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Autore: amethyst    04/12/2011    1 recensioni
Lissa e Shannon non si conoscono. Ma lei è tra il pubblico di un djset di Mr Becks. Il resto, è la storia che dovete leggere.
Genere: Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Shannon Leto
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Uno stupido cellulare che improvvisamente aveva iniziato a suonare insistente, nel bel mezzo della serata. Ecco cosa, in fondo, l'aveva portata a Shannon. Se Becks non avesse ricevuto quella chiamata, se non fosse stata importante, forse lei non avrebbe mai avuto il coraggio di avvicinarsi così tanto alla consolle. Avrebbe pomiciato ancora un po' con il suo nuovo "amico" e poi si sarebbe stufata e se ne sarebbe andata in cerca di Linda e dell'uscita da quella bolgia infernale di ormoni e sudore. E invece no. La telefonata, lei che rimaneva sola, tutto si era trovato a combaciare. E ora Lissa, che cercava una vittima per i suoi giochetti, era caduta preda della caccia di quel piccoletto così sensuale. Non c'era rimorso alcuno, nel suo sguardo, nè altro che non fosse puro languore: tutto quello che voleva era lasciarsi andare a quelle mani esperte che la toccavano lì dove lei desiderava, pur non conoscendola affatto. E lei, quasi si sentiva in dovere di ricambiare quelle sensazioni, motivo per cui inziò ad infilare la punta delle dita nei jeans assurdi dell'uomo che le era di fronte. Trovare il bottone fu un attimo e ancora più semplice far scendere la lampo. Non voleva spogliarlo, solo....approfondire il contatto, forse. Mentre lo baciava appassionatamente, tra un sospiro rotto dal desiderio e uno sguardo carico di lascivia, si rese conto di non essere veramente sicura di voler arrivare alla fine, con Shannon. Era in fondo una ragazza dai sani principi, mai nella vita si sarebbe fatta scopare da uno sconosciuto in discoteca, così, senza dire nemmeno "ciao come stai". Mai nella sua vita si sarebbe ubriacata fino a perdere il lume della ragione. Mai nella sua vita avrebbe detto di riuscire a perdersi così in un paio di occhi verde-nocciola, tagliati quasi all'orientale, in delle labbra piene, morbide, sensuali ed esperte. Tutto era così lontano da quello che aveva vissuto finora....il cervello di Lissa non rispondeva quasi più. L'alcool, le sensazioni esplosive, il caldo, l'aria che odorava di sudore e sesso avevano innescato una specie di autopilot. Fin dove Lissa riusciva a sentire la pelle di Shannon, lì si spingeva con le mani, con le labbra, con tutto il corpo, in ogni modo possibile. Si vide dal di fuori accarezzargli il membro eretto e pulsante come mai aveva fatto con Paul nè con nessun altro prima, si vide gettare la testa all'indietro sospirando e gemendo, si vide aprire le gambe ancora di più per accoglierlo lì dove ben pochi erano riusciti ad arrivare, e comunque tutti non senza grande fatica.

Seppe che Shannon aspettava solo quello quando sentì un gemito uscire dalle sue labbra saldamente premute sul suo lobo, quando la sua lingua le accarezzò la nuca quella volta in più lentissimamente. Lei volle ricambiarlo tracciando i contorni di quella triad che lui portava incisa sul collo con un percorso di baci leggeri, quasi soffiati, mentre, sempre come vedendosi dal di fuori, percepì appena che le dita di Shannon le stavano scostando il perizoma e l'inevitabile era ormai a un passo. Passo che Lissa vide appena, prima di percorrerlo con l'iniziativa che lei stessa prese, stringendo i glutei del batterista con veemenza improvvisa. Fu un attimo, ma un attimo meraviglioso. Si sentì subito proiettata verso l'apice del piacere con una violenza disarmante, sentì l'ultimo bagliore di razionalità abbandonarla d'un tratto, sentì che l'unica cosa che in quel momento desiderava era poter urlare il nome di Shannon mentre lui la penetrava, la scopava, la faceva godere e godeva insieme a lei. L'orgasmo esplose nel suo cervello con la potenza di mille nebulose, le stelle che Lissa vide cadere le ricordarono quella che aveva scorto prima di uscire, mentre si preparava a quella che era iniziata come la solita serata e si era trasformata nella più assurda follia della sua breve vita. Durò un attimo o forse secoli, minuti che ormai avevano perso qualsiasi connotazione temporale, scanditi solo dai loro respiri ora lenti, ora affannosi, ma sempre in sincrono, guidati solo dalla voglia e dalla passione.

Shannon si staccò da lei con un sorriso e un'ultima carezza. Era stravolto. L'adrenalina accumulata durante la performance l'aveva portato a sfogarsi su di lei in una maniera quasi brutale. Non che Lissa avesse disdegnato, anzi, anche se i segni rossi sulle sue cosce e sul collo potevano far pensare il contrario. Ma in quel momento, niente sembrava importare. Si scambiarono un sorriso complice mentre si risistemavano e Lissa, bevendo un po' d'acqua dalla stessa bottiglietta di prima, iniziò a recuperare un po' di sè. Guardò Shannon gettare occhiate nervose alla porta e immaginò che lui dovesse, in qualche modo, ritornare al suo posto. Perchè in fondo era stato pagato per suonare e non per sollazzarsi con chicchessia, riflettè. Sorrise ancora e con un cenno del capo indicò la porta: non voleva che lui si sentisse in obbligo di restare con lei, se doveva andare, se il suo posto era altrove. Rimase però sorpresa di vedere che Shannon le tese di nuovo la mano, aspettando che lei la prendesse, per rituffarsi nella folla insieme. Accettò con slancio, lanciandosi giù dal tavolo dove ancora era seduta e sistemandosi al volo gonna e capelli: per fortuna aveva deciso di legarli così strettamente che non si erano sconvolti più di tanto. Se nessuno avesse fatto caso ai suoi occhi scintillanti e alle sue guance arrossate difficilmente avrebbe potuto indovinare quello che era appena successo. Lui aprì la porta lasciando che il boato della discoteca li avvolgesse, li stordisse, li sorprendesse insieme ancora mano nella mano. La lasciò solo al termine del corridoio, già entrambi in consolle. Lissa vide il suo profilo perfetto incorniciato dall'ennesimo sorriso disteso e soddisfatto, mentre toccava Becks su una spalla e scambiava con lui un cenno d'intesa. Pochi secondi dopo, le bacchette erano tornate a mulinare sulle pelli tese dei tamburi perfette e a tempo come sempre, più di sempre. Lissa sentì una piccola lacrima affiorare agli occhi, appena pungente, e subito la scacciò. Perchè piangere? Perchè lui ti ha scopata e poi è ritornato alla sua vita come niente? Lo avresti fatto anche tu. Perchè è durato lo spazio di un respiro? Non avresti permesso che durasse di più. Perchè non ti ha chiesto il tuo nome, nè il numero di telefono? Non glieli avresti comunque dati. E allora perchè piangere, e perchè proprio lì, si chiese ancora mentre deglutiva scacciando lacrime e magone? Forse perchè quando ti affacci al limite della perfezione, resti così abbagliata da quello che vedi che hai paura che ritornando in te tu possa in qualche modo dimenticarla, o considerarla un sogno, qualcosa di non vissuto. Ma Lissa sapeva che non poteva essere così. Un graffio sulla pelle tenera del suo braccio le ricordò che era successo tutto sul serio. Quel graffio l'indomani sarebbe guarito, senza lasciare nessuna cicatrice...tranne che dentro di lei. Shannon le era entrato dentro, e non solo nel senso letterale del termine. Lì dove nessuno l'avrebbe mai scalzato, nemmeno in un milione di anni.

Lissa inziò a scendere i gradini del privè dove era la consolle lentamente, facendosi largo a piccole spinte nella folla di ragazzine che ancora premevano per fotografare, filmare, guardare. Sembrava veramente che nessuna di loro si fosse accorto dell'assenza di Shannon e più ancora che quell'assenza era stata dovuta al trascinarsi nel retro una coda di capelli biondi. La stessa coda che adesso spintonava per allontanarsi come niente fosse. Beh meglio così. In fondo alle scale, Lissa si girò indietro a guardarlo una volta ancora e così lo vide, incorniciato da una luce verde-azzurra, bello e quasi imponente, passare con grazia dal mixer alla batteria, elargendo cenni, ammiccamenti e sorrisi alla folla adorante. Le piacque. Quello era lo Shannon che lei voleva ricordare. Gli soffiò un bacio dalla punta delle dita e gli voltò le spalle. Non sapeva realmente che ora fosse, ma era in ogni caso l'ora di trovare Linda e andare via.

  
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