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Autore: Lightheaded    05/12/2011    2 recensioni
Il mio sguardo andò allo specchio, partiva dal terreno e arrivava a superarmi di poco la testa.
Mi specchiai con curiosità, ma anche con paura e quello che vidi mi lasciò strabiliata.

Dilemmi, domande, inganni e risposte. Un universo sconosciuto e una protagonista atipica.. Spero vivamente vi piaccia, mi raccomando non siate parchi di commenti!
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 9

Una gabbia nera dalla forma circolare risplendeva sinistra intrappolando al suo interno una sfera di fuoco delle dimensioni di un pugno.
La piccola sfera sembrava pulsare regolare nella sua lucentezza e con miliardi di
microscopiche venature colorate.
L'uomo attendeva da mesi un cambiamento che non accennava ad arrivare.
La piccola piattaforma di pietra argentea su cui aleggiava la sfera infuocata riluceva, la lucentezza oscura della gabbia
mescolata all'accecante luminosità della sfera donava alla stanza un contrasto intenso, magico.
La gemella era posata di fianco dove una sfera candida, venata come la gemella di miliardi di microscopici frammenti di colore pulsava
 sospesa a qualche centimetro dalla piccola piattaforma sottostante.
Una sagoma nera però incombeva su questo prodigioso artefatto naturale.
Entrambe le piattaforme erano appoggiate su un tavolo trasparente, piccolo e scintillante che rifletteva tutta quella luce rendendo la stanza luminosa,
nonostante la totale assenza di finestre.
Lo sguardo saettava nervoso da quella all'altra nella speranza di riuscire a intravedere un'insperata libertà.
Scosse la testa. Tutte le loro speranze si stavano inevitabilmente infrangendo.

Uscimmo dal villaggio sotto lo sguardo distratto delle oscure cortecce che formavano le abitazioni. Le loro sfumature viola parevano esser state disegnate da un bimbo: non seguivano un preciso arabesco, ma si trattava di linee curve eleganti che creavano un motivo contorto.
Tornammo verso il centro della foresta. La caccia iniziò molto prima di quanto pensassi.
Durante il tragitto Narilion aveva lo sguardo vitreo: perso tra i rami, verso il cielo terso, o in avanti sull'erba dall'odore fresco che ci solleticava i piedi.
La sua corsa era veloce, ma silenziosa come un vero cacciatore, mentre la mia ogni tanto creava dei lievi rumori. Talvolta incontravo una radice che il mio piede non saltava, oppure mi distraevo a guardare il viso spigoloso e contratto del mio compagno. Aveva un qualcosa di affascinante, ma il mio giudizio iniziava a diventare un po' troppo parziale..
Correva in maniera fluida, ma sembrava distratto e nervoso. Non mi aspettavo un simile atteggiamento da un cacciatore esperto come lui.
Improvvisamente un rumore soffocato arrivò alle mie orecchie e lo vidi voltare per la prima volta la testa verso di me alzando una mano. Mi bloccai subito prima di lui osservando la sua mano scendere con lentezza e il suo sguardo concentrato schizzare freneticamente intorno.
Mi fece segno di ascoltare così cercai di tendere l'orecchio: il lieve tonfo di passi faceva vibrare impercettibilmente il terreno; il respiro lento e profondo muoveva appena l'aria intorno.
Era incredibile, sembrava di viaggiare all'interno della creatura stessa. Non potei non stupirmi di quanto fosse facile per un abile cacciatore uccidere, aveva la possibilità di prendere alla sprovvista la preda che, tranquilla, non si premurava di stare all'erta.
Fulmineo cominciò a muoversi in direzione del rumore. Cercai di seguirlo imitandone la leggiadria, ma pensai che la caccia non era una cosa per me e quell'attimo di distrazione fu sufficiente a farmi poggiare pesantemente un piede. Udii il tonfo sulla superficie dura di una radice e di certo l'aveva udito anche la preda di Narilion.
La creatura, ormai vicina, si mosse di scatto. Doveva aver compreso di essere in pericolo: il respiro era veloce e irregolare, il corpo si muoveva rapido ruotando su se stesso fremente.
Narilion mi guardò con freddezza, poi si lanciò sull'animale con un balzo incredibile. Non ci fu lotta, il vampiro si avventò sul collo della creatura senza dargli tempo di reagire. Il suo morso fu letale: il grande animale rantolò per poco prima di crollare esanime al suolo. Chiusi gli occhi mentre sentivo la vita allontanarsi dalla creatura.
Mi coprii la faccia con le mani incapace di accettare quella violenza, quella morte. Non dopo che avevo sentito la vita scorrere nel possente animale.
Li riaprii solo quando un rumore orrendo arrivò al posto del respiro e dei passi frenetici dell'animale dalle corna ramificate.
Il manto fulvo era imbrattato di sangue, il colore rosso scuro era inquietante e l'odore che emanava mi fece sentire in colpa per aver accompagnato il suo carnefice.
Mi sentivo debole e indietreggiai istintivamente di qualche passo appoggiandomi all'albero dietro di me: lo spettacolo era osceno.
Perchè mai ero voluta andare?
Mi calai il cappuccio sul viso nella speranza inconscia di distanziarmi da quello scempio, ma l'odore sembrava diventare sempre più forte.
Avevo la netta sensazione di essere sporca e indifesa.
Improvvisamente mi sentivo in pericolo. Iniziai a guardarmi intorno spaventata.
Narilion davanti a me non aveva ancora alzato gli occhi, troppo preso dal suo pasto. Possibile che non percepisse chiaramente quel brivido freddo?
Un cacciatore come lui non aveva ancora fiutato l'odore di un'altra creatura? Per me era sempre più lampante.
Qualcosa stava per accadere: una valanga di immagini confuse mi invasero la mente e un solo imperativo troneggiava su quel fiume in piena.
FUGGI.
Urlai. Senza un'apparente spiegazione. Il mio richiamo uscì potente e acuto come se la mia vita fosse in pericolo.
"Cosa succede?" chiese con voce piatta Narilion rialzandosi di scatto dalla sua preda.
Con grande disgusto notai che il sangue dell'animale gli aveva sporcato il viso e persino gli abiti: si era nutrito con una foga inaudita.
Lo guardai negli occhi e nelle sue grandi iridi purpuree lessi unicamente la desolazione di un guscio vuoto. Con una mano si asciugò la bocca.
Ebbi ribrezzo. Un brivido mi percorse lasciandomi profondamente delusa. Che cosa mi stava accadendo?
Un rametto spezzato.
Con la schiena incollata all'albero guardai Narilion negli occhi, era rilassato. C'era qualcosa di tremendamente sbagliato.
Il fiume dentro me scorreva con una potenza inaudita, gli occhi fremevano saettando verso ogni lato e il corpo era contratto. Dovevo andarmene, lo sapevo, ma non ci riuscivo.
Distinsi un luccichìo tra gli alberi, in mezzo alle cortecce si andò delineando la figura slanciata tipica di un elfo.
Gli occhi verde muschio erano spenti e opachi, ma mi scrutavano con attenzione; i capelli lunghi sfioravano le ginocchia e i suoi lineamenti affilati mi catapultarono indietro a qualche giorno prima.
"Che cosa vuoi?" gli domandai nervosamente senza nascondere la rabbia che provavo verso di lui.
L'elfo guardò prima Narilion poi me.
"Voglio te" rispose con semplicità.
Mi voltai verso il vampiro e mi sentii svuotata: lo sguardo vitreo mi guardava, ma non sembrava nemmeno vedermi. In mano stringeva il ciondolo, quel ciondolo: Kvaén.
"Che cosa stai facendo Narilion?" chiesi spiazzata.
Perchè lui aveva quel ciondolo..?
"Non attaccare" mi venne in mente l'ammonizione del capo del villaggio dei succhiasangue.
Che cosa dovevo fare?
"Mettile il ciondolo" fu l'ordine secco che impartì l'elfo.
Qualcosa di legno sfrecciò davanti ai miei occhi mentre il mio sguardo saettava dall'elfo al vampiro. Vicino al mio orecchio il respiro lieve di qualcun'altro. Narilion mi guardava sempre con lo sguardo perso, mentre a sua volta si allacciava al collo Kvaén.
Un bruciore indescrivibile proprio sopra la gemma esplose con prepotenza dentro me e ogni cosa perse consistenza.
Il nulla fu l'unica cosa che percepii. Ero lontana, scissa dal mio corpo come se non fosse mai stato mio.
Nero, era nero ovunque.

Spazio Autrice:
Ed eccomi qui ad aggiornare!Bene bene il caro Narilion non è stato molto gentile, vero?
Spero sia stato di vostro gradimento, al prossimo capitolo!
Alla prossima!
  
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