Fanfic su artisti musicali > 30 Seconds to Mars
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Autore: _DreamerL490_    05/12/2011    1 recensioni
Tutto nasce dalla passione per la musica. Una ragazza sta vivendo il suo sogno; gira il mondo con la sua band e sono entrati a far parte della sua vita i 30 Seconds to mars. Nel giro di due anni tra peripezie e sorprese tutto cambierà.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Jared Leto, Nuovo personaggio, Shannon Leto, Tomo Miličević
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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*Jared*

Ultimamente stavo passando più tempo fuori che a casa con Reneé. Stavo lavorando sul nuovo singolo di un cantante che voleva collaborare con me, per cui per non metterci tanto avevo deciso di finire tutto in una settimana, ma facendo così la maggior parte della giornata non la trascorrevo con lei. Quando andavo via, era sveglia e quando ritornavo, dormiva, sembrava un’eternità che non ci parlavamo. Oggi per fortuna avevo terminato la canzone e stavo tornando a casa.
Davanti al vialetto vidi altre macchine, erano tre, ma non erano né di mio fratello né di Tomo, forse erano venuti degli amici suoi. Aprì la porta aspettandomi di vedere qualcuno, ma non c’era nessuno in salotto. Sentivo della musica provenire dal piano di sopra, non era un cd, erano Helen, Matt e Cole. Riconobbi subito il loro modo di suonare; c’era il ritmo coinvolgente della batteria, la chitarra aggressiva, il basso ritmato, ma la voce non era femminile, qualcosa non quadrava. Anche lo stile era diverso sembrava metalcore, forse stavano sperimentando nuove cose. Posai la giacca e salì di corsa le scale. Aprì la porta e mi trovai davanti ad uno degli spettacoli più belli della musica quando i musicisti sono così presi dalla melodia che si fondono con essa e iniziano a creare. Matt e Reneé stavano dando il ritmo, Cole cantava e insieme a Helen cercava di seguirli con la chitarra.
"Ciao!"dissi.
"Hey! Ti piace?" disse Matt. Tutti si erano fermati e stavano posando gli strumenti. Reneé spense il suo amplificatore e si diresse verso di me. La baciai e le cinsi i fianchi.
"Oh si, state provando qualcosa di diverso…" risposi.
"Giusto, come mai sei tornato presto?" domandò lei.
"Ho finito la canzone…se vuoi, me ne vado" dissi sorridendo.
"No, non provarci!" esclamò.
"Ok, ormai sei qui, noi possiamo anche andarcene" disse Helen. Gli altri annuirono, si alzarono dalle loro postazioni e si avvicinarono a noi per salutare Reneé. Tutti l’abbracciarono e le accarezzarono la pancia. La casa si era svuotata, c’eravamo solo io e lei. Continuavo a stringerla a me e sentivo dei piccoli calci contro di me. Era il bambino. Ogni volta che l’abbracciavo si faceva sentire, anche lui era geloso della mamma.
"Stai fermo qui che ti devo far sentire una cosa" disse sciogliendo la mia presa. Prese la chitarra che le aveva regalato Tomo, si sedette e iniziò a suonare. Le sue dita si muovevano agili sulle corde, le note si susseguivano e componevano una melodia triste. Non capivo a cosa si era ispirata, stava facendo uscire il suo lato malinconico, che conoscevo solo io ed ero l’unico in grado di capire. Dopo un po’ iniziò a cantare, non era facile sentirla perché non si riteneva una grande cantante, ma io ero convinto del contrario. L’ho sempre considerata come un’artista completa, sapeva suonare vari strumenti e cantare, sotto alcuni aspetti era meglio di me.
"It hurts when you say nothig and nothis is enough I try to follow you, but you’re far away. I’ve been so far way, do you remember me?...i’m sorry if i make you cry, i’m sorry if i stole your lips…Time to say goodbye, time to say goodbye" .
"Qualche consiglio?" disse smettendo di suonare.
"Va bene così, vorrei sapere come finisce" risposi.
"Mi dispiace,ma non l’ho ancora finita" disse contenta.
"Dovrò aspettare…che giorno è oggi?" domandai. Mi ero dimenticato qualcosa, ma non ricordavo cosa e sapevo che era urgente, aveva a che fare con il Natale.
"Il 24…Oh Gosh!Domani arrivano i miei genitori e tua madre!" disse preoccupata. Posò subito la chitarra e si precipitò al piano di sotto. Anch’io me ne ero completamente dimenticato, dovevamo preparare tutto di corsa; le stanze, la cucina, i regali e il cibo dovevano essere pronti entro 24h.
"Che posso fare io?" chiesi gridando. Ero ancora nella stanza degli strumenti, la sua canzone mi aveva imbambolato.
"La spesa!Ehm la lista è sul tavolo, Tomo ha scritto tutto, se manca qualcosa, chiamalo!" disse. Scesi le scale di corsa, presi il foglio e uscì a fare la spesa. Non mi ero mai incaricato di certe cose, e non avevo la minima idea di dove trovare alcuni ingredienti.

Il supermercato era affollato e i clienti avevano gli occhi puntati verso di me. Cercai di non farci caso e di finire il prima possibile. In pochi minuti riuscì a prendere il tacchino, il prosciutto affumicato, i mirtilli per la salsa, le patate, le spezie varie e l’eggnog: tutto rigrosamente vegetariano. Tutto era pronto per il pranzo di domani, mancava solo Tomo come chef. Dopo aver controllato di aver preso tutto andai a pagare; la cassiera continuava da osservarmi e dovetti farmi il conto da solo. Lasciai i soldi e ritornai a casa.
"Sei un buon quasimarito" disse mio fratello.
"Grazie, potresti aiutarmi con la spesa?" domandai.
"Va bene" sbuffò. Io presi due buste e lui le altre due, non mi sarei mai immaginato di trovarmi in una situazione del genere. Dentro casa, c’erano Tomo, Vicki, Andreas e Fran. Tutti erano indaffarati in qualcosa, c’era chi cucinava, impacchettava i regali o sistemava la casa. Sembravamo una vera famiglia. Eravamo un avera famiglia.
"Chi deve fare la salsa prenda questa busta!" dissi. Non feci in tempo a posarla che Tomo se l’era portata via in cucina. Reneé stava tirando fuori i piatti, le posate, le candele e tutto ciò che serviva per allestire la tavola; mentre lui si dava da fare tra i fornelli. Solo io me ne stavo con le mani in mano.

00.00pm
Ufficialmente era Natale e al piano di sotto tutti i nostri amici si erano addormentati sui divani. Reneé ed io eravamo in camera nostra. Lei continuava a osservarsi la pancia ed io guardavo lei. Il bambino era cresciuto e si muoveva molto, di conseguenza lei non dormiva tanto e anch’io. Quando si svegliava nel mezzo della notte, cercavo di annoiarla con i miei discorsi, ma il più delle volte accadeva il contrario, parlavamo fino all’alba senza rendercene conto.
"Vieni qua" sussurrò.
"Che c’è?" domandai.
"Se vieni qua, te lo dico" rispose sorridendo. Aveva qualcosa in mente, lo capivo dal suo sguardo.
"Eccomi" dissi avvicinandomi al letto. Appena fui abbastanza vicino a lei, mi baciò. Io ricambiai all’istante e la strinsi a me, mi stavo dimenticando della sua pancia, ma quando sentì i soliti calci contro di me, inizia a ridere. Non voleva proprio che mi avvicinassi a lei ed io avevo paura di fargli male.
"Lo senti?" domandò.
"Certo!è gelosissimo!" risposi ridendo.
 

  
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