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Autore: Leitmotiv    05/12/2011    2 recensioni
Pia conosce perfettamente l'arte del mentire agli adulti.
Cain s'illude di poter capire le persone con una sola occhiata.
E poi ci sono gli altri, a scuola, per strada, in quelle simmetriche case della working class di Manchester.
Genere: Romantico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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morte Mancano pochi capitoli... °_°
Ringrazio i Soliti Ignoti che leggono silenziosamente questa storiella ed in particolar modo la sensibile, talentuosa "Carlissima".






                                                                               
                                                      NEVE





Hellen Hunt si alzo' stringendo il cuscino fra le mani. Mentre riprendeva fiato, rimase ad osservare il corpo immobile del ragazzo ai suoi piedi.
Nella penombra scorse l'orribile espressione impressa sul viso del giovane Tunninghton. Gli occhi gettati all'indietro, la bocca spalancata, il bel viso da adolescente con le guance  ancora rosee, malgrado in lui non abitasse piu' il soffio della vita.
- Non sara' facile sbarazzarsene - disse, guardando il marito con aria preoccupata.
Mr. Hunt strinse le labbra. Lascio' andare il corpo esanime del ragazzo e si tolse gli occhiali da vista - Intanto mettiamolo in cantina,  non abbiamo idea a che ora rientrera' Porthia. Dobbiamo toglierlo di qui - raccolse la siringa, recuperando il cappuccio dell'ago e tappandone l'estremita, per poi nasconderla nel cappoto.

Mrs. Hunt sapeva gia' come comportarsi. Ando' nella lavanderia per recuperare una di quelle grandi buste nere che usavano per riporre i cappotti negli armadi, per avvolgere il corpo del ragazzo - Non possiamo farlo sparire come gli altri. Penso che dovremmo fare in modo che la polizia lo trovi - si chino' sul ragazzo, spalancando il sacco e vi inserì i  grandi piedi coperti da un logoro paio di scarpe da ginnastica - Faremo in modo che pensino sia stato ucciso da un suo coetaneo. Ne conosceva di gente brutta, il poevro Jhona... - giro' bocconi il cadavere del ragazzo - Ti muovì?! - disse poi al marito, scuotendolo per un braccio.
L'uomo si tolse il cappoto, gettandolo sulla panca - Aspettiamo un paio di giorni, questa cosa va studiata nei dettagli.

I coniugi trasferirono il cadavere nell'enorme custodia. Trascinarono il fagotto sino alla rampa di scale che portava nella cantina, e lo trasportarono, non con poca fatica, in un angolo buio. Hellen coprì il sacco con alcuni vecchi cuscini sdruciti e vi poggio' sopra una pila di coperte impolverate.  
- Ora diamoci una sistemata - disse al marito, dandogli una leggera pacca sulle spalle - Quello sciocco...Sara' entrato nel magazzino per rubare della merce? E dire che quando era piccolo lo tenevo in collo...era carino e tranquillo. Peccato non lo sia rimasto.
L'uomo annuì - Non so se sia entrato a rubare, e' possibile. Frequentava della gran brutta gente, ultimamente. Non credo sospettasse qualcosa su di noi, ma le impronte sul paraurti devono essere state le sue. Io non ho toccato quel punto, ne sono sicuro... Non so come abbia fatto ad aprire il bagagliaio, pensavo avesse rubato la chiave di riserva, ma prima ho guardato ed era al suo solito posto.  
- Chissa' che diavoleria avra' usato per aprire l'auto - commento' la donna, disfacendosi degli abiti zuppi di pioggia direttamente nel cestello della lavatrice. Aiuto' il marito a spogliarsi - E' stata una fortuna trovare subito il suo cellulare.  Io credo che non abbia aperto il bagagliaio, tuttavia...
- Secondo me lo ha aperto, ha guardato cosa c'era dentro e per lo spavento deve aver fatto cadere il cellulare - obbietto' lui - Non e' che ti stai pentendo di averlo fatto fuori, mi auguro - aggiunse severo.
- Non avrei potuto dormire la notte, nel dubbio che Jhona avesse aperto o no quel bagagliaio!- ridacchio' la donna,  dimostrando una freddezza inaudita per quello che aveva appena fatto - E comunque ormai e' andata.
Mr. Hunt annuì, sfiorando i fianchi nudi della moglie. Si sporse per baciarla - Allora. ti spiace un po' per Porthia...?
Hellen fece spallucce - Mi chiedo solo come la prendera' quando ritroveranno il cadavere del suo vicino di casa, tutto qui.



Quando Porthia rientro' in casa,  su madre sedeva in cucina davanti alla tv, rammendando la manica di un cappotto. Aveva in testa un turbante di spugna, per raccogliere i capelli bagnati ed indossava una pesante vestaglia di lana.
- Ciao tesoro, hai visto che pioggia? - commento' allegramente sua madre - Ma come, sei uscita senza prendere un ombrello?
Pia si tolse gli stivaletti, addossandoli alla panca dell'ingresso. Preparo' una delle sue facce falsamente rilassate e rispose alla donna - Non e' che non l'ho preso, me l'hanno fregato al centro commerciale - mentì. Il centro commerciale era un buon mezzo per giustificare la sua assenza pomeridiana - E' una seccatura non poter andare a correre la domenica...
Mr. Hunt si affaccio' dal salottino, con in mano una rivista di motori - Allora ti sono passati i tuoi dolori, passerotto!. Hai pranzato?
- Ho preso un panino fuori. Mi faccio una doccia - disse, avviandosi in camera.
Fece una doccia veloce, asciugando i capelli alla meglio.

Non aveva troppa voglia di tornare al magazzino quella sera. Avrebbe voluto spengere il cellulare e nascondersi sotto le coperte. L'insistenza di Cain l'aveva innervosita, forse sarebbe stato meglio dirgli che era libero di andare alla polizia e denunciare pure quel delitto. Il piu' della fatica sarebbe toccata a lui.
Lei avrebbe potuto fingersi vittima dei fatti, avevano scoperto il cadavere solo la sera prima, nessuno l'avrebbe accusata di  favorire in qualche modo l'operato dei suoi genitori, e se anche l'avessero fatto poteva dare a bere alle istituzioni che si sentiva troppo spaventata per aprire bocca. Non aveva mai pianto a comando, ma era una cosa che avrebbe potuto apprendere. Fingere non la spaventata affatto, nei momenti piu' critici diventava la sua arma di difesa e ne era consapevole da un bel po' di tempo.

Si adagio' sul cuscino, sperando che Turner si addormentasse profondamente, dimenticandosi di chiamarla per fissare.
Non le pareva possibile che fino al giorno prima fosse stata lei quella con piu' entusiasmo per la questione. Ora non riusciva nemmeno a rendersi conto se aveva preso abbastanza bene la conferma che i suoi genitori erano degli assassini, o se ancora non era stata colta dalla consapevolezza della gravita' di quella situazione.

Il sonno l'avvolse e di nuovo i sogni l'abbandonarono nell'oblio della stanchezza.
Si dimentico' nuovamente di reinserire la suoneria.



Cain stringeva il telefonino fra le mani. Era fuorioso. Riusciva  a pensare solamente che la ragazza lo stesse ignorando di proposito.
Alla ventesima chiamata lancio' l'oggetto sul letto. Il telefono rimbalzo' silenziosamente, finendo sulla moquette grigia.  
Si prese la testa fra le mani - Che stronza! Che stronza...che stronza!
Penso' che il giorno dopo a scuola la biondina gli avrebbe rifilato una scusa, e questo alimento' il sangue amaro che gia' si era fatto da un'ora a quella parte.  Avrebbe dovuto correre alla polizia e denunciare tutto. Le avrebbe lasciato un messaggio sul cellulare in cui le diceva dei suoi propositi, così lei lo avrebbe richiamato subito, disperata.  
Cerco' di avere la meglio sulla smania che gli impediva di rimanere tranquillo, scalciando sotto le coperte.
Si addormento' solo dopo aver vagliato numerosi modi per farla pagare alla ragazza per il suo comportamento, cullato anche da sogni di vittoria e rivalsa nei confronti degli assassini di suo padre.



Oltrepassato il cancello della scuola, Porthia si fermo' per controllare il display del cellulare.
Quella mattina si era svegliata di soprassalto, lanciando le coperte  sul fondo del letto.  Non aveva sentito Cain quella notte, alla fine. Aveva afferrato il cellulare rendendosi immediatamente conto di non aver convalidato la suoneria; non si era nemmeno messa a contare i numerosi messaggi e le chiamate perse che il ragazzo le aveva lasciato.  Aveva  pero' deciso che non gli avrebbe mentito: era da stupidi scordarsi di rendersi reperibili ben sapendo di dover essere contattata, ma infondo così era andata.
Aveva mandato un messaggio al ragazzo, fissando un appuntamento mattutino sotto la solita quercia, ma questo non le aveva risposto.

Rimase ad aspettarlo anche oltre il suono della campanella, presentandosi in classe con una quarto d'ora di ritardo.
Il professore la redarguì, ordinandole di trascrivere alcune espressioni alla lavagna. Senza proferire parola, Pia si scuso' ed eseguì quello che le veniva chiesto meccanicamente; la matematica non la impensieriva, le riusciva piuttosto spontaneo districarsi fra  numeri e regole.
Mentre la classe annotava silenziosamente  frazioni  e parentesi  sui quaderni, Pia  spolvero' del gesso dalle mani. Le torno' in mente la sagoma del cadavere del signor Turner e la rabbia di suo figlio che dopo aver trovato un filo logico alla sua morte, reclamava vendetta, ma soprattutto di capire qualcosa in piu' su quell'omicidio.
C'erano un sacco di cose da fare, prima che i suoi genitori venissero denunciati alla polizia: cercare un libro, capire come avvenissero quei riti, chiarire se di riti si poteva parlare, cercare di scoprire come i coniugi Hunt facessero sparire i cadaveri.
Per certi versi le sembrava impossibile che due ragazzini come loro potessero destreggiarsi in operazioni tanto rischiose ed impegnative.
Forse la cosa giusta da fare, prima di impelagarsi in quei guai, sarebbe stata davvero quella di andare alla polizia e raccontare quello che sapeva.  Si sarebbero risparmiati la visione di altri cadaveri ed altre spiacevoli conseguenze.


Durante la pausa pranzo, a mensa,  Cain intravide la lunga chioma arruffata di Pia. La ragazza sedeva in uno dei tavoli centrali con altre ragazze della sua classe.  Malgrado l'allegro cicaleggio che la circondava, rimaneva con la testa china sul proprio pranzo; ogni tanto una compagna con i riccioli neri si voltava verso di lei, dandole di gomito e ridacchiando. Pia allora le sorrideva pallidamente.

- Insomma Cain, chi stai fissando a quel tavolo?
Jhonny, il compagno di classe con cui era solito pranzare,  riprese posto accanto al ragazzo, mettendoli davanti al naso un caffe' in lattina che aveva rimediato alle macchinette.
- Eh? - si volto' di scatto il moro, cadendo dalle nuvole.
- Non hai staccato gli occhi da quel tavolo, se ti chiedessi di cosa abbiamo parlato durante il pranzo sono sicuro che non mi sapresti rispondere. Quindi fammi capire un po' chi e' che tieni d'occhio - aprì la propria lattina, allontanandola dalla divisa immacolata che indossava - E' la moretta? Quella con i capelli lunghi o quella con il caschetto?
- Non...Oh insomma, non le stavo fissando per interesse!  - anche Cain aprì la sua lattina - Ero distratto. Non ho dormito bene in questi giorni.
Jhonny sorrise con aria sorniona - Avanti Cain... E' vero che mi sembri un po' stanco, ma si capisce che ne stavi fissando una in particolare. E poi dai, in questi ultimi giorni non sono riuscito piu' a beccarti per un'uscita! Se non c'e' una ragazza di mezzo, allora mi devo davvero preoccupare...

Jhonathan Hans era un gran bravo ragazzo, e s'interessava sempre del suo umore, ma lungi dal potergli solo accennare quello che lo stava corrodendo in quell'ultimo periodo. Di certo pero' non poteva nemmeno continuare a negargli l'evidenza: aveva messo gli occhi su una ragazza, era vero.
Cain sorseggio' la bevanda calda, reggendo la lattina con entrambe le mani - E' quella di spalle con i capelli lunghi. Smettiamola di fissare il tavolo ora, non siamo invisibili.
Jhonny  rimase abbastanza soddisfatto di quella risposta. S'immaginava ci fosse di piu', e la risposta lapidaria dell'amico confermava il suo pensiero, ma si sforzo' di accontentarsi.
- Ora so che almeno esci con una ragazza e non te ne stai tutto il pomeriggio chiuso in casa.  Pero' datti reperibile una di queste sere, "non ci sono solo le ragazze", mi sembrava che questo concetto me lo avessi puntualizzato tu, una volta...
Turner abbozzo' un sorriso. In quei giorni aveva perso di vista un sacco di cose, e gli amici erano una di queste. Si era fatto assorbire dai dubbie e le incertezze, perdendo un bel po' del suo solito smalto. Avrebbe voluto spiegare al suo amico che lo aspettavano momenti terribili,  e che per un po' non avrebbe potuto divertirsi con lui a cuor leggero. Aveva un tarlo dentro di sè, un insetto che lo rosicchiava ora dopo ora.
 Diede una  fraterna pacca sulle spalle del biondo - Magari sotto vigilia facciamo le solite compere di Natale. Non preoccuparti, non sparisco, Jhonny.



Porthia tiro' la sciarpa fin sotto il naso e si guardo' alle spalle. Fra gli studenti della sua scuola non intravide il viso di Cain.
Si convinse che fosse ancora troppo arrabbiato per cercarla, e probabilmente in quel momento la stava fissando da una delle finestre della scuola per assicurarsi che si allontanasse.
Sospiro'. Dopotutto se l'era cercata, non poteva negarlo.  
Quella mattina  si era svegliata fisicamente piu' riposata, ed il prendere un buon voto a matematica, malgrado il suo ritardo ed i rimproveri del professore, l'avevano lievemente rinfrancata.  Durante il pranzo, entrando in mensa, aveva incontrato lo sguardo di Cain, che stava prendendo posto con il vassoio ancora in mano; un ragazzo piuttosto alto lo aveva chiamato da un altro tavolo e Turner lo aveva raggiunto. Pia non aveva avuto il coraggio di avvicinarsi a lui, anche se in un primo momento le era balenata l'idea. La presenza di quel biondino con il viso da adulto l'aveva fatta pero' desistere del tutto.

Il cielo si era imbiancato, da un momento all'altro avrebbe cominciato a spruzzare neve su tutta la citta'.  Per terra c'erano ancora molte pozze d'acqua, che si sarebbero sicuramente ghiacciate in poche ore.
Pia stava cominciando a valutare l'idea di proseguire da sola con i propositi che si erano prefissi, così che il moretto nel frattempo avrebbe potuto sbollire l'arrabbiatura.  
Avrebbe potuto valutare la disponibilita' di Jhona a farsi prestare una macchina per trasportarli nel luogo dove i suoi genitori si sarebbero recati sabato, o quantomeno farsi consigliare un autista che si facesse gli affari propri. Sicuramente Cain ne sarebbe stato contrariato,  ma a conti fatti non c'erano altri modi per stare alle calcagna degli Hunt senza dipendere dagli orari dei pulman notturni. Il ragazzo avrebbe dovuto arrendersi all'evidenza.

Cerco' il nome di Jhona sul proprio cellulare, ma il telefono di lui risultava spento o non raggiungibile. Jhona non frequentava la sua scuola, ma una molto vicina che non aveva l'obbligo della divisa e neppure quello di spengere i cellulari durante le lezioni. Le sembrava un po' strano che il ragazzo avesse il telefono spento, anche se magari si poteva essere scaricato.
Decise di suonare alla porta di casa Tunninghton.  
La vedova si affaccio' alla finestra di cucina avvertendo la ragazza che le avrebbe aperto la porta. Pia sentì le ruote della carrozzina scivolare sul pavimento sino alla porta. La nonnina la fece accomodare, scostandosi dall'entrata.
- Buonasera Mrs. Tunninghton - disse Pia, sorridendole in maniera composta - Mi chiedevo se Jhona fosse in casa.
L'anziana scosse il capo imbiancato con aria grave - Non e' tornato stanotte, e neppure stamattina  - si porto' una mano alla bocca, come se si fosse appena resa conto della gravita' delle proprie parole - Di solito torna in mattinata, anche se mi fa dannare tutta la notte...

Pia corrugo' la fronte. Domenica mattina il ragazzo, anche se lei non gli aveva chiesto nulla, le aveva detto che sarebbe rimasto in casa a riposarsi, perche' il pomeriggio avrebbe dovuto vedere una partita con gli amici. Ed anche se Jhona era solito starsene fuori tutta la notte senza dar cenni alla nonna malata, qualcosa la mise in apprensione.
- Hai provato anche tu a chiamarlo? Ieri pomeriggio non riusciva a trovare il suo telefono, ho pensato che sarebbe uscito a riprenderlo velocemente, ma non e' piu' tornato. E' uscito senza ombrello e sciarpa...che sconsiderato...
La giovane Hunt avrebbe voluto consolarla, ma non le veniva nessuna energica parola di conforto. Quella signora le faceva davvero compassione.
- Magari faccio un salto al pub che frequenta di solito e do un'occhiata - le disse, visto che la donna era impossibilitata ad uscire autonomamente.
- Sarebbe perfetto - rispose l'anziana, sgranando i grandi occhi verdi. Allungo' una mano ricurva sul braccio della ragazza - E digli di tornare immeditamente a casa, il Signore solo sa che succederebbe se l'assistente sociale passasse da casa senza trovarlo! Stamattina sicuramente non sara' nemmeno andato a scuola...Oh povera me!
Pia aveva incontrato qualche volta l'arcigno assistente sociale che si occupava di controllare il ragazzo, orfano di genitori e sotto le cure di una donna anziana e semi inferma. Non aveva un'aria comprensiva o amichevole, lo aveva sentito alzare la voce nei confronti di quella nonnina piu' di una volta.

Porthia saluto' la donna, e scese dagli scalini dell'abitazione. Piccoli fiocchi di neve avevano preso a scendere timidamente, inumidendo  il suo giaccone verde.  
Spalanco' la mano per accogliere qualche fiocco fra le dita. Erano otto mesi che non sentiva la sua friabile, umida consistenza.
Non c'era un filo logico fra la neve ed il ragazzo che quella notte non era tornato a casa, ma non poteva fare a meno di pensarci.
Sabato notte l'aveva chiamata con il cellulare, ma lei aveva tolto la suoneria per entrare nel magazzino di suo padre e non lo aveva sentito, quindi Jhona in quel momento aveva ancora il suo cellulare.
Poi la notte era rimasto con lei ed il mattino dopo se n'era tornato dritto a casa, Pia lo aveva visto entrare e lui le aveva accennato un saluto con la mano. Forse il telefono gli era caduto dai vestiti mentre li nascondeva nel ripostiglio, e poi si era scaricato.
Entro' nella casa vuota, andando dritta in camera. Frugo' in tutta la camera, tastando le coperte e lo spazio fra la testiera del letto ed il materasso. Sul pavimento non c'era, così come sui mobili.

Si fermo' al centro della camera, con l'idea agghiacciante che Jhona avesse potuto perdere il suo cellulare proprio nel magazzino.
Le torno' in mente la colluttazione fra Cain ed il ragazzo. Un minuto prima era strisciato sotto il bandone facendosi luce con l'apparecchio telefonico, e poi...E poi che fine aveva fatto? Lo aveva rimesso in tasca?
Porto' entrambe le mani alla bocca.  Non poteva trarre conclusioni affrettate, ma se i suoi genitori avevano trovato il telefono allora la scomparsa di Jhona avrebbe potuto non essere solo un caso.
Fa che non sia così! Non lui, Cristo!!


Cain salì gli scalini di casa scrollandosi la neve di dosso sull'uscio.
Sua madre gli venne subito incontro con un tappetino di plastica ed un asciugamano.
- Ma insomma, lo sapevi che oggi avrebbe potuto nevicare, perche' non hai preso l'ombrello?! - lo rimbrotto', posando lo zerbino a terra.
Il ragazzo si tolse il cappotto, appendendolo all'attaccapanni, ma sua madre lo tiro' via per metterlo vicino alla stufa. Si friziono' la testa con l'asciugamano, scalzando le scarpe.
- Hai ragione, 'ma - le disse, salendo in camera propria.
- Allora io esco per il colloquio con i professori. Mi devo aspettare brutte sorprese? - gli ammicco' la donna, aggiustandosi sui capelli un cappellino di feltro di un bel verde sottobosco - Con questa neve penso che prendero' un taxi...
- Macche' sorprese...vado alla grande, io - le rispose, affacciandosi dal pianerottolo del primo piano - Sì, chiama un taxi che e' meglio. La strada fra poco sara' ghiacciata.
Cain sentì il cellulare vibrare nella tasca dei pantaloni grigi. Sul display apparve il nome di Pia - Io vado in camera, ci vediamo piu' tardi!- urlo' alla madre.

Turner soppeso' l'idea di continuare ad ignorala, ma se da un lato farle desiderare la sua presenza lo faceva sentire soddisfatto, non si era certo dimenticato che loro due avevano molte faccende gravi in sospeso.
Decise di risponderle con tono serio e volutamente scocciato - Pronto? Allora..?
Dall'altro capo del telefono sentì degli strani rumori, e visto che la ragazza non gli aveva risposto immediatamente, accantono' l'orgoglio e fu assalito dalla preoccupazione - Pia.? Che succede?!
Finalmente la ragazza gli rispose - Turner! Temo che Jhona abbia perso il suo cellulare nel magazzino, e che i miei lo abbiano trovato!
- Cosa?! - il ragazzo mise entrambe le mani sul telefonino - Ma come... E poi cos'erano quei rumori?
- Sto cercando una traccia...Sì, una traccia del cellulare di Jhona - gli spiego', rimanendo concentrata nella sua ricerca - Sto guardando nella pattumiera. Turner, Jhona e' scomparso, sua nonna e' da ieri pomeriggio che non lo vede, mi ha detto che Jhona non trovava il suo telefono e che probabilmente e' uscito a cercarlo...
Cain dovette sedersi un attimo per realizzare le parole della ragazza - Stai rovistando nella spazzautura? - anche se questo particolare l'aveva colpito, era sulla scomparsa di Jhona che stava riflettendo.
- Se i miei hanno trovato il cellulare... Lo sai cosa sono capaci di fare! Ascolta, io credo che lui sia passato da casa  a cercare il telefonino, ma io non c'ero in quel momento, gli devono aver aperto i miei...E' uscito senza la sciarpa e l'ombrello con quella pioggia! Non aveva intenzione di allontanarsi tanto da casa, non lo pensi anche tu?

Cain si massaggio' il collo, un po' confuso dalle veloci informazioni che la ragazza gli stava dando - Aspetta, aspetta...Come fai ad essere sicura che e' passato da casa tua se non c'eri? Non mi sembra il tipo che si porta appresso un ombrello perche' piove!
- Ma dai, con tutto quel venir giu' d'acqua!
- Anche noi non avevamo l'ombrello ieri pomeriggio, te ne sei dimenticata?
Per qualche secondo non sentì la voce della ragazza, ne il suo rovistare fra i rifiuti. Percepì un suo lungo sospiro.
- Io esco a cercarlo al pub in cui va di solito. Se nessuno lo ha visto allora dobbiamo cominciare a pensare al peggio! - gli disse, con risentimento.
- Non essere precipitosa! Aspettami, cerco di essere da te fra venti minuti! Non uscire senza di me, e' chiaro?!

Una volta infilatosi degli scarponcini da neve sopra i pantaloni della divisa, Cain corse giu' dalle scale, superando sua madre che si stava appuntando una spilla sul cappotto
- Ma dove corri, ora? - esclamo', sgranando gli occhi.
- Ho dimenticato di dare una cosa a... a Jhonny! - le rispose di fretta, infilandosi il cappotto umido ed un cappello di lana grigio.
- Ora?! Prendi l'ombrello! Aspetta Cain!
Mrs. Turner si sporse oltre l'uscio, ma ormai suo figlio si era gia' lanciato sul marciapiede opposto.



Porthia lo aspettava gia' in strada, nascosta dietro un camioncino della disinfestazione stradale. Vedendo arrivare il ragazzo uscì allo scoperto per chiamarlo.
Il giovane Turner dovette aggrapparsi alla ringhiera di una casa per non cadere. La via dove abitava Pia era piena di buche colme di acqua solidificata in ghiaccio.
- Per fortuna non te ne sei scappata via!
- Per fortuna non ti sei spiaccicato sull'asfalto... - gli rispose, strattonandolo per un braccio - Il pub e' qui vicino, andiamo.





















  
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