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Autore: Fatelfay    05/12/2011    3 recensioni
Derek si è affezionato ai propri colleghi e non vuole vederli soffrire. Il suo altruismo cosa lo spingerà a fare?
Genere: Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Derek Morgan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ultimo capitolo!

La realtà - L'impotenza è non riuscire a contraccambiare il favore

- Derek.  Dai! Non mollare adesso. Derek!-
L’agente Morgan aprì gli occhi e cercò di mettere a fuoco la notte che si stendeva sopra di lui. Una forte luce proveniva da dietro la sua testa e un dolore lancinante gli tartassava il petto ad ogni respiro. Un uomo con dei rettangoli di plastica in mano si allontanò dicendo al collega che era tutto a posto. Derek volse lo sguardo alla sua sinistra dove un altro uomo preoccupato gli metteva un fagotto sul petto. Aprì la bocca per parlare ma gli uscì solo un rantolo soffocato.
- No. Non parlare. Sono arrivati. Tieni duro ancora per un po’. Non cedere, per favore.- Sospirò di sollievo Hotchner. Quando il cuore del collega si era fermato per quella che gli era parsa un’eternità, non ci aveva creduto. Aaron si era sentito cadere il mondo addosso per l’impotenza di non essere riuscito a contraccambiare il favore. Poi però i medici gli avevano ridato il collega, che aveva riaperto gli occhi.
- M-mi di-di-spia-ce. P-per-do-na-mi. M-mi di-spia-ce.- Gemette Morgan.
- E di cosa? Mi hai salvato la vita. Ma adesso non parlare. Tieni duro e riposati.- Derek scosse la testa. La barella scivolò sulla strada, avvicinandosi sempre di più all’ambulanza.
- N-non v-vo-le-vo. V-vi ho s-spa-ra-to. M-mi di-spia-ce.-
- Derek, no. Stai delirando. Tu non mi hai sparato. Mi hai salvato la vita.- Lo corresse il capo. L’agente negò ancora con il capo. Si sentiva pizzicare gli occhi e il cuore a pezzi.
- Lo-ro. Ho spa-ra-to a t-tu-tti. N-non c-ca-pi-vo. A-ve-vo pa-u-ra.- Le ultime parole furono soffocate da un attacco di tosse.
- Che stai dicendo?- Chiese il capo chinandosi sul collega per capire meglio i rantolii.
- Hotch? Va tutto bene? Ci sono problemi?- Reid si avvicinò con passi veloci subito raggiunto da tutti i colleghi.
- C’è qualcosa che non va?- Derek si guardò intorno per capire chi si era avvicinato. Tutti i suoi colleghi erano lì, vivi e vegeti. E molto preoccupati per la sua salute. Sospirò di sollievo e ingoiò un po’ di saliva. Allora era stato tutto un sogno.
- T-tu-tto be-ne.- Disse e lasciò che lo caricassero sull’ambulanza e lo portassero in ospedale.
Lo operarono immediatamente: la pallottola aveva rotto una costola e solo graffiato un polmone per fermarsi vicino alla spalla. La notte e tutto il giorno seguente lo passò nella sua stanza perché i dottori volevano controllarlo. Avevano detto che l’operazione era semplice ma che c’era una minima possibilità di rischio di embolia e non volevano rischiare. “1%” aveva precisato poi Spencer per sbaglio, perché non voleva mettergli paura ma solo dire una statistica. “Non dirmi quando è morto l’ultimo di embolia, per favore.” Aveva poi scherzato Derek, vedendo il piccolo genio chinare la testa imbarazzato sotto gli sguardi dei colleghi. Erano tutti venuti a fargli visita. Aaron aveva avvisato la sua famiglia e il comodino della stanza di Derek era invaso da biglietti, una scatola di cioccolatini, il modellino di una mountain-bike, il peluche di un orsacchiotto gigante e dei palloncini. Quando Morgan se ne accorse sorrise, pensando che molto probabilmente sembrava più la stanza di un bambino che quella di un agente dell’FBI. Ma non gli importava granché. Finiti gli ultimi esami, fu dimesso ma non poté tornare subito sul campo: con un braccio da tenere immobile e una costola che provava a ricomporsi, avrebbe dovuto starsene alla scrivania per un bel po’. Si era fatto dire dai medici che cosa era successo per tutto il tempo in cui non era stato cosciente e loro gli dissero che aveva avuto una forte emorragia e un piccolo infarto di mezzo minuto.
Quando tornò al lavoro e vide le scrivanie  e i suoi colleghi, gli tornò in mente il sogno fatto quando aveva perso conoscenza. Non aveva capito il senso di tutte quelle strane frasi dette dai suoi colleghi. Ma quando arrivò e tutti si voltarono a guardarlo ed ad applaudirlo, venendogli incontro felici, capì.
Lui non doveva essere lì. Nel sogno.
Lui non aveva obbedito agli ordini. Del capo-collega.
Lui faceva sempre di testa sua. Per non perdere le persone a cui voleva bene.
Lui non aveva tenuto gli occhi aperti. Sul presente.
Ed era stato terribilmente in ritardo.
Per ritornare alla vita.











Angolo del Delirio

Con questo capitolo si chiude la storia "antiproiettile".
Scrivere tutto questo non è stato facile, soprattutto perchè a volte mi mancava il vocabolo giusto al momento giusto.
Però sono arrivata alla fine.
L'idea di scrivere qualcosa di questo tipo sull'agente Morgan è nata guardando (ovviamente) il telefilm e con l'osservazione "secondo me Derek si prenderà un giorno una pallottola al posto di qualcun altro, pur di salvare tutti". In effetti, qui se l'è presa.
Non ho idea di dove collocare temporalmente questa fanfiction, onestamente. lascio a voi lettori la scelta. Anche se nel capitolo precedente ho citato Ellen Greenaway e Jason Gideon, che sono presenti solo nelle prime serie, beh, quello era solo un sogno di Derek, quindi credo potesse esserci chiunque, vivo o morto che fosse. I bambini invece erano quelli che aveva salvato.
Non so perchè sento il bisogno di scrivere tutto questo. Forse perchè non voglio lasciare punti interrogativi in sospeso. Forse perchè non voglio chiudere la storia. Forse perchè non ho tutte le rotelle a posto. Oppure per qualsiasi cosa stiate pensando.
Mi è piaciuto però molto a scrivere questa storia.
Quindi... Ciao!
  
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