Serie TV > Criminal Minds
Segui la storia  |       
Autore: Unsub    05/12/2011    1 recensioni
Emily Prentiss è morta o almeno è quello che pensa il team. Durante il funerale, però, una persona nota qualcosa di strano e decide di andare in fondo alla faccenda.
Come riportare indietro un'amica senza mettere tutti in pericolo? Come convincere tutti che quello che sta succedendo è perfettamente normale?
La squadra ormai è andata in mille pezzi, come riuscire a riunirla di nuovo per salvare la loro amica?
Scritta a quattro mani con Ronnie89
Genere: Azione, Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Sarah Collins '
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
6 Capitolo 6

Q.G. dell’F.B.I., Pennsylvania Avenue, Washington D.C.
Sarah guardava il suo interlocutore che si agitava sulla poltroncina posta di fronte a lei. Sorrideva sotto i baffi, divertita dal nervosismo che leggeva negli occhi di quello che ormai considerava un amico, la stessa persona che il venerdì sera dopo cena chiedeva sempre il bis del dolce.
-    Mi stai chiedendo di mentire a Penelope? – Kevin la guardava trasecolando – Io queste cose non le faccio!
-    Non ti sto chiedendo di dire nessuna bugia, ti ho semplicemente chiesto se sei in grado di mantenere un segreto – fece notare la donna sorridendo apertamente – Andiamo, Kevin, sai benissimo che ci sono cose che non devono uscire dagli uffici. Semplicemente il nostro lavoro qui è riservato, non possiamo parlarne con nessuno.
-    Omettere è come mentire – rispose Lynch mettendosi sulla difensiva.
-    E se il metterla a parte del nostro lavoro la mettesse in pericolo? – si fece profondamente seria mentre puntava i suoi occhi in quelli del ragazzo.
-    E’ pericoloso? Io sono solo un tecnico informatico – fece presente il ragazzo, cominciando ad allentare la cravatta.
-    Tu non sei in pericolo, almeno finché quello che facciamo rimane chiuso fra queste mura.
-    Penelope non me lo perdonerà mai – rispose il ragazzo facendo una smorfia – So che pensate tutti che io sia uno stupido, ma vi sbagliate. Tutta questa riservatezza può voler dire solo una cosa: Doyle. Lei è ancora molto scossa per quello che è successo a Prentiss.
-    Lo so – ammise Sarah con un sospiro – Kevin io non ti ho mai considerato uno stupido, so perfettamente che non lo sei. Proprio per questo ti ho fatto quel discorso sulla riservatezza e sul mantenere i segreti. Per il momento è meglio che nessuno di loro lo sappia.
-    E Reid? Non dirmi che lo tieni nascosto persino a tuo marito.
-    Invece è proprio così. Non ne ho parlato né con lui né con mio padre – si guardò le mani stringendole a pugno prima di rialzare lo sguardo – Credi che per me non sia difficile? Odio dover fare tutto questo di nascosto, ma quali sono le alternative? Doyle è ancora libero e rischiamo tutti la vita se sa che gli stiamo dando la caccia. Vuoi mettere in pericolo i nostri amici?
-    No – si arrese il ragazzo incassando la testa fra le spalle – Cosa devo fare?
-    Prima di tutto devi giurarmi che per nessuno motivo ne parlerai con il resto della truppa – ammonì Sarah – Quindi stai molto attento a quello che dici il venerdì durante la cena… a proposito! Leane non sa niente delle nostre cene e non voglio che lo sappia, quindi…
-    Come mai non l’avete mai invitata?
-    Lunga storia. Comunque cerchiamo di comportarci come se ci conoscessimo superficialmente. Per lei tu sei solo il fidanzato di Garcia, non deve sapere che ci frequentiamo anche fuori dall’ufficio.
-    Perché?
-    Leane è un tipo… ok! E’ impossibile tenerla sotto controllo e non si fida di nessuno. Te lo immagini come si chiuderebbe a riccio se sapesse che la stiamo escludendo da una parte delle nostre vite?
-    E tu hai bisogno che ci fidiamo di te ciecamente, giusto?
-    Esatto – la donna si alzò seguita dal ragazzo – Da lunedì per te io sarò l’agente Collins e…
-    Io per te sarò Kevin… tanto mi chiamate tutti così anche in ufficio – fece per uscire ma poi si voltò di nuovo verso l’amica – Possibile che nessuno mi prenda abbastanza sul serio da chiamarmi agente Lynch?
-    Vuoi che ti chiami così? – Sarah sollevò un sopracciglio.
-    Per carità, mi verrebbero i brividi se cominciassi a rivolgerti a me come fai con i tuoi allievi – Kevin uscì sperando dentro di sé di essere abbastanza forte da mantenere il segreto.

Due settimane dopo
Ronnie continuava a guardare Kevin che batteva furiosamente sui tasti. Sapeva che c’era qualcosa che non andava ed era veramente seccata che quei due la ritenessero una tale stupida. Il ragazzo di Garcia non la guardava mai negli occhi, segno evidente che si sentiva in colpa per qualcosa, inoltre lui e la Collins sembravano stranamente affiatati per essere due persone che si conoscevano a malapena.
In realtà era normale pensare che nessuno della squadra conoscesse un granché Kevin, in fin dei conti era solo il fidanzato di una collega. Per di più il ragazzo lavorava in un’altra divisione a Quantico e non erano molti i motivi di incontro fra lui e il resto del team. Eppure aveva notato gli sguardi che si lanciavano i suoi due nuovi colleghi… era evidente che ci fosse un segreto di cui preferivano tenerla all’oscuro.
Si alzò di scatto, avendo fatto lavorare parecchio la materia grigia ed essendo arrivata ad una conclusione. Guardò malissimo il ragazzo che si limitò ad abbassare lo sguardo e continuare imperterrito il suo lavoro di ricerca, mentre lei usciva dalla stanza sbattendo la porta in modo plateale.
Se la Collins voleva la sua fiducia, quella era una strada a due corsie. Non era fattibile che lei dovesse fidarsi ciecamente del suo capo, mentre l’emotivamente stitica a capo della task-force si rifiutava di metterla a parte di quello che c’era dietro. Aprì la porta dell’ufficio di Sarah senza bussare, rimase ferma sulla soglia respirando pesantemente e guardandola con gli occhi a fessura. Era furiosa e non faceva niente per nasconderlo.
-    Cosa c’è agente Leane? Abbiamo dimenticato le buone maniere? – chiese la donna senza sollevare lo sguardo dai dossier che stava studiando.
-    Allora, qual è questo segreto? – Ronnie fece un passo avanti e chiuse la porta con un gesto brusco senza perdere il contatto visivo con la sua arcinemica.
-    Non so di cosa lei stia parlando. Forse se riuscisse ad esprimere un pensiero con calma e senza agitarsi sempre così tanto, le nostre conversazioni sarebbero molto più proficue – ribadì la donna mora alzando finalmente lo sguardo sulla sua antagonista.
-    Molto spiritosa, professoressa, mi sto rotolando dal ridere. Pensava veramente che non mi sarei accorta che lei e Kevin mi state nascondendo qualcosa?
-    Cosa dovremmo nasconderle? – Collins sollevò un sopracciglio e la guardò come se fosse una sciocca isterica – Lei divide l’ufficio con l’agente Lynch, non io. Siete voi che passate un sacco di tempo insieme da soli, quindi non vedo di cosa lei stia parlando.
-    Balle! – Ron non si accorse neanche di aver urlato – Glielo dico io cosa sta succedendo! Da due settimane io continuo ad analizzare quei cavolo di profili ed appena mi viene in mente qualcosa passo i miei appunti a Kevin che comincia a fare ricerche. Il bello è che lei mi nasconde informazioni preziose per trovare Doyle. Lei non si fida di me e non mi permette di fare bene il mio lavoro.
-    Si sta sbagliando, agente Leane – Sarah si alzò per fronteggiarla – Non le sto nascondendo nessun tipo di informazione che ci possa portare a quell’uomo. Pensa che io non lo voglia prendere?
-    Comincio a dubitarne – ormai era partita per la tangente e non si rese conto di cosa stava dicendo, chinandosi sulla scrivania della sua superiore – In fin dei conti lei ha superato benissimo il lutto per la morte di Prentiss, la sua “migliore amica”. Vuole sapere cosa penso? A lei non interessa prendere Doyle perché non è mai stava veramente amica di Emily e non ha sofferto quanto me e Derek.
A quell’affermazione, anche Sarah perse il controllo e le diede un sonoro malrovescio mentre gli occhi le si riempivano di lacrime.
-    Non osi mai più dire una cosa del genere!
-    Non si preoccupi, non dovrai più sentire niente da me – Ron tolse la mano dalla guancia dolorante ed afferrò pistola e distintivo sbattendoli sul tavolo – Me ne vado! Lo cercherò da sola quel gran figlio di puttana, visto che sono l’unica a cui sta a cuore fare giustizia.
Lasciò l’ufficio senza ascoltare la voce di Collins che la richiamava indietro.

Rocket bar, 7th street, Washington D.C.
Alex Buck era il proprietario del Rocket bar, un ampio locale che offriva un’atmosfera colorata di verde, rosso e giallo: un lungo bancone con scuri sgabelli in fila, innumerevoli tavole da biliardo e slot-machine in ogni angolo della sala, un ampio spazio era dedicato a tavolini, poltrone e divanetti. Bar frequentato da motociclisti, dai tipici soggetti poco raccomandabili… e da Ronnie.
Buck la guardava da sotto le ciglia, Ron aveva le braccia incrociate sul bancone e rimirava il bicchiere di vodka che le aveva offerto poco prima, era assorta nei suoi pensieri e non aveva detto una parola da quando era entrata, solo “ dammi un po’ di vodka prima che impazzisca”.
Ora la osservava e aspettava impaziente che gli dicesse qualcosa, tanto era sempre così, nelle giornate “no” finiva sempre con lo sfogarsi con lui. Ronnie continuava a non parlare, era persa nel suo mondo, Buck la chiamò più volte ma senza risposta, solo quando decise di toglierle il bicchiere da davanti Ronnie alzò il viso e lo guardò storta.
-    Ehi, rimettila qui.
-    Pensavo stessi dormendo a occhi aperti – le disse riposizionando il bicchiere.
Lei si incupì e tirò le labbra.
-    Sì scusa, non è stata una bella giornata.
-    Problemi a lavoro? – provò a chiedere lui.
-    No. Cioè sì.. non so nemmeno se ho un lavoro, non posso parlartene, mi dispiace.
-    Ronnie sono mesi che stai così, perché non ti prendi una vacanza e stacchi la spina per un po’?
-    Una vacanza? – il suo modo di andare in vacanza sarebbe stato prendere il primo aereo che la portasse da Doyle – no, non posso… e poi non riuscirei a distrarmi.
-    Ti va’ di parlarne?
-    Meglio di no, ti metterei in pericolo e poi non ho voglia di farti affogare nei miei problemi.
Buck posò un bicchiere che stava asciugando e si poggiò di fronte a lei che giocherellava con le dita intorno al bicchiere con aria persa.
-    È che – provò a cercare le parole – ci sono talmente tanti problemi che non so quale sia il più grave. Non so più cosa voglio, tanto ormai non ho più niente da perdere…
-    Ehi non dire così – l’ammonì con una pacca sul viso.
Lei cercò di tirare gli angoli della bocca in un mezzo sorriso, poi Buck si voltò verso l’entrata quando sentì aprirsi la porta.
-    Ehi guarda quella! Che ci fa un tipo così da queste parti?
Ronnie incuriosita, si voltò in quella direzione mentre beveva un sorso dal bicchiere che le andò di traverso e tossì un paio di volte quando riconobbe Sarah Collins in tailleur in mezzo allo sguardo sbigottito e divertito dei motociclisti e di Buck.
Ronnie si ricompose e lasciò il bicchiere sul bancone, divenne di nuovo scura in viso e fece per alzarsi quando Sarah incontrò i suoi occhi, questa le andò incontro ma Ronnie andava dalla parte opposta per sfuggirgli.
-    Leane! – la chiamò Sarah, Ron procedeva la sua fuga e Collins la seguì fino a prenderla per un braccio – Aspetta!
Ronnie si liberò dalla presa con uno strattone.
–    Che cavolo vuoi ancora! Lasciami in pace, non ti voglio neanche vedere!
Sarah aprì la bocca per controbattere, ma furono interrotte da qualcuno…

Continua…

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Criminal Minds / Vai alla pagina dell'autore: Unsub