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Autore: SassyUnicorn    05/12/2011    2 recensioni
Eravamo lì, su una di quelle panchine in marmo a chiederci in silenzio il perchè di tante cose senza renderci conto che qualcosa, da lì a poco, sarebbe cambiato. Una fitta allo stomaco mi fa gemere, Gerard mi stringe sperando con me che tutto sia solo un brutto sogno.
[Mpreg] [Sequel]
Genere: Fluff, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Frank/Gerard
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'What if I'm pregnant?'
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#8
 
Una luce in fondo al corridoio, corridoio che puzza di candeggina, tipico odoraccio degli ospedali.
Non voglio andare verso la luce, è più forte di me, voglio scappare da quella luce così forte, accecante.
Improvvisamente un dolore mi attanaglia lo stomaco,
istintivamente mi porto una mano lì, dove la pancia, grande e tonda, ormai stanzia da mesi e.. piatto.
E’ piatto, la pancia non c’è.

L’ansia più assoluta mi colpisce,trattengo il fiato e riprovo.. di nuovo, più forte, con la mano che quasi mi prende a pugni, mi manca il fiato, forse sto urlando non lo so.
Un altro pugno e la mano mi attraversa lo stomaco. Un vento caldo si alza e non so nemmeno da dove stia arrivando, ma è fortissimo.
Sono troppo debole, sono troppo debole per andargli contro e lui, lentamente, mi sta trascinando via, verso la fine, verso la luce..
 
Luce, luce,luce.
Eccola quella maledetta luce che mi sta tormentando, mi faccio forza e mi muovo appena, ho i muscoli indolenziti e la pancia è più pesante del solito.
            -Mamma..- la voce impastata del sonno la fa sembrare una supplica più che altro.
Dei passi lievi sulle scale e un’improvvisa frescura.
            -Dimmi tesoro- richiude la porta e la frescura si spezza, deve aver acceso il condizionatore.. oh come mi manca quel tipo!
Il sonno mi ha abbandonato del tutto e decido di tirarmi su, il caldo si sta lentamente posando sul mio corpo. La testa sembra pesare quintali e il lenzuolo sotto di me sembra scottare..
            -Tesoro, stai bene?- le mani fresche di mia madre mi portano sollievo e penso proprio di aver fatto una faccia da ebete.
            -Si, ti volevo chiedere di chiudere la tapparella ma ormai non ho più sonno- mi trofino gli occhi con i palmi delle mani e mi stringo le tempie in cerca di sollievo.
            -Stanotte hai fatto tardi con.. Gerard?- guardo mia madre arrossire e io ridacchio per la sua espressione.
            -No, è andato via dopo cena, perché?- sono curioso di sapere con cosa se ne esce ora, lei arrossisce ulteriormente.
            -No.. ti ho sentito.. urlare quindi..- e in un nano secondo scoppia a ridere e io resto come un fesso indeciso su cosa fare prima: seppellirmi; ridere; urlare!
            -MAMMA!- le lancio un cuscino e penso di essere arrossito dalla testa ai piedi ma nonostante la vergogna le risate prendono anche me.
Che donna..!
Ma la adoro anche per questo suo lato bastardo-schietto.
 
Dopo le varie risate mi stiracchio un altro po’ mentre mia madre si alza dal bordo del letto per aiutarmi ad alzarmi.
            -In realtà ho dormito male..- confesso ripensandoci.
            -Male? Amore stavo per venire ad accertarmi che nessuno ti stesse uccidendo!- ride tirandomi dal braccio per farmi leva ed alzarmi senza troppa fatica.
 
“Cazzo quanto sei pigro! Alza quel culo!” mi strinse la mano per tirami su ma, inevitabilmente, cademmo entrambi nell’erba ridendo come dei cretini
Decisamente l’estate più bella della mia vita.
Un flash mi colpisce diritto nello stomaco e ricado sul letto con gli occhi chiusi.
Mikey.
Mi colpisce sempre, così, all’improvviso.
Ogni gesto che me lo ricorda mi spiazza, mi annulla e spesso mi fa piangere.
Mia madre mi accarezza preoccupata ma sa che non voglio parlarne, lo capisce e mi stringe di nuovo la mano e io stringo la sua ricacciando indietro le lacrime.
Sono troppo emotivo ultimamente.
 
Scende prima di me per chiudere l’aria fredda e mi chiama solo quando anche le frittelle sono pronte.
Afferro il telefono prima di scendere ed invio un sms a Gerard per augurargli il buongiorno e uno a Terry chiedendole se oggi ha voglia di una passeggiata, devo proprio parlarle.
Devo parlare anche con mia madre ma per questo c’è bisogno di una preparazione psicologica adeguata!
            -Mamma..- butto lì giocando con la forchetta e un pezzetto di frittella, - che ne pensi di.. New York?-
Lei ridacchia e continua a guardare la tv seduta vicino a me in cucina.
            - Sputa il rospo Frankie- dice scherzosa.
            - Mi.. mi trasferisco a New York- preparazione psicologia, preparazione psicologica, preparazione psicologica. No Frank ma dico, sei cretino?  Si, sono proprio stupido.
Mi mordo la lingua, ormai l’ho detto. Insomma andava detto, no? Ora l’ho detto. Non penso che ci sia un modo migliore per dire una cosa del genere.
Si gira lentamente verso di me, e nella mia testa rimbomba quella musichetta da film horror tipica di quste situazioni.
            -Tu, COSA?- i suoi occhi non sono sul pavimento, vero? E’ solo una mia impressione il fatto che abbia gli occhi di fuori, no?!
            -Ma..- cerco di farla ragionare ma mi blocca.
            -Ma NIENTE! Frank hai sedici anni non..-
            -DICIASETTE!- la interrompo puntandole un dito saccente contro-
            -Ma non cercare appigli sugli specchi! Non se ne parla e basta.- fa per alzarsi dallo sgabello ma le blocco il braccio e la guardo fisso, i suoi occhi sono leggermente lucidi. Mi chiedo perché le sto facendo questo però poi trovo la risposta, Gerard.
Io amo Gerard, andrei in capo al mondo per lui, con lui.
            -Mamma..- dico calmo allentando la presa sul suo braccio.
            -No Frankie- è seria.
Come posso farle capire?
            -Mamma ascoltami..-
Ci devo provare. Lei mi guarda e io continuo prima che cambi idea e se ne vado sbattendo la porta.
            -Mamma.. guardami almeno- tiene gli occhi fissi sul frigo, quasi lo volesse incenerire.-Mamma, io e.. Gerard,- dico il suo nome timoroso e gli occhi di mia madre si posano, finalmente, su di me e li sento bene, sono pesanti da sostenere, -Gerard ha ottenuto una borsa di studio, non voglio che la perda per me.- non mi sembra tanto difficile come concetto, no? Si chiama amore, no? Ecco..
            -Tesoro tu devi finire la scuola- dice decisa e fa per andarsene, di nuovo.
            -MAMMA non posso lasciare che il mio ragazzo rifiuti di fare quello che sogna! Non lo posso fare a basta! Io andrò a New York con lui. Che a te piaccia o no!- urlo avendo esaurito la pazienza. Sbatto i pugni sul ripiano e me ne vado, sorpassandola.
Prendo il telefono e me ne esco.
Sento che mi chiama dalla porta ma e mie gambe vanno veloci e non hanno intenzione di rallentare.
Guardo l’ora, le undici e venti. Bene, andrò da Terry.
 
 
            -MA TI PARE!- sbraito, sbraito e sbraito ancora.
Terry mi ascolta interessata anche se io sto ripetendo che mia madre è una stronza almeno da venti minuti. Mi ascolta e questo basta. E’ questo quello che mi piace di lei, sa ascoltare. Mi ascolta sempre e c’è sempre per me, mette da parte i suoi problemi e si prende pena dei miei. E’ una ragazza fantastica.
Come se avesse letto i miei pensieri si sporge dal bancone e mi abbraccia, mi stringe fra le sue braccia esili ma che riescono a farti sentire a casa.
            -Capirà Frankie..- mi sussurra nell’abbraccio.
            -Lo spero..- dico rassegnato e la stringo un altro po’.
            -Mannaggia Frankie questo pancione è proprio grande!- e poi si, se ne esce con queste cose, che non possono non farti ridere. Perché si, lei vuole cambiare discorso perché sa che quel discorso proprio non ti piace. E quindi si, rido con lei e il litigio con mia madre sembra alleggerirsi fra una battuta e l’altra.
Poi se ne esce con una macchinetta fotografica e mi obbliga a mettermi di profilo per farmi una foto.
La accontento, in fondo anche io voglio un ricordo.
Mi metto di profilo, alzo la maglia, con la linguaccia e l’occhiolino mentre faccio un bel paio di corna, che poi significano I LOVE YOU.
E proprio mentre scatta entrano dei clienti che scoppiano a ridere trovandomi  con la maglia alzata e quel pancione in bella vista.
Si mescolano un po’ di emozioni dentro di me, tra l’imbarazzato e l’orgoglioso non so perché ho delle lacrime che scendono mentre sono nel magazzino di Terry e lei è di la a servire i suoi clienti ma lo so, sta pensando a me e si, sento le sue braccia che vorrebbero abbracciarmi.
Le scrivo un biglietto e cerco un po’ di scotch, lo attacco ed esco dalla porta del retro.
“Vado da Gee, grazie di tutto. Ti voglio bene.”
Perché si, le voglio un gran bene.
 
**
 
E’ arrivato settembre ma l’aria non sembra essersi accorta di niente e rimane calda e appicicosa come se fosse pieno agosto.
Mia madre?
Mia madre si è arresa all’idea di avere un figlio innamorato. Non condivide la mia scelta e questo me lo dice apertamente. Ma infondo sapevo che si sarebbe arresa, solo che litigare con lei mi innervosisce. E’ come litigare con il proprio migliore amico.
E’ mattina presto, voglio andare da Mikey.
Fra qualche giorno doveva essere il suo compleanno, il dieci settembre.
Mi vesto leggero, prendo un cappellino ed esco senza neanche bere un sorso di caffè, ho lo stomaco sotto sopra. Fra qualche giorno io e Gee ci trasferiamo.
Si, abbiamo trovato un posto in cui stare, non staremo sotto un ponte.
 
Un palazzo alto ed imponente, non proprio in centro ma comunque un posto carino.
            -Che piano?- chiedo a Gerard tutto eccitato.
            -Sesto se non ricordo male- mi prende la mano e saliamo con l’ascensore. Le scale profumano di un gradevole detersivo, forse alla lavanda. Quindi è un posto pulito..
Gerard bussa piano alla porta con una targhetta luccicante “126”, io gli sorrido.
Un damerino in giacca e cravatta ci apre, il commesso dell’agenzia penso.
Ci saluta con un grande sorriso, penso sia forzato ma tralasciamo.
Ho le gambe stanche, il viaggio in treno è stato duro e non vedo l’ora di trovare un divano o una sedia.
Entriamo in casa.. guardo Gee, lo so che lo sta pensando.
            -Gee..- sussurro e nemmeno me ne accorgo. Lui di tutta risposta mi stringe la mano contento.
E’ lei.
Un grande ingresso che da sul soggiorno e sull’angolo cucina nascosto da un muretto. Una grande finestra che copre quasi tutta la parete illumina tutta la stanza e io già ce la vedo la scrivania di Gerard tutta piena di disegni con affianco la culla.. mi brillano gli occhi. Un piccolo corridoio, due stanze da letto e un bagno. Perfetta. La stanza matrimoniale è su un blu-indaco magnifico, luminosa, semplice e romantica. Si, mi ci vedo a fare l’amore con Gerard. La stanza più piccola già la vedo arredata con una scrivania, un lettino e i mille poster che attaccherà lui.. o lei.
Il commesso ci lascia da soli e subito mi arpiono alle labbra di Gee.
Siamo entrambi convinti che si, abbiamo trovato casa.
L’unico problema è l’affitto.

950 al mese, un assurdità.
L’entusiasmo inizia a scemare, cazzo era perfetta.
Annuisco debolmente al commesso già pronto ad andarmene anche se non mi sono riposato nemmeno un attimo.
            -La prendiamo- la sua voce ferma, un sorriso e tanto, tanto entusiasmo.
Oh Gee.. ti amo.
 
Mi inginocchio con fatica e poso un mazzetto di fiori, gardenie bianche, le preferite di Mikey, su quel tumolo di terra ormai ricoperto di erba.
Tolgo via quello strato di polvere che si è formato sul vetrino che copre la foto sorridente di Mikey.
Inizio a pregare, non sono pratico ma lo faccio e mi sembra di isolarmi. E’ così che ci si sente?
Le mani incrociate, gli occhi chiusi e una strana, stranissima sensazione addosso.
Come un televisore ti da quella “scossa” quando ci passi la mano.. ecco, quella che mi ha appena sfiorato la guancia. Guancia dove ora stanno scendendo lacrime, mi ci poggio la mano, la sento calda.. Mikey.
“Ti voglio bene..” sussurro a me stesso, mi sentirei un pazzo a parlare da solo in un altro ambito ma ora no, so di non essere da solo. Lui c’è, lo sento.
Lo sento come sentivo la sua assenza in fondo a quel dannato ospedale.
Caccio via quel pensiero e un altro mi invade.
Vai avanti..
Ma non è un mio pensiero. Ma poi.. è un pensiero?
Sono confuso..
Sei tu? Sei tu che mi parli?
Forse sto impazzendo ma..
Una presa alla spalla mi fa sobbalzare e quasi mi esce un urlo. Mi volto con una faccia memorabile e Gerard scoppia a ridere.
Fottuto figlio di puttana!
Dalla paura non riesco a spiccicare parola, sono pietrificato.
Che ci fa Gerard qui? Siamo davvero così telepatici da fare le stesse cose insieme senza dirci niente?
            -Cazzo Frank sembri un fantasma!- scherza e si siede vicino a me.
            -Stronzo..- sussurro portandomi una mano al petto che non ne vuole sapere di fermarsi o di rallentare quella corsa che ha iniziato.
            -Anche tu qui prima di partire?- mi sorride e mi posa un bacio leggero sulle labbra. Annuisco piano.
Eh no amore. Io cerco di rallentarlo il mio cuore non di farlo scoppiare!
Ma poi mi accorgo che non è solo il cuore che va a mille che mi fa sentire strano e dolorante.
 
Buio.
 
 
Le lenzuola fresche mi danno un po’ di sollievo ma sono terribilmente ruvide, strofino il braccio e mi accorgo  che non sono le lenzuola ad essere ruvide ma la fascia che mi ritrovo al polso rende tutto diverso.
Che poi.. perché ho una fascia?
Mugugno e vorrei tanto sdraiarmi di lato e dormire come un ghiro.
La pancia è davvero troppo ingombrante.
            -Frankie!- la voce rotta di mia madre e la sua mano fresca che mi accarezza la guancia mi fanno pensare che forse è successo qualcosa.
Cerco più forza e volontà possibile e apro poco gli occhi e la vedo piegata su di me.
Le faccio un sorriso e lei ricambia.
            -Come stai?- mi chiede cercando di nascondere la preoccupazione.
            -Alla grande.. perché? E perché ho una fasciatura?- le chiedo sbadigliando, mi rendo conto di non essere nella mia stanza ma nella sua, sul lettone.
            -Sei svenuto al cimitero..- mi porta delle ciocche di capelli dietro l’orecchio, -C’era Gerard con te per fortuna, solo che sei caduto per terra sul polso ed era leggermente gonfio così ho preferito fasciarlo- mi posa un bacio sulla fronte e cerca qualcosa sul comodino.
Non ricordavo niente ma.. basta che sto bene.
            -Gerard?- chiedo, voglio vederlo.
            -E’ di sotto, te lo chiamo- mi da un’ultima carezza ed esce dalla stanza.
Strofino le mani sul lettone fresco e cerco la finestra per vedere se c’è il sole o per rendermi conto di che ora è ma le tende sono tirate.
Gerard compare sulla soglia e viene a sedersi vicino a me, gli sorrido e lui mi bacia la punta del naso.
            -La devi smettere di farmi prendere questi colpi!- mi dice scherzoso ma so che la sua è quasi una supplica, ridacchio e gli porto una mano dietro la nuca e lo attiro a me per baciarlo.
            -Ti amo anche io..- sorrido sulle sue labbra e lo bacio di nuovo. Non mi stancherò mai delle sue labbra. Così morbide, invitanti e calde.. Ricordo quel primo bacio, prima della sua esibizione.
            -Voglio salutare Ray e Bob prima di partire..- mi mancano quei due tipi. Ultimamente li ho risentiti, gli ho chiesto scusa per quell’abbandono improvviso, ho spiegato loro le cose e ad entrambi è partita una risata quando ho aggiunto il particolare di essere incinto. Infondo siamo sempre stati amici, me lo sentivo.
Ci siamo ripromessi di suonare insieme qualche volta, magari quando non avrò una montagna sotto il petto.
Gerard annuisce e mi bacia di nuovo socchiudendo gli occhi.
Una visione divina, qualcosa di magnifico.
            -Sei bellissimo- un sussurro che mi esce involontariamente quando prende a baciarmi il collo. Ridacchia e mi morde piano.
Mi manca Gerard.
Infondo.. cazzo, l’abbiamo fatto solo una volta.
Sospiro e gli poso una mano sul petto per allontanarlo un po’, non possiamo, non ancora.
Lui sorride innocente, facendomi credere di essere l’unica mente malata e arrapata della stanza.
Oh Gerard!
 
 
**
 
Caos, caos, caos.
In casa mia c’è il caos.
Ci sono le mie urla, quelle spaventate di mia madre quando sente le mie e i passi veloci di mia madre che rimbombano per la casa.
            -Mammaa!- ennesimo urlo.
            -Ci sono!- mi afferra un per un braccio e mi infila in macchina.
Corre per le strade e io chiudo gli occhi, non voglio guardare la strada che scorre, mi provoca nausea. Anche se la nausea al momento sarebbe il male minore.
Un altro urlo e un altro verso spaventato di mia madre che cerca di raggiungere l’ospedale il più presto possibile.
            -GERARD!- urlo stringendo la maniglia e piegandomi in avanti.
Merda se fa male.
            -Lo chiamo io, lo chiamo io!- mi risponde frettolosa, parcheggia malamente e si precipita in pronto soccorso a chiamare gli infermieri.
Mi caricano su una barella e poi via in una corsa degna di quel nome per i corridoi dell’ospedale di Bellville.
Chiudo forte gli occhi, troppe cose che si muovono.
Ormai gli urli mi escono da soli, nemmeno me ne accorgo ma la gola inizia a bruciare.
Mi caricano su un letto freddo e duro, per niente comodo.
Ma fanculo la comodità, sto morendo!
Urlo di nuovo il nome di Gerard e  mi accorgo che mia madre è bianca come un lenzuolo, annuisce e corre fuori dalla stanza con il telefono già all’orecchio.
 
 
 
{Gerard pov
 
Mi fanno male le gambe ma corro su per le scale di questo maledetto ospedale, corro a pardi fiato e più di una volta rischio di cadere e rompermi l’osso del collo.
Spalanco la porta e mi precipito dentro la stanza, tutti si voltano verso di me.
Una signora bionda stringe fra le braccia una graziosa bimba, penso che sia una bimba.
Merda.
            -Scusate!- urlo ritornando a correre, che figura di merda.
Spalanco un’altra porta pregando che sia quella giusta e lo trovo, Frank agonizzante su quel cazzo di letto.
            -Amore!- urlo abbracciandolo e lui urla anche ma per il dolore penso, mi allontano da lui tremante ma gli stringo la mano.
            -Fate qualcosa cazzo!- urlo ai medici che sono calmi per la stanza, Linda mi posa una mano sul braccio per farmi stare calmo.
            -Gli si sono rotte le acque, ora bisogna aspettare, ha già delle contrazioni- mi spiega brevemente ma non so di cosa diavolo stia parlando e mi limito ad annuire e stringere di più la mano di Frank che non smette di lamentarsi.
Passano ore, minuti non so quanto ma gli urli di Frank non sono cessati un attimo, anzi sono aumentati e si sono fatti più acuti. I medici mi fanno allontanare, parlano a raffica ma non sento nulla, o meglio non capisco, sento tutto ovattato. Staccano il letto dai macchinari e Frank urla il mio nome e solo ora mi risveglio da quel coma, mi avvicino a lui spintonando un medico.
            -Voglio Gerard- dice sfinito e mi stringe la mano. Ha la fronte sudata e gli occhi stanchi. Ma è bellissimo lo stesso. Sento Linda singhiozzare, mi volto verso di lei ma sta sorridendo, sarà l’emozione.
Seguo i medici e il letto di Frank, non so dove sto andando ma se lui mi vuole io ci sarò. Poi leggo.
“Sala parto”
Cristo Dio.
Corro da Frank, ho una paura fottuta.
So come.. succede ma non so da dove cazzo uscirà sta volta.. insomma.. Frank è un uomo.
Delle siringhe, gli stringo la mano e chiudo gli occhi.
Forse è qualcosa per il dolore.
Riapro gli occhi ma vedo tutto appannato, troppa roba, movimento e sangue.
Parto cesareo.
Ah, ecco.
E’ arrivato il momento, sono padre.
Le lacrime iniziano a scorrere ma non me ne rendo conto, penso solo a fissare il viso di Frank e a stringergli la mano mentre gli squartano il ventre e ci infilano le mani dentro.
L’odore del sangue mi colpisce e quasi svengo ma stringo i denti, mi abbasso e bacio mezzo addormentato per l’anestesia. Lo bacio dolcemente e gli sposto i capelli bagnati di sudore che si sono appiccicati alla fronte e sugli occhi.
            -Frank.. Frank ci siamo quasi..- gli sussurro all’orecchio e le mie lacrime lo bagnano, sorrido e improvvisamente scoppio a ridere, una risata felice, contenta fra i singhiozzi.
Ecco lì quella cosina sporca di sangue che ha fra le mani il medico.
Bacio la fronte di Frank e rido felice.
            -Frank.. Frank ci siamo.. ci siamo Frank!- urlo e gli stringo la mano.
E’ lì e ora lo vedo.. è un maschietto.
            -Frank, è un maschietto Frank!- gli sussurro posandogli un altro bacio.
Frank sembra risvegliarsi, di colpa, che strana cosa l’anestesia..
            -Mikey-  urla cercando di muoversi, -MIKEY!-  urla di nuovo guardandomi con gli occhi pieni di lacrime, corro fuori e chiamo Linda con tutto il fiato che ho in corpo, non aspetto il suo arrivo e mi fiondo da Frank che si asciuga le lacrime.
            -Mikey!- ripeto io preso dai singhiozzi.
E’ un nome perfetto..
Poi oggi è.. dieci dicembre.
Cazzo non me ne ero nemmeno accorto, che fratello di merda che sono.. Ma, ora.. c’è lui.
Mikey Iero Way.
 
 
 
 

 

OKAY SI,
uccidetemi.
Insomma non posto da quasi un mese ma scusatemi.. quello che vi voglio dire è che:

1- Questo è il penultimo capitolo.
2- Ho intenzione di finire tutte le storie che ho aperte, questa e Bookworm.
Io stessa odio leggere cose senza un finale quindi anche se lentamente finirò tutto.
Che dire.. ecco il pargolo.
Questo capitolo è stato PROPRIO UN PARTO!
Cioè si ci sto lavorando da un sacco!
Innanzi tutto IO NON HO LA PII’ PALLIDA IDEA DI COME AVVENGO UN PARTO CESAREO.
Quindi mi sono informata di Wikipedia e.e
Spero che non ci sia qualche assurdità e che il capitolo vi abbia dato almeno qualche emozione.
Un bacio e VOGLIOLEVACENZEDINATALE.
 

 
 

-Auguri a Terexina che il 7 compie gli anni OHOHOHOHOH-

 
 

Ann.

 
 
 
 
 

 

   
 
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