo si aprono permettendo alle creature fatate, come i folletti, di giungere ancora fra noi...

Nonostante fosse consapevole che erano soltanto sciocche superstizioni, Rosa zoppicando goffamente verso i ruderi, non poté fare a meno di domandarsi se non fossero stati proprio dei folletti burloni a farla inciampare.
Non era stata una buon’idea avventurarsi da sola su per la Collina nel bel mezzo della notte; la gente del posto sussurrava che si poteva incappare in strani incontri in quel luogo, le leggende raccontavano che lì, tra le rovine di quello che un tempo era stato probabilmente un tempio celtico, si trovava l’ingresso per un altro mondo, ma erano solo sciocche credenze di vecchi campagnoli, da scienziata qual era non avrebbe dovuto essere così suggestionabile.

Il suo quaderno era ancora lì aperto dove lo aveva dimenticato, la ragazza lo raggiunse sul basso muretto diroccato di fronte ai due enormi monoliti paralleli.
La ferita sul ginocchio le bruciava mentre lo esaminava alla luce della torcia elettrica, nonostante il dolore non era nulla di grave solo un taglio superficiale ancora imperlato di sangue.

Sfogliando distrattamente le pagine dei suoi appunti, appena inumidite dalla rugiada notturna, si accorse che singolarmente la luna si trovava nella posizione esatta in cui era raffigurata nello schizzo di una delle miniature degli antichi documenti che stava studiando: esattamente al centro dei due enormi monoliti paralleli di fronte a lei.

Dal punto in cui si trovava, poteva vedere l’intero scavo. I due monoliti incorniciavano il paesaggio, come un enorme portone spalancato.
Era così calma quella limpida notte di primavera. Anzi troppo silenziosa, innaturalmente silenziosa sembrava quasi che la natura stesse con il fiato sospeso come nell’attesa di qualcosa o di qualcuno….

Improvvisamente ci fù un lampo di luce, come una scossa elettrica tra i due monoliti, e per un attimo tutto tacque perfettamente immobile, anche la brezza smise di soffiare. Rosa raggelò. Un uomo, o meglio quello che sembrava un uomo si era materializzato davanti a lei!
Fissandola lo sconosciuto fece pochi passi verso di lei, prima di crollare a terra.

Afferrando tremante una grossa pietra, la ragazza si avvicinò illuminandolo con la torcia elettrica. L’uomo era riverso bocconi, immobile. I suoi lunghi capelli scuri erano arruffati e sporchi di quello che sembrava fango e così anche i bizzarri abiti che indossava.
Inginocchiandosi lo toccò appena, non si muoveva sembrava morto. Circospetta lo girò , il petto si alzava ed abbassava lievemente, era solo svenuto costatò con sollievo.

Lui era giovane ed il suo viso delicato era insolitamente bello alla luce della luna, ma c’era qualcosa in lui che lo rendeva diverso, diverso da chiunque avesse mai visto prima. Non solamente per via degli abiti che indossava: tunica e brache, un costume medievale come se fosse appena uscito da un set cinematografico. All’alta cintura di cuoio dalla fibbia d’argento portava appeso un pugnale cesellato molto simile a quello che avevano trovato poco tempo prima in quello stesso sito….

Improvvisamente lui spalancò gli occhi afferrandola per il collo, per la sorpresa la pietra le scivolò di mano, divincolandosi in preda al panico urlo: “lasciami!”
“ma non sei un orco!” Rispose lui lasciando immediatamente la presa. “ perdonatemi, ma dobbiamo fuggire, stanno arrivando! Ansimava. Le sue parole erano così intense, che per un momento a Rosa sembrò che gli orchi stessero arrivando per davvero.
“non esistono gli orchi” obbiettò massaggiandosi il collo.
“osi mettere in dubbio le mie parole, donna? Dobbiamo fuggire. Sono in troppi non sono in grado di affrontarli da solo…”
“non mi chiamo donna ma Rosa e poi le ho già detto che gli orchi non esistono qui.” Ribatté irritata.
Lui la fissò come se fosse lei la pazza. “che cosa state dicendo? Erano alle mie calcagna….Quei maledetti mostri ci hanno teso un’imboscata appena entrati nella foresta…”.
“non c’e nessuna foresta qui, solo pascoli e campi…. “Puntualizzò ancora una volta Rosa domandandosi se questo tizio fosse ubriaco.
“ti sbagli questo è Bosco Atro!” Stizzito lui cercò di alzarsi ma ricade subito, stingendosi il braccio destro
“si è fatto male?” Domandò lei toccandogli il braccio che sembrava ferito ed illuminandolo con la torcia “ mi faccia vedere”
“Quei dannati mostri mi hanno colpito, ma sono riuscito ad estrarre la freccia…”
la ferita sembrava grave e sanguinava. Dovevano trovare subito un medico, solo che in quello sperduto paesello non c’era nemmeno una guardia medica il sabato e l’ospedale più vicino si trovava venti km di distanza. “dobbiamo tornare subito in paese, lei sanguina!” esclamo la donna allarmata. “venga l’aiuto ad alzarsi”
“io non vengo da nessuna parte” si ritrasse il ragazzo. Rosa era esasperata, se non fosse stato ferito non avrebbe esitato a lasciarlo solo a delirare sulla Collina; ma chi si credeva di essere questo tizio? Però era così dannatamente attraente…
“non posso lasciarla qui solo, faccia il bravo ragazzo e venga con me, in paese sicuramente ci aiuteranno..”
“ ma io non sono un ragazzo, sono un elfo” precisò lui calmo come se fosse la cosa più naturale del mondo.
Lei sospirò e l’aiutò ad alzarsi “ nemmeno gli elfi esistono, e anche se esistessero sarebbero molto piccoli e questo non è il suo caso… ed ora andiamo, appoggiatevi a me”
“ma io sono davvero un elfo, Rosa” ribattè lui per la prima volta gentilmente “mi chiamo Elrohir”


note dell'autrice:

  • Questo è solo il primo capitolo, molto presto posterò il secondo e allora potrete saperne di più riguardo a Rosa ed Elrohir, per adesso posso solo dirvi che nessuno dei dettagli di questa storia è stato messo a caso, ma che tu tutto verrà spiegato in seguito.
  • Vi prego di essere clementi :-) considerando che scrivo senza Beta-Reader ( se qualcuno fosse disposto a farlo per me non esiti! Mi mandi pure una mail….)
Marianna

  
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